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diretto da Romano Luperini

dante enico pazzi 2

Un anno all’inferno. Un percorso su Dante e il suo Inferno alla secondaria di primo grado

 Nei prossimi due articoli cercherò di mostrare un percorso sull’inferno dantesco effettivamente svolto nella mia classe seconda secondaria di primo grado, suddiviso in due momenti: la preparazione al testo (ed è l’articolo che leggerete a seguire) e l’incontro con il testo vero e proprio (in rete dal 17 dicembre).

L’articolo sarà corredato dagli strumenti utilizzati.

Parte prima

Del perché affrontare opere letterarie alla scuola media

Ha senso insegnare letteratura a preadolescenti? Quali opere? In che modo? Come tenere insieme il rispetto per il testo e la lettura profonda e personale?

Non si corre il rischio di togliere l’effetto sorpresa? “Se voi spiegate già cosa succede, se affrontate già un’opera letteraria, i ragazzi alle superiori si annoiano”: questa obiezione mi è stata fatta spesso dai docenti della scuola superiore. Io credo che ciò non sia vero, che la questione sia tutta nello scegliere opere adatte: per questo immergo (e non uso a caso questo termine) i ragazzi solo in testi letterari che ritengo abbiano le caratteristiche per essere appresa, compresa e letta dai preadolescenti. Voglio che leggano un’opera letteraria come lettori e come scrittori; che si sforzino di conoscerla e di farsi interrogare da essa, lavorandoci sopra, interpretandola in modo personale, ma rigoroso. Uno degli obiettivi è provare a fare ipotesi e a dimostrarle: abbiamo il lusso del tempo, del poter smontare e rimontare un’opera, la fortuna della prima volta. Come quando si entra in una cattedrale affrescata e si sta con lo sguardo all’insù: le immagini ci parlano, la guida le spiega, comprendiamo a un primo livello; ci sarà tempo in futuro per capire tecniche, repertorio e sostrato culturale. Voglio che i ragazzi si avvicinino all’opera letteraria come lettori, non come critici e filologi. Poi lo diventeranno, al triennio delle superiori e, si spera, all’università. Perché si può essere lettori senza essere critici, ma non si può essere critici senza essere lettori.

Del perché leggere l’Inferno alla scuola media

Partiamo dalla coda, per una volta: alla fine del nostro percorso sull’Inferno dantesco, la prova di verifica è stata scrivere una “lettera recensione” da indirizzare ai futuri alunni di seconda, futuri lettori della Commedia. Per questo lavoro hanno avuto a disposizione  sette ore, nelle quali hanno potuto utilizzare tutto il materiale prodotto e studiato durante l’anno. In questo testo hanno potuto mostrare le competenze acquisite, seguendo una consegna che prevedeva una struttura rigorosa, come potete vedere qui. Vorrei partire proprio dalla lettera che Matteo, una sorta di cartina al tornasole del nostro percorso e di quello che hanno imparato:

