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diretto da Romano Luperini

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Eroi al supermercato

Dopo l’intervento di Roberto Contu, continuiamo una riflessione di redazione sul rapporto tra educazione civica e letteratura.

Un percorso letterario di educazione civica

L’intreccio fra educazione civica e formazione letteraria è al centro di una riflessione importante, che promuove la condivisione di esperienze e ipotesi di lavoro ed assume il valore di una significativa proposta culturale.

A questo scambio di idee e di punti di vista vorrei dare il mio contributo, attraverso il racconto di un progetto didattico realizzato con la prima di quest’anno.

Nuovo formato, vecchi valori 

Insegnare in prima è stata un’esperienza molto particolare, in un tempo di emergenza: alla consueta difficoltà nel formare un nuovo gruppo, fra ragazze e ragazzi abituati ad approcci anche molto differenti fra loro, se ne sono aggiunte altre, determinate dal continuo avvicendarsi di modelli organizzativi/ orari differenti, e dalla sostanziale impossibilità di creare una continuità nel ritmo di attività, verifiche e valutazioni.

Tuttavia, un consiglio di classe collaborativo ha consentito di affrontare la presenza di una nuova disciplina curricolare in modo creativo e rigoroso. Non ci si è riproposti di inventare nuovi metodi o argomenti, ma di calare – con la maggiore naturalezza possibile – le nostre pratiche didattiche in un contesto istituzionale diverso da quello consueto. In questa prospettiva, è progressivamente emerso un problema reale: dare alla programmazione di Educazione Civica una continuità e un’omogeneità che non si traducesse semplicemente nella giustapposizione di “pezzi” di attività affidati alle singole materie, ma che interpretasse – alla luce della fisionomia di ciascuna disciplina e della storia di ogni insegnante – finalità condivise.

Scelto il macrotema sul quale lavorare – il concetto di democrazia, le sue istituzioni, i suoi luoghi e valori –  il percorso è stato quindi costruito partendo dall’aggregazione dei contributi delle discipline storiche, artistiche e linguistico/ letterarie. Nel quadro dei contenuti e dell’articolazione del programma di ciascuna disciplina, si sono individuate alcune finalità trasversali nella formazione linguistica, critica e civile degli studenti, caratterizzate secondo il consiglio di classe da una forte proiezione verticale: in grado, cioè, di supportare l’insegnamento della nuova materia anche al di là del singolo anno di corso:

  • consolidare la capacità di comprendere racconti, immagini, documenti e fatti, ampliando il patrimonio lessicale e consolidando il metodo di studio e analisi dei testi
  • riprendere il lavoro di storicizzazione svolto negli anni della secondaria di primo grado, rafforzando negli studenti la consapevolezza dei suoi principi e dei suoi metodi
  • stimolare la capacità di ciascuna ragazza e ragazzo di riportare i contenuti e i testi studiati alla loro esperienza, valorizzandone il potenziale conoscitivo anche in rapporto a se stessi e al mondo che li circonda

Che cos’è l’immaginario?

In questo ampio contesto, l’attività di educazione letteraria è stata articolata in due momenti distinti.

Il primo è stato guidato da una domanda che la classe ha trovato molto coinvolgente e altrettanto impegnativa: “che cos’è l’immaginario, come si costruisce?”.

L’approccio di indagine scelto è stato legato al genere fantascientifico, fulcro del lavoro sui testi: sono stati letti “Fahrenheit 451” (Bradbury), “Tutti i miei robot” (Asimov), “Il condominio” (Ballard). Contemporaneamente, si è consolidata una discreta familiarità con alcune categorie fondamentali del discorso sui testi e della loro interpretazione.

Non è risultato difficile costruire intorno ad essi una contestualizzazione culturale semplice ma non banale, legata ad alcuni tratti della storia sociale e politica fra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso: il ricordo allora recente della guerra mondiale e il timore della distruzione nucleare; il prepotente sviluppo tecnologico nei suoi diversi risvolti e le sue implicazioni in ambito sociale e psicologico (in particolare, la diffusa pervasività della dimensione visiva); i movimenti di protesta e la crescente importanza di un’opinione pubblica consapevole (nei regimi totalitari come quelli comunisti, ma anche nelle democrazie, ad esempio durate il maccartismo).

A partire dal diverso approccio di alcuni grandi scrittori, ci si è interrogati a fondo sulla ricorrenza di alcune visioni del futuro sociale e individuale, e sulla loro utilità per comprendere criticamente il presente: in particolare, l’immaginario distopico e cibernetico, un tempo in cui la natura profonda dell’uomo (violenta, irrazionale, primitiva) si sarebbe incontrata anche in modo conflittuale con strumenti di progresso, informazione, comunicazione autonomi e inimmaginabili, creando scenari collettivi talvolta tragici.

Ci siamo interrogati con attenzione soprattutto sulle idee di società, diritto, giustizia, partecipazione, uguaglianza che i romanzieri disegnavano mentre in Geostoria si indagavano – in termini comprensibili per studenti di prima – alcuni momenti della loro genesi e del loro sviluppo.

In particolare, la classe ha discusso a lungo sul rapporto che, nei contesti descritti dalle narrazioni, si veniva a creare fra il singolo cittadino/ individuo e la società/ collettività nel suo insieme.

L’ideologia del supermercato

Il percorso di formazione letteraria si è arricchito, nella seconda parte dell’anno, con lo studio del genere epico, ritrovando buona parte delle immagini e della terminologia narratologica e critica utilizzata: eroe, antagonista, prova, destino.

