L’assalto fascista alla sede nazionale della CGIL
L’assalto squadrista al Parlamento e la devastazione della sede nazionale del principale sindacato dei lavoratori attestano, se ve ne fosse ancora bisogno, la continuità tra fascismo storico e neo-fascismo attuale in particolare nella loro retorica (per dirla con Umberto Eco) e nella loro pratica della violenza contro i lavoratori. Sinistramente ricorrono cento anni dagli assalti fascisti delle camere del lavoro e delle sedi dei sindacati e dei partiti operai, che accompagnarono la presa del potere del partito fascista. In politica i simboli e i gesti simbolici come quello avvenuto a Roma in questi giorni hanno un valore elevato. Elementi eversivi, ben noti e segnalati alle forze dell’ordine, alcuni violando le precise disposizioni di cui erano oggetto, si sono messi alla testa di dimostranti no-vax, strumentalizzando le tensioni sociali in atto per l’applicazione del “green pass”, cioè dell’attestazione dell’avvenuta vaccinazione anti-Covid, anche per l’accesso ai luoghi di lavoro. La rabbia cieca di strati sociali piccolo-borghesi, colpiti nei loro interessi dalla crisi economica e sociale in atto (soprattutto pubblici dipendenti), si è scatenata contro la sede della CGIL. Non è casuale la scelta di questo obbiettivo tra quelli “sensibili”, raggiungibili nel centro della capitale: si è voluto colpire un organismo rappresentativo dei lavoratori, sfondando un debole cordone di polizia e guardia di finanza. I bassi “istinti” di classe dei neo-fascisti si scagliano contro chi rappresenta il loro antagonista storico, il movimento dei lavoratori. In contemporanea è stato tentato un assalto a Montecitorio, altra sede simbolo della democrazia rappresentativa, il Parlamento della Repubblica, per fortuna meglio difeso, altrimenti avremmo assistito all’edizione italiana di Capitol Hill. Siamo simbolicamente di fronte all’attacco dei luoghi dove si esercita la democrazia. Ciò avviene in contemporanea a quanto accaduto a Milano e al culmine di uno stillicidio di micro-assalti e di atti vandalici contro le varie sedi dell’ANPI, delle organizzazioni partigiane e dei partiti democratici, in particolare il PD.
Dobbiamo, quindi, pensare che siamo di fronte ad un piano e ad indicazioni su scala nazionale. Esiste un pericolo imminente che non può essere sottovalutato dalle istituzioni democratiche e dai loro rappresentanti. Né dobbiamo sottovalutare gli addentellati che le forze dichiaratamente neofasciste hanno nei partiti di destra (governativi e non) come è stato evidenziato dalle recenti inchieste giornalistiche sulla “galassia nera”. Sarà decisivo vedere se e come i partiti di Meloni e di Salvini sapranno prendere le distanze dalle collusioni coi neofascisti che li coinvolgono direttamente. Ciò sarà il segnale se la loro tolleranza del fenomeno è solo una “banale” caccia di un po’ di voti o piuttosto una commistione più organica e significativa. Non è neppure un caso che tutto questo avvenga a ridosso del risultato della tornata elettorale amministrativa (le nostre elezione di mid-term), che ha segnato l’arresto dell’avanzata delle posizione sovraniste, populiste e nazionaliste in Italia come è accaduto negli ultimi anni un po’ in tutte le democrazie occidentali, attraversate da una crisi gravissima di partecipazione (attestata anche dalla diminuzione dei votanti). Non solo è prossima la scadenza del 15 ottobre, quando scatta per legge l’obbligo del “green pass” nei luoghi di lavoro, pubblici e privati, indispensabile per assecondare la ripresa produttiva in atto, ma siamo a ridosso del ballottaggio che a fronte del governissimo di Mario Draghi vede contrapposti i due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra con tutte le loro contraddizioni interne. Le manifestazioni e il loro uso strumentale sono anche finalizzati a forzare la mano al governo perché attenui la forza dei provvedimenti anti-Covid da una parte appoggiando le posizioni leghiste in tal senso dentro il governo e dall’altra costringendo il partito di Meloni a venire più decisamente allo scoperto. Quindi – come già previsto (cfr. “Partiti e classi, oggi”, su questo blog nel giugno scorso) – la situazione politica segna drammaticamente, con gli avvenimenti di questi giorni, un salto di qualità nello scontro in atto in attesa e in preparazione delle scadenze istituzionali di primavera. Si veda in tal senso il tentativo di Fratelli d’Italia di far precipitare ora la crisi con la proposta al PD di giubilare Draghi mandandolo al Quirinale e di andare ad elezioni politiche anticipate. Il tempo non gioca a favore delle manovre della destra estrema per prendere la guida del governo e quindi il potere. Fortunatamente Letta non sembra essersi fatto irretire.
Infine un ultimo passaggio: occorre aver chiaro che vi è un’organica continuità tra la retorica neo-fascista e le posizioni ideologiche no vax, comprese quelle di alcune frange cosiddette di sinistra, che sparano contro la “dittatura sanitaria”. Va fatta la tara delle posizioni “ni vax”, cioè quelle diffuse di chi ha paure irrazionali contro il vaccino e di chi ha controindicazioni reali (o presunte tali) all’uso del vaccino, che si sentono compressi tra l’uscio e il muro. Anche queste vengono artatamente strumentalizzate. Chi grida nelle piazze “libertà”, ha un’idea molto individualistica ed egoistica della libertà, che esclude i principi di solidarietà sociale, sanciti dalla Costituzione e dal bilanciamento tra diritti individuali e collettivi dell’articolo 32 della Carta. È una forma di libertà molto vicina al tradizionale “me ne frego” di chiara marca fascista, che vuol garantire a qualcuno una possibilità di autodeterminazione sostanzialmente superomistica. In fondo coloro che pensano che non bisognerebbe vaccinarsi allevano dentro di sé la chimera razzista che solo “i forti” devono sopravvivere e che la pandemia, troppo spesso paragonata alla guerra, è una sorta di lavacro purificatore in cui devono perire i “deboli” e le persone anziane.
In conclusione, vi è una gamma vasta di ragioni sociali, politiche, ideologiche e culturali per esigere lo scioglimento delle organizzazioni neo-fasciste in applicazione della Costituzione e delle conseguenti leggi Scelba e Mancino, da tempo richiesto da formazioni come l’ANPI. Questo è il banco di prova del reale antifascismo del governo e di fedeltà costituzionale della destra italiana di governo e di opposizione, sulla quale nutro fortissimi dubbi.
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