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diretto da Romano Luperini

silvia camporesi

Il Mohammed europeo e l’ignoranza dei colti

Traduzione dall’inglese di Giulia Trentacosti

Quella che segue è la traduzione italiana di un articolo di Hassan Blasim, uscito in inglese sul sito di English Pen (www.englishpen.org), un’associazione che mira a sostenere l’opera di scrittori provenienti da Paesi in cui la libertà di espressione è a rischio. Il titolo inglese del testo – pubblicato il 20 agosto 2015 – è The European Mohammed and the Ignorance of the Educated (traduzione dall’arabo di Jonathan Wright).

Nato nel 1973 a Baghdad, Hassan Blasim vive attualmente in Finlandia, dove è arrivato nel 2004 come rifugiato politico. Oltre ad aver diretto film e documentari ha pubblicato varie raccolte di racconti, scritte in arabo ma pubblicate originariamente in inglese presso Comma Press, tra cui The Madman of Freedom Square (2009; Il matto di Piazza della Libertà, tradotto da Barbara Teresi, Fagnano Alto, Il Sirente, 2012) e The Iraqi Christ, 2013; con quest’ultima raccolta, Hassan Blasim è stato il primo autore del mondo arabo (nonché il primo scrittore di racconti) a vincere il prestigioso Independent Foreign Fiction Prize (2014). L’opera di Blasim racconta i traumi pubblici e privati della recente storia irachena, attraverso una peculiare mescolanza di elementi realistici e fantastici.

La decisione di pubblicare questo articolo è stata presa prima degli attentati di Parigi. La ‘rabbia’ di cui Blasim parla alla fine del pezzo, giustificandola, non è certo quella degli assassini che hanno agito lo scorso 13 novembre; ma è un sentimento di cui il terrorismo, in modo cinico e parassitario, si nutre da sempre. Da questo punto di vista, la tesi di Blasim ci sembra particolarmente attuale e urgente: di fronte a tanta barbarie, è fondamentale per l’Europa riconoscere la varietà culturale del mondo arabo, evitando di ridurre tale varietà a un’identità religiosa, e quest’ultima alle sue derive estremiste.

Di fronte alla questione dei migranti, specialmente quelli provenienti da zone di guerra dove la vita è un tormento e l’istruzione è in rovina, la maggior parte degli europei si nasconde dietro la facciata del loro alto livello di istruzione. Questa grande istruzione europea, che spesso è gonfia di arroganza ed egocentrismo, impedisce agli europei di capire che cosa sta accadendo nel mondo intorno a loro. L’Europa di oggi legge solamente se stessa, nonostante viva in quella che definisce l’era dell’informazione e del sapere. L’Europa ha istituito la sua schiera emblematica di scrittori, artisti, musicisti, teorici e filosofi, e si è chiusa in un tempio per praticare i suoi rituali di democrazia. Quando l’Europa vuole leggere il mondo lo fa attraverso le lenti dello stereotipo. Queste lenti sono state inventate e riprodotte in Europa attraverso una lunga storia di eurocentrismo, esercitato a partire dall’epoca del colonialismo, fino alla colonizzazione capitalista del giorno d’oggi. L’istruzione Europea, con la sua autoreferenzialità, produce quella che io definisco “l’ignoranza dei colti”.

L’ignoranza europea attribuisce , tra le altre cose, un’identità forzata ai migranti provenienti dal nord Africa, dal medio Oriente e da certi paesi asiatici: l’identità islamica. La maggior parte dei migranti, se chiamata a definire la propria identità in Europa, non considera l’essere musulmano come il tratto principale di tale identità. Al contrario, i migranti si percepiscono, ad esempio, come iracheni, marocchini o iraniani, e si sorprendono quando gli europei colti li trattano come un gruppo unico. Questa tradizione occidentale ha delle radici antichissime, ed è utile in questo contesto far riferimento agli studi sull’orientalismo. Gli europei colti ignorano che i paesi appartenenti al cosiddetto mondo arabo sono diversi ed eterogenei e che hanno delle tradizioni culturali molto estese, le quali vanno ben al di là della religione. Questa svista deliberata si manifesta nel comportamento degli europei quando si concentrano esclusivamente sull’identità religiosa dei migranti – esattamente nello stesso modo in cui la tradizione occidentale, da secoli, ignora l’intero patrimonio letterario, artistico, musicale, scientifico e civilizzatore dell’oriente, imponendo un’identità islamica a un mondo estremamente vario.

Oggi l’Europa istruita non riconosce la cultura di tutti i Mohammed europei figli di immigrati, i quali sono nati sì nella libera Europa, ma in gabbie, le cui sbarre sono state costruite dalla libera Europa stessa. Questi Mohammed crescono in Europa e a scuola studiano le tradizioni e le icone europee. Nonostante ciò, i media e i canali educativi europei affibbiano loro l’etichetta fallace di ‘musulmani’ e privano la loro cultura natale dei suoi contenuti, lasciando solo l’immagine del musulmano cattivo che si sveglia e si addormenta sognando di distruggere la libera Europa. Così i Mohammed europei si trovano assediati da entrambe le parti: dall’ignoranza degli europei colti e dall’ignoranza degli incolti – in questo caso le loro famiglie di origine, le cui vite sono state distrutte da guerre e da regimi dittatoriali, e che non hanno quindi ricevuto un’istruzione che li difendesse dalle immagini distorte inventate dagli europei istruiti.

Ai Mohammed deve essere data la possibilità di uscire da questa gabbia. L’Europa, ad esempio, sostiene che è un dovere lasciare che i migranti costruiscano moschee in cui pregare, mentre i media europei e i partiti di estrema destra continuano a diffondere una versione distorta e strereotipata dell’Islam. È come se dicessimo ai Mohammed europei: “Siete nati qua in Europa, la quale possiede tutta la bellezza, la conoscenza, la letteratura e l’arte, mentre voi provenite da un mondo dove esiste solo il male, cioè l’Islam”. Come ben sappiamo, la diversità culturale non significa solo lasciare l’Altro libero di professare la propria religione. No, i Mohammed e anche gli europei colti devono poter respirare la cultura orientale – la quale è ricca di poesia, musica, arte, letteratura, miti, e possiede un patrimonio ampio ed eterogeneo –, così che i migranti non si sentano deboli e impotenti, e di conseguenza arrabbiati.

 

I Mohammed europei a volte si arrabbiano. Ma non lo fanno in nome del Maometto storico. Questo è solo un pretesto dietro cui si nascondono quando si irritano per come loro stessi sono rappresentati, per come gli europei colti li hanno rappresentati.

Viene da chiedersi se i valori umanitari europei stiano affogando nell’egoismo dell’Europa, proprio mentre i migranti annegano davanti alle sue porte sbarrate. E se l’Europa stia quindi naufragando in un’ignoranza deliberata, le cui fattezze derivano da un mondo materialistico e crudele, basato sul profitto e costruito sul disprezzo, sull’ indifferenza e sul fraintendimento delle altre società.

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