Se tre punti vi sembran pochi
Riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento, contro l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo nelle graduatorie interne ai docenti che abbiano svolto il ruolo di tutor e orientatori.
Scheda per l’aggiornamento delle Graduatorie interne
Sollecitazione in merito alla Sezione A3 -Titoli generali
Sezione A3 – Titoli generali
“I) Ai docenti tutor e ai docenti dell’orientamento di cui alla Direttiva del Ministro dell’Istruzione e del Merito n. 11 del 21/04/2023 è attribuito un punteggio aggiuntivo per il servizio svolto in tale qualità ai sensi del Decreto del Ministro dell’Istruzione e del Merito 63 del 05/04/2023:
Per la mobilità volontaria
-per almeno un triennio scolastico continuativo nella medesima istituzione scolastica (18 bis). Punti 3”
Alla luce della novità introdotta nella sezione relativa ai Titoli generali, riteniamo sia opportuno e urgente condividere le seguenti considerazioni:
1. Attribuire un punteggio (10 punti, 3 punti, un solo punto, anche solo per la mobilità volontaria) a chi svolge un incarico retribuito crea un precedente gravissimo e introduce una vera e propria discriminazione tra i colleghi che svolgono tali incarichi. Si apre, inoltre, una crepa pericolosa rispetto ad una futura “corsa all’incarico”; possiamo facilmente immaginare quanto questa crepa possa incrinare la già traballante coesione della categoria. Un solo esempio, forse il più significativo: al docente tutor vengono attribuiti 3 punti e al Coordinatore di classe (evitiamo di esplicitare una rassegna comparativa tra i due incarichi e le relative retribuzioni) nessun punto.
2. La seconda considerazione è legata alla prima. Si potrebbe obiettare: “Ma il docente tutor si è formato per svolgere il suo ruolo, ha acquisito un titolo specifico”; non ci dilunghiamo nella risposta e rimandiamo a quanto già emerso qui Aut-aut. Orientare o orientarsi? – La letteratura e noi e qui Se 20 ore vi sembran poche: la formazione INDIRE per Orientatore e Tutor – La letteratura e noi. Vogliamo davvero attribuire la stessa dignità formativa ad un corso on line di 20 ore e ad un diploma universitario? Ci sembra accettabile che sussistano solo 2 punti di differenza tra il titolo acquisito dal docente tutor e un dottorato di ricerca? Riteniamo che chiunque voglia difendere la dignità intellettuale del nostro mestiere conosca le risposte a queste domande.
3. Ricordiamo che le molte ombre sopra richiamate relative a questa formazione sono state oggetto di un atto di sindacato ispettivo dalla Sen. Ylenia Zambito (che ha ricevuto risposta martedì 22/10/2024). Il fatto che le formazioni successive proposte dal governo siano intervenute sulle criticità segnalate già dall’estate 2024, sottolinea, implicitamente, la presa d’atto dell’inadeguatezza di questo modello formativo, confermando quanto ricordato nei punti 1 e 2.
In relazione alle considerazioni 1,2,3
– Sollecitiamo i Sindacati ad agire tempestivamente, in tutte le sedi opportune, affinché, dopo avere ottenuto lo stralcio parziale della valorizzazione del punteggio in sede di contrattazione dell’attuale CCNI Mobilità 2025, si prosegua l’azione cominciata, portando, nella revisione contrattuale del prossimo a.s., all’eliminazione totale dell’intera sezione.
– Proponiamo a tutti/e i/le docenti che negli anni hanno svolto incarichi retribuiti (essenziali per lo svolgimento delle attività scolastiche, ma retribuiti poco o pochissimo) come, a titolo di esempio, i Coordinatori di Classe, i Referenti per l’Educazione civica e i Referenti Plesso di formalizzare a fine anno, al proprio Dirigente scolastico, le dimissioni da ogni incarico e la volontà di non accettare a settembre nuovi incarichi.
