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diretto da Romano Luperini

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Glossario per affrontare la migrazione digitale

traduzione di Valentina Celona

 Versione del 13 gennaio 2013

Importante nota cautelativa: questo è un documento di lavoro. Mi aspetto che si evolva nei prossimi mesi. Sarei molto felice di ricevere commenti e critiche, ma in questo momento non posso impegnarmi in una discussione sui princìpi chiave e le tesi del documento. Sono prevalentemente alla ricerca di commenti per migliorarlo. Il documento può essere riutilizzato  usando la Creative Common Licence BY-CC-ND (Attenzione: questo non vuol certo dire copia e incolla indiscriminato…la licenza BY-CC-ND è molto specifica)Parte di ciò che segue amplia le tesi che difendo nel libro “Contro il colonialismo digitale” (versioni italiana e francese, 2013).

Il pubblico cui questo documento è rivolto è formato da genitori, insegnanti, quanti devono prendere decisioni. Molti di noi si confrontano quotidianamente con questioni che nascono da una società sempre più digitale. La migrazione digitale è piena di promesse, ma non tutte saranno necessariamente mantenute ed in alcuni casi si potrebbero creare altri e più difficili problemi. Ciò significa che dobbiamo usare un principio di precauzione nell’affrontare ogni singolo caso di migrazione, cioè non soltanto rifiutare la migrazione, quando si dimostra una scelta sbagliata, ma rifiutarla se non ci sono prove che sia benefica. Quando si parla di migrazione caso per caso, dovremmo far attenzione agli slogan, e ai dati insufficienti e falsati che introducono fattori di disturbo nella discussione o astutamente la distorcono. Quanto segue propone delle chiarificazioni sui concetti usati nel dibattito sulla migrazione digitale. In alcuni casi, propongo quella che mi sembra un’alternativa migliore: anche solo usare descrizioni e frasi più appropriate può aiutarci a vedere le cose in una luce più chiara e ciò a sua volta può aiutare nella decisione.

La freccia ‘→‘ significa che un certo concetto a sinistra dovrebbe essere sostituito da un altro alla sua destra.

DIGITALIZZARE X → DIGITALIZZARE UNA RAPPRESENTAZIONE DI X

Si può digitalizzare (o trasferire nella sfera digitale) una rappresentazione di cibo o di un rifugio per proteggersi dalla neve. Non il cibo stesso o il rifugio. Le rappresentazioni sono il candidato naturale della digitalizzazione:  digitalizziamo il contenuto di libri, fotografie, registrazioni. Ogni volta che vengono elaborate informazioni, queste possono essere trasformate in formato digitale e mediate attraverso un apparecchio elettronico. Alcune attività sono destinate a non rimanere digitali. In alcuni casi bisogna muovere ed elaborare molecole ed atomi, non solo elettroni.

DIGITALIZZARE X → ASSISTENZA DIGITALE DI X

Non posso digitalizzare i miei esercizi di stretching, li devo fare se voglio migliorare, però posso farmi assistere in modo digitale. Posso usare la Wii per esercitarmi. Ma è soltanto un’assistenza, non la digitalizzazione di un’ attività.

Molta retorica nasce dall’ignorare queste distinzioni base (la pubblicità ha le sue colpe: “a device for everything in yuor life” – campagna pubblicitaria della Microsoft 2013 – qualsiasi attività, nientemeno)

MULTITASKING →TASK SWITCH, ovvero PASSARE DA UN COMPITO AD UN ALTRO

Il cervello fa molte attività in multitasking inconscio (non potreste leggere questo testo, mantenere la posizione eretta e masticare una gomma allo stesso tempo), ma questa nozione è senza conseguenze sul dibattito.

Il cervello non è capace di effettuare attività in multitasking conscio, cosa che ci si aspetta invece dai bambini e dagli adulti che utilizzano le apparecchiature elettroniche. Non si può allo stesso tempo compilare la propria dichiarazione dei redditi, correggere il compito di uno studente e imparare a memoria una poesia, anche se si usano canali diversi (visivo e uditivo). Quello che si può fare è passare da un compito ad un altro, al ritmo che preferiamo. Il problema è che spostarsi da un compito ad un altro ha un costo. Alla fine della giornata chi usa questo modo di lavorare produce di meno di chi lavora completando un compito e poi passando al successivo.

