I BES, i fatti e le paure. Risposta a Carlo Scataglini/Il dibattito sui BES 2
Punti d’incontro
Caro Carlo,
mi è molto piaciuto il tuo articolo sui BES, poiché frutto della tua grande esperienza di scuola attiva. Anch’io, che ho difeso i due atti normativi recenti, ho manifestato perplessità circa l’attuazione pratica delle indicazioni operative. Ho contestato l’idea di fare svolgere i GLI durante l’orario di servizio e con tanta frequenza; ho contestato l’idea di sostituire ( come sembrava fare la Direttiva ) i GLIP con i CTS ( la c m n. 8/13 almeno li ha messi assieme); a mio avviso, il MIUR dovrà tornare sugli aspetti operativi di queste norme.
Però nella tua vibrata difesa del lavoro in classe colgo una proposta che, teoricamente legittima, mi sembra almeno per oggi, difficilmente praticabile e cioè che i docenti per il sostegno debbano occuparsi di tutti i casi difficili certificati e non certificati. Ritengo ciò per ora impossibile, perché sai bene che quando manca il docente per il sostegno, in troppi casi, specie nelle scuole secondarie, i docenti curricolari fanno uscire dalla classe l’alunno certificato o lo lasciano inattivo in fondo alla classe.
Occorre, come giustamente dici ridurre il numero degli alunni per classe e formare tutti i docenti curricolari. Queste richieste formulate da anni dalla F I S H sembrano accettate dal MIUR che però ancora non ha posto in essere fatti normativi concreti, tranne che l’art 5 comma 2 del dpr n.
81/09, concernente il tetto massimo di 20 alunni nelle prime classi frequentate da alunni con disabilità,normalmente violato dagli stessi uffici scolastici regionali, senza che il MIUR si muova se non dopo le sentenze dei TAR che cominciano a fioccare anche in questo campo.
Divergenze
Dove non concordo col tuo articolo è l’affermazione, data per certa, che agli alunni con disabilità non grave non verrà data il prossimo anno il sostegno che verrà riservato e con ore ridotte ai soli alunni certificati con disabilità grave. A me ciò non risulta da nessun documento ufficiale, né da dichiarazioni dei Dirigenti generali o dei politici al vertice del MIUR. Se qualche ufficio scolastico regionale l’ha messa in giro in modo ufficioso per giustificare i tagli che vogliono fare alle ore di sostegno per farsi belli col MIUR, sarà bene conoscere gli uffici di provenienza per costringerli a smentire.
Le ore di sostegno vengono assicurate attualmente dalla sentenza n. 80/2010 della Corte costituzionale che ha affermato il diritto incomprimibile di tutti gli alunni con disabilità certificata ai sensi dell’art 3 commi 1 o 3 della L.n. 104/92; anzi la sentenza ha stabilito che a quelli certificati con gravità ai sensi dell’art 3 comma 3 spetta l’intera cattedra di sostegno con riguardo alla specificità della disabilità, ad es. alunni con disabilità intellettive o relazionali o pluriminorazioni. Questi orientamenti vincolanti della Corte sono stati normati dalla l.n. 122/2010 che all’art 9 comma 15 li ha ufficializzati legislativamente e all’art 10 comma5 ha stabilito che le richieste di tutte le ore per il sostegno per disabilità lievi o gravi vanno indicate in un PEI che la scuola deve sinteticamente inviare entro Maggio o Giugno ( epoca dell’organico di fatto) agli uffici scolastici per ottenere entro i primi di Settembre le ore richieste. La risposta avverrà, come stabilisce l’art 19 comma 11 della l.n. 111/2011, tramite l’invio alle singole scuole di un pacchetto di ore assegnate.
