Skip to main content
Logo - La letteratura e noi

laletteraturaenoi.it

diretto da Romano Luperini

12136.jpeg

Inchiesta sul lavoro di editor/1: Fabio Stassi (Minimum Fax)

 A cura di Morena Marsilio e Emanuele Zinato

Con l’intervista di oggi diamo avvio a un’inchiesta sulla professione dell’editor. Nel corso del Novecento questo “mestiere” è stato svolto da scrittori come Calvino, Vittorini, Sereni che fungevano da mediatori tra società letteraria, case editrici e pubblico; oggi il mondo dell’editoria è stato investito da grandi trasformazioni che sembrano aver dissolto la figura dell’intellettuale-editore e modificato in profondità il lavoro editoriale. Questa indagine mira a sondare come sia mutata, tra dissolvenze e persistenze, la funzione dell’editor all’interno della filiera del libro, coinvolgendo sia case editrici indipendenti sia l’editoria maggiore.

1. Editing e condizioni materiali del lavoro intellettuale. Qual è il suo rapporto lavorativo e quanti libri è chiamato a editare in un anno?

La media di editing annuali è per ora di circa sei titoli l’anno. Ma ci sono continui scambi, e interrelazioni, e il lavoro dell’editor non si limita più soltanto all’editing di un testo, ma spesso accompagna anche la sua promozione. La parte più defatigante è sicuramente l’esame dei manoscritti, che arrivano in numero impressionante e quotidiano, tra i dieci e i quindici a settimana, se si volesse tentare una statistica, ma sono cifre variabili.

2. Su che basi si imposta il dialogo tra l’editor e lo scrittore.  Come viene “associato” un autore a un editor (per affinità tematiche, di generi letterari…); quanto del lavoro di editor può rientrare in queste categorie: semplice revisione (ruolo tecnico), interpretazione (ruolo di critico); riscrittura (ruolo creativo). Quanto e come queste tre funzioni si traducono in un dialogo con l’autore?

L’affinità spesso è una conseguenza della scelta di pubblicare un manoscritto al posto di un altro. Ma non si scelgono soltanto testi affini al proprio gusto; dipende sempre dalla qualità, e per noi dalla qualità di scrittura. Questa parte, la revisione stilistica, è quella che curiamo maggiormente. Se non c’è un tono, il tono giusto, non c’è neppure il libro, di solito. Ma naturalmente è necessario poi esaminare e lavorare insieme su personaggi e trama. Crediamo soprattutto nella centralità del personaggio. Prima della storia come plot, sono fondamentali per noi stile e personaggio. Il ruolo creativo a volte interviene nel montaggio, nella scelta dell’ordine delle parti, nell’attenzione a incipit e finale. Sull’interpretazione di sicuro un editor può essere importante: può capitare di vedere qualcosa che l’autore non vede, dall’interno. Ma questo è sempre un ragionare a posteriori; il senso di un testo, quando si ha la fortuna di intuirlo, arriva alla fine del lavoro, mai prima.

3. La sua specifica formazione da editor.

La mia formazione è del tutto personale. Ho sempre corretto e mi sono sempre fatto correggere quello che ho scritto o che scrivevano i miei amici. Mi sono formato sul campo, battagliando sia come autore che come lettore su ogni pagina, e su tanti libri. Se posso, direi che è stata importante per me anche una certa formazione musicale.

4. Tradizionalmente si considera l’editor un agente dell’editoria che tende a formattare il prodotto letterario per favorirne la vendita. Quanto questa immagine oggi corrisponde al lavoro reale di editor?

Non so, credo molto alla libertà di sguardo, al non farsi condizionare, a mantenere autonomia rispetto a tutte le logiche di mercato ma anche a tutti gli snobismi e ai velleitarismi, ai narcisismi e alle presunzioni che inquinano questo lavoro. Non ci sono ricette, bisogna sentire il suono. La letteratura è il territorio della possibilità, e quindi della varietà, quanto di più lontano si possa pensare a una formattazione standard. E’ anzi, per sua natura, sovversiva a ogni monoteismo. Ma queste discussioni sul “tipo unico” sono così antiche che se ne è persa memoria; ne discuteva già Renato Serra all’inizio del Novecento, più o meno negli stessi termini.

