La nostra scuola. O quel che ne resta
Venerdì, ultima ora di lezione. Entro in classe estenuata da due giorni di contrattazione integrativa. E’ l’una passata, dovrei spiegare Dante, introdurre la trilogia di Cacciaguida, spirito militante, leggere i versi di chi teme di “perder viver tra coloro che questo tempo chiameranno antico”. Sospiro. I ragazzi mi interrogano con lo sguardo, non capiscono le ragioni della mia spossatezza. Sanno che sono stata due giorni chiusa in presidenza, immaginano che ciò rientri nelle mie prerogative di rappresentante sindacale, ma non sanno esattamente cosa ho fatto e perché.
Così, su due piedi, decido di rimandare la lettura dei versi di Dante e comincio a spiegare cos’è una contrattazione di secondo livello, che rapporto c’è con il contratto collettivo nazionale e quali sono i compiti dei sindacati nei rispettivi ambiti. Stanno facendo il quinto liceo scientifico, sono grandi, ancora cinque anni di università e, se avranno fortuna, saranno loro a doversi occupare dei loro contratti, dei loro stipendi, dei loro diritti e dei loro doveri di lavoratori.
“Il contratto integrativo integra il contratto collettivo nazionale con voci aggiuntive in materia di retribuzioni, come la produttività, orario, condizioni di lavoro, ambiente e sicurezza, formazione”.Qualcuno interviene, laddove le mie parole riecheggiano questioni e problemi orecchiati in famiglia, dai loro genitori. Adesso alcune cose sembrano più chiare. L’educazione civica si interseca con la storia, con il diritto del lavoro, con l’attualità. “La scuola ha l’autonomia, come sapete bene, un’organizzazione interna e un fondo d’istituto. La gestione deve essere onesta, equa e trasparente”. Ma la mia voce ha un sussulto: com’è difficile parlare di onestà, equità e trasparenza quando, fuori da queste aule, la corruzione dilaga! E qui, qui come in tutte le scuole d’Italia, le esigenze degli studenti aumentano e i soldi diminuiscono.
Abbiamo fatto una contrattazione integrativa avendo, nelle casse della scuola, esattamente un terzo di quello che avevamo due anni fa. Abbiamo definito i compensi dei lavoratori, docenti e non docenti, facendo tagli non lineari ma ragionando voce per voce. E poiché non è possibile eliminare né ridurre tutto il carico di lavoro aggiuntivo svolto dalla stragrande maggioranza dei lavoratori della scuola, abbiamo assegnato a tutti compensi simbolici. Lesivi della dignità personale.
Ci sono collaboratori scolastici che percepiscono 200 euro lordi l’anno per il supporto quotidiano all’attività didattica di 86 docenti. Ci sono assistenti amministrativi che percepiscono 200 euro lordi l’anno per la gestione dei compensi accessori, stipendi e relative dichiarazioni di 118 dipendenti. Ci sono assistenti tecnici che percepiscono 100 euro lordi l’anno per la manutenzione e il supporto dell’aula conferenze. Ci sono docenti che percepiscono 300 euro lordi l’anno per la gestione del sito web della scuola. Ci sono docenti che fanno i loro progetti gratis. In nessun altro luogo di lavoro civile, pubblico o privato, un lavoratore viene liquidato con cifre tanto risibili per un anno di lavoro.
Abbiamo fatto la contrattazione integrativa mentre nelle aule si muore di freddo, perché a mezzogiorno i termosifoni sono già spenti ma noi stiamo tutti i giorni a scuola fino alle due e spesso anche il pomeriggio, per le attività aggiuntive e di recupero. Abbiamo fatto la contrattazione integrativa mentre i ragazzi stavano da soli nelle classi dove non si possono chiamare i supplenti per mancanza di fondi e noi tremiamo perché abbiamo visto con i nostri occhi serrande abbassarsi all’improvviso e cadere come mannaie sul collo dello sfortunato studente affacciato o ante di finestre pencolanti che si staccano e finiscono sul piede di chi passa in quel momento. Abbiamo fatto la contrattazione integrativa sapendo che abbiamo crediti residui che lo Stato ci sta chiedendo di radiare dal bilancio annuale, come un qualunque debitore insolvente e impunito che ti dice che tanto non ti pagherà mai. Abbiamo fatto la contrattazione integrativa con i soldi delle famiglie dei nostri studenti, quei contributi volontari che dovrebbero essere usati per migliorare e incrementare l’offerta formativa e con cui invece dobbiamo pagare chi fa i corsi di recupero o chi pulisce la scuola perché lo Stato, questo Stato che ha dilapidato le risorse economiche degli italiani onesti, non ci dà neanche quello che ci serve per sopravvivere, mentre continua a erogare centinaia di migliaia di euro l’anno alle scuole private aggirando il dettato costituzionale.
Stasera a Presa Diretta, alle 21.45 su Rai3, Riccardo Iacona, con il suo “La nostra scuola” ci mostrerà le immagini di questo drammatico inverno della scuola italiana. Uno scempio perpetrato nell’ultimo quindicennio da scelte politiche dissennate, riforme sbagliate e tagli draconiani. Un combinato disposto che sta facendo implodere il sistema dell’istruzione. Al giornalista dedico le parole di quel Cacciaguida che venerdì avrei voluto leggere e spiegare ai mie alunni: “Coscienza fusca o de la propria o de l’altrui vergogna pur sentirà la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogni menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov’è la rogna”.
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