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I BES, i fatti e le paure. Risposta a Carlo Scataglini/Il dibattito sui BES 2

Punti d’incontro

Caro Carlo,

mi è molto piaciuto il tuo articolo sui BES, poiché frutto della tua grande esperienza di scuola attiva. Anch’io, che ho difeso i due atti normativi recenti, ho manifestato perplessità circa l’attuazione pratica delle indicazioni operative. Ho contestato l’idea di fare svolgere i GLI durante l’orario di servizio e con tanta frequenza; ho contestato l’idea di sostituire ( come sembrava fare la Direttiva ) i GLIP con i CTS ( la c m n. 8/13 almeno li ha messi assieme); a mio avviso, il MIUR dovrà tornare sugli aspetti operativi di queste norme.

Però nella tua vibrata difesa del lavoro in classe colgo una proposta che, teoricamente legittima, mi sembra almeno per oggi, difficilmente praticabile e cioè che i docenti per il sostegno debbano occuparsi di tutti i casi difficili certificati  e non certificati. Ritengo ciò per ora impossibile, perché sai bene che quando manca il docente per il sostegno, in troppi casi, specie nelle scuole secondarie,  i docenti curricolari fanno uscire dalla classe l’alunno certificato o lo lasciano inattivo in fondo alla classe.

Occorre, come giustamente dici ridurre il numero degli alunni per classe e formare tutti i docenti curricolari. Queste richieste formulate da anni dalla F I S H sembrano accettate dal MIUR che però ancora non ha posto in essere fatti normativi concreti, tranne che l’art 5 comma 2 del dpr n.
81/09,  concernente il tetto massimo di 20 alunni nelle prime classi frequentate da alunni con disabilità,normalmente violato dagli stessi uffici scolastici regionali, senza che il MIUR si muova se non dopo le sentenze dei TAR che cominciano a fioccare anche in questo campo.

Divergenze

Dove non concordo col tuo articolo è l’affermazione, data per certa, che agli alunni con disabilità non grave non verrà data il prossimo anno il sostegno che verrà riservato e con ore ridotte ai soli alunni certificati con disabilità grave. A me ciò non risulta da nessun documento ufficiale, né da dichiarazioni dei Dirigenti generali o dei politici al vertice del MIUR. Se qualche ufficio scolastico regionale l’ha messa in giro in modo ufficioso per giustificare i tagli che vogliono fare alle ore di sostegno per farsi belli col MIUR, sarà bene conoscere gli uffici di provenienza per costringerli a smentire.

Le ore di sostegno vengono assicurate attualmente dalla sentenza n. 80/2010 della Corte costituzionale che ha affermato il diritto incomprimibile di tutti gli alunni con disabilità certificata ai sensi dell’art 3 commi 1 o 3 della L.n. 104/92; anzi la sentenza ha stabilito che a quelli certificati con gravità ai sensi dell’art 3 comma 3 spetta l’intera cattedra di sostegno con riguardo alla specificità della disabilità, ad es. alunni con disabilità intellettive o relazionali o pluriminorazioni. Questi orientamenti vincolanti della Corte sono stati normati dalla l.n. 122/2010 che all’art 9 comma 15 li ha ufficializzati legislativamente e all’art 10 comma5 ha stabilito che le richieste di tutte le ore per il sostegno per disabilità lievi o gravi vanno indicate in un PEI che la scuola deve sinteticamente inviare entro Maggio o Giugno ( epoca dell’organico di fatto) agli uffici scolastici per ottenere entro i primi di Settembre le ore richieste. La risposta avverrà, come stabilisce l’art 19 comma 11 della l.n. 111/2011, tramite l’invio alle singole scuole di un pacchetto di ore assegnate.

Le tutele e le paure

Io ho sostenuto e continuo a sostenere che, qualora le ore assegnate siano inferiori a quelle richieste e documentate e quindi non corrispondano alle “ effettive esigenze “ dei singoli alunni, come stabilito dall’art 1 comma 605 lettera B della l.n. 296/2006, le famiglie possono fare immediatamente ricorso al TAR anche in modo collettivo in modo da contenere i costi. Davanti al TAR l’amministrazione non può difendersi adducendo i tagli alla spesa scolastica ed il patto di stabilità, poiché la sentenza della Corte citata ha precisato che il diritto all’integrazione scolastica non può essere compresso da vincoli di bilancio. Quindi, se dovesse verificarsi ciò che tu temi, anzi che dai per certo, è altrettanto certo, ma sulla base di testi giuridici incontestabili, le famiglie ricorrenti vinceranno le cause e l’Amministrazione dovrà non solo pagare le spese, ma, trattandosi della violazione di un diritto costituzionalmente protetto, dovrà pure risarcire i danni anche non patrimoniali che le ultime sentenze anche del Consiglio di Stato fissano in circa mille euro per ogni mese di ritardo della nomina del docente per il sostegno.

Quindi, non incrementiamo dicerie prive di fondamento, impegniamoci invece sempre di più a pretendere che si avvii la formazione iniziale ed obbligatoria in servizio di tutti i docenti curricolari, in modo da poter prendersi in carico in prima persona il progetto di inclusione scolastica, come era quando cominciammo il processo inclusivo alla fine degli anni Sessanta, sostenuti dai colleghi specializzati per il sostegno.

Se una lettura affrettata della ricerca della Fondazione Agnelli di qualche anno fa può dare l’impressione che questa della riduzione dei posti di sostegno sia la linea ministeriale, si sbaglia ad affermare che questo sia anche il progetto ministeriale. Io sono abituato a ragionare solo su prove ufficiali. Fino a quando non vedo uno straccio di circolare che dichiara ciò che temi, debbo sostenere che ciò è pura invenzione frutto delle paure vaganti nel nostro mondo.

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