
Incroci identitari in Vincenzo Consolo
(Recensione a Mediterraneo. Viaggiatori e migranti di Vincenzo Consolo, Edizioni dell’Asino, Roma, 2016, pp.38).
Due parole al singolare, mito e storia, che fissano i nuclei ideativi di partenza e una al plurale, letterature, che di quei nessi costituisce la filigrana espressiva, la facies esteriore, ma anche l’antico sostrato di fondo, disseminato in reminescenze culturali multiple. Queste le connotazioni principali che affiorano leggendo Mediterraneo. Viaggiatori e migranti di Vincenzo Consolo (Edizioni dell’Asino, Roma, 2016, pp.38), una piccola silloge di prose in forma breve che raccoglie testi già pubblicati dall’autore del Sorriso dell’ignoto marinaio, alcuni dei quali presenti nel recente Meridiano mondadoriano, curato da Gianni Turchetta.
Il libro presenta un prezioso incastro di storie, riprodotto anche nella struttura stilistica degli scritti, accomunati dall’incisiva brevitas e dal tema conduttore: il viaggio, il movimento continuo come metafora di accoglienza e scambio. Ma anche come dispositio mentale di luoghi e sogni, identità meticcie, desideri ed emancipazioni. La dimensione narrativa, da questo punto di vista, è solo l’attacco emblematico di un itinerario conoscitivo nel quale trovano posto riflessioni critiche sulla lingua e la storia, reportage, memorie private e recensioni letterarie: spunti per una spicciola, e sui generis sociologia della letteratura, in costante dialogo con i fermenti dell’attualità.
Attraverso essa Consolo ci consegna una scrittura ricca, curiosa e vorace, dipanata in una tessitura testuale che segue la Storia ufficiale (citata , per esempio, è la Storia dei musulmani in Sicilia, di Michele Amari), ma che non disdegna le antiche cronache locali dimenticate, gli aneddoti legati a certe figure minori, o le microstorie, anche di natura (auto)biografica, che hanno dato vita a trame letterarie di intensa levatura, come ci insegna, tra gli altri, Leonardo Sciascia, che di Consolo fu amico e maestro. Ne viene fuori una prosa a metà strada tra racconto e saggio, nella quale l’armonizzazione dei pensieri dell’autore si accompagna ad una piacevole cifra conversativa con il lettore.
Si parte così dal racconto dei racconti, ovvero Il viaggio iniziatico di Ulisse nei mari dell’immaginario, palinsesto mitico per eccellenza, bacino universale di smarrimenti e frustrazioni, ma anche di fascinose seduzioni, dal momento che «Il romanzo di Ulisse non poteva che svolgersi in mare, perché il mare, questo cammino mobile e mutevole, è il luogo dove avviene il distacco dalla realtà, dove fiorisce il fantastico, il surreale, l’onirico» (p.7). Il movimento si associa al ricordo e alla trascrizione di esso, come a volere catturare un’impressione gravida di informazioni sul sociale, religiose, geografiche, familiari. È il caso del viaggio di Ibn Giubayr, curioso pellegrino arabo di fede islamica che disegna nel suo taccuino una privata odissea, ossia un «magico Memoriale» pubblicato postumo, che rievoca un lungo percorso da Granada verso la Mecca, passando attraverso le meraviglie abbaglianti di una Sicilia ancora inedita.
L’autore non manca tuttavia di gettare un occhio alle questioni geopolitiche più controverse, per scoprire come facili razzismi e difficili integrazioni odierne, andando indietro nel tempo, apparissero lievemente mutate di segno: ne è eco «la grossa ondata migratoria di bracciantato italiano» in Tunisia che «avvenne sul finire dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, con la crisi economica che colpì le nostre regioni meridionali» (p.26).
La congerie embricata di trame e riflessioni morali continua fino alla chiusura dell’antologia consoliana, costituita dal racconto Uomini sotto il sole del 1963, dello scrittore palestinese Ghassan Kanafani. Attraverso questo libro, che parla di esuli, di profughi senza patria morti tragicamente mentre andavano in cerca di fortuna nel Kuwait, Consolo ci parla del tema delle precarie identità nazionali e civili, sfibrate in mille rivoli retorici e spesso avulse dal multi prospettico reale; dolenti tasselli di una consunzione erratica e seminomade che dal mondo torna sempre alla letteratura e, attraverso essa, guarda con più viva circolarità e densa incisività di nuovo al mondo.
{module Articoli correlati}
Articoli correlati
No related posts.
-
L’interpretazione e noi
-
Su Ballata di Memmo e del Biondo di Paolo Maccari
-
Giorgio Cesarano e Roberto Roversi, due compagni di strada
-
Il mondo dopo Gaza
-
Biografia e autobiografia
-
-
La scrittura e noi
-
La libertà non negoziabile della scrittura: quattro domande ad Andrea Bajani
-
Figli e padri. Su “Anatomia della battaglia” di Giacomo Sartori
-
Una tovaglia ricamata all’ombra di Pinochet: su “Ho paura torero” di Pedro Lemebel
-
Identità di frontiera e violenza storica. Bambino di Marco Balzano
-
-
La scuola e noi
-
Intelletto e amore: separati in casa?
-
Insegnare a insegnare. Sui paradossi delle scuole di formazione docenti
-
Pascoli, l’indicibile e la classe
-
Come vivere da insegnanti europei
-
-
Il presente e noi
-
Falso movimento di una Cina in trasformazione. Su “Generazione romantica” di Jia Zhange
-
Il divieto degli smartphone alla luce del pensiero di Bernard Stiegler
-
Per Stefano Brugnolo
-
Perché andare a votare ai referendum dell’8 e 9 giugno
-
Commenti recenti
- Giuseppe Mele su Insegnare a insegnare. Sui paradossi delle scuole di formazione docentiBuongiorno a tutte e tutti, che dire: riflessione inappuntabile, scritta da chi conosce l’argomento e…
- Patrizia su Intelletto e amore: separati in casa? la suprema sintesi tra intelletto e amore è letizia perché trascendente e protegge dall eccedere…
- Tommaso N. su Insegnare a insegnare. Sui paradossi delle scuole di formazione docentiD’accordo su tutto, grazie di aver denunciato quanto molti non hanno il coraggio di fare….
- Davide Pedroni su Insegnare a insegnare. Sui paradossi delle scuole di formazione docentiUna riflessione sacrosanta a cui, da tirocinante (pf36cfu), aggiungerei almeno altre due considerazioni di metodo…
- Roberto Gelmi su Identità di frontiera e violenza storica. Bambino di Marco BalzanoQuesto è il terzo libro di Balzano che leggo con piacere, dopo “Resto qui” e…
Colophon
Direttore
Romano Luperini
Redazione
Antonella Amato, Emanuela Bandini, Alberto Bertino, Linda Cavadini, Gabriele Cingolani, Roberto Contu, Daniele Lo Vetere, Morena Marsilio, Luisa Mirone, Stefano Rossetti, Katia Trombetta, Emanuele Zinato
Caporedattore
Roberto Contu
Editore
G.B. Palumbo Editore
Lascia un commento