Prima che gridino le Pietre, manifesto contro il nuovo razzismo, un libro e un incontro in classe
“Son membra d’un corpo solo i figli di Adamo,
da un’unica essenza quel giorno creati.
E se uno tra essi a sventura conduca il destino,
per le altre membra non resterà riparo.
A te, che per l’altrui sciagura non provi dolore,
non può esser dato nome di Uomo”.
(Saadi di Shiraz, Shiraz , Iran,1203 – 1291)
31 maggio: 70 ragazzi e una giornalista
Metti che un tuo collega ti dica “Linda che ne dici se invitiamo una giornalista a scuola?”
Lì per lì pensi che non ci sarebbe tempo, che non lo abbiamo progettato, messo nel PTOF, siamo alla fine dell’anno, accidenti e come la mettiamo con le verifiche e le interrogazioni?
Poi quello stesso collega ti mette in mano il libro che la giornalista ha curato “Prima che gridino le pietre” di Alex Zanotelli e ti si accendono alcune lampadine:
- Il primo libro che lessi di Zanotelli fu “i poveri non ci lasceranno dormire”: avevo pochi anni più dei miei studenti. Non so quanto ci capii, ma mi colpì con la forza di un pugno. Ho passato interi pomeriggi con la mia amica Benedetta a parlare degli articoli di Nigrizia.
- Questo libro è un altro cazzotto. Padre Zanotelli non è un moderato, non è un politico: è un prete per il quale vige il motto “predicate sempre il Vangelo, se necessario anche con le parole”
- L’incontro e il libro arrivano alla fine di un percorso sul fenomeno della migrazione che le tre classi del nostro istituto hanno seguito dalla prima: abbiamo ascoltato il racconto di testimoni, profughi e medici che si sono occupati della prima accoglienza a Como, letto giornali, riviste, libri e albi illustrati. Abbiamo cercato di capire e ne abbiamo scritto in forma narrativa.
- Da due mesi sto insegnando loro a scrivere un testo argomentativo: hanno scelto argomento, individuato la tesi, cercato le fonti, faticosamente stiamo scrivendo insieme. Incontrare una giornalista è l’occasione per discuter su come si può raccontare un fatto, dare una notizia, provare ad essere obiettivi.
Insomma, inutile farla tanto lunga: in trenta secondi ho accettato.
Valentina Furlanetto è giornalista di Radio 24, la accolgo e si mostra subito visibilmente emozionata. Gli adulti che intervengono nelle scuole sono di due tipi: quelli che sono preoccupati e hanno la luce negli occhi e poi quelli che trattano i ragazzi dall’alto in basso, inutile dire che questo sguardo diverso determina l’andamento dell’incontro. Nel caso di Valentina Furlanetto sono state due ore intense di spiegazioni e domande, sul giornalismo, sulle passioni e sull’Africa e la Siria, tenendo il libro in sottofondo.
La scelta della giornalista è stata quella di dare ai ragazzi strumenti per interpretare, è partita dunque dalla storia dell’Africa, dalle nostre responsabilità come occidente, ci ha raccontato i suoi viaggi, la situazione della Sierra Leone, cosa significhi vivere in un paese dove la corruzione è parte della cultura. Poi ha affrontato la questione delle migrazioni, il trattato di Dublino, l’accoglienza dei migranti.
I ragazzi l’hanno incalzata di domande, così mi ha scritto Emma nel testo argomentativo assegnato qualche giorno dopo:
Negli ultimi giorni di scuola è venuta a scuola la giornalista Valentina Furlanetto e ci ha parlato del perché gran parte dei migranti arriva dall’Africa: perché lì la vita è più difficile per via della guerra o della povertà. Ci ha spiegato che ci sono molti meno arrivi, per esempio, dalla Siria, anche perché, anche se possono permettersi il viaggio in aereo, non possono partire perché con il loro passaporto possono andare in circa venti paesi. Questa storia mi ha colpito molto perché non pensavo potesse davvero esserci una situazione del genere: noi siamo liberi di andare quasi ovunque e non poter andare dove si vuole o farlo illegalmente e rischiando la vita lo considero un limite alla libertà.
