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diretto da Romano Luperini

Proposte per giovani lettori – “The hate U give. Il coraggio della verità” di Angie Thomas

Assaggio di lettura 

Mi dà un colpetto sul mento. «I know you’re fed up, baby, but keep you head up». So che ne hai abbastanza, piccola, ma su con la testa. 
Poi si lancia nel ritornello, cantando che le cose andranno meglio, e io non so se piangere perché è proprio quello che ho bisogno di sentire o ridere per le tremende stonature di mio padre. 
«Era un tipo profondo, Tupac» dice lui. «Davvero. Non ne fanno più, di rapper come lui». 
«Stai dimostrando la tua età, papà.»
«Di’ quello che vuoi, ma è la verità. I rapper di oggi pensano solo ai soldi, alle donne e ai vestiti.»
«Dimostri la tua età» sussurro.
«’Pac rappava anche di quello, certo, ma pensava anche a elevare la condizione dei neri» insiste lui. «Per esempio, prendeva la parola nigga e le dava un significato tutto nuovo: Never Ignorant Getting Goals Accomplished, mai l’ignorante riuscirà a raggiungere i suoi scopi. E diceva che Thug Life significa…»
«The Hate U Give Little Infants F***s Everybody, l’odio che rovesciamo sui bambini effe tutti» recito censurandomi. È pur sempre con mio padre che sto parlando, giusto?
«Lo sapevi già?»
«Sì. Khalil mi aveva spiegato quello che secondo lui voleva dire Tupac. Lo stavamo ascoltando appena prima che…»
«Okay, e secondo te cosa significa?»
«Tu non lo sai?»
«Sì che lo so. Ma voglio sapere quello che pensi tu
È un suo classico, farmi queste domande. «Khalil pensava che parlasse di quello che la società ci dà da piccoli e di come finisce per rivoltarlesi contro» rispondo. «Ma io penso che non si riferisca solo ai giovani. Penso che parli di noi in generale».
«Noi chi?»
«I neri, le minoranze, i poveri. Tutti quelli ai gradini più bassi della società».
«Gli oppressi» dice papà.
«Sì. Siamo sempre noi ad avere la peggio, ma siamo quelli di cui loro hanno più paura. Per questo il governo prese di mira le Pantere Nere, giusto? Perché le temeva, no?»
«Hmm-hmm» annuisce «Le Pantere istruivano e responsabilizzavano il popolo. Ma è una tattica, quella di mettere la gente nelle condizioni di fare qualcosa, che risale a prima ancora delle Pantere. Per esempio?»
Suo serio? Mio padre mi costringe sempre a pensare. Questa volta mi ci vuole solo un secondo. «La ribellione degli schiavi del 1831» rispondo. «Nat Turner aveva responsabilizzato e istruito i suoi simili, causando una delle più importanti ribellioni di schiavi della storia».
«Brava, risposta giusta» Mi dà un pugno. «Allora qual è l’odio che la società moderna rovescia sui bambini?»
«Il razzismo?»
«Devi scendere un po’ più nei dettagli. Pensa a Khalil e alla sua situazione prima che morisse.»
«Era uno spacciatore.» Mi sento male a dirlo. «E forse faceva parte di una gang.»
«Ma perché spacciava? Perché ci sono così tanti spacciatori nel nostro quartiere?»
Mi tornano in mente le parole di Khalil: che si era stancato di dover scegliere tra fare la spesa e pagare la bolletta della luce. «Perché hanno bisogno di soldi» rispondo. «E non hanno molti altri modi di procurarseli.»
«Esatto. La mancanza di opportunità» (pp. 169-171).

Genere: romanzo di formazione per lettori 11/14 anni

La storia 

Starr è una sedicenne divisa tra due mondi: nata e cresciuta a Garden Heights, un quartiere periferico e degradato dove vivono spacciatori, criminali e gang rivali, va in una scuola privata per ragazzi bianchi e ricchi, distante più di un’ora da casa. La sua vita si muove dunque tra il ragazzo Chris, le ricche amiche Maya e Hailey e la famiglia di Garden Heights, composta dal padre Maverick, un ex gangster poi redento per amore della figlia e diventato proprietario dell’emporio del quartiere, la madre infermiera Lisa, il fratellino Sekani e il fratellastro Seven. Una sera, al rientro da una festa nel quartiere, la macchina dell’amico Khalil, che si era offerto di riaccompagnarla a casa, viene fermata da un poliziotto bianco che spara tre colpi al ragazzo di fronte agli occhi sbarrati di Starr, unica testimone della vicenda. La sua famiglia inizialmente cerca di tenerla il più lontano possibile dai media, ma le pressioni da parte della comunità nera per ottenere giustizia porteranno la giovane a riconsiderare le sue priorità e a porsi fondamentali domande sulla società in cui vive, sul potere dei media, sul rapporto spesso opaco tra legge e giustizia.  