Le tutele e le paure
Io ho sostenuto e continuo a sostenere che, qualora le ore assegnate siano inferiori a quelle richieste e documentate e quindi non corrispondano alle “ effettive esigenze “ dei singoli alunni, come stabilito dall’art 1 comma 605 lettera B della l.n. 296/2006, le famiglie possono fare immediatamente ricorso al TAR anche in modo collettivo in modo da contenere i costi. Davanti al TAR l’amministrazione non può difendersi adducendo i tagli alla spesa scolastica ed il patto di stabilità, poiché la sentenza della Corte citata ha precisato che il diritto all’integrazione scolastica non può essere compresso da vincoli di bilancio. Quindi, se dovesse verificarsi ciò che tu temi, anzi che dai per certo, è altrettanto certo, ma sulla base di testi giuridici incontestabili, le famiglie ricorrenti vinceranno le cause e l’Amministrazione dovrà non solo pagare le spese, ma, trattandosi della violazione di un diritto costituzionalmente protetto, dovrà pure risarcire i danni anche non patrimoniali che le ultime sentenze anche del Consiglio di Stato fissano in circa mille euro per ogni mese di ritardo della nomina del docente per il sostegno.
Quindi, non incrementiamo dicerie prive di fondamento, impegniamoci invece sempre di più a pretendere che si avvii la formazione iniziale ed obbligatoria in servizio di tutti i docenti curricolari, in modo da poter prendersi in carico in prima persona il progetto di inclusione scolastica, come era quando cominciammo il processo inclusivo alla fine degli anni Sessanta, sostenuti dai colleghi specializzati per il sostegno.
Se una lettura affrettata della ricerca della Fondazione Agnelli di qualche anno fa può dare l’impressione che questa della riduzione dei posti di sostegno sia la linea ministeriale, si sbaglia ad affermare che questo sia anche il progetto ministeriale. Io sono abituato a ragionare solo su prove ufficiali. Fino a quando non vedo uno straccio di circolare che dichiara ciò che temi, debbo sostenere che ciò è pura invenzione frutto delle paure vaganti nel nostro mondo.
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Caporedattore
Roberto Contu
Editore
G.B. Palumbo Editore
E’ UN IMBROGLIO!!!
Carissimo Salvatore Nocera, che ne dici di BES quali “autismo lieve”, “adhd….lieve (per carità)”, “disturbi specifici del linguaggio”, “ritardo mentale lieve”, “funzionamento intellettivo limite”. E’ chiaro che le commissioni medico.legali, oltre i BES hanno un’altra via di fuga…per ridurre le certificazioni ai sensi della 104. Molti alunni non arriveranno neppure alle commissioni medico legali, perchè molte Equipes prospetteranno alle famiglie I BES (che sono anche più eleganti e meno indelebili dell’ignominia della 104…) che, prevedo, saranno dalle famiglie molto ben accolti (mio figlio non è disabile, è solo BES).
Quale rischio?
Non sono stato io a normare i BES, pur condividendo la scelta effettuata
dal Ministero.
Il rischio da Lei paventato però non mi pare possa esservi. Infatti se la
famiglia di un alunno che potrebbe essere certificato con disabilità
preferisce farlo individuare come con un BES diverso, potrà avvalersi al
massimo di qualche misura compensativa o dispensativa e non di tutte le
altre norme che concedono diritti dalle prove equipollenti alla nomina di un
docente per il sostegno.
Salvatore Nocera
Gride e azzeccagarbugli
Gentile Nocera, visto che lei oppone fatti a paure, mi permetto anche io di opporre fatti a quella che mi pare un’eccessiva fiducia nella capacità degli atti giuridici di farsi realtà.
Ricorda le gride manzoniane? Cosa voleva suggerirci quel profondo conoscitore del guazzabuglio del cuore umano e della storia in quelle pagine per i più noiose e inutilmente digressive rispetto alla trama? Più o meno, che la realtà sta su un piano intangibile per leggi astratte e vaniloquenti, e che, davanti a questo mancato incontro, è perfettamente inutile scriverne di nuove, più complicate e stringenti. A me pare che al Miur gli azzeccagarbugli che redigono gride pensino che enunciare qualcosa equivalga ad ottenerla.
Fuor di metafora, come si pensa di risolvere il problema dell’inclusione? Grosso modo così: 1) diminuendo il sostegno (limitandolo ai casi più gravi), 2) aumentando a dismisura la fattispecie “Bisogni educativi speciali” e mettendo un po’ tutto insieme (dall’L2 ai comportamentali, dai deficit cognitivi alla dislessia, e via classificando), 3) attribuendo per decreto ai docenti poteri taumaturgici (questa gliela spiego tra un attimo). Insomma, un castello di burocrazia.