“Caro Luca,

Il prossimo anno prenderai tu il mio posto e so che l’idea di arrivare il seconda ti spaventerà un po’, ma stai tranquillo, non è così male. Ti scrivo per raccontarti cosa ho vissuto e cosa ho provato nel leggere questa straordinaria opera: la Divina Commedia. Non è sicuramente un libro qualunque, sia per il modo in cui è scritto, sia per l’argomento che tratta. Ma perché ti dico questo? La Commedia è scritta in lingua volgare e avrai qualche difficoltà a capire il vero significato delle frasi. Ma ad aiutarti ci sarà sicuramente il tuo professore. E anche l’argomento di cui tratta non è dei più comuni. Parla dei tre regni dopo la morte: l’Inferno, il Paradiso e il Purgatorio, noi abbiamo letto tutto l’Inferno. Dante ha scritto l’Inferno in esilio, cioè quando è stato allontanato dalla sua terra, Firenze, per motivi politici e questo per me ne ha influenzato la scrittura: si sente che non era sereno mentre scriveva. Infatti, quando entra nell’Inferno, è spaventato e terrorizzato, tanto da svenire al vedere questo luogo buio, tossico e inquietante, ma vedrai che piano piano Dante acquisterà forza e coraggio, fino a tirare i capelli a un dannato nel lago Cocito, una delle sue ultime tappe. Qui Dante incontrerà il conte Ugolino, un condannato per tradimento. […] Il suo contrappasso, cioè la pena che i dannati sono obbligati a scontare, è di cibarsi del cranio del suo acerrimo nemico. Ma il conte non è stato punito per essersi cibato della sua famiglia, ma per aver causato la morte dei figli per la sua smania di potere e il suo egoismo, quindi ha tradito i suoi doveri di padre. E’ proprio questo che mi ha colpito: Dante riesce a stupirmi ogni volta, riesce a farci cambiare idea sul modo comprendere quello che ci racconta. Questo per me è il motivo per cui leggiamo ancora questa opera: per ricostruire il modo in cui si viveva nel tredicesimo secolo fino a oggi, per capire le differenze e le somiglianze e ragionarci insieme. E’ un libro che fa pensare molto, da spremersi le meningi direi. Sono sicuro che piacerà anche a te il finale dell’inferno, proprio per la tensione che mostra e per l’attenzione che Dante ti costringe a tenere: sembra un vero film.”

Matteo, in poche righe,  rileva la necessità di conoscere l’opera ma anche di farla propria, di comprenderla con le proprie risorse, di dialogare con essa.

La Commedia, infatti, ha in sé tutte le caratteristiche per colpire i preadolescenti: l’eroismo, la dimensione autobiografica ed epica, il meraviglioso, l’avventura. Nella lettura di un testo, la possibilità di fare connessioni, di trovare un terreno in comune è fondamentale, tanto più quando tutto intorno a te traballa come in adolescenza. La lettura integrale della prima cantica, raccontata, parafrasata, letta direttamente attraverso parole del poeta, integrata da immagini e filmati, mi ha permesso di mostrare che Dante si muove, si evolve, che c’è una storia, c’è un’intera grande avventura, non solo incontri paradigmatici, come capita nella lettura antologica. Non è un caso che siano proprio episodi meno noti, ma più mimetici, ad aver colpito i miei ragazzi: Filippo Argenti, la città di Dite, la selva dei suicidi e lo strazio dei due scialacquatori, la chiamata di Gerione, il canto dei barattieri e la fuga dai diavoli che li inseguono con Dante che si fa scivolare lungo la roccia con la stessa rapidità di una madre che per salvare il bimbo dall’incendio esce mezza nuda di casa, la fatica della scalata di Dante nelle Malebolge, le metamorfosi dei ladri, Vanni Fucci (un gesto osceno in un’opera letteraria!), il pozzo dei giganti, lo scontro con Bocca degli Abati, l’apparizione di Satana e l’uscita dagli Inferi. L’inferno è un tripudio di fantasia, paura e coraggio che non può lasciare indifferenti, come ci dice Margherita:

“Non è proprio come leggere Geronimo Stilton, perché è molto difficile comprendere alcune parti, ma prendilo come un libro tra il fantasy, l’horror e l’avventura. A me è piaciuta molto, non solo perché è piena di avventura, emozione e di suspense, ma anche perché è scritta in modo poetico e molto originale.”

Si tratta di un’opera realistica che ambisce a mostrare e dimostrare che il viaggio è avvenuto sul serio e che quei paesaggi sono esattamente così, come Dante li descrive:

 “Ciò che mi ha colpito di questo poema è che è il libro scritto con più cura che io abbia mai letto, nulla, ma davvero nulla è lasciato al caso o buttato lì: Dante ci spiega per filo e per segno quello che vede e per farci capire fa degli esempi. Quando arriva al lago Cocito (lo sai che la parte più dura dell’inferno è di ghiaccio e non di fuoco?) crea la suspense: è tutto buio e una voce misteriosa li invita a fare attenzione, poi si spalanca il lago ghiacciato. Per mostrarci quanto è ghiacciato ci racconta delle gelate sul fiume Don, ma per farci capire che il ghiaccio è ancora più spesso, ci dice che se ci cadesse sopra una montagna non si creperebbe”  (Leonardo)

Due sono fili conduttori che ho seguito: ricostruire l’inferno, i suoi luoghi reali e immaginari da una parte e tratteggiare il viaggio, la storia e l’evoluzione di Dante dall’altra.

