Perché quando la letteratura porta a scuola la vita si grida allo scandalo?
Gli italianisti dell’ADI-SD respingono il grave episodio di oscurantismo civile ai danni della formazione dei giovani e degliinsegnanti occorso al Liceo Giulio Cesare di Roma ed esprimono piena solidarietà alla dirigente, a tutti i docenti e studenti, in particolare alle due insegnanti volgarmente accusate di «aver istigato i loro studenti ad avere rapporti omosessuali», poiché hanno proposto alle loro classi di leggere il romanzo Sei come sei di Melania Mazzucco.
Lo sconcertante episodio confligge con l’esperienza quotidiana di chi a scuola insegna o studia e offre una inconfutabile conferma del valore irrinunciabile dell’incontro con la letteratura da parte dei giovani. Nella scuola, come nella vita, la letteratura consente a tutti di trovare una chiave per far esistere le cose del mondo secondo il loro peso e la loro essenza, oltre il velo di ovvietà o di ipocrisia che le ricopre. Una volta nominate, esse si possono accettare o rifiutare, ma non si possono più ignorare.
Nelle nostre aule deve entrare la complessità dell’esperienza umana, i cui denominatori comuni la scuola democratica è incaricata istituzionalmente di mostrare. La lettura degli autori antichi, moderni e contemporanei, di ogni provenienza geografica, ci insegna a pensarci membri della stessa specie, perché nelle loro opere possiamo riconoscere ciò che ci accomuna al di là delle differenze culturali e storiche che ci separano: con il loro aiuto impariamo a diventare un po’ meno stupidi e a respingereogni ottusità discriminatoria.
Se Borges, a chi gli domandava a cosa servisse la letteratura, rispondeva irritato che a nessuno sarebbe mai venuto in mente di interrogarsi sull’utilità del canto di un canarino o dei colori del cielo al crepuscolo, i mala tempora che attraversiamo ne confermano la funzione necessitante.
In un momento di trasformazioni convulse della nostra civiltà, la lettura di un buon libro si offre come mezzo potente per interrogare il senso del presente, per ascoltare le richieste di emancipazione, per arginare le derive del disagio nell’abbrutimento e nell’aberrazione. Ancor più questo vale a scuola, dove la lettura non è casuale né solipsistica, ma risponde ad un progetto formativo ed è accompagnata dal confronto delle riflessioni, e dove il docente, istituzionalmente chiamato ad una responsabilità educativa oltre che culturale, esercita una funzione di mediazione critica.
Chi come noi si spende ogni giorno per la scuola della cittadinanza attiva non può rinunciare a credere che riconoscere le diversità è un dovere di tutti e che i diritti sono gli stessi per tutti.
Siena, 1. 5. 2014
ADI-SD (Associazione degli Italianisti Italiani- Sezione Didattica)
ADI ((Associazione degli Italianisti Italiani)
{module Articoli correlati}
Articoli correlati
Comments (1)
Lascia un commento Annulla risposta
-
L’interpretazione e noi
-
Le poesie di Seamus Heaney
-
Una scrittrice tra parentesi. Note sulle ‘Rime’ di Isabella Morra a cura di Gianni Palumbo
-
Il rischio di difendere lo status quo. Su “La regola del gioco” di Raffaele A. Ventura
-
Ricordando Graziana Pentich
-
-
La scrittura e noi
-
“L’estate breve” di Enrico Macioci
-
Le nostre vite labili e preziose – Su “La condizione della memoria” di Giulia Corsalini
-
Smarginature periferiche e solitudini esistenziali. “La colpa al capitalismo” di Francesco Targhetta
-
“La suprema inchiesta.” Sul romanzo di Alberto Casadei
-
-
La scuola e noi
-
Appunti per un racconto fantastico
-
Scuola autentica e scuola inautentica
-
L’inizio e la fine: un percorso ad alta velocità tra Svevo e Pirandello
-
Per un mutamento del paradigma educativo: dal neoliberalismo scolastico all’educazione democratica. Intervista a Christian Laval
-
-
Il presente e noi
-
Prime crepe nel “blocco” meloniano? La rivolta dei trattori, il voto sardo e lo stop abruzzese
-
Contro la sindrome legalitaria. Ancora sui fatti di Pisa
-
Dalla parte sbagliata della storia. Gaza e noi
-
Tossico non è il canone letterario
-
Commenti recenti
- Gioiello Tognoni su “La suprema inchiesta.” Sul romanzo di Alberto CasadeiSorprende, ma forse no, di non vedere questo romanzo fra quelli scelti nei principali premi…
- Eros Barone su Prime crepe nel “blocco” meloniano? La rivolta dei trattori, il voto sardo e lo stop abruzzeseIl fenomeno dell’astensione è in crescita da lungo tempo. Rispecchia il declino dell’imperialismo italiano e…
- La postura e l’impostura, la scuola che si posta – Le parole e le cose² su L’insegnante è collettivo (il consiglio, il dipartimento, il collegio)[…] fisici della sua presenza: la classe, il consiglio, il dipartimento, il collegio docenti. Di…
- Matteo Zenoni su Scuola autentica e scuola inautenticaCaro Stefano, ho letto anche io il volumetto di Corsini, “La valutazione che educa”, che…
- Roberto Gelmi su L’inizio e la fine: un percorso ad alta velocità tra Svevo e PirandelloProposta intelligente e fattibile con una classe quinta motivata e con buone basi letterarie e…
Colophon
Direttore
Romano Luperini
Redazione
Antonella Amato, Emanuela Bandini, Alberto Bertino, Linda Cavadini, Roberto Contu, Daniele Lo Vetere, Morena Marsilio, Luisa Mirone, Annalisa Nacinovich, Stefano Rossetti, Katia Trombetta, Emanuele Zinato
Caporedattore
Daniele Lo Vetere
Editore
G.B. Palumbo Editore
Scelta didattica ineccepibile. La questione è ideologica
Concordo con l’intervento, che si tiene su linee generali, senza entrare nel merito della faccenda, che sembra complicata.
In realtà a me non pare complicata proprio per niente: si è voluto affrontare il tema dell’omofobia alla luce di fatti molto gravi (bullismo a scuola, suicidi di giovanissimi) che hanno colpito profondamente la sensibilità degli studenti; se è concordato un testo che affronta il tema delle famiglie di omosessuali; la lettura è stata seguita da un dibattito e un tema scritto: didatticamente nulla da eccepire.
E’ chiaro che ci troviamo di fronte al tentativo di una ristretta minoranza, probabilmente legata a qualche gruppo pseudo-religioso, come ad esempio CL, che vuole imporre la propria egemonia culturale, e politica, nella scuola pubblica, attraverso strumenti infami come la denuncia di due docenti che hanno correttamente svolto il proprio lavoro.
Non credo che ai querelanti interessino le questioni didattiche, né tantomento il punto di vista degli studenti su questa faccenda. Tra l’altro, la ministra Giannini si è espressa in difesa delle docenti: insomma, se perfino una democristiana è d’accordo, evidentemente il problema non è didattico, è unicamente, e vergognosamente, ideologico e politico.
Carlo Zacco
Docente di Lettere