Concretamente:
1) Io constato una diminuzione delle ore di sostegno (potrei citare casi a me noti, ma spero si fidi, per brevità). Tuttavia, ammettiamo che abbia ragione lei e che il sostegno non sia stato ridotto. Di fronte a una normativa che AMPLIA i casi bisognosi di sostegno ci sarebbe bisogno di PIU’ insegnanti, non della stessa quantità. O no?
2) Chi stabilirà chi ha diritto al piano individualizzato e chi no, se viene a mancare il requisito (ristretto, se vuole anche troppo, ma almeno chiaro e inequivocabile) della certificazione? Perché Andrea, la cui famiglia vive un evidente disagio culturale e deprivazione linguistica (anche questo ormai rientra nei Bes), ha il PDP e Mario, che è (o pensa di essere) nella stessa situazione no? Sa cosa? Prevedo una filza di ricorsi (vinti) dalle famiglie perché Mario e Tizio e Caio non hanno ottenuto la didattica individualizzata o, in alternativa, consigli di classe che fanno PDP arrotondando abbondantemente per eccesso, pur di evitare eventuali contenziosi. Se sa come funziona la scuola oggi, tutto questo dovrebbe suonarle familiare.
Corollario di 1) e 2): se tutto è Bes, nulla è Bes; ovvero, più Bes e meno insegnanti di sostegno (o lo stesso numero) = meno sostegno a chi ne ha davvero bisogno. Inoltre scrivere PDP e fare riunioni per verificarne l’attuazione è qualcosa che costa tempo. Non le pare tempo burocratico sottratto al sostegno vero, dentro le classi? Dirà: ma gli insegnanti, se non li costringi con documenti e riunioni di verifica, lasciano il disabile da solo in fondo all’aula. Proprio qui l’esempio delle gride è calzante: la realtà non funziona? E ci faccio su una bella legge! Se invece ci dovessimo piuttosto interrogare su alcune condizioni materiali del lavoro degli insegnanti? (Ne dirò qualcosa alla fine).
3) Gli insegnanti curricolari, molto ma molto banalmente, non sono in grado di gestire la didattica come i documenti ministeriali vanno avventatamente enunciando. Nessun docente può (magari contemporaneamente, e davanti a 25-30 allievi) insegnare la sua materia, alfabetizzare il ragazzo straniero, ricorrere a una didattica speciale per il ragazzo dislessico e a una per il ragazzo che ha un lieve ritardo cognitivo, considerando che magari, al banco di fianco, siede un comportamentale che non si riesce a contenere. A me sembra una considerazione di tale buon senso che sono costretto a dedurre che, per entrare al Miur, i futuri funzionari siano sottoposti a un esame scrupolosissimo per verificare che di buon senso siano completamente privi.
Intendiamoci: gli insegnanti curricolari devono fare corsi di aggiornamento su ciascuno di questi ambiti, per sapere di che si tratta, per collaborare con i docenti ad hoc, per non finire addirittura per ostacolarli. Far gruppo, far circolare le informazioni e le competenze, questo sì che è scuola inclusiva. Ma pensare che lo stesso insegnante possa saper fare tutto è ridicolo. Semplicemente, chi è biondo non può esser bruno.
Davvero crede che basti dare in mano a un insegnante curricolare un ragazzo straniero bisognoso di alfabetizzazione, dirgli “il corsicino di aggiornamento te l’ho fatto, poi la circolare parla chiaro, prego, includilo” e dire che questa è scuola dell’inclusività? Io lo chiamo frustrazione del docente (che potrà al più navigare a vista, sopravvivere, e con uno spaventoso senso di inadeguatezza) e fallimento didattico e pedagogico nell’apprendimento del ragazzo, che avrebbe bisogno di ben altro. (Perdoni se insisto in particolare sulla L2, ma ciò è per due ragioni: il fatto che anche l’italiano a stranieri, tutt’altra cosa rispetto alla disabilità e ai disturbi dell’apprendimento, sia finito insieme ai Bes la dice lunga sulla ratio di questi documenti, che fanno un bel minestrone di tutto; poi perché mi sto specializzando in questi mesi proprio in L2. E sa cosa ho imparato? Che io NON sono un insegnante di L2, anche con una specializzazione (altro che corsicino di aggiornamento!) in tasca: potrò fregiarmi del titolo solo dopo molta esperienza, molto altro studio, insomma dopo una costruzione lenta di competenze professionali. E qui stiamo parlando di chiedere agli insegnanti di fare tutto! Suvvia, siamo seri. Ovviamente, sempre che si vogliano ancora avere insegnanti e non generici badanti. Vogliamo questo? Perché, guardi, le condizioni in cui lentamente la nostra scuola sta slittando sono proprio quelle di luoghi dove sopravvivvere alla meno peggio, studenti e docenti.
