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I modi della poesia italiana del Duemila: la rete della madre Commento a e-mother di Elisa Biagini

 Elisa Biagini, e-mother

sei nuovamente

il tramite col mondo:

se non è l’ombelico

è il cavo ottico

adesso, altra

fibra

che regge i nostri acidi,

le tue parole

colostro contro il buio

Questa poesia di Elisa Biagini è stata inserita nell’antologia Poesie dall’inizio del mondo (Roma, Sossella, 2003); è stata poi scelta per chiudere la prima parte di un’antologia più recente sulle relazioni matrilineari nella poesia italiana contemporanea: Matrilineare. Madri e figlie nella poesia italiana dagli anni Sessanta a oggi, a cura di L. Magazzeni, F. Mormile, B. Porstner e A. M. Robustelli (Milano, La Vita Felice, 2018).

 

Si presenta organizzata in tre parti: un distico d’apertura, una parte centrale più lunga e un distico di chiusura. La forma tripartita nasconde un forte dinamismo interno. Ognuna delle tre micro-strofe è una faccia della relazione con il materno: «tramite col mondo», cioè garanzia della possibilità di attribuire senso alla realtà circostante; fondamento dell’identità in quanto separazione memore di fusione (l’«ombelico»); lingua dell’origine del soggetto, intesa come nutrimento emotivo e creativo da recuperare («parole/ colostro contro il buio»). Ma l’organizzazione in strofe è in conflitto con una spinta centripeta diretta al verso-chiave («adesso, altra»), centro esatto del testo e separatore tra due parti geometricamente speculari ed entrambe proiettate sulla retta tracciata da «adesso, altra». Mettendo in relazione tra loro le parole delle due parti si generano ponti e polarizzazioni semantiche. Per esempio le parole «ombelico» (v.3) e «colostro» (v. 9) si riferiscono entrambe al nutrimento del materno, la prima per via indiretta (come memoria di un nutrimento che passava per il cordone tagliato alla nascita), la seconda direttamente, come sostanza che inaugura l’allattamento al seno. Si istituisce così un focus tanto sulla separazione quanto sulla sua riparazione. «Tramite col mondo» (v. 2) e «le tue parole» (v.8) si sostengono a distanza nel riferirsi alla funzione di mediazione linguistica della madre. «Cavo ottico» (v. 4) e «fibra» (v.6) incorniciano il verso centrale con un discorso sulla comunicazione a distanza prodotta da un fascio luminoso, a tirar su ponti «col mondo» (v.2), «contro il buio» (v. 9). Il verso cruciale «adesso, altra» allude a un cambiamento, alla possibilità di fondare una nuova modalità di relazione con il materno e, per questa via, costruire una nuova soggettività. Se messo in relazione con l’avverbio «nuovamente» dell’incipit e con l’immagine («colostro contro il buio») che chiude la poesia prefigurando l’alimentazione di un varco di luce nel buio, il verso centrale apre al lettore la prospettiva di un superamento dell’indistinto e del pre-linguistico («il buio») per accendere («adesso») un’«altra» possibilità di individuazione e presa di parola.

Il testo sembra disegnare un movimento di ritorno e uscita dalla fusione con la madre, per separarsene indicandola come interlocutrice dalle parole-colostro, che permettono di andare «contro il buio», cioè contro l’indistinto. Ma questa spinta in avanti si manifesta dentro un’architettura dal profilo circolare. Linearità e simultaneità entrano in relazione dinamica tra loro in un modo che permette alla prima di far perno sulla seconda. La madre è convocata come eredità non solo biologica, ma certo anche biologica, lanciando fasci di luce su una genealogia che affonda nel «buio». Prima di tutto in questo senso, credo, deve essere inteso il titolo, e-mother: una figura arcaica e ultramoderna, vicina nella distanza, fisica e simbolica.

L’immagine delle fibre e dei cavi ottici rinvia a quella del «cavo atlantico» presente in Medusa di Sylvia Plath. E non c’è dubbio che la seconda strofa dialoghi a distanza con quella poesia di Plath; per esempio, al verso «Old barnacles umbilicus, Atlantic cable,», e-mother sembra rispondere con «se non è l’ombelico/ è il cavo ottico/ adesso»: al telefono è subentrata la rete e le parole tra madre e figlia si rinnovano ancora disturbate. In questa prospettiva, la lingua inglese del titolo (e di Plath, ma forse anche perché di Plath) è spia di un’ulteriore complicazione della figura della madre, collocata in una sorta di myse en abîme e sdoppiata in una madre biologica e una madre letteraria. Ma Biagini va oltre Plath e in e-mother la rete, immagine disegnata anche dalla forma del testo, diventa allegoria di una relazione complessa e aperta, cioè da ripensare, con il mondo della madre.

La fondazione di una voce e di una nuova soggettività femminile è una delle grandi questioni della poesia del Duemila e passa, inevitabilmente, per un ripensamento critico della rete della madre, cioè della relazione tra madre e figlia e della dimensione della maternità in senso lato.  Biagini è una delle autrici che lavorano su questo terreno della ricerca poetica attuale. Ce ne sono anche molte altre. Tra le altre: Vivian Lamarque, Rosaria Lo Russo, Alessandra Carnaroli, Laura Pugno, Maria Grazia Calandrone.

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