Prima della Commedia 1: Dante

Prima di addentrarci nel testo, ho pensato fosse opportuno provare a ricostruire figura di Dante, l’aspetto fisico, il carattere e la sua storia: per i preadolescenti è molto importante la dimensione biografica degli autori, il loro essere stati in carne ed ossa. Prezioso aiuto è stato il volume di Marco Santagata Dante il romanzo della sua vita.

Per ricostruire il suo aspetto abbiamo comparato queste fonti iconiche:

 Ritratto di Dante, part. dell’affresco in Palazzo dell’Arte dei Giudici e Notai, Firenze [sinistra]. Ritratto di Dante tradizionalmente attribuito a Giotto (o di scuola giottesca). Affresco nel Palazzo del Bargello, Cappella della Maddalena, a Firenze[destra].

 volto di Dante Palazzo arte dei giudici e dei notaiDante Bargello

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciclo degli uomini e delle donne illustri realizzato dal pittore Andrea del Castagno per abbellire Villa Carducci-Pandolfini a Firenze [sinistra]. Sandro Botticelli, ritratto di Dante (1495 circa), Genève, Collez. priv. [centro]. Raffaello Sanzio, ritratto di Dante: partic. dell’affresco La disputa del Sacramento (1509), nella Stanza della Segnatura, Città del Vaticano [destra].

Dante Andrea del Castagno botticelli Dante Dante raffaello

 

 

 

 

 

 

 

 Attraverso la scheda che trovate nei materiali allegati (punto 1).

Gli studenti hanno così scoperto che la rappresentazione di Dante non è identica: nei primi tre affreschi non compaiono le caratteristiche tradizionali del naso aquilino e della mascella volitiva, mentre in tutte le rappresentazioni Dante è vestito di rosso, solo Botticelli e Raffaello lo raffigurano con l’alloro in testa. Spetta poi all’esperto di Dante, il docente, provare a spiegare il perché di queste differenze.

Più complesso è stato ricostruire il carattere di Dante: anche in questo caso ci siamo avvalsi di fonti importanti: Dante stesso, Boccaccio (definito il fan), Villari (un contemporaneo che l’ha conosciuto), Petrarca (l’invidioso). I testi sono stati letti, commentati discussi e parafrasati in classe, con la mia consulenza di esperto. Ho volutamente scelto testi brevi, sia per la difficoltà dei della lingua, sia per lasciare spazio alla discussione e la negoziazione di significati.

  • Cosa Dante dice di sé:

Io fui nato e cresciuto sovra’l  bel fiume Arno a la gran Villa, Inf XXIII 94-95

Sta come torre ferma, che non crolla/ già mai la cima per soffiar di venti, Pd XXII 117

Ben tetragono ai colpi di ventura, Pd XVII 24

  • Il parere Giovanni Villani di dieci anni più giovane che lo conobbe e dedicò a Dante un paragrafo nella sua storia di Firenze del 1321

La sua sapienza lo ha reso presuntuoso, sprezzante e altero e, come fa un sapiente scontroso e poco affabile, non sopportava di parlare con le persone incolte. (parafrasi da Historie Fiorentine cap.IX)

  • Il parere di un suo grande FAN Giovanni Boccaccio, che non lo conobbe mai ma frequentò persone contemporanee di Dante.

