Gli scrittori dell’America Latina e dei Caraibi/Scrittori del mondo 7
Proseguiamo la pubblicazione della mappa degli scrittori contemporanei dell’America Latina e dei Caraibi. I lettori potramno integrare e arricchire questa prima selezione, utilizzando i commenti per indicare altri nomi di autori del nuovo millennio che ritengono significativi, raccontando la propria esperienza didattica, condividendo le proprie letture o suggerendone altre.
Édouard Glissant
Édouard Glissant (1928-2011), originario della Martinica, è uno degli scrittori più importanti della letteratura postcoloniale in lingua francese. Romanziere, drammaturgo, poeta, saggista, politico, Glissant è stato un intellettuale a tutto tondo. Il tema ricorrente della sua intera produzione è la rivendicazione di quello che definisce il «diritto all’opacità», cioè il diritto di ogni popolo di esprimere e di autodeterminare liberamente la propria cultura, la propria identità, la propria visione del mondo. A questo concetto si lega il significato dell’espressione Tutto-mondo che dà il titolo al suo romanzo del 1993: “Tutto-mondo” è infatti l’utopia di «un mondo in cui tutte le differenze tra i paesi e i popoli sono messe insieme in modo che si possa trovare una nuova maniera di frequentare la realtà». Il suo romanzo più celebre resta però Il quarto Stato del 1964, dove Glissant ripercorre con una prosa visionaria e profetica la storia della Martinica dall’inizio della tratta degli schiavi ai giorni nostri.
Vidiadhar Surajprasad Naipaul
Vidiadhar Surajprasad Naipaul è nato a Trinidad nel 1932 da una famiglia di origine indiana, costretta ad abbandonare la terra natale a seguito della diaspora innescata dal colonialismo britannico. La sua scrittura è profondamente radicata nella tradizione letteraria anglosassone. Nei suoi romanzi di maggior impegno, da Una casa per Mr Biswas del 1961 a Semi magici del 2004, Naipaul ha spesso affrontato il rapporto tra colonizzatori e colonizzati, mettendo in evidenza, talvolta con un’ironia caustica, la subalternità dei sudditi coloniali che ambiscono fatalmente ad appropriarsi dei modelli comportamentali dei dominatori occidentali. Osservando il mondo da una posizione particolare a metà tra culture diverse, tra appartenenza e distacco dalla civiltà occidentale, Naipaul ha raggiunto gli esiti migliori nei romanzi-reportage e nei resoconti si viaggio che mescolano autobiografia, invenzione, ricerca antropologica e documentazione storica. I suoi giudizi severi e intransigenti sull’Africa, sull’Islam, sull’arretratezza dell’India non hanno mancato di suscitare innumerevoli polemiche. Nel 2001 gli è stato assegnato il premio Nobel.
Augusto Roa Bastos
Augusto Roa Bastos (1917-2005) è uno scrittore paraguayano. Costretto ad abbandonare il Paraguay per aver contestato il regime militare, a seguito della pubblicazione nel 1974 del suo romanzo più importante Io, il Supremo è stato esiliato anche dall’Argentina, dove si era rifugiato nel 1947. Come La morte di Artemio Cruz di Fuentes, L’autunno del patriarca di García Márquez, La festa del Caprone di Vargas Llosa, anche Io, il Supremo rientra in quel fortunato sottogenere del romanzo latinoamericano definito «romanzo della dittatura», che analizza la psicologia dei caudillos e la corruzione del potere. Io, il Supremo si presenta come una lunga confessione del dittatore José Gaspar Rodríguez de Francia a se stesso, al suo segretario e al suo cane. Con la sua struttura complessa e stratificata, basata sulla contaminazione di registri e materiali diversi (documenti storici, discorsi ufficiali, ecc.), la narrazione epica di Roa Bastos disegna una sorta di “controstoria” dell’America Latina che, come ha affermato l’autore, ha «le caratteristiche di una fiaba amara, le cui immagini più incredibili sono proprio gli eventi della storia».