C’è da aggiungere che non ci si può allenare a diventare più efficienti solo esercitandosi: contrariamente ad ogni aspettativa, coloro i quali effettuano più passaggi da un compito ad un altro sono meno efficienti proprio nel cosiddetto multitasking di quelli che effettuano meno passaggi.

Ophir E, Nass C, Wagner AD. Cognitive control in media multitaskers. Proc Natl Acad Sci U S A. 2009 Sep 15;106(37):15583-7. doi: 10.1073/pnas.0903620106. Epub 2009 Aug 24.

LA MEMORIA COME DEPOSITO E RECUPERO MECCANICO DI INFORMAZIONI  → LA MEMORIA BIOLOGICA

Le memorie dei computer usano indirizzi precisi e quindi in linea di principio non falliscono mai. La nostra memoria biologica lavora sul principio di “rispondere all’appello”. Quando cercate le chiavi della vostra macchina vi vengono in mente tutte le rappresentazioni di angoli del vostro appartamento. La maggior parte sussurra debolmente (la rappresentazione della stufa o del televisore); alcune (il posto delle chiavi) si fanno sentire di più, gridano, perché è lì che le avete messe di solito. Il risultato è che vi “ricordate” del vuotatasche anche se le chiavi non erano lì. I dispositivi digitali sono utili come aiuto ad una memoria imperfetta, ma non aiutano molto se hai bisogno di memorizzare qualcosa. Il modo migliore di memorizzare è lavorare sulla sua rappresentazione mentale così da rinforzarlo in modo che “alzerà la voce” quando sarà utile: leggerlo a voce alta (supplemento auditivo), copiarlo a mano (supplemento motorio), creare una rima (supplemento fonetico- ci ricordiamo facilmente di 6×8=48), disegnare uno schema o un’ immagine (supplemento visivo), fare un riassunto e parlarne (supplemento concettuale) e fare alcune di queste cose ripetutamente! Non ci sono scorciatoie, sfortunatamente.

Marcus, G. Kluge. Kandel, E., In search of memory.

NATIVI DIGITALI → SOGGETTI DIGITALI

La parola nativo suggerisce l’acquisizione di competenze nello stesso modo in cui i madrelingua acquisiscono la prima lingua. I bambini nati dopo il 1990 (o altra data significativa) sarebbero stati così profondamente esposti alle nuove tecnologie da mutare le loro menti e acquisire delle competenze, come quelle dei madrelingua esposti alla loro lingua madre. E avrebbero appreso senza difficoltà unnuovo “linguaggio”.

Non esiste alcuna prova di tale presunta mutazione antropologica. In verità data l’estrema fruibilità di tutte le apparecchiature elettroniche che circolano oggigiorno, tutti sono ormai abbastanza pratici di nuove tecnologie (i nonni digitali sono in ascesa). La nozione di nativo digitale è una narrazione, non un dato di fatto in termini psicologici. Usate il termine soggetti digitali quando parlate di persone che sono state esposte alle apparecchiature digitali per la maggior parte della loro vita. E’ un termine più neutro, non suggerisce una nuova (inesistente) forma di intelligenza o abilità cognitiva.

Si noti che l’esposizione a questi apparecchi non si traduce automaticamente in competenza digitale.

Ferri P., Nativi digitali. Prensky, M., Digital Natives, Digital Immigrants. R. Schulmeister: Gibt es eine «Net Generation»? Erweiterte Version 3, Hamburg, 12/2009, http://www.zhw.uni-

hamburg.de/uploads/schulmeister_net-generation_v3.pdf. L. Cantoni e S. Tardini, Generation Y, Digital Learners, and other Dangerous Things, Qwerty, vol. 5, n. 2, Progedit, Bari 2010, pp. 15-25.

