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diretto da Romano Luperini

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Sì alla Scuola innovativa, ma anche a partire dai mega. (O del mettere in condizione i docenti).

Un dibattito in movimento

La Scuola si deve innovare, i docenti devono fare innovazione, la didattica deve essere innovativa. Questione annosa, riportata in auge dagli obblighi formativi previsti dalla legge 107, spesso associata alla discussione sull’apporto imprescindibile delle nuove tecnologie. In molti, su questo blog, nelle innumerevoli comunità social di insegnanti che hanno a cuore l’argomento, hanno affrontato e continuano ad affrontare il tema in modo intelligente e costruttivo. Soprattutto lo hanno fatto e continuano a farlo al di là delle rumorose semplificazioni strumentali e grossolane dominanti sui media («i docenti non si vogliono innovare perché pigri e incapaci» da un lato, «noi docenti funzioneremmo benissimo, è tutto il resto che ci deprime» dall’altro), con una consapevolezza che dà il polso di una situazione variegata, ricca e assolutamente in movimento. È in questa direzione che vorrebbe inserirsi questo contributo, affrontando attraverso un’esperienza reale un piano tanto decisivo quanto a volte sottovalutato nelle discussioni: quello dei mezzi materiali necessari per fare innovazione. Dato per inteso che l’utilizzo delle nuove tecnologie sia una fetta importante dell’innovazione didattica ma che non coincida affatto con l’intera torta (se ne è parlato spesso su questo blog, ma del resto è il semplice buon senso e un minimo di consapevolezza del mestiere didattico a dimostrarlo), racconterò la mia esperienza in una scuola, l’ITTS Alessandro Volta di Perugia, che da diversi anni ha seriamente investito sull’innovazione anche tecnologica, tanto da divenire una vera eccellenza da questo punto di vista a livello nazionale. Molto spesso si leggono commenti e lamentele su scuole ridotte ai minimi termini che paralizzano ogni tentativo di miglioramento. È interessante per una volta raccontare un esempio opposto: una scuola dove il docente che voglia sperimentare forme didattiche innovative che necessitino anche di nuove tecnologie possa contare, per ogni passo in questo senso, su alcune certezze basilari e imprescindibili dal punto di vista dei mezzi.

 1) Una rete fissa potente e funzionante

Una rete fissa potente e funzionante è la base minima per qualsiasi lavoro che preveda l’utilizzo delle nuove tecnologie. La rete in questa scuola funziona perfettamente. E quando dico perfettamente, al di là della potenza dichiarata nel sito dell’istituto (100mb/sec. con ponte radio, e in procinto di essere ulteriormente potenziata), intendo molto concretamente che quando un insegnante volesse all’istante proiettare sulla LIM ad esempio un video da Youtube per rinforzare con le immagini le prime fasi della Seconda guerra mondiale, sa con certezza che il video ci sarà e ci sarà senza alcun rallentamento o blocco. Tutti i giorni dell’anno, in modo istantaneo, tale da poterlo decidere al momento stesso. E se il video su Youtube rappresenta il grado minimo (ma a ogni docente sarà capitata l’esperienza di volerlo utilizzare e di non poterlo fare per rallentamenti o blocchi totali della rete) va da sé che una rete potente significa potere usare qualsiasi programma o applicazione presente on line senza timore di rimanere imbambolato davanti al buio dello schermo bloccato, con alle spalle la classe che inizia a mettere in scena davvero e dal vivo alcune delle prime fasi della Seconda guerra mondiale. Da Prezi a GeoGebra, da Socrative a Nearpod, per non parlare delle onnipresenti piattaforme collegate ai libri di testo, tutto questo, prima ancora del docente volenteroso e determinato all’innovazione, è possibile solo a partire da una rete potente che funzioni e che funzioni bene.

