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Il terremoto e la punizione dei peccatori

Un monaco teologo ha dichiarato a Radio Maria che il terremoto è la punizione dei peccatori, specificando anche il tipo di peccato commesso: la legge per le unioni civili e il matrimonio fra gay. Il Vaticano ha reagito sostenendo che un simile argomento era offensivo per le vittime del terremoto e richiamando all’ordine il monaco. I mass-media hanno riportato l’episodio ostentando uno scandalizzato laicismo e un giornalista del telegiornale ha ironizzato: se Dio ha punito i peccatori, perché il terremoto ha distrutto anche le chiese?

Ma c’è poco da scherzare. La questione posta grossolanamente dal monaco teologo è serissima e un credente come Manzoni ci ha meditato tutta la vita scrivendoci sopra anche un bel romanzo. Se esiste un Dio giustiziere (anche se misericordioso), se la Bibbia è piena di punizioni terribili per chi si ribella alla vera fede (sino alla strage non solo degli umani, bambini compresi, non solo di un popolo colpevole che per castigo divino deve essere estinto alle radici in modo che non se ne dia più possibilità di nessuna generazione futura, ma persino di tutti i suoi armenti), perché i colpevoli non dovrebbero essere punti già sulla terra? D’altronde, essendo Dio onnisciente e onnipotente, tutto ciò che accade sulla terra è da lui voluto o almeno permesso, anche i terremoti o la peste. Insomma esiste o no una Provvidenza?

 Manzoni rispondeva che sì, esiste la Provvidenza, ma l’uomo non è in grado di capirne i movimenti. La Provvidenza, insomma, è argomento di fede, ma non si può leggere nelle vicende umane, o, come ha scritto un grande critico cattolico, non è leggibile storicamente. Perché di peste muoia fra Cristoforo e dalla medesima si salvi invece don Abbondio, non è dato sapere; il credente può solo credere che una ragione superiore ci sia e intanto darsi da fare fra gli uomini perché la civiltà e la educazione cattolica sviluppino solidarietà sul piano sociale attenuando così il tasso di ferinità che per natura le creature umane portano con sé (si ricordi il significato allegorico della vigna di Renzo).

Naturalmente la questione è ancora più complicata, perché chiama in causa la possibilità che esistano contemporaneamente libero arbitrio da parte dell’uomo e onniscienza e onnipotenza da parte di Dio. E poi, si sa, il potere di Dio può essere limitato dalle forze del male, si chiamino Lucifero o Arimane…Ma, ridotta all’osso con una brutale semplificazione, la questione rozzamente posta dal monaco-teologo è tutt’altro che priva di senso.

La religione dovrebbe dichiararsi impotente a spiegare il male, ma se lo facesse la sua autorità e il suo stesso diritto di esistere sarebbero messi in discussione. E’ nata infatti per fornire risposte positive ai grandi problemi ontologici della umanità e così rassicurarla. Il suo limite conoscitivo è quello stesso della scienza, ma la scienza lo ammette apertamente, la Chiesa non può farlo, e così ci ha costruito su un castello ideologico volto a spiegare tutto senza spiegare nulla. Invece di fare come alcuni intellettuali cristiani o cattolici hanno avuto il coraggio di fare in passato ammettendo l’impossibilità di spiegare ciò che non sappiamo (non solo Manzoni, anche Pascal per esempio), la Chiesa pretende di dare una ragione dei mali del mondo, una ragione morale (magari facendo capire o sostenendo apertamente che Dio metterebbe alla prova gli uomini sottoponendoli a queste immani sventure) o una ragione teologica e ontologica (ci sono intere biblioteche che mirano a salvare insieme il libero arbitrio e l’onnipotenza divina).

Giornali e televisioni in queste settimane hanno interpellato decine di scienziati italiani, giapponesi e americani che di terremoti s’intendono, e tutti dicono che è impossibile prevedere un terremoto o controllarlo, si possono solo limitarne gli effetti negativi. Insomma, avvisa la scienza, c’è un limite alla conoscenza umana che va accettato, senza annebbiarlo mai.

Uno scienziato italiano che è anche un fisico fra i maggiori in Europa e da anni lavora al CERN di Ginevra (è uno dei cosiddetti ricercatori del “bosone di Higgs”), Guido Tonelli, ha scritto un libro uscito qualche mese fa La nascita imperfetta delle cose (Rizzoli), in cui sostiene che l’uomo, dopo diecimila anni di studi e di indagini del cosmo, conosce sì e no il 5% della propria galassia, ma il guaio è che la galassia in cui si trova la Terra è solo una fra i milioni di galassie oggi esistenti. L’unica cosa che si sa, conclude, è che in realtà non si sa nulla. Nulla della posizione e della ragione dell’uomo sulla Terra, nulla sul destino che attende il nostro pianeta, nulla dei terremoti, maremoti, alluvioni, cambiamenti climatici, malattie che possono investire da un momento all’altro la popolazione del mondo e sterminarla.

Pirandello, nella Prefazione al Fu Mattia Pascal aveva detto la stessa cosa più di un secolo fa, parlando della scoperta di Copernico e di quella minuscola e insignificante trottolina che è il nostro pianeta.

La superba pretesa di ignorare questo limite ontologico accomuna il rozzo monaco che crede di poter leggere nella volontà di Dio e la Chiesa che lo condanna dall’alto del castello di dottrine, ideologie, leggende, che ha costruito nei secoli mossa dalla stessa vana presunzione. Accettare questo limite e lavorare sull’unico orizzonte che l’umanità può interpretare e cambiare, quello storico e sociale: questo dovrebbe fare un’umanità consapevole. Creare un’etica planetaria, ha detto Morin. Su questo punto l’ateo Leopardi e il credente Manzoni sarebbero stati dalla stessa parte.


Fotografia: G. Biscardi, Cornice, Palermo 2016

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