Quando al ministero si parlerà di ridare fondi alla scuola e dignità agli insegnanti, quando si lavorerà ad un sistema di formazione e reclutamento seri (non: Ssis, ah no scusate, non va, ecco, Tfa, ah no, scusate, non va, ecco, concorso, ah no scusate, …), quando si tornerà a parlare di aggiornamento (di ogni genere, ma anche e soprattutto disciplinare), quando si valorizzeranno gli insegnanti giovani e motivati invece di dar loro calci nel sedere, tenendoli per decenni nel precariato, quando si dirà che un insegnante competente è un insegnante che sa fare alcune cose bene, non tante male, quando si penserà, magari, a classi “scomponibili” in certi momenti della mattinata, in cui a piccoli gruppi con esigenze diverse si offre una didattica diversificata, (quando si faranno molte altre cose CONCRETE che rinuncio a enunciare per ragioni di spazio e di pazienza di lei che mi legge), allora otterremo qualità e inclusività: anche sui Bes. Queste sono le condizioni materiali cui bisogna badare e che bisogna riformare: il resto sono circolari ministeriali.
SUMMUM JUS SUMMA INIURIA
Il titolo potrebbe essere tradotto in italiano corrente “il troppo diritto stroppia”.
Ho letto la vibrante ed appassionata replica del prof Daniele lo Vetere alla mia risposta all’articolo di Carlo Scataglini e mi sono sentito toccato sul vivo con la critica all’invasione del campo della didattica da parte della normativa. Anch’io ritengo che il rischio ci sia, ma occorre guardare da vicino le cose come fa il Professore, ma pure come faccio io con l’orecchio ai richiami ineliminabili dello Stato di diritto che regola la scuola pubblica e che rilascia titoli di studio che hanno un valore legale.
Prima della circolare sui BES esistevano le classi così come descritte nell’articolo sul quale intervengo. La circolare non le ha create; anzi ne ha preso giuridicamente coscienza, prevedendo per i casi di svantaggio e disagio non certificabili né come disabilità né come DSA, la possibilità che su richiesta della famiglia lo stesso Consiglio di classe provvedesse a trovare delle soluzioni didattiche, tra le quali,anche gli strumenti compensativi e dispensativi già previsti per legge per gli alunni con DSA, pretendendo che tali decisioni debbano essere verbalizzate, motivate e sottoscritte. Ciò per giustificare agevolazioni che, senza quelle motivazioni, potrebbero risultare discriminatorie ai danni di altri alunni che non godono degli stessi interventi con conseguenti ricorsi al TAR. Quindi, a mio avviso, la circolare potrà forse provocare ricorsi; ma questi saranno sempre inferiori di numero rispetto a quelli che si potrebbero detrerminare se si consentissero agevolazioni senza darne mpotivazione.
Ma veniamo ai tre punti di critiche sollevate secondo cui il MIUR risolverebbe i problemi : 1- riducendo i docenti per il sostegno; 2- aumentando i casi di BES; 3- scaricando sui docenti curricolari tutti questi problemi senza uno straccio di formazione che comunque non potrebbe renderli “tuttologi”, cosa che comunque non avrebbe senso.
1- Il numero globale dei docenti per il sostegno negli ultimi anni è andato sempre crescendo avendo raggiunto adesso oltre i centomila, rispetto ai circa duecentomila alunni certificati con disabilità. Pertanto il rapporto medio nazionale si aggira intorno ad un docente ogni due alunni.Ovviamente questa è una media e Trilussa ci ha inequivocabilmente spiegato ciò con la storiella dei polli pro capite. Occorre quindi redistribuire meglio questa risorsa.
2- Allora il problema sta nell’aumento dei BES, che però, ripeto, non è stato creato dalla circolare che si è limitata a prenderne atto.