2) Una rete wi-fi potente e funzionante

Una rete wi-fi potente e funzionante è il presupposto essenziale per rendere finalmente risorsa e non sterile spauracchio i potenti device che oramai ogni studente possiede, in primis lo smartphone. In questa scuola ogni studente possiede un proprio accesso wi-fi gratuito fornito dalla scuola. Ciò significa che la scuola mette dei filtri all’accesso attraverso la rete wi-fi ad applicazioni non scolastiche (Facebook, Instagram, WhatsApp, giochini vari), ma lascia libero l’utilizzo di tutto il resto. Ovvero significa che ogni studente può, se il docente vuole, tirare fuori da sotto il banco il proprio telefono o tablet e utilizzarlo insieme al docente in modo costruttivo e attivo. Se a ciò si aggiunge che in questa scuola esiste anche una sperimentazione avanzata che prevede oramai per tutto il biennio e parte del triennio l’utilizzo strutturale del tablet in classe accanto al libro di testo, si comprende come al docente che volesse adottare didattiche innovative viene data la possibilità di avere gli attrezzi giusti forniti ad ogni studente per farlo. Si pensi ad esempio a un’attività flipped o a una webquest in cui i ragazzi dopo aver lavorato sui propri device possano, attraverso la rete wi-fi, proiettare direttamente dal proprio posto quanto prodotto sulla LIM. Tutto questo, prima ancora del docente volenteroso e determinato all’innovazione, è possibile quindi solo a partire da una rete wi-fi potente che funzioni e che funzioni bene.

3) Una serie di piattaforme funzionanti

Per utilizzare le infinite risorse della rete è imprescindibile un approccio orientato verso i luoghi virtuali di scambio e costruzione della didattica. Molto più semplicemente, la possibilità di abitare con la propria classe gli spazi collettivi delle classi virtuali di cui Moodle è l’esempio più famoso. Ecco, da questo punto di vista l’ITTS Volta, fornisce al docente i due presupposti basilari affinché ciò avvenga, ovvero la presenza di un potente server dedicato acquistato dalla scuola e l’assistenza e la costruzione da parte degli uffici tecnici delle classi virtuali. Detto ancora in modo più semplice, il docente che volesse utilizzare Moodle e le infinite possibilità che offre nei termini di creazione di classi e dipartimenti virtuali, si troverà già apparecchiato a settembre il proprio account, le proprie classi virtuali già sistemate dagli uffici tecnici (ovvero iscritte e dotate di accesso e password) pronte ad essere abitate. Su quanto sia decisivo quest’ultimo aspetto basti pensare al folle lavoro che dovrebbe affrontare un docente magari di Diritto, che si trova ad avere quando va bene nove classi e che volesse e dovesse da solo creare le classi virtuali nonché sollecitare tutti gli alunni a iscriversi con relativa procedura. Con tutta probabilità desisterebbe e rinuncerebbe alla grande risorsa della classe virtuale. Al contrario trovare già a settembre tutto apparecchiato dai tecnici nella propria Dashboard di Moodle, con le classi e con i relativi studenti, il proprio dipartimento con relativo materiale e tutto quanto venga prodotto di utile dalla scuola, significa concretamente potere avvalersi con profitto di questo approccio così potente. Ma anche tutto questo, prima ancora del docente volenteroso e determinato all’innovazione, è possibile solo a partire da una gestione degli ambienti virtuali che funzioni e che funzioni bene, nei termini di server dedicato e personale tecnico dedicato.

4) Altri mezzi dovuti: LIM, Registro elettronico, aule adatte, formazione

4.1) Una LIM che funzioni e il relativo programma di gestione valido è un mezzo dovuto assolutamente migliorativo. Si pensi giusto al semplice utilizzo come lavagna classica sulla quale scrivere a mano libera i propri appunti, le proprie mappe, ma poi da poter salvare come lavagnata da mettere in archivio e condivisione sulla classe virtuale di Moodle, da poter riprendere in ogni momento a scuola o casa mentre lo studente studia. Per non parlare di tutti gli utilizzi ulteriori della LIM come tavolo di lavoro interattivo durante la lezione. In questa scuola le LIM funzionano e sono presenti in tutte le aule e tutti i laboratori, così come funzionano i Pc ad esse collegati (in termini anzitutto di prestazioni hardware), così come funziona molto bene l’impianto audio a esse dedicato (altro dato da non sottovalutare: quanto è frustrante guardare un film con un audio da radiolina FM?).

