
Una minaccia per tutti noi, insegnanti e non
I fatti di Palermo costituiscono una minaccia alla libertà dei cittadini e un attentato gravissimo ai diritti sanciti dalla Costituzione: la libertà di opinione e la libertà di insegnamento. Una insegnante è stata esclusa per quindici giorni dall’insegnamento e da parte dello stipendio (ridotto alla metà) per non aver vigilato su un video dei suoi alunni che accosta il decreto salviniano sulla sicurezza alle leggi razziali del 1938 (cosa peraltro pensata da almeno un terzo degli italiani).
Il fatto è di una gravità inaudita. Chi riteneva i gesti di intolleranza del nostro ministro degli interni delle innocue pagliacciate deve ripensarci. Questo atto di forza vuole intimidire non solo una categoria (gli insegnanti) ma tutti i cittadini. E che si sia partiti dai docenti non è casuale: sono loro che devono insegnare il rispetto dei diritti, la democrazia, la tolleranza, i principi della Costituzione antifascista. La scuola da sempre è un terreno di resistenza. Per questo è stata colpita per prima.
Questa prova di forza è solo un inizio, un ballon d’essai per vedere quanto avanti ci si può spingere sin da oggi nella fascistizzazione dello stato. Per questo esige una risposta pronta e decisa. Già gli insegnanti e gli studenti di Palermo, che sono subito scesi in sciopero, hanno reagito con decisione.
Nessuno sottovaluti quanto è successo. Di qui in avanti nessuno è più sicuro e, come è successo alla insegnante di Palermo, chiunque può trovarsi la Digos in casa o in classe. Si sta procedendo alacremente verso uno stato di polizia, e bisogna resistere, resistere subito con gli strumenti della democrazia ma con il massimo di determinazione.
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RE: Una minaccia per tutti noi, insegnanti e non
Concordo del tutto con il suo intervento, caro professore. L’ atto sanzionatorio è di una gravità inaudita. Nel vocìo generale- per fortuna immediato e corposo- sembrano prevalere i rammarichi per l’ aspetto ” individuale” della vicenda; l’ attenzione alla
docente, alle ferite alla sua dignità professionale. Invece, l’ atto che intende colpire uno per educarne mille è grave perchè mira non alla singola professoressa, al suo lavoro serio e impegnato, ma alla funzione dell’ insegnare e della scuola. Funzioni che discendono dalla stessa Costituzione.
Recita il D.L. 16 aprile 1994, n. 297, parte III, titolo I, capo I, “La funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell’attività di trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità”. Si tratta dello stato giuridico del docente, norma ancora in vigore che forse una Commissione sta meditando di modificare. Si deve dunque resistere, mantenendo gli occhi sempre aperti. Grazie!
Sanzionato il valore educativo
Non da ora l’articolo 33 e’ una spina nel fianco delle istituzioni. Durante gli anni Settanta, quando la prima generazione di giovani, soprattutto donne, entro’ in massa a lavorare nella scuola, l’insegnamento sostenne un costante braccio di ferro con le gerarchie del ministero. Repressione delle idee, censure dei testi dati in lettura e dei metodi, denigrati con l’accusa di far politica in classe, trovarono un antidoto nella societa’ civile, nei genitori spesso coetanei dei docenti e antagonisti a quel sistema. Oggi non e’ piu’ cosi’ e chi attacca gli insegnanti lo sa bene ma possiamo contare su una rinnovata speranza giovanile: e’ la saldatura con loro che inquieta la politica. Il caso della prof. Dell’Aria lo dimostra, dove ad essere sanzionata e’ la relazione educativa e la produzione di valore contenuta in essa.