I BAMBINI DI OGGI SONO INCREDIBILMENTE ABILI NELL’USARE UNA TECNOLOGIA COMPLESSA →LA TECNOLOGIA ODIERNA E’ FATTA IN MODO TALE CHE PERSINO UN BAMBINO SA USARLA

Questo dato è sufficient ad eliminare la nozione di nativi digitali. Data l’estrema praticità e fruibilità della tecnologia dal 2012 i nonni – un meraviglioso gruppo di controllo – sono bravi ad usare i tablet quanto i loro nipoti.

GENERAZIONE Y GENERAZIONE DELLA RETE → GENERAZIONE DOCUMENTAZIONE

Se non sposate l’idea dell’intelligenza digitale (e non dovreste farlo), potreste ancora essere interessati alla caratteristica distintiva del comportamento digitale degli ultimi anni. Connettersi, condividere è la caratteristica definitoria? Elisa Ly, studentessa di NYU, suggerisce un’interessante categoria descrittiva. Gli utenti sembrano avere un bisogno compulsivo di documentare ciò che fanno, cosa pensano, cosa progettano di fare, dove si trovano. Questo bisogno è proiettato sugli altri ed a volte si trasforma in un’assillante richiesta di documentazione. Se vi fosse una conferma empirica di questa categoria, si potrebbe intervenire più efficacemente sulle distorsioni che sono davanti agli occhi di tutti, dato che l’abbandono della vita privata ci rende tutti facile preda degli interessi commerciali e politici, fatto che la tecnologia rende automatico e non più controllabile.

COMPLOTTO DIGITALE (ATTIVITÀ)→ COLONIALISMO DIGITALE (IDEOLOGIA)

Persino i difensori delle teorie del complotto sono sorpresi dai progressi di agenzie come la NSA americana. Ma non dovremmo limitarci a denunciare lo spionaggio illegale, perché queste misure intenzionali finalizzate al controllo sociale sono solo un’interpretazione parziale della questione. Il colonialismo digitale si situa ad un livello diverso. Il colonialismo digitale è un’ideologia, cioè un insieme di idee. La tesi principale del colonialismo digitale è che tutto quello che può diventare digitale, deve diventarlo. Il motivo di considerarlo un’ideologia è che così si può decidere di accettarla o rifiutarla. Dipende da noi.

APOCALISSE, VANGELO→ NEGOZIAZIONE

Non c’è bisogno di rifiutare tutto quello che è digitale né di accettare tutto. Negoziare la loro introduzione e il loro sviluppo è l’atteggiamento più saggio.

DIVARIO DIGITALE → DIVARI DIGITALI

Dieci anni fa ci si preoccupava che una parte della popolazione non avesse accesso alla rete. Quello era il significato originario di divario digitale.

Il divario avrebbe tenuto lontani coloro che hanno accesso alle tecnologie, in particolare alla rete, da coloro che ne sono fuori. Quest’accezione ha il vantaggio di fornire una misurazione oggettiva immediata utile a chi fa politica, che per esempio può vantare un aumento delle scuole e di case connesse alla rete. Ci sono ora altre accezioni. Un uso provocatorio della nozione di divario digitale da parte dei colonialisti taglia in due case ed aule: da una parte genitori e insegnanti, che sarebbero meno a loro agio con le apparecchiature digitali, e dall’altra bambini e studenti perfettamente a loro agio con gadget elettronici (ma vedi sopra, Soggetti digitali). Un’altra idea è che il divario digitale separerebbe le abilità all’interno di una popolazione di utenti massicci delle nuove tecnologie. Da una parte c’è qualcuno che conosce come sfruttarle per i propri fini e le usa per effettuare operazioni sistematiche e ricerche strutturate, dall’altra parte ci sono quelli che accettano il primo risultato di un motore di ricerca. Non vi sorprenderà scoprire che il censo e la buona istruzione aiutano ad essere classificati nel primo gruppo.