4.2) Un registro elettronico potente e ben organizzato è un mezzo dovuto assolutamente migliorativo. Mi è capitato di leggere di insegnanti che hanno teorizzato la sua inutilità e la necessità di tornare al cartaceo. Non riuscivo a crederci. A mio parere si tratta di un mezzo irrinunciabile con un unico presupposto necessario (un collegamento alla rete per l’appunto potente) e infiniti punti di forza: praticità e logicità d’uso, accessibilità, funzioni facilitanti (ma davvero esiste ancora qualcuno che desideri tornare al conto manuale delle assenze?) possibilità di interazione ragionata con le famiglie. Un’ esemplificazione concreta di come uno strumento come questo possa migliorare la didattica è per quanto mi riguarda la gestione del programma e delle verifiche orali. Dal primo giorno di lezione sono solito mettere in condivisione con gli studenti un file che caricherò sulla sezione didattica del registro on line e sulla classe virtuale Moodle: si tratta di un semplice documento di testo per ogni disciplina in cui io ogni giorno a fine lezione inserirò in modo ordinato chiaro e specificato, quanto fatto in classe e quindi cosa studiare per ogni singolo argomento. Quando inizia il giro degli orali, i mei studenti sapranno con precisione cosa studiare senza ambiguità di sorta, semplicemente visionando il nostro file programma. Una volta terminata la prova orale, sfrutterò poi la possibilità di annotare insieme al voto il punto esatto fino a dove è avvenuta la verifica. Ciò significherà che per la verifica orale successiva lo studente collegandosi saprà di nuovo da dove iniziare a studiare e fino a dove (cioè l’argomento immediatamente precedente il giorno della verifica orale), ciò significherà che seguendo questo sistema tutto il programma sarà verificato per ogni alunno durante tutto l’anno scolastico, senza disparità e in modo assolutamente produttivo dal punto di vista della preparazione. Ma anche tutto questo, prima ancora del docente volenteroso e determinato all’innovazione, dipende dalla dotazione della scuola e dallo sforzo di mantenimento e manutenzione ottimale dei mezzi messi a disposizione del docente.

4.3) Fare e vivere la Scuola dentro classi dignitose (il minimo) o meglio belle, e magari organizzate anche per la sperimentazione di didattiche nuove rappresenta un dato dovuto assolutamente migliorativo. In questa scuola le aule, oltre ad avere tutte LIM, un Pc potente e spesso anche armadietti e stampanti, sono spesso arredate con banchi e sedie mobili (muniti di rotelle) o addirittura di forma triangolare, tali da permettere appunto lavori flipped, di cooperative learning, di attività peer to peer.

4.4) Mettere i docenti in condizione di essere formati sull’utilizzo delle nuove tecnologie rappresenta infine il dato dovuto decisivo e spesso più latitante. In questa scuola, fin dal mese di settembre viene calendarizzata continuamente (attingendo alle spesso notevoli competenze presenti all’interno dello stesso corpo docente) una formazione di base, intermedia e avanzata che permette al docente neofita di imparare ad usare un banale servizio cloud come Google Drive o One Drive, ma anche a quello già esperto di approfondire le suite Adobe o le nuove possibilità della didattica immersiva come la piattaforma edMondo Indire

Concludendo: ‘e nozz che fiche secche

Quanto ho raccontato è semplicemente il resoconto di quanto personalmente ho potuto disporre e utilizzare con soddisfazione all’ITTS Volta di Perugia. E si tratta giusto di quei mezzi utili per la mia didattica che riguarda l’insegnamento dell’Italiano e della Storia al triennio e che quindi non considera affatto l’ulteriore abbondanza di mezzi messi a disposizione in questa scuola negli innumerevoli laboratori. Non si tratta nemmeno di un banale tentativo di tessere le lodi di una scuola che non ha certo bisogno del mio apprezzamento, patendo addirittura le difficoltà dovute a un eccesso di iscrizioni. Ho raccontato questa esperienza per ribadire, se ce ne fosse bisogno, quanto il tema della innovazione didattica sia inscindibile dall’esigenza da parte dei docenti di essere messi in condizione di potere confrontarsi con le armi giuste difronte a questa sfida. Troppo spesso ai docenti si è attribuita la responsabilità di non innovare a fronte di scuole ferme in mezzi al calamaio, l’inchiostro e la lavagna di ardesia. La certezza personale è invece che la maggioranza dei docenti sarebbe con tutta tranquillità pronta a sperimentare nuovi modi a fronte di mezzi idonei e che soprattutto la stragrande maggioranza dei docenti sarebbe disposta a mettersi in gioco per imparare avendo i mezzi per farlo e per mettere in pratica quanto imparato. Il richiamo è quindi all’istituzione, al ministero, alla politica, affinché l’impegno per la Scuola sia davvero concreto, a partire dai soldi messi sul piatto per rendere funzionali e moderne tutte le scuole e non solo quelle che hanno in dote una dirigenza e un’organizzazione interna capace e volenterosa. Non si fanno le nozze con i fichi secchi, parafrasando, non si fa l’innovazione senza i mega.


Fotografia: G. Biscardi, Dante+computer+mano, Palermo 2017.

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