3- Quindi il vero problema è costituito dai docenti non sufficientemente preparati e dal sovraffollamento delle classi.
Sulla formazione dei docenti dobbiamo un po’ chiarirci; infatti la circolare non pretende che i docenti curricolari divengano, seguendo l’esempio dell’articolo, esperti di lingua straniera per saper insegnare l’Italiano agli stranieri. Assolutamente NO; per questo ci sono i mediatori culturali; stando alla circolare, i docenti del consiglio di classe debbono concordare le modalità per facilitare a questi alunni l’apprendimento della lingua italiana tramite i mediatori culturali, la presenza dei compagni e la propria mediazione didattica, utilizzando eventualmente qualche parola di lingua degli alunni, come ci capita quando vogliamo parlare con stranieri incontrati nelle nostre strade o all’estero. Né è previsto dalla circolare che i docenti curricolari debbano essere esperti in tutti i BES, compresi anche le molteplici disabilità e DSA. E’ sufficiente che abbiano una formazione iniziale sulle didattiche inclusive ed una ricorrente formazione in servizio sui casi che di anno in anno si presenteranno nelle loro classi.
Ribadisco questa realtà di classi composite non l’ha creata la circolare sui BES; anzi essa cerca di fornire alcune indicazioni di soluzioni, che possono ovviamente essere migliorate.
Il vero problema di difficile soluzione ( ma anch’esso non è stato creato dalla circolare) è costituito dal sovraffollamento delle classi.Per gli alunni con disabilità una soluzione è stata trovata con gli art 4 e 5 comma 2 del dpr n. 81/09 che fissa a 20, massimo 22 il tetto massimo del numero di alunni per le prime classi e quindi a scorrimento tutte le successive a partire dall’a.n. 2009/10. Se in concreto per molte classi queste norme non vengono rispettate neppure dagli Uffici scolastici o dallo stesso MIUR, occorre che da cittadini, amanti dello Stato di diritto, ci si adoperi a farle rispettare anche, ove necessario, coi ricorsi alla Magistratura.
Per gli altri casi di BES purtroppo la riforma Moratti prima e quella Gelmini poi hanno creato un problema insuperabile senza un intervento normativo correttivo che fissi anche per lle classi con questi alunni dei limiti numerici.
So bene che questa scelta di politica legislativa comporta spesa pubblica; ma il problema non lo ha creato la circolare; essa lo ha trovato ed ha cercato, a legislazione vigente, di trovare qualche soluzione con una semplice circolare. Spetta a noi come cittadini che crediamo nella scuola pubblica che deve realizzare inclusione di qualità, adoperarci perché la normativa legislativa possa orientarsi in tal senso. Invito pertanto quanti criticano la circolare, se condividono questa mia analisi, ad unirsi a noi della F I S H per trovare delle soluzioni politiche.
Salvatore Nocera
Quando il rimedio è peggiore del male
1) Sull’organico di sostegno del prossimo anno: http://www.orizzontescuola.it/news/organici-201314-studenti-aumentano-27mila-unit-docenti-restano-inviarati-insegannti-sostegno-in. Aumentano i casi, restano invariati gli insegnanti.
A me qualcosa continua a non tornare. Anche se, come dice Nocera, gli insegnanti di sostegno in questi anni sono aumentati, alle ore di sostegno concesse sta succedendo il contrario. La mia esperienza diretta sul campo:
caso 1) allievo con il livello intellettivo di un bambino in età prescolare inserito in una seconda media (uno dei casi più gravi a me noti, insomma: e il taglio ha colpito [i]anche lui[/i]): l’anno scorso aveva la copertura completa, quest’anno no; in parte provvedono, gratis, alcuni volontari della Crose Rossa (il comune della sua scuola è piccolo ed esiste ancora la solidarietà di comunità; ma nel resto d’Italia?), nel resto delle ore scoperte è solo e l’insegnante curricolare non può fare molto, perché il ragazzo ha bisogno di attenzione continua ed esclusiva;
caso 2) ex-allievo della mia attuale scuola media, ora alle superiori: l’anno scorso aveva 12 ore di copertura, quest’anno 9;
caso 3) proprio ieri parlavo con la neuropsichiatra referente di un ragazzo da me seguito: mi confermava che alle elementari e alle medie il sostegno è diminuito; alla mia precisa richiesta di quantificare ha risposto “30-40%”.
