Gli scrittori degli Stati Uniti e del Canada/ Scrittori del mondo 5
Continuiamo ad occuparci degli scrittori del Nord America (Stati Uniti e Canada) e continuiamo ad invitare i nostri lettori ad integrare e ad arricchire questa prima selezione, utilizzando i commenti per indicare altri nomi di autori del nuovo millennio che ritengono significativi, raccontando la propria esperienza didattica, condividendo le proprie letture o suggerendone altre.
David Foster Wallace
David Foster Wallace, nato nel 1962 e morto suicida nel 2008, è stato il più brillante scrittore statunitense della sua generazione. Nelle sue raccolte di racconti (La ragazza dai capelli strani, Brevi interviste a uomini schifosi, Questa è l’acqua), nei suoi romanzi centrifughi e ironici (La scopa del sistema, Infinite jest, Oblio), nei suoi saggi (come Trigonometria, tennis, TV e altre cose divertenti e Considera l’aragosta) ha saputo mescolare concretezza politica, comicità, realismo, riflessione filosofica, spaziando tra i più disparati ambiti del sapere: dalla matematica alla gastronomia, dalla botanica alla biologia, ecc. Ad emergere è un’analisi spietata e straniante delle storture della civiltà Occidentale.
Jonathan Franzen
Jonathan Franzen è uno scrittore statunitense nato in Illinois nel 1959. Il romanzo che lo rivela al grande pubblico è Le correzioni del 2001. Qui Franzen racconta, tra ironia e indulgenza, le vicende di una tipica famiglia borghese del Midwest, i Lambert, affrontando alcuni temi cruciali dell’immaginario americano e occidentale: l’ossessione del successo e la paura del fallimento, il conflitto tra genitori e figli, l’angoscia della vecchiaia. Il libro successivo, Libertà del 2010, è la storia di un’altra famiglia borghese che si snoda nei primi dieci anni del nuovo millennio. Il romanzo ha un solido impianto costruttivo, che occhieggia esplicitamente al grande modello ottocentesco di Tolstoj, e avanza per archi narrativi paralleli, lungo i quali ciascun personaggio costruisce la propria identità, interrogandosi sull’esatta estensione della sua libertà.
David Leavitt
David Leavitt, nato a Pittsburgh nel 1961, ha esordito nel 1984 con la raccolta di racconti Ballo di famiglia, che ha riscosso un immediato successo di pubblico e di critica. Con uno stile minimalista e un tono ora ironico ora desolato, che recupera la lezione di Raymond Carver (1938-1988), la narrativa di Leavitt dà vita a situazioni quotidiane e personaggi “senza qualità”, alle prese con i mali dei nostri tempi: l’omologazione, il consumismo, l’Aids. A questi motivi si aggiunge il tema centrale dell’amore omosessuale che ritorna in tutti i suoi romanzi, da La lingua perduta delle gru del 1987 a Il matematico indiano del 2007.
Jonathan Littell
Jonathan Littell (New York, 1967) è lo scrittore statunitense di origine ebraica naturalizzato francese, autore di Le benevole, il romanzo uscito nel 2006, considerato dalla critica uno dei testi più significativi apparsi negli ultimi anni. Il romanzo narra in prima persona la storia di Maximilian Aue, un ufficiale dell’esercito nazista, e ripercorre dal suo punto di vista gli eventi più drammatici della seconda guerra mondiale e della Shoah. La scelta scandalosa di affidare la narrazione alla voce narrante di questo personaggio intellettuale, sadico e spietato permette al lettore di guardare il male dall’interno. Ne viene fuori un libro di quasi mille pagine, sovraccarico, eccessivo, coraggioso e crudele, che mescola realismo e furore visionario, rileggendo gli orrori della guerra attraverso una prospettiva mitica. Infatti la vicenda di Aue replica quella di Oreste: come Oreste nel mito classico viene inseguito dalle Eumenidi (le «benevole» cui allude il titolo) in cerca di vendetta, così Aue viene perseguitato dai fantasmi e dalle colpe del passato.
Cormac McCarthy
Cormac McCarthy (Providence, 1933) è uno narratore statunitense che, dopo anni di scarso successo, ha raggiunto una certa notorietà solo nel 1992 con la pubblicazione di Cavalli selvaggi, primo libro della cosiddetta Trilogia della frontiera, per poi affermarsi definitivamente nel 2005 con Non è un paese per vecchi, da cui è stato tratto un fortunato film dei fratelli Coen. Oggi è considerato uno dei maggiori narratori americani. I suoi primi grandi libri, come Sutree e Meridiano di sangue (che il celebre critico Harold Bloom ha definito «l’autentico romanzo americano apocalittico»), sono narrazioni “western”, spesso ambientate nei polverosi paesaggi tra Messico e Texas. In La strada (2007) McCarthy ha invece rappresentato un futuro di distruzione ancora abitato da un’esile speranza. Protagonisti di questo breve romanzo, che ha la forza di una parabola sulla resistenza dell’umano in un mondo disumano, sono un padre e un figlio che compiono un viaggio verso sud, alla ricerca di una possibile salvezza. Così avanzano in un paesaggio plumbeo e apocalittico, dove i fiumi sono prosciugati, il cielo e la terra sono grigi di cenere, gli uomini sono ridotti a bruti in lotta per la sopravvivenza. Qui la scrittura di McCarty si assesta su una misura ferma e netta, scandita dalle ripetizioni, che danno alla sua prosa una cadenza epico-lirica.