Tutto ciò fa presagire una frontiera ambiziosa per l’applicazione del concetto. Mi è capitato di prendere una seggiovia in Svizzera. Sulla barra di protezione, una pubblicità mostrava l’immagine di una mano che teneva uno smartphone con una app di informazione delle tendenze del mercato dei cambi. Il messaggio era abbastanza prevedibile: grazie alla vostra app sarete sempre in contatto con i vostri affari anche quando siete in vacanza. In effetti per gli schiavi del digitale anche la vacanza è lavoro. Un’altra pubblicità mi dava il benvenuto alla stazione di arrivo. Qui un gentiluomo anziano e sicuramente benestante si godeva il suo tempo libero su una terrazza di teak davanti alle nevi perenni. Messaggio completamente diverso. “Rilassatevi – mentre i vostri beni sono in buone mani”, cioè mettete da parte tutte le preoccupazioni, avremo cura dei vostri soldi al posto vostro.

Il nuovo divario digitale è quindi tra quelli per cui essere collegati è una necessità perfino durante il percorso di una seggiovia e quelli che, grazie alla loro ricchezza, possono vivere non connessi e godersi il tempo libero.

Il significato finale di divario digitale è il divario obbligato. I governi creano divisioni dove non ce n’erano. Molti governi richiedono di riempire moduli on line, sostituendo la possibilità di un’interazione diretta con il personale o lo scambio di documenti pre-elettronici. Così costringono le persone a connettersi anche se non ne hanno l’intenzione.

MUTAZIONE ANTROPOLOGICA, DIPENDENZA → MODELLO TORTA SACHER

Se non esistono nativi digitali nel senso più ampio del termine (vedi sopra Soggetti digitali), se non vi è alcuna mutazione antropologica in vista, quali sono le opzioni? Un modello popolare suggerisce che l’interazione con lo schermo crei una forma di dipendenza. La natura plastica del cervello rende possibile il rinforzo continuo di alcuni cicli decisionali che ci tengono davanti allo schermo per un tempo maggiore di quanto sia ragionevole. Un modello più debole afferma che i nuovi dispositivi sono progettati in modo da solleticare la nostra inclinazione per le immagini in movimento o transitorie, per la musica, le luci e i colori. Questa propensione ha forti basi nella nostra evoluzione.

Analogamente, abbiamo una forte propensione per i grassi e gli zuccheri, per ragioni evoluzionistiche. Come effetto collaterale, siamo attratti dalla sacher e trascuriamo la frutta e le insalate, se ci viene proposta la scelta.

La dipendenza e la mutazione antropologica sono dure da combattere. Ma se il modello della sacher è corretto, è facile pensare a situazioni che aiutano le buone abitudini alimentari ed educative. Bisogna solo stare attenti a non mettere la Sacher accanto all’insalata, se pensate che l’insalata sia buona per la vostra salute. Non circondate il libro di video, se volete che venga letto.

Carr, The Shallows. Spitzer, Digitale Demenz. Pasquinelli, Irresistibili schermi. Thaler and Sunstein, Nudge.

RENDERCI STUPIDI → IMPEDIRCI DI DIVENTARE INTELLIGENTI

Imparare significa modificare il vostro cervello, in alcuni casi in modo permanente e massiccio. Impariamo a leggere (nel senso più letterale, di decifrazione dei segni dell’alfabeto) rivoluzionando l’architettura del cervello, accoppiando il modulo di riconoscimento delle forme con quello fonetico, che non hanno niente a che vedere l’uno con l’altro. Ci vogliono circa duemila ore di allenamento intenso. Molto di quello che impariamo riguarda l’immagazzinare nella memoria informazioni e procedure (vedi sopra, Memoria) in un processo faticoso e che richiede tempo. Nel processo si diventa più intelligenti. Internet non può renderci veramente stupidi o dipendenti, ma può impedirci di diventare intelligenti, riducendo le nostre emozioni, privandoci del sonno, riducendo la nostra abilità di focalizzare e consumando molto del nostro tempo. Diventare intelligenti è possibile, ma richiede lavoro.

Dweck, C., Mindset. Spitzer, Digitale Demenz. Wolf, Proust and the squid. Dehaene, Reading in the Brain.

LEGGERE → LEGGERE COSA?