Studiando alcuni aspetti del mito e dei poemi omerici, lo sguardo si è allargato al passato, per ritrovare alcuni temi analizzati nella loro proiezione futura attraverso le storie fantascientifiche. Ci si è chiesti: “Quali tratti assume, nell’immaginario epico, la figura e il destino dell’eroe? La sua missione riguarda il suo privato o la dimensione collettiva della comunità? Contro quali forze naturali, umane e divine combatte? Per realizzare quali valori?”

A questo punto del lavoro è iniziato un secondo momento dell’attività formativa, basato sull’incrocio/ interazione fra linguaggi differenti, attraverso l’approccio della media education: educazione letteraria e civica ha significato dunque anche alfabetizzazione ai linguaggi audiovisivi.

Come approdo ideale ed esercizio specifico di Educazione Civica, sono stati scelti come oggetti di analisi alcuni spot pubblicitari, testi pop  calati nel contesto tipico della comunicazione giovanile, caratterizzato dalla sovrabbondanza di stimoli costanti e pervasivi.

Al centro dell’attenzione è stata posta l’epica di alcuni grandi marchi commerciali (Barilla, Esselunga, FCA); nello specifico quella del mercato e del supermercato, come emerge dagli spot pubblicitari realizzati nel primo periodo di chiusura seguito alla diffusione della pandemia; quando la gente cantava sui balconi e si diceva “andrà tutto bene”.

In questi testi, le ragazze e i ragazzi hanno riscontrato un uso insistito di luoghi comuni tipici dell’immaginario romanzesco e in particolare epico. Nel loro insieme, ha scritto Edoardo nella relazione del suo gruppo di lavoro, “le storie trasformano in racconto epico le vicende dei marchi e in eroi i lavoratori – magazzinieri, commesse, trasportatori”. “Gli spettatori e i consumatori – ha aggiunto Chiara – costituiscono una comunità solidale e grata. L’acquisto sembra quasi diventare un rito”.

Il lavoro dei gruppi su questi testi ha evidenziato come i luoghi del circuito di produzione/ vendita/ acquisto di beni venissero proposti come templi sacri, riferimenti storici e culturali, luoghi di resistenza capaci di mantenere una rotta morale condivisa anche in mezzo alla tempesta dell’epidemia.

Lo studio di questi prodotti testuali professionali è risultato tanto complesso quanto coinvolgente per ragazze e ragazzi poco abituati a guardare con spirito critico gli strumenti e i messaggi della loro dieta mediale quotidiana. La classe ha evidenziato capacità e interesse in tre direzioni:

  1. la curiosità nel riconoscere stereotipi ricorrenti in ambiti narrativi diversi per tempi, generi, intenzioni, attivando processi logici di storicizzazione e attualizzazione
  2. la capacità di individuare alcuni tratti della riscrittura degli stereotipi, in base a contesti ed esigenze differenti
  3. la valorizzazione delle diverse intenzioni comunicative, accompagnata quasi sempre dal desiderio/ tentativo di definire criteri di valutazione personale e morale sui testi.

Le parole per dirlo

In un gruppo che presenta al suo interno situazioni complicate e difficoltà di apprendimento marcate, l’’ostacolo principale è stato costituito dalla debolezza degli strumenti linguistici attraverso i quali esprimere la crescente consapevolezza del significato e del valore dei messaggi analizzati.

Al termine di un anno di inteso lavoro collegiale sulla comunicazione e sulla scrittura, fa impressione riscontrare la persistenza di una netta divaricazione fra gli studenti, legata alle competenze espressive, soprattutto quando scrivono.

Sulla dimensione etica della comunicazione pubblicitaria e sul suo legame con i topoi letterari, ad esempio, mi è capitato di leggere, nel recente tema argomentativo proposto alla classe, passi come quelli che riporto qui di seguito:

Ma io non credo che questi spot sono giusti, perché penso che di cose come queste non si deve poter parlare, quando si pensa a tutte le persone che sono morte durante questo covid. (Edoardo)

Non conosco le norme che regolano la comunicazione pubblicitaria, e quindi non sono in grado di affermare che questi racconti le infrangano; penso però che dovrebbe esistere un limite morale interiore, che dica a che lavora nella pubblicità che cosa si può o non si può dire, in determinate circostanze, indipendentemente dalla legge. In questi spot, il limite è stato ampiamente superato. (Matteo)

A me piace essere un eroe, lo voglio esserlo, proprio come gli eroi greci. E per fortuna posso raccontare storie che me lo fanno fare, come i videogiochi o instagram. (Pietro)

Ma queste storie consolatorie, in cui “andrà tutto bene”, costituiscono un profondo tradimento dello spirito dell’epica. Mi sembra infatti che l’epica sia durata e fedeltà a un ideale (corsivi miei), mentre qui l’idea è mungere la vacca finché è possibile. (Giulia)

La nostra letteratura quotidiana

Constatare che esistono – in prima liceo – abissi di emarginazione linguistica e divari espressivi così marcati, conferma che la formazione letteraria combatte la povertà e l’ignoranza, interpretando in pieno il ruolo che la Costituzione assegna alla scuola. Si inserisce quindi di diritto nel quadro dell’educazione civica.

La saldatura fra formazione civica/ letteraria ed alfabetizzazione ai media risulta , in questa prospettiva, uno strumento educativo molto potente. Consente infatti di rendere maggiormente consapevoli gli studenti della sottile linea di confine che spesso esiste fra finzione e realtà, e dell’importanza di indagare con attenzione e rigore sulle intenzioni comunicative di chi trasmette un messaggio.

Per esempio, accresce in loro la capacità di accorgersi che qualcuno li considera mucche da mungere.

Una capacità di cui c’è bisogno come del pane, nella scuola e fuori di essa.

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