Toni Morrison
Toni Morrison (Lorain, 1931) è la più importante scrittrice statunitense afroamericana. Il suo romanzo Amatissima del 1985 è ormai considerato un “classico” della letteratura contemporanea. La storia di Amatissima prende le mosse da un terribile antefatto, che affiora per frammenti e per tragiche rivelazioni. Sethe, una schiava nera fuggita dal Kentucky al Tennessee all’epoca della guerra di Secessione, riesce a portare in salvo i suoi figli: due maschi, una bambina ancora senza nome e una neonata, Denver, partorita durante la fuga. Quando i cacciatori di schiavi li trovano e tentano di ricondurli indietro, Sethe decide di uccidere i suoi bambini. Ha però soltanto il tempo di sgozzare la bambina senza nome: da questo momento il fantasma della figlia “amatissima” (Beloved) infesta la sua casa. Il romanzo è attraversato dal conflitto e dall’interferenza tra reale e fantastico, tra madri e figli, tra neri e bianchi, tra vita e morte, tra libertà e schiavitù, tra spirito e corpo, tra scrittura e oralità, dove la scrittura è uno strumento di dominio, ma anche di costruzione d’identità, mentre l’oralità trasmette la cultura del mondo degli oppressi. Tutte queste antitesi sono poi riconducibili ad una sorta di contraddizione originale: il fantasma di Beloved è l’immagine vivente di un passato che non muore; la sua pena è la stessa del popolo africano portato in America dalle navi negriere e ridotto in schiavitù per secoli. A questi «sessanta milioni o più» di schiavi è dedicato il libro.
Alice Munro
Alice Munro (Ontario, 1931), la più importante scrittrice canadese contemporanea, eccelle nel racconto. «Il racconto non è una strada che ci si mette a percorrere, è una casa», ha scritto l’autrice, «ci entri e ci rimani un po’, andando avanti e indietro e sistemandoti dove ti pare, scoprendo i rapporti tra camere e corridoio, e come il mondo esterno viene alterato se lo si guarda da queste finestre». I suoi racconti, tramati di una delicata ironia, hanno un impianto elegantemente realistico e indagano le segrete pulsioni psicologiche di personaggi – per lo più femminili – che conducono delle vite apparentemente ordinarie, però sempre sul punto di precipitare nel disastro. Tra le sue raccolte vanno ricordate almeno Il sogno di mia madre (1998), Nemico, amico, amante… (2003) e La visita da Castle Rock (2006), in cui la Munro ricostruisce per frammenti la storia della sua famiglia dal Settecento, quando i suoi antenati emigrarono dalla Scozia al Nuovo Mondo, fino al presente della scrittura: infatti tra i personaggi del libro c’è l’autrice stessa, ormai anziana.
Thomas Pynchon
Thomas Pynchon, nato negli Stati Uniti nel 1937, è considerato uno dei maestri della narrativa postmoderna. I suoi libri mescolano insieme nozioni e linguaggi prelevati dagli ambiti più diversi, dalla comunicazione allo spettacolo, dalla tradizione letteraria alla fisica: ad emergere da questo pastiche è una realtà caotica ed enigmatica, come enigmatico è il titolo del suo primo romanzo, V, del 1963. Nel romanzo successivo, L’incanto del lotto 49, Pynchon mette in scena un mondo oppressivo, controllato da un potere oscuro, dove i dissidenti e gli emarginati tentano di comunicare tra loro attraverso un sistema postale segreto. Tecnologia e umano si identificano completamente nell’Arcobaleno della gravità (1976), in cui la narrazione pedina contemporaneamente i movimenti di un soldato americano di stanza a Londra durante i bombardamenti del 1944 e la parabola di un missile V-2, mentre in Vineland del 1990 viene rappresentata la patinata vita californiana, con la sua quotidianità satura di merci. Le spiagge della California fanno da sfondo anche a Vizio di forma, uno scatenato e scanzonato noir, uscito nel 2011 e ambientato negli anni Sessanta, in cui il protagonista, il detective hippy Larry «doc» Sportello, indaga su un misterioso complotto, aggirandosi in un mondo colorato e magmatico, tra figli dei fiori, droghe e surfisti.
Philip Roth
Philip Roth, di origine ebraica, nato a Newark nel 1933, è uno dei più importanti scrittori statunitensi viventi. Pastorale americana (1997), il suo capolavoro, ha un impianto solido e realistico, quasi ottocentesco, ma è percorso da un’inquietudine tutta contemporanea: il tema centrale è quello del crollo delle certezze, della perdita di significato della vita. Il protagonista, Seymour Levov, detto lo Svedese, è il prototipo ideale del cittadino americano esemplare: biondo, solare, laborioso, atletico, conciliante, equilibrato, lo Svedese ha sposato una donna bellissima, che è anche un’ottima moglie, e ha successo in tutte le attività che intraprende. La sua vita “perfetta” e innocente è però devastata da un evento scandaloso e imponderabile: l’adorata figlia adolescente, Merry, mette una bomba in un ufficio postale uccidendo un uomo. Da qui inizia la discesa di Merry in un abisso grottesco di abiezione. L’estrema degradazione di Merry e la sua «oscenità» perturbante svelano l’insensatezza che si cela dietro le apparenze della “pastorale americana”, nel sogno di vivere in una società capitalistica democratica e giusta, nel migliore dei mondi possibili. Qual è la colpa della Svedese? Cosa ha provocato la ribellione violenta di Merry? L’ansia di verità che percorre Pastorale americana caratterizza l’intera opera di Roth che, libro dopo libro, ha condotto una riflessione ininterrotta sulla crisi dei valori dell’Occidente e sulla frattura epocale che si è aperta tra la generazione dei padri e quella dei figli.
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