“La gente legge (e scrive) molto grazie ai nuovi strumenti; in realtà scrive e legge più di quanto abbia mai fatto!” Vero, ma la gente principalmente manda messaggi, cioè scrive e legge testi molto corti e spesso stereotipati. Più in generale, non esiste un singolo modo di scrivere e leggere. Le basi della lettura consistono nell’abilità di associare forme e suoni. La lettura dei libri sembra collegata ad un maggiore bagaglio lessicale.

La lettura dettagliata consiste nell’estrarre significati complessi ed elaborarli mentre si legge. La lettura approfondita di un libro richiede attenzione e concentrazione prolungati (Vedi, Memoria) Può richiedere una rilettura, prendere appunti, fare riassunti. Se volete che i vostri figli non imparino semplicemente a leggere, ma a farlo in modo approfondito, chiaritelo e richiedete strumenti e regole adeguati (vedi, Libro). La lettura rilassata era in passato l’unica modalità di lettura. È stata colonizzata da attività e apparecchiature che catturano l’attenzione. La lettura è quindi diventata interstiziale – in conflitto con la lettura approfondita. Abbiate chiaro il tipo di lettura che avete in mente quando decidete il supporto da usare.

Wolf, M., Proust and the squid. Roncaglia, La quarta rivoluzione.

I GRANDI LETTORI USANO GLI APPARECCHI ELETTRONICI, QUINDI I DISPOSITIVI DIGITALI NON SONO SCONSIGLIATI PER UNA LETTURA APPROFONDITA → ATTENZIONE! I GRANDI LETTORI NON SONO RAPPRESENTATIVI DEL PROBLEMA DI INSEGNARE A LEGGERE APPROFONDITAMENTE

Dal fatto che molti grandi lettori migrano senza sforzo all’utilizzo delle apparecchiature digitali, non segue che uno diventi un grande lettore usando apparecchi elettronici. Coloro i quali leggono in modo massiccio – di solito educati in un ambiente di letture di carta – tendono a leggere tanto su qualsiasi supporto. Possono leggere sugli autobus e nelle sale da ballo e naturalmente non consideriamo questa loro capacità come un argomento per usare gli autobus e le sale da ballo per promuovere la lettura.

I LIBRI COME TECNOLOGIA PER IMMAGAZZINARE L’INFORMAZIONE → I LIBRI COME TECNOLOGIA DEL RIESAME

Ci è stato detto che “I libri sono una vecchia tecnologia per immagazzinare informazioni”. I realtà sono anche questo. Ma se siete d’accordo con questa definizione, siete immediatamente invitati a considerare che i libri digitali immagazzinano più informazioni che possono essere messe a disposizione con una ricerca e quindi sono fonti d’informazione migliori dei libri di carta. Questo punto di vista riduttivo rende la transizione digitale quasi irresistibile (gli e-book sono “aumentati”: li puoi cercare in rete, copiare e incollare, hanno pure collegamenti ipertestuali). Ma la definizione è limitata, perché i libri non sono solo questo, non solo “ricordi”. Oltre ad essere una tecnologia d’immagazzinamento di informazioni, essi sono una tecnologia per l’indagine attenta e il riesame del contenuto complesso. Sono questo tipo di tecnologia in quanto stipulano un tacito contratto con l’attenzione dei lettori: “Fin quando starai con me, non ti distrarrò” (Vedi, Multitasking e Task switching)

Ciò influenza a sua volta la produzione dei contenuti. L’autore è consapevole del contratto sull’attenzione quando scrive il libro. Presuppone un lettore che usa ampiamente la sua attenzione e la sua memoria per un lungo periodo di tempo e scrive conseguentemente per questo tipo di lettore.