Dante parla solo quando gli viene fatta una domanda, ama la solitudine, il perdersi in immagini e pensieri fino al punto di non accorgersi di ciò che gli accade intorno, si mostra superbo e molto sdegnoso. Per quanto riguarda l’animosità, raccontano che, se toccato sulla politica, si adirasse come un pazzo insano fino a perdere l’autocontrollo e ciò anche per futili motivi. (Trattello in Laude di Dante)

  • Il parere di un avversario poeta: Francesco Petrarca

Petrarca risponde a una lettera di Boccaccio che gli rinfaccia di essere invidioso di Dante e di non possedere alcuna copia della Commedia.

Nella risposta Petrarca non nomina mai Dante:

“Prima di tutto io non ho affatto ragione di odiare un uomo che non ho mai veduto, se non una volta e quando ancora ero ragazzino.”

E accusa Dante di non essersi preoccupato della famiglia ma di aver inseguito solo la gloria.

“se non che all’esilio, al quale mio padre, rivolto ad altre preoccupazioni e sollecito per la famiglia si rassegnò, egli si oppose, con tanto più ardore consacrandosi da allora agli studi, tutto trascurando e desideroso soltanto della gloria”

Dopo la lettura e l’analisi ho proposto il seguente lavoro a gruppi di tre, a conclusione del percorso. E’ fondamentale, infatti, che ogni percorso di ricerca e di studio converga in un testo che diventi la sintesi e la rielaborazione personale del percorso.

Alla fine del nostro percorso sulle fonti, riconsidera attentamente tutto il materiale che abbiamo prodotto e lavora con il tuo compagno/a per scrivere un breve testo che sviluppi questa struttura:

  • Introduzione:

Spiega la questione che vogliamo affrontare, cioè ricostruire l’aspetto e il carattere di Dante; descrivi il percorso che abbiamo fatto; identifica i problemi quando ci si pone davanti a una fonte.

  • Cuore del testo: racconta e parafrasa le varie fonti
  • Concludi sulla tua idea di quale fosse il carattere di Dante e spiega perché sei giunto a questa conclusione

L’ultima parte dello studio della biografia dantesca è stata una mia lezione frontale sulla condanna e l’esilio di Dante, al temine della quale hanno creato un’intervista impossibile al poeta.

Prima della Commedia due: l’Inferno dell’uomo medievale

Prima di affrontare la rielaborazione dantesca, si è reso necessario indagare quale fosse l’idea di Inferno posseduta dai ragazzi, ne è seguito un brain storming, grazie al quale abbiamo classificato la loro idea di Inferno, riassumibile in questi concetti:

  • è sottoterra
  • è pieno di fuoco
  • ci sono i diavoli con le fruste e i forconi
  • i dannati vengono bruciati per l’eternità

A questo punto interviene l’esperto, che sarei poi io, ad aiutarli nel costruire la  geografia dell’inferno dantesco. Continuo a ritenere che il docente abbia il ruolo di esperto di lettura e di letteratura, di adulto autorevole in quel campo, con cui i ragazzi si misurano. Ho utilizzato le seguenti fonti iconiche (che sono state decodificate, spiegate e descritte sul quaderno):

L’inferno di Botticelli [sinistra]. Giudizio finale 1120-1135 timpano della chiesa di Sainte- Foy, Conques [destra]

inferno botticelli timpano chiesa sainte Foy

 

 

 

 

 

Giudizio universale fine XIII, facciata duomo di Orvieto [sinistra]. Inferno 1260 circa, Mosaico battistero di Firenze [destra].

facciata duomo di Orvieto giudizio universale battistero di Firenze

 

 

 

 

 

 

Per dimostrare che, durante il Medioevo, nella tradizionale rappresentazione dell’Inferno non c’è solo il fuoco, ho proposto loro la comparazione di passi tratti da opere alcuni autori medievali antecedenti a Dante, da me opportunamente tradotte in italiano moderno, come trovate nei materiali allegati.