Luis Sepùlveda
Luis Sepùlveda è nato in Cile nel 1949. Dopo il golpe di Pinochet, è stato arrestato, torturato per sette mesi e infine costretto all’esilio. Trasferitosi in Ecuador, ha abitato per un periodo tra gli indios dell’Amazzonia: il resoconto di questa esperienza è confluito nel libro Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (1989), con cui Sepùlveda si è imposto all’attenzione internazionale. Dopo aver combattuto in Nicaragua, dagli anni Settanta vive in Europa ed è impegnato nella battaglia ecologista (ha partecipato anche a diverse missioni di Greenpeace). I suoi romanzi sono attraversati da una vena fantastica, ma i temi restano quelli urgenti dell’attualità e del vissuto autobiografico: l’impegno politico, il viaggio, l’utopia, l’amore, l’esilio, l’ecologismo. Una parabola ecologista è Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare, la delicata favola sulla tolleranza che in Italia ha riscosso un enorme successo. Nelle opere d’invenzione, nei saggi, nei numerosi libri di viaggio la scrittura di Luis Sepùlveda scaturisce sempre dalla volontà di intervenire sul presente, è una presa di posizione contro le ingiustizie del mondo.
Mario Vargas Llosa
Mario Vargas Llosa, nato nel 1936 ad Arequipa in Perù, ma vissuto a lungo in Europa, è considerato dalla critica l’unico vero scrittore realistico tra quelli dell’America Latina. Il realismo e l’oggettività si coniugano nei suoi libri con la polifonia e il virtuosismo stilistico. Il suo primo romanzo di successo, La casa e i cani (1962), rivela un forte impegno politico: i “cani” cui allude il titolo sono gli alunni del collegio militare di Lima, un microcosmo emblematico che rispecchia le contraddizioni della società peruviana. Il Perù, con le sue ambiguità, è il vero protagonista della Casa verde (1966) e di Conversazione nella «Catedral», un romanzo del 1969 che smaschera i subdoli meccanismi coercitivi del potere dittatoriale (all’analisi della dittatura Vargas Llosa dedica nel 2000 anche La festa del Caprone). Dall’incupirsi del pessimismo e dalla delusione politica nascono La guerra alla fine del mondo (1981), che ricostruisce la vicenda di una comunità di sbandati radunata da un predicatore nel remoto avamposto brasiliano di Canudos, e Storia di Mayta del 1985, in cui si descrive il fallimento di un tentativo rivoluzionario in America Latina. L’analisi della realtà s’intreccia all’inchiesta sulla verità nella sua produzione più recente, spesso connotata da un ripiegamento nel privato e dal motivo dell’amore-passione, centrale in Avventure della ragazza cattiva del 2006.
Derek Walcott
Derek Walcott è un grande poeta caraibico di lingua inglese, nato a Santa Lucia nel 1930. Attingendo alla tradizione lirica europea e contaminandola con quella multiculturale della sua isola, nelle poesie e negli scritti per il teatro Walcott ha dato voce allo sradicamento e alla perdita d’identità sofferti dalla popolazione caraibica d’origine africana, trapiantata nelle Antille a seguito della tratta degli schiavi. Per questo un’immagine emblematica è quella del naufragio che ricorre in tutte le sue opere fino al vasto poema Omeros, che gli è valso il Nobel nel 1992. Omeros è una riscrittura dell’Odissea (e in parte anche dell’Iliade), ambientata ai giorni nostri nel Mar dei Caraibi. Da un lato Walcott sottopone il modello omerico ad un processo di abbassamento ironico, dando vita ad un’epopea quotidiana che ha per protagonisti due pescatori di Santa Lucia, Ettore e Achille, innamorati della stessa donna, la giovane Elena; dall’altro, però, mantiene inalterata l’epicità dell’originale greco e lascia vibrare nella sua poesia una nota tragica e dolente. I viaggi dei pescatori di Omeros alludono infatti ad altri viaggi, ben più terribili e senza ritorno: le traversate atlantiche degli uomini e delle donne africane portate nei Caraibi dalle navi negriere. Si legge nel poema: «Ma fecero la traversata, sopravvissero. È questa la forza dell’epica».
NOTA
Questi profili sono tratti da Scrittori del nuovo millennio: una canone da costruire insieme. Mappa del mondo e Mappa europea, a cura di C. Carmina, Palumbo Editore. Le mappe sono in dotazione ai docenti che adottano i manuali di letteratura italiana della casa editrice Palumbo.
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