Alex Zanotelli Prima che urlino che pietre, manifesto contro il nuovo razzismo
Ma com’è questo libro che per noi è stata occasione di incontro e riflessione?
La prima parte è quella più politica, tutta incentrata sull’urgenza di una presa di posizione da parte di noi cittadini, sulla necessità della disobbedienza civile, in questi tempi che spingono ad una scelta.
Il libro di padre Zanottelli parte da un dato: l’86% dei rifugiati è accolto nei paesi più poveri, appena il 14% si trova nell’Occidente ricco e sviluppato.
Quella stessa Europa che pretende di essere l’esempio della civiltà tollera episodi di discriminazione e xenofobia. Gli italiani, emigrati nella anni in tutto il mondo, hanno dimenticato la loro storia, o fanno finta di non ricordarla.
Nel 1893 a Aigues-Mortes si diffonde una falsa notizia che infama gli italiani, forse l’uccisione di due poliziotti o aver gettato il sale in una brocca d’acqua, circa cinquecento cittadini francesi armati di pietre, forconi e bastoni attaccano per due giorni la comunità italiana. Alcuni italiani si rifugiano in una panetteria a cui la folla cerca di dare fuoco. Alla fine moriranno in dieci. Una violenza che segue a un periodo di tensioni: la rabbia dei francesi è contro gli italiani colpevoli di determinare l’abbassamento dei salari, di essere ubriaconi, violenti e molesti.
Questa è la storia che apre e chiude il libro, una storia terribile tanto simile alla situazione di tensione odierna, eppure l’attenzione dell’autore va a quei francesi che hanno protetto e difeso gli italiani, perché c’è sempre qualcuno che sceglie il bene, che sceglie di rompere il silenzio, di fare opposizione, come il caso della “santa collera” del pastore luterano Kaj Munk; il Sanctuary Movement che, a partire dagli Stati Uniti, ha trasformato le chiese in rifugi protetti; il primo sciopero dei braccianti africani, guidato dallo studente di ingegneria e lavoratore nei campi Yvan Sagnet, fino all’esperienza di Riace. Zanotelli passa in rassegna gli episodi legati a quello che lui chiama razzismo di stato, lanciando forti accuse contro la mancanza di un’opinione pubblica che si opponga, vedo un assopimento pericoloso, complice. Gli anticorpi non possono venire dall’alto, devo arrivare dal basso. Invece il mondo dei movimenti è frantumato, inerte, morto. C’è un silenzio totale.
La posizione contro le politiche odierne è forte e netta, lo stile semplice e chiaro, senza fronzoli e va diretto al punto e non teme di prendere una posizione esplicita, di denuncia e provocatoria, si tratta di un manifesto infatti, non di un saggio, vuole accusare e proporre di percorrere altre strade.
L’Europa con i suoi fili spinati, con le sue barriere metalliche, ha perso i suoi valori, dobbiamo reagire prima che i nostri nipoti dicano di noi quello che oggi noi diciamo dei nazisti
[…] Io critico l’Europa perché credo che non sia l’Europa che avevamo sognato, che avevano sognato i suoi padri fondatori, ma non credo che la soluzione sia meno Europa, semmai più Europa[…] Serve una costituzione Europea.[…]la rabbia popolare non va utilizzata come combustibile, ma vanno date risposte, soluzioni, ed è qui che i partiti tradizionali hanno mancato.
E’ un libro che parla a tutti ma richiama le precise responsabilità dei cattolici la chiesa ha un ruolo importante, per questo mi arrabbio[…] il cattolicesimo deve avere un respiro transnazionale, non può chiudersi.
E ancora Per il bene comune bisogna disobbedire alle leggi se saranno varate leggi ingiuste. Le religioni tutte devono dare una mano. La Chiesa ha un ruolo fondamentale in questo. Perché sono arrivati fascismo e nazismo? Per il silenzio.
