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Inchiesta sul lavoro di editor/6: Eugenio Lio (La Nave di Teseo)

 A cura di Morena Marsilio e Emanuele Zinato

Con l’intervista di oggi continua l’inchiesta – che ha cadenza quindicinale –  sulla professione dell’editor. Nel corso del Novecento questo “mestiere” è stato svolto da scrittori come Calvino, Vittorini, Sereni che fungevano da mediatori tra società letteraria, case editrici e pubblico; oggi il mondo dell’editoria è stato investito da grandi trasformazioni che sembrano aver dissolto la figura dell’intellettuale-editore e modificato in profondità il lavoro editoriale. Questa indagine mira a sondare come sia mutata, tra dissolvenze e persistenze, la funzione dell’editor all’interno della filiera del libro, coinvolgendo sia case editrici indipendenti sia l’editoria maggiore. Sono state già pubblicate le interviste a Fabio StassiLaura BosioGerardo MasuccioRiccardo Trani e Andrea Gentile.

1. Editing e condizioni materiali del lavoro intellettuale. Qual è il suo rapporto lavorativo e quanti libri è chiamato a editare in un anno?

Sono socio, fondatore e editor in chief della Nave di Teseo. Seguo tutti i libri di Nave di Teseo non dal punto di vista redazionale ma di editing in senso più largo del termine.

2. Su che basi si imposta il dialogo tra l’editor e lo scrittore. Su che basi si imposta il dialogo tra l’editor e lo scrittore.  Come viene “associato” un autore a un editor (per affinità tematiche, di generi letterari…); quanto del lavoro di editor può rientrare in queste categorie: semplice revisione (ruolo tecnico), interpretazione (ruolo di critico); riscrittura (ruolo creativo). Quanto e come queste tre funzioni si traducono in un dialogo con l’autore?

Alla Nave di Teseo c’è un iter abbastanza definito. Il testo viene considerato, letto, commentato dal Direttore editoriale – Elisabetta  Sgarbi – con l’autore, e poi va in mano ai redattori e poi ritorna al Direttore editoriale. Ovviamente le cose cambiano tra narrativa e saggistica italiana, per le quali La Nave di Teseo è la prima pubblicazione, e la narrativa e saggistica straniere per le quali il libro, in genere, non sempre, arriva già pronto per la pubblicazione. Nel qual caso il lavoro consiste nell’individuare un corretto publishing (traduzione, revisione, copertina, presentazione ai librai, tiratura, ufficio stampa etc).

Su che basi si imposta il dialogo tra l’editor e lo scrittore.  Come viene “associato” un autore a un editor (per affinità tematiche, di generi letterari…)?

Viene scelto il redattore editor di riferimento per il libro in base a criteri non assoluti ma definiti: 1) storici: un autore può in passato avere lavorato bene con quel redattore; 2) di competenza (nel caso della saggistica) 3) di gusto; 4) di difficoltà: ci sono libri e autori più complessi di altri per i quali è necessario un interlocutore di maggiore esperienza. 5) sperimentazione: mettere alla prova un editor redattore su un libro che non presenta determinati  problemi.

Quanto del lavoro di editor può rientrare in queste categorie: semplice revisione (ruolo tecnico), interpretazione (ruolo di critico); riscrittura (ruolo creativo). Quanto e come queste tre funzioni si traducono in un dialogo con l’autore?

Tutte, anche se nutro molti sospetti sul ruolo creativo. Se è necessario riscrivere un libro, tecnicamente non serve un editor ma un autore. Per carità, può capitare di tutto, ma in linea di principio non penso rientri tra i mestieri dell’editor riscrivere i libri.

3. La sua specifica formazione da editor.

Laureato in storia e filosofia, in teologia, lettore da lingue straniere, redattore, editor, editor in chief. Ma alla Nave di Teseo un editor è invitato a un confronto continuo con i problemi commerciali, di marketing, gestionali, di ufficio stampa.

4. Tradizionalmente si considera l’editor un agente dell’editoria che tende a formattare il prodotto letterario per favorirne la vendita. Quanto questa immagine oggi corrisponde al lavoro reale di editor?

Non mi riconosco molto in questa atmosfera: l’editor è un lettore assiduo, critico e curioso che cerca di avere idee per portare il libro a più persone possibili, di farlo conoscere. In genere l’editor ha buone intuizioni, e una certa velocità nelle decisioni e dovrebbe sapere lavorare bene con le altre persone della casa editrice che concorrono al buon esito di un libro.

5. Come lavora allo scouting? Quali modalità di “reclutamento” e selezione predilige? Quali canali utilizza? 

Qui il mare delle possibilità è amplissimo. Ci sono canali istituzionali, soprattutto dall’estero: le scout, gli agenti letterari, editori affini per catalogo e “amici”. Poi esiste il vasto mondo in cui si immerge la curiosità: la storia della letteratura da cui pescare, i giornali, i suggerimenti.

6. Quale rapporto ideale (dissolvenza, rimozione, assunzione di eredità) gli editor odierni intrattengono con le figure editoriali ‘leggendarie’ del novecento (da Vittorini a Sereni)?

Per quanto mi riguarda li vivo nella loro presenza, sempre meravigliato dai libri che hanno proposto: Leone Ginzburg, Max Brod, Bobi Bazlen. E poi quelli più vicini a noi, ancora in attività, alcuni scomparsi di recente. Vivo tutto al presente. Amo molto le figure di consulenti editoriali esterni.

7. Casi di studio: può fare uno o più esempi di testi esemplari con si è confrontato?

La mia prima volta a Francoforte. Da lettore dal tedesco avevo potuto leggere il romanzo di uno scrittore svizzero tedesco, Urs Widmer, Der geliebte der Mutter, pubblicato in quei giorni da Dioegenes, che poi ebbi la ventura di tradurre anche.

Elisabetta Sgarbi, che aveva voluto andassi come lettore a Francoforte, generosamente mi portò a conoscere il fondatore di Diogenes, Daniel Keel, una leggenda, e che a Francoforte si muoveva come un re; e gli disse quanto a me era piaciuto il romanzo. Ricordo lo sguardo intelligente di Keel, che con un gesto molto teatrale e molto da venditore disse a Elisabetta: ha ragione, è un bravo lettore, è un libro che fa piangere, mimando una lacrima scendere sul viso.

Non so se c’entra con quanto voleva sapere ma per me fu un momento importante in cui ho capito molto dell’editore: generosità, meraviglia, furbizia, intuito, profondità, capacità di vendere, sintesi.

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