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diretto da Romano Luperini

Due classi, due professori e dieci poesie. Un laboratorio a classi aperte sulla poesia tra seconda e quinta secondaria di secondo grado

Una premessa (forse inutile)

L’impressione, da qualche anno, è quella di assistere alla narrazione di una vera e propria guerra aperta, che occupa costantemente lo spazio della riflessione, si mangia tutto il resto e lo fa con toni apodittici che non ammettono repliche. Gli schieramenti appaiono rigidi e stereotipati: da una parte ci sono i tradizionalisti e dall’altra gli innovatori, spesso entrambi più preoccupati di mettere in luce le mancanze dell’altro, rispetto a sostenere le proprie ragioni. Capita così che gli innovatori dipingano i tradizionalisti come costantemente dediti alla famigerata lezione frontale in cui non c’è alcuno spazio per lo studente, in cui il loro potere regna sovrano e manca il benché minimo interesse per gli studenti; sull’altro versante i tradizionalisti immaginano gli innovatori sempre impegnati a giocare, a usare diavolerie informatiche, ad annacquare il messaggio, a fare progetti o attività che distraggono gli studenti dalla vera conoscenza. Non ho usato questa parola a caso, perché se da una parte per i tradizionalisti la parola chiave è “conoscenza” e vedono come fumo negli occhi la “competenza”, il contrario vale per gli innovatori.

Peccato che questa posa “innovatore VS tradizionalista” a scuola non funzioni (e secondo me manco esista): lo sa chiunque lavori da un po’ di tempo in aula. La questione non è mai tradizione o innovazione, come se fossero compartimenti stagni: la questione vera è che, come insegnanti di letteratura, siamo al servizio dei testi e di chi apprende. Innovazione e tradizione sono due facce della stessa medaglia, due forze che permettono l’equilibrio, se ben calibrate: si insegna sempre in un contesto reale, a discenti reali, non si può quindi non preoccuparsi di come essi apprendano e in che modo il testo possa essere loro veicolato. Il testo letterario, inoltre, è un dispositivo paradossale, è anacronistico, lontano nel tempo, nello spazio, figlio di valori diversi, ma è anche questa alterità che lo rende universale; è quindi necessario, ricostruirlo, considerarne le coordinate di spazio e tempo, le interpretazioni critiche. Se si tiene conto di ciò, appare subito chiaro perché la questione “lezione frontale tradizionale” opposta a “pratiche didattiche innovative” sia un falso problema: ciascuna ha bisogno dell’altra per far comunicare i testi con la classe.

Il percorso che qui viene declinato si muove, dunque, in questa direzione.

Tu metti insieme una prima e una quinta

Ho sempre pensato che il gruppo sia una risorsa, a maggior ragione se formato da giovani con la mente e il corpo in subbuglio e in potenza come solo puoi avere tra i sedici e i diciotto anni, per questo la possibilità di lavorare a classi aperte dovrebbe essere una modalità da esplorare il più possibile. Quest’anno l’occasione è nata dall’anno di prova per il passaggio di ruolo dalla secondaria di primo a quella di secondo grado: io ho insegnato in una seconda scientifico opzione scienze applicate, il tutor che mi è stato assegnato in una quinta del liceo linguistico. Complice la condivisa passione per la poesia, i diversi percorsi affrontati in classe e alcune ore che avevamo in comune abbiamo deciso di lavorare in modalità laboratoriale e a classi aperte: per circa cinque incontri le due classi si sono trovate in aula magna e hanno lavorato insieme, per poi continuare autonomamente.

Analizzando le caratteristiche delle due classi, è apparso subito evidente che la quinta avesse delle solide competenze per l’analisi del testo grazie alle coordinate di storia della letteratura (e anche delle diverse letterature trattandosi di un linguistico), mentre la seconda, che aveva appena affrontato il percorso sulla forma, la struttura e gli strumenti della poesia, era più avvezza al commento sul singolo componimento.

Tutto il primo quadrimestre, infatti, la classe seconda aveva affrontato il testo poetico: attraverso la lettura di poesie contemporanee (su tutti Caproni, Antonia Pozzi, Alba Donati, Valerio Magrelli) e di un romanzo in forma poetica (La lunga discesa di Jason Reynolds) e mediante il laboratorio sulla poesia autobiografica. In questo laboratorio gli studenti hanno analizzato le caratteristiche del testo poetico autobiografico, studiato le tecniche di scrittura poetica e composto infine un loro testo poetico, sul quale hanno steso un commento analogamente a quanto fatto in precedenza con i poeti veri.

Il professor Pietrantonio ed io abbiamo, quindi, deciso di mettere in comunicazione questi due approcci (come è naturale che sia), in modo che ciascuno arricchisse l’altro e che insieme potessero poi costruire un nuovo testo. Ma andiamo con ordine.