Come autore, scriverei in modo diverso se pensassi che il mio testo debba competere con l’ultimo video divertente di un gatto che tira lo sciacquone. Oggi le case editrici richiedono agli scrittori “pillole di contenuto” intense e sempre più corte, un contenuto che si possa dividere in pezzi, in modo che possa competere con le molte distrazioni dei tablet e degli e-reader (apparecchi che per definizione non vogliono stipulare un contratto sull’attenzione). La superiorità del libro di carta è insuperabile quando si parla di attenzione, e difendere i libri di carta a scuola significa, come conseguenza, difendere l’esistenza di scrittori coinvolgenti e responsabili. Una delle grandi conquiste della stampa è la progressiva affermazione e disseminazione dell’argomentazione ininterrotta – precisamente grazie alla possibilità del riesame. Privare i libri della protezione dell’attenzione riporterebbe la produzione di contenuti a forme “orali” di retorica.

Casati, R. Contre le colonialisme numérique

LIBRO→ LIBRI (AL PLURALE)

Il libro di carta ci dà l’illusione che un libro sia qualunque cosa si trova in mezzo a due copertine. Ma esistono molti e diversi tipi di libri. Considerate uno spettro di possibilità: dizionario, enciclopedia, libro di cucina, manuale, collezione di articoli, racconti, romanzo, saggio. Alcuni tipi di libri sono probabilmente migliori nella versione digitale (non vorrete stampare i milioni di voci di Wikipedia). Alcuni hanno una doppia vita. Altri possono risultare molto meglio nella dimensione cartacea. I saggi sono strumenti potenti perché il libro di carta protegge l’attenzione del lettore (Vedi il predente paragrafo).

Considerate un’analogia con la navigazione a vela. La maggior parte delle barche a vela sono sparite; la vela è principalmente uno sport o un’attività ricreativa. Ma i princìpi della vela rendono ovvio che finché ci saranno il vento ed il mare ci saranno le barche a vela; in particolare tra diecimila anni, quando tutti i motori a combustione interna saranno un vago ricordo.

In verità l’evoluzione delle barche a vela è stata spettacolare negli ultimi cinquant’anni. Alcuni libri spariranno, ma altri rimarranno, perché il principio della lettura approfondita e della memoria e dell’attenzione umana sussistono. Autore, se vuoi essere letto con attenzione (non soltanto essere comprato o condiviso), assicurati che il tuo editore consideri l’opzione del libro di carta.

LEGGERE” UN LIBRO→ INTENDI, CERCARE IN UN LIBRO?

Alcuni considerano l’accesso ai libri solo un modo di effettuare una ricerca sul loro contenuto. Certamente questa è un’attività che a volte facciamo – cercare un certo passo ad esempio – ed i computer sono efficienti in questo (con qualche limite, come se  qualsiasi autore che abbia compilato un indice della sua opera). I libri, in breve, non sono costruiti intorno all’idea di una corrispondenza univoca concetto/parola.

Aiden, E., Michel, J.-B., Uncharted.

ACCESSO ALLA CONOSCENZA→ ACCESSO ALL’INFORMAZIONE

“Accesso alla conoscenza” è una frase abusata che non ha alcun senso. Puoi cercare su Wikipedia la formulazione del Teorema di Pitagora, ma non per questo avrai la conoscenza del teorema. Devi essere capace di leggere la formulazione (comprendere dei simboli matematici), darne un’interpretazione matematica o algebrica, e magari dimostrarlo tu stesso. Devi essere capace di applicarlo in vari casi, inclusi i casi limite (quelli in cui l’ipotenusa si riduce a un punto). Quello a cui puoi accedere sono informazioni. Troverai su Wikipedia le informazioni che il Teorema di Pitagora è formulato in un certo modo, ma non la conoscenza del teorema.

Alcuni qui giocano sull’ambiguità. Dicono che il Teorema di Pitagora è conoscenza nel senso che è assodato, provato. E’ una certezza. Vogliono dire che è una verità. Ma la verità non è conoscenza, ed in quel caso ciò che trovi su Wikipedia è l’informazione che il Teorema di Pitagora è una certezza, una verità. Non ne scaturisce alcuna conoscenza.

SCUOLE DIGITALI→ SCUOLE DUALI (ALTRIMENTI DETTO: LOGICA DELLA SOSTITUZIONE→ LOGICA DELL’ACCOMPAGNAMENTO)

Se non siete contro l’uso delle interfacce digitali a scuola, potete insistere nel dare a Cesare quel che è di Cesare. Se la lettura approfondita è favorita dai libri di carta, quelli dovrebbero essere usati, non i tablet. Naturalmente i tablet possono essere usati per altre attività (vedi Logica del coltello svizzero).