Come si spiega ciò? Non metto in dubbio la buona fede di Nocera quando dice che gli insegnanti sono aumentati in questi anni (ma vedi sopra la notizia degli organici), ma quel dato da solo forse non dice molto, molto probabilmente perché stanno aumentando i casi di certificazione, ma le due serie non procedono proporzionalmente. Questo spiegherebbe la diminuzione che constato sul campo.
2) Stranieri. Mi perdoni, ma non ho mai visto in vita mia un mediatore culturale, specie in classe. Te la sfanghi da solo.
Anche perché al Miur se ne fregano del fatto che esistano docenti specializzati in italiano a stranieri (mai sentito parlare di creare una classe di concorso per loro). Preciso che non parlo per interesse personale: le mie esperienze di studio e di lavoro come insegnante di sostegno e di L2 le considero una bella integrazione alla mia professionalità, ma in futuro probabilmente, se il Miur finalmente deciderà di investire su di me, invece che di schiaffeggiarmi, tornerò a fare l’insegnante di lettere. Dunque parlo piuttosto di dare un posto a tanti amici e colleghi di vaglia che, a differenza di me, hanno studiato solo ma [i]specificamente[/i] italiano a stranieri, e che in Italia sono a spasso, o precari nelle peggiori condizioni. Sapete perché non si approfitta di loro e non li si fa entrare in pianta stabile nella nostra scuola? Ma è facile: altra gente da pagare, sovrapposizione (guai!) tra due docenti. La sintesi più efficace di questa logica liberista applicata alla scuola l’ho letta sul blog di Porro, vicedirettore del Giornale: la compresenza di due insegnanti in classe nelle medie serviva solo ai sindacati per garantire un posto pubblico in più (probabilmente pensava “a dei fannulloni”, ma non lo scrisse: anche i liberisti, a volte, hanno del pudore), dunque bene ha fatto la Gelmini a “razionalizzare”.
L’educazione per tutti e l’inclusione si predicano solo a parole, con la mano ben stretta sul portafoglio.
3) Se sono aumentati i Bes, cioè se la nostra società è più complessa, bisognerebbe aumentare le risorse finanziarie e umane per fronteggiare quella complessità. Invece (cito dalla circolare del 27/12/2013; il corsivo è mio):
“A livello di singole scuole, è auspicabile una riflessione interna che, [i]tenendo conto delle risorse presenti[/i],individui possibili modelli di relazione con la rete dei CTS [Centri territoriali di supporto, ndr] e dei CTI [Centri territoriali per l’inclusione], al fine di assicurare la massima ricaduta possibile delle azioni di consulenza, formazione, monitoraggio e raccolta di buone pratiche, perseguendo l’obiettivo di un sempre maggior coinvolgimento degli insegnanti curricolari, attraverso – ad esempio – la costituzione di gruppi di lavoro per l’inclusione scolastica”.
“Ferme restando la formazione e le competenze di carattere generale in merito all’inclusione, tanto dei docenti per le attività di sostegno quanto per i docenti curricolari, possono essere necessari interventi di esperti che offrano soluzioni rapide e concrete per determinate problematiche funzionali. Si fa riferimento anzitutto a risorse interne ossia a docenti che nell’ambito della propria esperienza professionale e dei propri studi abbiano maturato competenze su tematiche specifiche della disabilità o dei disturbi evolutivi specifici”.
In soldoni: non vi diamo un euro di più, risolvetevela con risorse interne. Quante volte abbiamo sentito dire, negli ultimi anni, che la riforma deve essere “a costo zero”, “a parità di risorse”, “senza aggravio finanziario per le casse dello Stato”?
Inoltre, visto che i docenti curricolari dovranno gestire da soli casi su cui avranno una limitata competenza (infatti Nocera ha ragione: ai docenti non si chiede di sapere tutto, piuttosto gli si affidano casi i più disparati [i]come se[/i] sapessero far tutto), avranno a disposizione una commissione interna che fornirà loro consulenza e che dovrà fare loro da tramite con i centri sul territorio. Leggendo bene il secondo stralcio si capisce che di questa commissione faranno parte persone formate specificamente sulla materia: al momento quelle “risorse interne” sono solo gli insegnanti di sostegno, che faranno altre riunioni in più, mica si occuperanno dei ragazzi.
