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diretto da Romano Luperini

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Emozioni e letteratura

 Emozioni e letteratura è una proposta teorica pubblicata sull’ultimo numero della rivista «Moderna» (XVII, 2, 2015), curato da Alessandra Ginzburg, Romano Luperini e Valentino Baldi. L’intero numero è dedicato a questo argomento e il saggio qui pubblicato ne costituisce l’introduzione. Il testo presenta due particolarità rispetto alla scrittura saggistica a cui siamo abituati: è scritto da quattro autori ed è strutturato per punti di media e breve lunghezza. Note e bibliografia sono ridotte, le questioni vengono affrontate con minime premesse storiche o di contesto. Questo stile frammentario, ellittico e asseverativo è funzionale all’intento militante perseguito da Baldi, Cataldi, Ginzburg e Zinato.

Il saggio è diviso in quattro sezioni principali: Fra psicoanalisi, storia e letteratura; Matte Blanco e la teoria delle emozioni;  Ritorno del represso e formazione di compromesso; La retorica delle emozioni. Ciascuna sezione presenta sotto-paragrafi numerati e titolati. Gli autori hanno discusso e scritto assieme l’intero saggio, che è il risultato di una riflessione condivisa sul rapporto tra emozioni, retorica e letteratura che prosegue dal 2012. 

Pubblichiamo qui l’intera prima sezione e un paragrafo dedicato alle figure metriche e retoriche tratto dalla quarta sezione. In fondo è possibile consultare la bibliografia che raccoglie i testi citati nell’intero saggio. Le altre sezioni del saggio si occupano della teoria matteblanchiana delle emozioni, dell’identificazione emotiva negli studi di Francesco Orlando e del ruolo delle emozioni nella costruzione di temi, personaggi e ambientazioni in letteratura.

Fra psicoanalisi, storia e letteratura

I.1. Quali che siano stati i temi che ha trattato, i punti di vista, i generi e le forme dei quali si è servita, la letteratura ha sempre parlato delle emozioni, e ne ha suscitate. I tremori gelosi di Saffo che scruta il sorriso della amata, le contraddizioni di Antigone, il gesto di Ettore sono carichi di emozioni, e talvolta di emozioni non altrimenti dicibili o perfino proibite. Per secoli innumerevoli lettori  – e noi per ultimi – hanno vissuto, nel contatto con questi testi, esperienze emotive intense.

Possiamo dunque considerare la letteratura quale immenso serbatoio di emozioni: una sconfinata rassegna di dinamiche e di stati emotivi, e un luogo dal quale attingere emozioni. Fra le tante ragioni storiche e antropologiche che hanno fatto esistere la letteratura, ha di certo pesato il bisogno di un luogo nel quale depositare le emozioni, e nel quale cercarle.

La letteratura raccoglie esperienze, e un suo tratto specifico è la possibilità di contenere anche le emozioni che le accompagnano. La letteratura produce a sua volta esperienza, aumentando il sapere secondo una prospettiva anche emotiva: nasce da un pensiero che non rinuncia all’unione di corpo e mente, che non abbandona il sentire legato all’esperienza e alla sua rielaborazione. E produce quel pensiero.

Anche per questa aspirazione a un pensiero integrale, la letteratura ha esercitato una funzione strategica, e può esercitarla ancora; a maggior ragione all’interno di una civiltà che sollecita in modo pervasivo le emozioni e al tempo stesso ne disconosce la natura e l’importanza. Rischiamo di accantonare la letteratura quando più ne abbiamo bisogno.

Insistere sulla funzione strategica esercitata per secoli dalla letteratura nel tenere uniti corpo e mente e nel favorire un pensiero all’altezza dell’esperienza implica, oggi, il riconoscimento del modo specifico in cui essa accoglie e produce emozioni. Il nostro obiettivo è ragionare sulle implicazioni logico-conoscitive di questa funzione.

I.2. Benché le emozioni abbiano sempre costituito il centro della letteratura tanto per quanto riguarda la sua produzione quanto per la ricezione, esse sono state per lo più oggetto di censura o condanna. Almeno a partire da Platone, la loro forza è stata identificata con una scoria irrazionale, dalla quale la ragione aveva il dovere di difendersi e di difenderci. I modi di considerare le emozioni in letteratura sono quasi solo la storia di una negazione. Le eccezioni culturalmente significative (come la meraviglia barocca o il sentimento romantico) hanno in genere assegnato una legittimazione parziale e limitata ai processi emotivi. Nella catarsi tragica, Aristotele vedeva il modo di fare esperienza dell’intensità emotiva al fine di attraversarla per liberarsene.

