Cronaca di un parziale fallimento
Il bell’articolo del professore Luperini mi ha stordito e svegliato dal torpore in cui ero sprofondata. Complice la difficile situazione politica e sociale italiana avevo dimenticato perché mi sento di sinistra. Abbrutita dai termini della nuova economia che incombono minacciosi sui pranzi quotidiani mi limitavo a mostrare il mio dissenso rispetto alla situazione attuale e cercavo di fare “politica” con le scelte quotidiane di insegnante e mamma. L’articolo “Essere di sinistra oggi. Qualche minima proposta” mi ha ridestato e così ho cercato di capire quali idee hanno in merito i miei alunni maggiorenni o quasi, “futura classe dirigente” del nostro paese.
Inizialmente, a fine lezione, come momento di riflessione a casa non pertinente con gli argomenti svolti, ho chiesto loro di scrivere dieci cose che ritengono di sinistra e dieci che ritengono di destra. Dopo i soliti mugolii di dissenso si sono presentati il giorno dopo con un elenco che alcuni si sono limitati a scaricare da Internet, altri hanno cercato, con scarsi risultati, di personalizzare. Generalmente tutti presentavano le stesse suddivisioni, mi limito a riferire le più originali e stravaganti, degne di citazione. Sarebbe di destra il Milan (il suo presedente ha sottratto a molti anche la passione dello sport) e di sinistra Peppino Impastato (vivendo in una terra di mafia, a pochi chilometri da Cinisi, paese natale di Impastato, mi piace sottolineare che molti ragazzi hanno citato il giovane, dichiaratamente schierato a sinistra, ucciso dalla mafia il 9 Maggio del 1979 perché aveva osato alzare la testa contro la mafia.)
Gli elenchi continuavano con citazioni più o meno banali che però riflettono il modus pensandi dell’attuale società. Sarebbero di destra Mediaset, la Germania e Borsellino, sarebbero di sinistra la Rai, la Russia e Falcone, insomma un bel calderone dove i ragazzi hanno mescolato banalità desunte dallo squallore della quotidianità e riferimenti storici assolutamente anacronistici.
Qualcuno ha redatto l’elenco con una minore superficialità ed ha indicato fra le cose di sinistra il pubblico contrapposto al privato (di destra) e oggetto di interessanti riflessioni potrebbe essere la divisione fra Fede (di sinistra) e Chiesa (di destra). Una delle citazioni più divertenti rimane comunque la Barbie, catalogata fra le cose di destra.
Dopo avere raccolto gli elenchi ho chiesto ai ragazzi di collegarsi al blog “La letteratura e noi”, leggere l’articolo del prof. Luperini e riflettere. L’invito ha prodotto risultati diversi nelle due classi del triennio nelle quali insegno italiano e latino. Gli alunni della quarta hanno avviato una discussione sterile e qualunquista, definendo le affermazioni contenute nell’articolo utopiche. Ho cercato di spiegare che proprio la mancanza di ideali ha portato all’attuale situazione politica italiana, che per realizzare qualcosa di concreto è necessario lavorare su un progetto, altrimenti si sfocia nella superficialità e nel populismo. L’unico risultato ottenuto è quello di essere stata osservata da occhi straniati che giudicavano assurde le riflessioni da me proposte.
Sono uscita dalla classe demotivata e pervasa da una inquieta sensazione di fallimento. Ho provato la frustrazione di sentirmi un novello Don Chisciotte che lotta contro il qualunquismo di chi ha vissuto tutta la vita in una società i cui valori dominanti sono l’individualismo, l’arrivismo, la discriminazione e l’illegalità giustificata come vittimistica persecuzione.
Il mio ego di insegnante sull’orlo di una crisi di identità è stato parzialmente ritemprato dalla discussione svoltasi in V A dopo il medesimo esercizio. Anche in questa classe alcuni hanno gridato all’utopia, alla manipolazione di valori che appartengono all’etica universale, mentre altri hanno sostenuto il valore polemico delle affermazioni, sottolineando che l’articolo si propone di scuotere le coscienze dal narcotismo in cui viviamo. Un alunno ha sostenuto che quello del prof. Luperini non è un progetto politico, ma ha un valore sociale, che c’è una carenza di ideali che l’articolo vuole colmare perché chi rispetta questi ideali vive in un mondo capovolto che deve essere rifondato in quanto come dice il prof. Luperini essere sociale vuol dire appartenere ad una società che deve essere democratica. A questo punto la discussione è diventata sempre più animata: i loro sguardi appassionati, il tono della voce che si alzava, le risposte pertinenti e motivate che si scambiavano sostenendo tesi opposte hanno alimentato in me una flebile speranza, quella che ci siano ancora giovani disposti a lottare per difendere ciò in cui credono, che non si omogeneizzano alla superficialità dilagante, che sono pronti a schierarsi, che sono stanchi di vivere nel limbo dell’ignavia. Considerati i disvalori imperanti sono uscita dall’aula rinfrancata, almeno li ho costretti a PENSARE, e oggi non mi pare cosa da poco.
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