Insomma, la circolare sui Bes avrà anche dei pregi, ma in una situazione come l’attuale, quel rimedio è peggiore del male. Meglio sarebbe stato non doverla leggere.
Per migliorare
Sui dati del 2013 non sono informato; su quelli dello scorso anno, ho
fornito i dati comunicati dal MIUR. I casi singoli di riduzione o mancata
concessione di ore ci sono, sia per la logica della media statistica di cui
ho parlato, sia perchè ci sono i dati del numero crescente di ricorsi ai
TAR.
Quanto alla formazione dei docenti curricolari, si vedrà se il MIUR darà
seguito al d m n. 249/2010 e stipulerà un contratto collettivo coi sindacati
che preveda l’obbligo di formazione in servizio.
Quanto al fato che i docenti per il sostegno , durante l’orario di lezione,
si mettano a svolgere consulenze ai colleghi curricolari non è previsto
dalla circolare n. 8/2013, anzi è vietato dalla stessa Direttiva del 27
Dicembre 2012 che impedisce ai docenti per il sostegno di occuparsi di casi
di BES diversi dalla disabilità.
Quindi , ognuno può liberamente pensarla su questa recente normativa, che
certo necessita ancora di aggiustamenti, specie organizzativi; però mi
sembra troppo affermare che sarebbe stato meglio non leggerla. Io l’ho letta
con interesse e con spirito critico; ho formulato le prime riserve sulla
Direttiva , in seguito alle quali qualche chiarimento è emerso nella
Circolare; ancora, come dicevo occorrono ulteriori chiarimenti specie a
livello organizzativo.
Se le osservazioni critiche di tutti quanti credono nella qualità
dell’inclusione scolastica si concentrassero sul miglioramento del nostro
sistema, oltre che limitarsi a denunciare i punti deboli, sarei lietissimo
di leggere sempre più non solo circolari ministeriali ma anche critiche alle
stesse.
Salvatore Nocera
necessità di qualcosa più che riformismo?
Gentile Nocera, io non ho parlato di insegnanti di sostegno che fanno consulenze ai colleghi [i]durante[/i] il loro orario, ma dell’”équipe di docenti specializzati” di cui al punto 2.1.2 della circolare del 27/12, che, come tutti i gruppi di lavoro e le commissioni, si riunirà fuori dall’orario di lavoro in classe, mi pare evidente.
Mi spiace rilevare che lei continua a nascondersi dietro circolari snocciolate l’una dietro l’altra o a parlare di cose che purtroppo quaggiù non esistono (come i mediatori culturali, che comunque, anche se esistessero in massa, di certo non entrerebbero in ciascuna classe per fare lezione allo straniero). E’ perfettamente inutile gridare “se il tizio ha rubato non doveva farlo! C’è una legge che lo impedisce!”. Il problema è che i furti ci sono, poi possiamo gridare finché vogliamo.
Vorrei però dirle che io non sono un conservatore, né che critico solo senza proporre nulla. Legga il mio recente intervento sull’insegnamento della letteratura pubblicato qui e si renderà conto che sono tutt’altro che uno seduto sugli allori a difendere rendite di posizione (anche perché, da precario preso a calci nel sedere, rendite non ne ho), semmai, il mio difetto è proprio il contrario, che sono fin troppo utopista.
Non credo nelle norme e in questa norma? No, non ci credo. Da che insegno nella scuola ho dovuto constatare che capita più spesso che il Miur prenda decisioni sciocche e dannose che non il contrario: veda, per citarne solo due, il concorso indetto per selezionare altri insegnanti, quando ce ne sono già di giovani come me abilitati e iscritti in graduatoria in attesa di un posto meno incerto, veda le “riforme Gelimini”.
Non faccio nessuna proposta? Mi pare di averne fatte nei miei precedenti commenti: più soldi, più docenti di sostegno, insegnanti formati in L2 che affiancano i docenti curricolari, revisione della definizione di Bes che così com’è certo garantirà gli strumenti dispensativi e compensativi a chi finora non poteva goderne senza certificazione, ma che è talmente poco scientifica, vaga, generica, fumosa, che vi rientra praticamente tutto. Soprattutto: valorizzare gli insegnanti come intellettuali, perché ad oggi, quello che si aumenta è solo il loro carico di lavoro. E intellettuale, va da sé, significa uno che pensa come risolvere problemi concreti attraverso il suo sapere, non uno che si guarda l’ombelico. Però devono essere problemi concreti, non cartaccia.