LOGICA DEL COLTELLO SVIZZERO→ STRUMENTI DEDICATI

Se dovete scegliere tra un tablet di 500 dollari ed un e-reader di 300, perché non prendere il tablet, che fa molte se non tutte le cose che fa un e-reader e molte altre in più? I tablet sono i coltelli svizzeri dell’era digitale. Un vasto numero di applicazioni permette ai loro lettori di leggere, guardare i video, giocare, simulare, fare calcoli e connettersi alla rete per fare sempre più attività ed accedere ad informazioni universali. La logica è difficile da confutare ma qui, come in molti altri casi, meno può significare di più.

Pensate a questa semplice analogia: nessuno chef si libererebbe del vasto inventario di coltelli nella sua cucina e chiederebbe di comprare invece qualche (o anche un solo) coltello svizzero. Ognuno dei vecchi coltelli è adatto ad uno scopo specifico (tagliare il parmigiano, affettare finemente l’agnello, aprire le ostriche, affettare il pane, tagliare le ossa) e fa ciò che fa nel modo migliore perché non può fare nient’altro.

I libri di carta (Vedi, Libri), i quaderni di carta, le penne, il gesso, si portano dietro ognuno una sensazione e effettuano performance diverse, creano complessi microcosmi di esplorazione senso-motoria e, come abbiamo detto, proteggono l’attenzione.

Provate a usare il Coltello Svizzero Gigante della Zenger: è in effeti molto completo ma pesa circa un chilo. 

MULTIMEDIALITÀ→ MULTIMEDIALITÀ TANDARDIZZATA (OVVERO SALVARE LA DIVERSITÀ DEI SUPPORTI O BIBLIODIVERSITÀ)

I libri tradizionali sono pubblicati in una varietà stupefacente di formati e supporti, consentendo un ampio numero di interazioni differenti (carta, cartone, tessuto, plastica, metallo, pietra, legno, bianco e nero, a colori; a stampa serigrafica o offset; libri pop-up che si aprono in tre dimensioni e contengono meccanismi di carta; libri che sei autorizzato a strappare; libri di solo testo o di sole figure). C’è un’enorme bibliodiversità che merita di essere preservata. I tablet magnificano le capacità multimediali, ma fanno transitare informazioni attraverso schermi e altoparlanti. Usare un tipo di tablet significa usare un solo formato di schermo ed un’unica larghezza di banda sonora. Chiamateli supporti multimediali standardizzati.

Contrapponete ad essi la diversità dei libri.

Stefano Delle Monache, Davide Rocchesso, Jie Qi, Leah Buechley, Amalia De Götzen, and Dario Cestaro. 2012. Paper mechanisms for sonic interaction. In Proceedings of the Sixth International Conference on Tangible, Embedded and Embodied Interaction (TEI ’12), Stephen N. Spencer (Ed.). ACM, New York, NY, USA, 61-68. DOI=10.1145/2148131.2148146 http://doi.acm.org/10.1145/2148131.2148146

L’E-BOOK DOVREBBE SOSTITUIRE IL LIBRO DI CARTA →L’E-BOOK DOVREBBE FAR COSE CHE IL LIBRO DI CARTA NON PUÒ FARE

Gli schermi permettono alle immagini di muoversi; gli altoparlanti consentono la riproduzione di suoni; il collegamento internet permette link esterni. I progettisti di e-book potrebbero voler lavorare a qualcosa che si avvantaggi di queste capacità del tablet invece di insistere sulla migrazione, o sull’ “accrescimento” delle potenzialità del libro di carta, il che in realtà impoverisce i libri.