5. Come lavora allo scouting? Quali modalità di “reclutamento” e selezione predilige? Quali canali utilizza? 

Lo scouting avviene in molti modi. La prima è quella della selezione dei manoscritti che piovono nelle case editrici, anche attraverso gli agenti. Ma forse è paradossalmente la modalità meno fruttuosa. Un’altra è quella delle riviste di racconti in rete, dove a volte si incontrano delle voci interessanti. Ma più difficile. Utile, per me, è provare ad avere dei complici, a costruire una sorta di complicità culturale con altri scrittori o amici che stimo e di cui mi fido: le loro segnalazioni sono sempre preziose. Ultima, è quella dettata dal caso. Questa è la più avvincente. Ci si imbatte per caso in qualcosa che ci colpisce, che si intuisce possa avere uno sviluppo, a volte è una persona, una voce, una frase, il sospetto che dietro ci siano delle pagine chiuse in un cassetto, o una potenzialità. E’ raro, ma succede anche questo; bisogna però stare ben attenti, leggere dietro, indovinare più che riconoscere. E quando succede, può essere entusiasmante. Ha a che fare con la scoperta, e anche con la scommessa.

6. Quale rapporto ideale (dissolvenza, rimozione, assunzione di eredità) gli editor odierni intrattengono con le figure editoriali ‘leggendarie’ del Novecento (da Vittorini a Sereni)?

Non so per gli altri. Per me il ruolo dei letterati editori nel Novecento è stato fondamentale. Scrittori come Vittorini o Calvino o Debenedetti o Bassani o Manganelli o Sciascia hanno aggiunto la loro esperienza diretta della scrittura a questo lavoro: si tratta sempre di artigianato, ma è abbastanza comprensibile che un artigiano che abbia già lavorato molto per suo conto sappia in che cosa consista il lavoro, dove mettere le mani, perché lo ha già fatto, e in più ha un’idea delle forme che gli viene appunto dalla pratica, non è soltanto teorica o studiata. Quell’esperienza è stata una grande ricchezza per l’editoria italiana novecentesca, e va ancora indagata, compresa. Personalmente, nutro la leggenda di Sciascia; tra tutti questi, è forse quello il cui ruolo di editore non è stato ancora valutato appieno, credo.

7. Casi di studio: può fare uno o più esempi di testi esemplari con si è confrontato?

Il mio caso esemplare, per tutto quello che questa storia racchiude, è Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio di Remo Rapino. Ho creduto in questo libro da quando ho iniziato a leggerne le prime pagine, sopra un treno. Ma non è stato facile. Il manoscritto era passato inosservato, e anche quando il libro finalmente fu pubblicato, un anno fa, ha avuto un avvio stentato. Alla prima presentazione eravamo in sette persone; a Natale scorso aveva venduto pochissimo. Poi invece, grazie anche a un lavoro di squadra della casa editrice, è finito nelle mani giuste, e inedite, anche al di fuori di quelle che costituiscono l’ambito che ruota intorno all’editoria, la sua tradizionale catena di rapporti: firme di critici autorevoli hanno iniziato a parlarne bene, se ne sono innamorati gli attori. Il libro ha in qualche modo oltrepassato un confine. Ma niente sarebbe potuto accadere se non fosse stato per i lettori, per il loro passaparola, per la loro progressiva identificazione nel protagonista, un cocciamatte di un piccolo paese abruzzese. Questo è avvenuto per me perché il romanzo aveva questi due punti di forza: la lingua e il personaggio. E un disegno ampio, addirittura l’ambizione di raccontare un secolo di storia dal punto di vista di un fuori margine, fuori dal margine, appunto. I lettori lo hanno amato tanto da premiarlo con il Premio Campiello, la cui vittoria è decretata dal giudizio di trecento lettori anonimi. E’ stata un’avventura, resa ancora più bella dal fatto che di questo autore, Remo Rapino, un professore in pensione di Lanciano, fino a pochi mesi fa non ne aveva sentito parlare nessuno. Un outsider anche lui, come il suo personaggio, come l’idea di letteratura che condividiamo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti recenti

Colophon

Direttore

Romano Luperini

Redazione

Antonella Amato, Emanuela Bandini, Alberto Bertino, Linda Cavadini, Roberto Contu, Daniele Lo Vetere, Morena Marsilio, Luisa Mirone, Annalisa Nacinovich, Stefano Rossetti, Katia Trombetta, Emanuele Zinato

Caporedattore

Daniele Lo Vetere

Editore

G.B. Palumbo Editore