Nelle emozioni è stato visto, insomma, un tratto regressivo e minaccioso, che corrisponderebbe a uno stadio di immaturità o di passionalità primitiva. Anche per questo, il controllo delle emozioni è stato spesso uno dei tratti caratteristici della superiorità intellettuale attribuita al saggio.

I.3. Le emozioni hanno legami con il primitivo e con l’arcaico, e consentono un accesso alle loro modalità percettive ed esperienziali. Primitivo ed arcaico pertengono tanto alla sfera del vissuto individuale quanto a quella della condizione umana: evocano fasi per così dire preistoriche o archeologiche del soggetto e dell’umanità. Non si risolvono in questo, ma se ne nutrono. La loro natura consiste anzi nella trasversalità, nella forza e nell’immediatezza con le quali sono in grado di mettere in comunicazione fasi e componenti diverse dell’io e della storia cui appartiene.

Le emozioni sono un deposito di vissuti non elaborati, formazioni nelle quali si esprime dunque la parte più consistente e più misteriosa della vita. La letteratura è stato un modo, anche, di elaborare queste parti di vissuto, e di renderle vivibili in forma mediata.

Le emozioni pertengono a quella parte del corpo non del tutto elaborabile dalla mente. Accolgono lo sconfinato mondo prelinguistico ed extralinguistico. Parlano di ciò che non è altrimenti dicibile, e pensano ciò che non può essere pensato altrimenti.

I.4. La psicoanalisi ha offerto una strada importante per guardare alle emozioni ed è quindi premessa fondamentale per la loro valorizzazione. È attraverso questa disciplina che le emozioni sono uscite dalla clandestinità, diventando materia di studio. Tuttavia, a partire da Freud, il rapporto tra emozioni e psicoanalisi è stato complesso e problematico, visto che l’attenzione si è concentrata quasi esclusivamente sugli aspetti pulsionali delle emozioni e non sull’impatto che hanno avuto su logica e razionalità. I lavori di Melanie Klein e di Wilfred Bion hanno rappresentato tappe nello sviluppo dello studio sulle emozioni, ma è con Matte Blanco che le emozioni hanno occupato il centro di un sistema psicoanalitico complesso e concentrato sulla logica. Il lavoro di Matte Blanco sul rapporto fra emozione e pensiero è inaugurato in L’inconscio come insiemi infiniti, ed è approfondito in Pensare, sentire, essere, in cui il discorso si sposta su indifferenziazione e multidimensionalità. Il trattamento delle emozioni da un punto di vista matteblanchiano consente dunque di valorizzare la letteratura come prodotto delle emozioni, ma anche come bacino in cui misurare l’emotività dei destinatari in una diacronia di lunga durata.

[…]

La retorica delle emozioni

IV.2.1 Forme

IV.2.1. Nelle figure metriche, retoriche e stilistiche sono riconoscibili delle funzioni proposizionali. Una allitterazione («E caddi come corpo morto cade») è l’attivazione di una funzione che seleziona le parole ammissibili sulla base della lettera iniziale, o di un gruppo interno significativo («Tanto gentile e tanto onesta pare»). Parole legate da rime costituiscono un insieme, anche semanticamente attivo, parallelo alla semantica della sintassi esplicita e compongono dunque un quadro profondamente bi-logico (ogni stanza del leopardiano Canto notturno si chiude con la rima in –ale, che richiama la parola-chiave «male»); e si arriva fino all’anagramma («Silvia…salivi», nella prima stanza di A Silvia, ancora di Leopardi). Esiste cioè un insieme di parole che si costituisce sulla base della uscita di rima (o di altri principi simmetrizzanti), che risponde quindi alla funzione proposizionale. Saba può rivendicare la rima «fiore amore», ma tanto più spesso la parola «amore» ha fatto rima, come nelle parole di Francesca nel quinto dell’Inferno con la parola «dolore»; e un caso dantesco esemplare, che ben illumina la percezione dell’identità profonda che la rima attiva fra parole (e significati) diversi in nome di una funzione proposizionale, è quello della triplice ripetizione della parola Cristo in quattro casi del Paradiso, a evidenziare l’impossibilità per questa parola di rimare altro che con se stessa, cioè l’impossibilità di quel referente sublime di essere collocato, in forza della rima, all’interno di un insieme comprensivo di enti non altrettanto elevati.