Speriamo inoltre che a questa proposta possano aderire anche i/le colleghi/e che in questi ultimi due anni scolastici hanno svolto la funzione di tutor/orientatore: vogliamo coltivare la speranza che molti di loro, nel frattempo, abbiano riflettuto sulla natura formativa delle 20 ore di corso on line e che, rispetto all’introduzione dei 3 punti aggiuntivi, avvertano l’ingiustizia che andrebbe a marcare la loro situazione rispetto a quella di moltissimi/e colleghi/e che svolgono incarichi retribuiti senza vedersi riconosciuto alcun punteggio.
Non fermiamoci, infine, a questa osservazione: “Ma sono solo 3 punti per la mobilità volontaria”; consideriamo che cosa significano quei 3 punti, su quale visione del nostro mestiere si fondano, quale concezione di formazione veicolano, quali conseguenze introduce questo cambiamento (non sono piccoli dettagli, ma sassolini che possono smuovere una valanga!).
Un’ondata di dimissioni da incarichi essenziali – sperando che, prima o poi, anche chi dovrebbe difendere la dignità (non solo salariale) del nostro mestiere si attivi – potrebbe darci la forza di chiedere la cancellazione del punto I della sezione A3.
Martina Bastianello
Emanuela Bandini
Orsetta Innocenti
Morena Marsilio
Rossella Latempa
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Sono d’accordo con le riflessioni consegnate a questo breve pezzo, anche se l’invito alle dimissioni mi pare onestamente un gesto estremo che metterebbe in difficoltà più gli studenti dell’Istituzione scolastica e quindi non lo prendo in considerazione per il corrente anno scolastico. Più che altro non riesco a capire la ratio dei 3 punti legata alla mobilità: un docente tutor e orientatore dovrebbe essere radicato nell’Istituzione scolastica in cui opera e perché premiare e favorirne la mobilità?
Lo considero un non-senso. Il problema è che si sta creando una guerra tra poveri, basta vedere la proliferazione di master online, di lauree telematiche per scavalcarsi a vicenda in graduatorie sempre più pericolanti, dato il calo demografico che dimezzerà le classi. Mi sembra proprio un sistema che sta andando al collasso. Ma sarò catastrofista io.
Non c’è da meravigliarsi. Io non ho esperienza diretta della Scuola, ma ne conosco bene le dinamiche – non diverse da quelle di altri settori pubblici e privati, comprese le Università – ma mi sembra che la proposta di dimissioni sia molto significativa e corretta, spero anche valida. Non ritengo infatti, come l’autore del commento che precede, che si tratti di “un gesto estremo che metterebbe in difficoltà più gli studenti dell’Istituzione scolastica”, o meglio ritengo che questo gesto estremo sia indifferibile. Il “boicottaggio” delle attività che nelle istituzioni finiscono con il peggiorare la loro funzionalità sociale e pubblica, innescando, come del sostiene anche il commento che ho citato, che si scatenerebbe una guerra tra poveri, mi pare una necessità. Ho commesso anch’io – sebbene in minore misura -l’errore di assumermi oneri non dovuti, per il famoso e fumoso “senso di responsabilità” istituzionale (parlo di esperienze universitarie). Ma questo non serve certo a migliorare le istituzioni e la loro utilità sociale. Inoltre va da sé che il “senso di responsabilità” è solo un aspetto del problema. Tanti e tante insegnanti si sottopongono a pesanti stress per tenere in piedi la baracca, lo so. L’ambizione, il desiderio di guadagnare qualche centesimo in più, la paura dei dirigenti, le aspettative di colleghi e genitori possono tuttavia essere moventi più diffusi di quanto si creda. Ma adesso sono giunto alla conclusione anarchica di Luciano Bianciardi: “nessuna collaborazione”. So bene che queste scelte possono produrre effetti negativi sui discenti e sulle istituzioni, ma, a questo punto, se ci si vuole impegnare, meglio farlo dall’esterno, potendo, non fornire stampelle gratuite a chi gestisce il potere.