Nessuno fermerà i poveri, che si spostano a causa delle guerre, dei cambiamenti climatici, delle persecuzioni politici, si spostano per necessità, come avvenne nel 376 d.C quando i Goti, perseguitati dagli Unni, decisero di spostarsi e furono inizialmente accolti nell’Impero Romani, ma i funzionari corrotti, che avrebbero dovuto provvedere ai loro rifornimenti, preferirono rivenderli al mercato nero. I Goti, ridotti alla fame, furono costretti a vendere i propri figli come schiavi e a comprare carne di cane dai romani; il risentimento crebbe a tal punto che iniziò la ribellione che li avrebbe portati al sacco di Roma del 410.
Conclude, dunque, Zanotelli: allora come oggi, nella gestione dei flussi migratori si prospettano due strade: quella dell’inclusione, e quella del rifiuto o del respingimento.
La seconda parte del libro, che è poi quella che abbiamo letto in classe, abbandona i toni di accusa e di denuncia e descrive la lunga storia di sopraffazione che l’Africa ha dovuto subire da parte degli Europei. Vi si tratteggiano le storie di dei principali paesi africani, partendo dalle vicende che nessuno ricorda, come quella degli Herero in Namibia, una popolazione di pastori che osò ribellarsi ai colonizzatori tedeschi e per questo fu sterminata attraverso fucilazioni e campi di concentramento nei quali i prigionieri venivano usati come cavie umane da Eugen Fusher, professore di Mengele a Berlino. Brevi capitoli sono dedicati a Ciad, Mali, Congo, Somalia, Eritrea, Libia, Niger, Sudan e Sud Sudan: io li ho usati per proporre ai ragazzi ulteriori approfondimenti.
Il libro si conclude, poi, con un interessante appendice di Valentina Furlanetto Il volto nascosto dell’accoglienza, che descrive il business legato all’accoglienza senza omissioni e peli sulla lingua, facendo una netta distinzione tra gli SPRAR, fiore all’occhiello dell’accoglienza, e il sistema dei CAS e CPA, meccanismi che permettono la speculazione e la corruzione. Uno schema che è stato replicato al nord, come al centro e come al sud. […]In questi anni, mentre tutti guardavano al mare, mentre venivano criminalizzate le ong che si occupavano di soccorso e salvataggio, forse bisognava guardare a terra, dove stipavano migliaia e migliaia di migranti, sotto i tendoni o dentro gli alberghetti in disuso, e contavano i soldi.
Ma torniamo al nostro incontro con la giornalista, a un certo punto Leonardo le domanda: “Ma cosa può fare l’Italia per affrontare questa situazione?”
La giornalista si ferma, pensa e poi risponde: “non sta a me darti una risposta, a me spetta il compito di informarti, di darti la possibilità di conoscere, di spiegarti quali notizie sono false e quali vere. Io so solo che, di fronte a qualsiasi situazione, non dobbiamo dimenticare la nostra umanità”
Ecco io ho pensato che è poi quello che ho provato a fare in questi tre anni, quello che la scuola deve fare. Sempre. E che questa risposta è la sola risposta possibile alle polemiche sul fare o meno politica in classe
Bibliografia per un percorso triennale sulla migrazione alla scuola secondaria di primo grado:
Elenco qui, a titolo puramente esemplificativo, i testi che abbiamo letto in tre anni a scuola, che si sommano ai tanti video visti e ai testimoni intervistati.
Illustrati/ graphic novel
- Grader: Mediterraneo
- Levi Pinfold Il cane nero
- Grader: L’isola
- Shau Than: L’approdo
- Fleischman: The mach box diary
- Radice testoni: Non stancarti di andare
Lettura ad alta voce:
- Racconto: L. Sciascia Il lungo viaggio
- Romanzo: S. Clima Continua a camminare
- Catozzella Non dirmi che hai paura
- Geda Nel mare ci sono i coccodrilli
Saggi e articoli
- Stella L’orda
- Zanotelli Prima che gridino le pietre
- Dal barcone della Libia al dottorato, la favola di Alange di Filippo Femia (La Stampa 13 gennaio 2018)
- La strage silenziosa dei campi, dove i migranti muoiono insieme agli italiani l’Espresso (15 giugno 2018)
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