Questa circolare è una mano d’acciaio che stritola un corpo debole. Il punto è rafforzare il corpo, non mettergli addosso altri mille pesi.
Per concludere, sto cominciando a considerare il Miur non il mio datore di lavoro ma una controparte. Sono sempre stato un pragmatico riformista in politica. Comincio a pensare che abbia ragione chi dice che davanti a un turbocapitalismo tecnocratico che taglia lo stato sociale considerandolo un peso inutile, sia necessaria una lotta dura e frontale. Democratica e civile, ma dure e frontale. Per ora, purtroppo, non intravedo neanche questa possibilità di coesione tra lavoratori, tutti intontiti e avviliti.
il nostro contributo
Gentile prorf lo Vetere,
non intendo fare la difesa d’ufficio della circolare del MIUR. Da semplice esperto di diritto mi sono limitato a dimostrare come la circolare offre una maggiore tutela a situazioni di svantaggio e disagio, attualmente non sufficientemente tutelati.Ciò, come in modo molto più autorevole di me dimostra Ianes, è un arricchimento delle politiche inclusive avviate in Italia alla fine degli Anni Sessanta.
Ciò certamente richiederà una diversa e migliore organizzazione delle scuole ed una generalizzata formazione iniziale ed in servizio di tutti i docenti, nonchè un maggior coinvolgimento degli Enti locali e dei soggetti del Terzo settore per offrire interventi parascolastici ed extrascolastici a supporto del lavoro didattico delle scuole.
Lei invece pensa che la circolare sia stata un atto dannoso; in democrazia tutte le idee hanno diritto di cittadinanza ; il confronto è non solo opportuno ma doveroso non tanto perchè uno debba prevalere su di un altro, ma perchè l’opinione pubblica, analizzando le idee in dialogo dialettico, possa farsi una sua personale convinzione.
Pertanto ritengo infruttuoso continuare a scontrarci, mentre lascerei agli altri di approfondire intimamente o pubblicamente le idee che si confrontano.
ringraziandoLa per avermi dato l’opportunità di conoscerci, La saluto cordialmente.
Salvatore Nocera
esaurimento del dibattito
Gentile Nocera, ha ragione, oltre una certa misura e dopo due tre turni di parola le reciproche posizioni e gli argomenti a disposizione di ciascuno sono chiari e si può lasciare democraticamente il campo.
Perdoni certi tratti di veemenza, dettati solo da passione e non da volontà di prevaricare l’interlocutore nel dibattito.
Saluti a lei
BES = Bisogna Eliminare il Sostegno
Sono una maestra sessantenne sull’orlo di una crisi di nervi.
Dal prossimo anno, invece di andare in quiescenza, come ritenevo certo fino a non più di 2 anni fa, mi dovrò “riciclare” e formare:
1 – sull’uso del registro elettronico (con la consapevolezza di dover portare a scuola il mio notebook personale, visto che nella mia sede non esiste nemmeno un PC funzionante)
2 – sui BES, DSA, ADHD e chi più ne ha più ne metta.
Mi chiedo con tutta franchezza come potrò reggere a questa marea di lavoro che si prospetta, visto che già oggi le ore del pomeriggio non mi sono sufficienti per preparare le lezioni per il giorno dopo e per correggere le attività svolte la mattina.
Sto cominciando a odiare nel più profondo questo lavoro perchè so, con certezza, di non poter realizzare quanto viene richiesto.
Ritengo che sia ASSOLUTAMENTE IMPOSSIBILE attuare i PDP nella primaria, dove l’autonomia di ogni bambino (anche il più “normale”) e pressochè inesistente, con classi di 28 alunni, senza compresenze e con stranieri che vanno e vengono in continuazione.
A questo proposito faccio un esempio: un bambino di classe seconda, proveniente dal Marocco, ha iniziato a frequentare a metà ottobre e si assentato per altri due mesi tra febbraio e maggio.
Questi casi sono più frequenti di quanto si immagini.
Per chi lo preparo il PDP?