Il titolo

Il titolo “The hate U give” riprende un verso di Tupac, cantante rap e attivista per i diritti dei neri che recita «The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody», traducibile con “l’odio che rovesciate sui bambini frega tutti”: una critica feroce alla società capitalista che, tramite le disuguaglianze che continua a perpetrare genera violenza in un circolo vizioso. Tupac è infatti il cantante preferito sia di Khalil, la vittima dell’omicidio, sia del padre della protagonista che, in una scena centrale del libro, la incita a interrogarsi sulle parole del rapper prendendo a campione la vita dei giovani del quartiere e concludendo: «Da queste parti trovare del crack è più facile che trovare una buona scuola» (p. 171).

I personaggi 

Protagonista del romanzo è Starr, un’adolescente che ama il basket e le Air Jordan, innamorata di Chris, un ragazzo bianco con il quale condivide la passione per Harry Potter e Willy il principe di Bel-Air, una sorta di metafora della sua stessa vita. Attorno a lei gravitano molti abitanti di Garden Heights che aiutano a restituire al lettore un’idea più composita della realtà di un quartiere povero: oltre alla famiglia di Starr c’è Kenya, figlia di Iesha e di King Lord, il capo di una delle gang più potenti del quartiere, il signor Lewis, barbiere e veterano di guerra stanco di dover sottostare ai soprusi delle gang, April Ofrah, attivista e futura avvocata di Starr nel processo contro il poliziotto omicida, Brenda, la madre tossicodipendente di Khalil, Rosalie, nonna della vittima e prima balia della protagonista, DeVante, un “doppio” di Khalil che la famiglia di Starr cerca disperatamente di aiutare, nella speranza di sottrarlo al destino di spacciatore che la società ha già stabilito per lui. Garden Heights è senz’altro un mondo governato dalla violenza delle gang e dal desiderio di potere, ma è contemporaneamente abitato da famiglie amorevoli come quella di Starr e intessuto di solidarietà, fratellanza e un forte senso di giustizia: «A volte si fa tutto nel modo giusto e va male lo stesso. L’importante è non smettere mai di fare la cosa giusta» dice la madre a Starr (a pag. 157). 

Gli aspetti formali

Il libro è narrato in prima persona da Starr, punto di vista privilegiato per comprendere appieno la vicenda: di lei il lettore accoglie i pensieri, l’ironia, le paure e le strette allo stomaco. Come si evince dall’estratto, il testo è prevalentemente paratattico, spezzato da un ampio numero di dialoghi che donano al romanzo un ritmo piuttosto rapido e accattivante, specie per i giovani lettori. 

Perché proporne la lettura

Sebbene la trama nasca e si strutturi a partire da un episodio tragico, la narrazione coinvolge molte altre vicende più leggere e tipiche dell’adolescenza come i litigi tra fratelli e amici, il rapporto conflittuale con i genitori, le scanzonate partite a basket e il batticuore che porta con sé il primo amore. Tramite la freschezza e l’ironia insiti nella sedicenne protagonista, l’autrice riesce dunque ad equilibrare le sfide proprie dell’adolescenza con tematiche sociali quanto mai attuali come il razzismo, la distorsione della verità perpetrato dei media, la tendenza della società a confondere l’accusato con l’accusa (quindi la vittima dell’assassinio con il fatto che fosse anche uno spacciatore), e l’importanza di far sentire la propria voce, di agire e non arrendersi mai alle ingiustizie, anche se spesso hanno la meglio. Un libro che non dispensa facili risposte, ma tenta di ricostruire, almeno in parte, la complessità del mondo che abitiamo. 

L’autore dice del libro

A questo link è possibile sentire una breve presentazione del libro da parte dell’autrice

Informazioni editoriali

Giunti editore 

Pagine: 416 

Vincitore del Premio Mare di Libri 2018

Finalista al Premio Andersen 2018, miglior libro oltre i 15 anni

Vincitore del premio Goodreads Choice Awards 2018. 

Waterstones Children’s Book Prize 2018

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