IV.2.2. La metafora costituisce una violazione  ancora più diretta della logica classica. Invoca infatti un livello simmetrico dell’esperienza che dichiara identici due dati di realtà inconciliabili dal punto di vista del pensiero asimmetrico. La metafora corrisponde alla forma più radicale di contestazione dei principi della logica aristotelica e può essere formulata come una identità di A e non-A; nel caso della metafora, tertium datur. Nell’accesso a una logica altra, simmetrica, la funzione proposizionale può via via essere allargata in ragione di specifiche condizioni dell’intensità dell’emozione. Si attiva un principio inclusivo e multidimensionale: due cose che nel regno della tridimensionalità non possono essere sovrapposte diventano coincidenti una volta sottoposte al regime peculiare del pensiero simmetrico. «Bosco Cappuccio/ ha un declivio/ di velluto verde/ come una dolce/ poltrona» (C’era una volta di Ungaretti): il «velluto» si riferisce metaforicamente all’erba, ma già evoca la «dolce poltrona» che segue; è dunque un luogo nel quale è possibile la compresenza di due dati inconciliabili secondo i principi della logica aristotelica: la stessa cosa è «erba» ed è una «poltrona»; o anche, la stessa cosa è percepita come «erba» ed è percepita come «velluto»; non in una successione logico-temporale, ma nella contemporaneità multidimensionale della logica simmetrica.

[…]

Bibliografia

Freud, Sigmund

Traumdeutung (1899); trad. it., L’interpretazione dei sogni, in Opere. 1899, volume terzo, Boringhieri, Torino, 2007.

Vorlesungen zur Einführung in die Psychoanalyse (1915-1917); trad. it., Introduzione alla psicoanalisi, in Opere. 1915-1917, volume ottavo, Boringhieri, Torino, 1998.

Metapsychologie (1915); trad. it., Metapsicologia, in Opere. 1915-1917, volume ottavo, Boringhieri, Torino, 1998.

Genette, Gérard,

Figures III (1972); trad. it., Figure III, Einaudi, Torino, 2006.

Jakobson, Roman; Halle, Morris 

Fundamentals of Language (1956); trad. it., Due aspetti del linguaggio e due tipi di afasia, in R. Jakobson, Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, Milano, 1993.

Jauss, Hans Robert

Äesthetische Erfahrung und literarische Hermeneutik (1982); trad. it., Esperienza estetica ed ermeneutica letteraria, il Mulino, Bologna, 1988.

Matte Blanco, Ignacio

The Unconscious as Infinite Sets. An Essay in Bi-Logic (1975); trad. it., L’inconscio come insiemi infiniti. Saggio sulla bi-logica (1975), Einaudi, Torino, 2000.

Thinking, Feeling and Being. Clinical Reflections on the Fundamental Antinomy of Human Beings and World (1988); trad. it.,  Pensare, sentire, essere. Riflessioni cliniche sull’antinomia fondamentale dell’uomo e del mondo, Einaudi, Torino, 1995. 

Estetica e infinito. Scritti di Matte Blanco, a cura di D. Dottorini, Bulzoni, Roma, 2000.

Orlando, Francesco

Lettura freudiana della «Phèdre» (1971), in F. Orlando, Due letture freudiane: Fedra e Il Misantropo, Einaudi, Torino, 1990.

Illuminismo, barocco e retorica freudiana (1982), Einaudi, Torino, 1997.

Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura. Rovine, reliquie, rarità, robaccia, luoghi inabitati e tesori nascosti (1993), Einaudi, Torino, 2015.

L’intimità e la storia. Lettura del «Gattopardo», Einaudi, Torino, 1998.

Le unità del testo letterario e le classi di Matte Blanco, in A. Ginzburg, R. Lombardi (a cura di), L’emozione come esperienza infinita. Matte Blanco e la psicoanalisi contemporanea, FrancoAngeli, Milano, 2007. 

A che cosa serve la letteratura?, in P. Tamassia (a cura di), A che serve la letteratura e il suo insegnamento, Lisi, Taranto, 2007.  

Platone

Γοργίας, trad. it., Gorgia, Einaudi, Torino, 2014.  

Sartre, Jean-Paul

Esquisse d’une théorie des émotions (1939); trad. it., L’immaginazione. Idee per una teoria delle emozioni, Bompiani, Milano, 2004.

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