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diretto da Romano Luperini

La Parata Popolare del 2 giugno

Il 2 giugno è la Festa della Repubblica, e dato che la Repubblica è il popolo sovrano, da tanti anni mi domando perché, per la Festa del 2 giugno, anziché la Parata Militare non si faccia la Parata Popolare.

Non è semplice dirlo come dovrebbe essere la Parata Popolare, ma so benissimo chi ci metterei in testa alla Parata Popolare. Avete presente quella mattina che vi siete fermati con l’auto, al passaggio sulle strisce pedonali di una classe della Scuola dell’Infanzia? Le bambine e i bambini si saranno tenuti per mano, o avranno retto tutti una cordina, ci sarà stata una maestra o un maestro con loro, stavano facendo un’uscita, per il parco difronte o la biblioteca lì vicina. Ecco, io alla testa della Parata Popolare ci metterei proprio loro, le bambine e i bambini, mano per mano, con il maestro e la maestra, la Scuola dell’Infanzia a fare da testa, a rappresentare la scuola tutta, dal nido alla maturità, prima di noi adulti, prima dei reparti, prima di tutti gli altri. E poi certo, mica solo i bambini e le bambine, mica solo la scuola dovrebbe starci nella Parata Popolare, e siccome non è facile sistemarla per bene la Parata Popolare, prenderei consiglio dalla prima pagina della Costituzione, dai Principi fondamentali, per capire bene come poterla organizzare.

E allora, ci dovrebbero stare per forza le lavoratrici e lavoratori, i disoccupati e gli impiegati, chi ancora è in cerca e i pensionati. Che ne so, un meccanico e una elettricista, un’operaia e un giornalaio, una scienziata e un ceramista, la netturbina e un musicista, un portuale e una tassista, la camionista e il commercialista; poi il contadino e l’istruttrice, il commerciante e l’imprenditrice, la dottoressa e l’insegnante, chi fa una cosa e chi ne fa tante.

Dopo di loro, dovrebbero venire tutti i diritti e chi li cura, che manco a dirlo sono sempre le persone, che sono tutte le diversità, che sono il senso stesso della realtà, che sono i custodi di ogni dignità. E allora, nella Parata Popolare, si sa benissimo chi ci dovrebbe stare: il deputato e la senatrice, il presidente e la ministra e poi anche il giudice e il magistrato, ma con loro il carcerato e l’avvocato, il consulente e la sindacalista, l’educatrice e l’affidato; il volontario e la rifugiata, la licenziata e il reintegrato, il sofferente e l’assistente, tutti gli accolti da ogni continente.

Infine, ma pensa che bello, mischiati con loro ci dovrebbero stare gli uomini e le donne di ogni confessione, le chiese tutte, ogni loro sermone: chi cerca Cristo, Yahweh, Allah, ma anche Brahman, Shangdi e Buddhà, insomma, ogni forma divina e per niente lontana, ma anche ogni idea che sia del tutto umana, da quelle di chi non crede proprio a niente, a chi percepisce l’oltre e l’infinito in ogni istante.

Ma che nessuno s’indigni, pure voi, che pensate? Certo che nella Parata Popolare ci dovrebbero stare anche le forze armate: però tutte insieme, anche loro con gli altri, e al posto del mitra o del carro armato, che almeno quel giorno lo lascerei parcheggiato, metterei loro in mano proprio la Costituzione, che se fossero in tanti a dire la nostra idea più bella, ossia che «l’Italia» – articolo 11 –  «ripudia la guerra», sarebbe un segno gigante, che ammonirebbe noi e il mondo, arriverebbe lontano, in un solo secondo, e imporrebbe a noi tutti, in questi tempi inumani, il richiamo potente al nostro essere umani.

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