I BAMBINI DEL XXI SECOLO DOVREBBERO “IMPARARE AD IMPARARE”→ PRIMA I BAMBINI DOVREBBERO IMPARARE QUALCOSA

I governanti sono spaventati o eccitati all’idea che la maggior parte dei lavori del futuro non siano ancora stati inventati. La loro raccomandazione è di liberarsi del “nucleo” o delle “materie” dell’apprendimento, e spostarsi verso un atteggiamento più flessibile che comporti l’“imparare ad imparare”. In realtà l’idea dell’ “imparare ad imparare” non funziona affatto. Nell’ambiente digitale non si può insegnare una competenza generica ch epermetta di ottenere buone informazioni dalla rete. Chi propone la digitalizzazione massiccia pensa che ciò incoraggi lo sviluppo di una “competenza digitale”. Ma tutto ciò è un miraggio. Le competenze generiche possono essere acquisite solo se si acquisiscono prima le competenze specifiche: si acquisiscono competenze genercihe nel corso dell’acquisizione di competenze specifiche. La differenza tra me ed uno studente di liceo è che io sono in grado di effettuare una ricerca utile sul web perché conosco già molte cose in generale e sono altamente specializzato nel mio campo. Ciò significa che posso distinguere se quello che trovo è grano o loglio. Se devo imparare cose che non conosco, un’ora di lavoro serio su un motore di ricerca mi porta da un articolo di Wikipedia a fonti secondarie e da entrambi a fonti primarie. Quando arrivo alle fonti primarie, posso aiutarmi grazie a una familiarità con altre fonti – leggo ogni anno centinaia di relazioni ed articoli accademici, conosco la differenza tra uno studio ed una ricerca, so come misurare la significatività dei dati, o quanto sia valido un ragionamento. Ho le antenne aperte su decine di indici reputazionali, ma ce le ho proprio in base alla mia lunga esperienza. Ma non esiste una competenza unica per usare la rete come se fosse una miniera di informazioni ed ancora meno una competenza “magica” che nascerebbe dal semplice fatto di avere in mano un tablet con accesso alla rete. In verità, siamo al punto in cui l’uso di apparecchi digitali allontana i nostri bambini dalla possibilità di creare quei fondamenti che consentirebbero loro di separare il grano dal loglio.

SI PUÒ FAR MOLTO CON I NUOVI DISPOSTIVI→ SI PUÒ FAR MOLTO ANCHE SENZA!

Vedi la voce precedente!

I COMPUTER SONO USATI PRINCIPALMENTE PER LA PRODUZIONE INTELLETTUALE → I COMPUTER SONO USATI PRINCIPALMENTE PER IL CONSUMO INTELLETUALE (VALE A DIRE IL COMPUTER DEL 2013 NON E’ QUELLO DEL 1995)

Il tuo computer è un fantasma di ciò che erano i computer, principalmente strumenti di produzione intellettuale. Dopo l’IPad, i computer sono principalmente strumenti di consumo intellettuale. Il loro design è cambiato radicalmente per favorire il consumo. Ciò ha conseguenze su come si usa il computer.

COLLEGATEVI (AD UNO SCHERMO)→ COLLEGATEVI CON IL MODO REALE

Lorenzoni, F. Letter to the ministry of primary education, Nov 2012.

CERCARE L’INNOVAZIONE→ CERCARE IL PROGRESSO

Un tempo usavamo la nozione di progresso, che aveva una dimensione valoriale; il processo tecnologico avrebbe dovuto essere valutato in termini di miglioramento apportato. Lo abbiamo sostituito con la nozione, senza connotazioni di valore, di innovazione e ciò suggerisce che l’innovazione stessa sia un valore. In realtà non lo è (“mangia con i piedi”, è un’innovazione, non un progresso).

LIBRI SOLO DI CARTA/ LIBRI SOLO DIGITALI → E’ POSSIBILE AVERE LIBRI DI CARTA CON DOPPIA MODALITÀ

Non che i libri di carta non possano essere progettati. Gino Roncaglia ha suggerito di inserire i codici QR nei libri di carta. Mostrerebbero contenuti multimediali, che potrebbero fungere da supplemento al libro, allo stesso tempo mantenendo la sua natura di oggetto che presenta un contenuto alla volta e quindi protegge l’attenzione.

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NOTA

Questa traduzione è stata approvata dall’autore.

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