Tutto il materiale raccolto sulla descrizione dell’inferno è stato poi rielaborato a coppie in un reportage geografico (testo descrittivo) che toccasse i seguenti punti:

Scrivi un articolo per una rivista geografica in cui racconti:

  • Dove si trova l’Inferno dantesco e perché.
  • Come è fatto.
  • Chi si trova al suo interno
  • Come e perché vengono puniti i dannati (spiega il concetto di contrappasso)
  • Fai una descrizione sensoriale, immaginando di essere dentro l’inferno: cosa puoi percepire coi cinque sensi?

Conclusioni

Un percorso di questo tipo ha bisogno di alcuni requisiti fondamentali: tempo a disposizione e possibilità di scelta. Non è possibile insegnare a ricercare con l’ossessione del tempo e della quantità di argomenti da spiegare: il mio percorso di letteratura è durato un anno e ha riguardato solo l’Inferno, con una breve incursione nel paradiso terreste e con la lettura della visio Dei. Altra conditio sine qua non è considerare la classe una risorsa, un luogo in cui predisporre attività relazionali che presuppongano l’interazione fra tutti, il luogo privilegiato per l’apprendimento, attraverso lo scambio e l’interazione tra i suoi membri.

Ecco, ora che, anche se in modo parziale, abbiamo ricostruito Dante, la sua storia, il suo tempo, siamo pronti a tuffarci dentro al testo.

Materiali didattici:

  1. Scheda per l’analisi dei ritratti di Dante
 

Ritratto palazzo arte e notai

Giotto o scuola giottesca

Andrea del castagno

Botticelli

Raffaello

datazione

1375

1336-37

1448-50

1495

1509

Colore del vestito

         

naso

         

mascella

         

Cosa ha in testa

         

espressione

         


2) documenti per l’analisi delle pene infernali

Le pene del freddo e del fuoco

(ovvero non solo fuoco nell’inferno medievale, ma anche ghiaccio e tempesta e grandine: fenomeni atmosferici che terrorizzavano l’uomo medievale)

Honorius Augustodunensis (1065-1140) vescovo di Ausburg

Elucidarium (testo in latino)

D: Quali sono le pene dell’inferno?

M: La prima è il fuoco che è sempre vivo al punto tale che se gli si versasse sopra tutto il mare, non si spegnerebbe. La seconda pena è il freddo intollerabile, del quale si dice: se mettessi sopra un monte di fuoco, subito diventerebbe ghiaccio. Di queste due pene si dice “lì sarà pianto e stridore di vento perché il fumo provoca il pianto degli occhi, il freddo il battere dei denti”

Uguccione da Lodi

Forse primi anni del Duecento

(milanese del Duecento)

Giacomino da Verona

Contemporaneo di Bonvesin da la Riva

(Veronese del Duecento)

Bonvesin da la Riva

Milano 1240/50-1313/15

(Milanese del Duecento)

Quando l’anima è distrutta, arrostita e bruciata, poi viene gettata in un’acqua così fredda e gelata che se la montagna più grande che si può trovare in questo mondo venisse accesa per magia e gettata nel fosso, in un sol momento sarebbe subito ghiaccio

Ma dopo che è stato lì, nel fuoco e lo hanno in cura i demoni, essi lo scaraventano in acqua gelata. E dopo che è stato al caldo lo voltano nel freddo, duro, fiero, forte e acre per cui non è mai liberato in nessun momento dal pianto, dalla sofferenza e dalla pena

Ora inizio a parlare della prima pena, cioè la scura fiamma che brucia in quella fossa. Se tutta l’acqua del mondo fosse radunata, la fiamma infernale non si spegnerebbe nemmeno in una goccia. […] Ora vi dirò della terza pena: cioè del gelo freddissimo di quella terra inversa. Quel freddo straordinario è così smisurato che tutto il fuoco del mondo non sarebbe sufficiente a sgelare la distesa di ghiaccio. Lì sta disteso il misero peccatore, fuori e dentro ha il ghiaccio, a causa del gelo tutte le membra gli tremano senza trattenersi e tutte gli dolgono per il freddo e il timore.

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