Due lezioni dialogate

Il primo incontro, organizzato dalla classe quinta, è stata una lezione su Umberto Saba, il contesto culturale e sociale, la sua poetica, la sua relazione con la tradizione e la stesura del Canzoniere. Una volta tornati in classe è stato molto interessante riflettere con i miei studenti di seconda su come fosse cambiata la loro impressione sul poeta di cui avevamo letto solo “La bambina con la palla in mano” come esempio di poesia autobiografica. A quel punto Matteo, ingenuamente, ma mica poi tanto, mi ha detto: “Prof ma è molto diverso leggere una poesia come un lettore che non conosce il contesto e dopo aver ascoltato la lezione di oggi. Cambia il punto di vista, può cambiare proprio il senso che diamo a una poesia.” E l’aggancio sul ribadire, ancora una volta, che le interpretazioni sono infinite ma non tutte legittime è venuto da sé.

Il secondo incontro, organizzato dalla classe seconda, è stato incentrato sull’analisi formale della poesia La gatta (Canzoniere, Trieste e una donna. Libro primo). A corollario della poesia abbiamo allegato due testi: un brano tratto da Saba-Giuseppe Carimandrei, Storia e Cronistoria del Canzoniere del 1948e da Le polpette al pomodoro del 1957.

Alla fine di questo incontro, le due classi sono state divise in dieci gruppi misti e hanno discusso tra loro sul significato del testo, sul valore connotativo e denotativo della gatta, sui sentimenti espliciti e quelli nascosti presenti e su come questa poesia si inserisse nella poetica di Saba.

Alla fine, ritornati ciascuno nella propria classe, ho chiesto un parere ai miei studenti di seconda:

“Comunque prof è bello quando si sta un’ora su una poesia sola”

“Prof ha visto che abbiamo detto la nostra, anche se quelli di quinta ne sanno di più?”

“Prof ragionare con altri su una poesia è strano, non posso dire faticoso, ma strano sì: come si fa a capire chi ha ragione?”

“Prof quella cosa di Saba, Leopardi e delle polpette era molto commovente, ci abbiamo ragionato tanto e siamo finiti a parlare delle nostre, di polpette.”

Dal testo al commento

La seconda fase del lavoro è stata sicuramente la più complessa: divisi in dieci gruppi da quattro (due di seconda e due di quinta) hanno avuto in sorte ciascuno una poesia del Novecento da analizzare e commentare. La scelta è ricaduta su autori che non sempre vengono affrontati in classe in quinta e su cui i ragazzi potessero sperimentare il commento guidato:

Camillo Sbarbaro Io che come un sonnambulo cammino (1914)

Sandro Penna Ero per la città fra le viuzze (1939)

Alfonso Gatto A mio padre (1947)

Giorgio Caproni L’ascensore (1948)

Franco Fortini La gronda (1958)

Edoardo Sanguineti, Questo è il gatto con gli stivali (1953-1964)

Edoardo Sanguineti, Piangi, piangi (1964)

Vittorio Sereni Ancora sulla strada di Zenna (1965)

Andrea Zanzotto Al Mondo (1968)

Mario Luzi Vita fedele alla vita (1971)

Gli strumenti a loro disposizione sono stati le raccolte poetiche, alcuni manuali di letteratura italiana oltre ai testi in adozione, le consulenze con i docenti presenti in classe. A tutti è stato fornito lo schema di lavoro su cui i ragazzi di seconda avevano lavorato per tutto il primo quadrimestre, per venire incontro a studenti non ancora avvezzi alla tipologia A dell’esame di stato:


DEVE CONTENERE…PUOI PARTIRE COSÌ
INTRODUZIONETitolo della poesia Autore/autrice Eventuali notizie che ritieni indispensabili inserire (cenni biografici, notizie sulla raccolta in cui la poesia è contenuta…)La poesia “…” è stata scritta da… un poeta/una poetessa che… Il componimento è contenuto nella raccolta… che…
PRIMA PARTEArgomento della poesia, una sintesi del “discorso poetico” ricorda: soprattutto se la poesia è molto “narrativa”, evita di riassumere nel dettaglio l’episodio raccontato ma sintetizzalo in non più di due righe.Il poeta/la poetessa racconta… L’argomento della poesia è… Il poeta racconta il momento/l’episodio in cui…
SECONDA PARTEAspetti stilistici
ricorda: le informazioni sulle scelte lessicali e stilistiche devono servire a supportare la tua interpretazione, non inserirle se non intendi spiegarne il senso e il motivo per cui sono state inserite.
La struttura della poesia… I versi sono… Le strofe sono… La poesia è organizzata in X strofe da X versi… Il ritmo è… Sono presenti alcune figure del suono come ad esempio… al verso… Il poeta con questa tecnica riesce a… Sono presenti alcune figure del significato come ad esempio… al verso… Il poeta con questa tecnica riesce a… Le scelte lessicali/ le parole chiave i simboli il valore connotativo e denotativo
TERZA PARTETema (o temi) MessaggioIl tema di questa poesia è… Il tema emerge in diversi punti, ad esempio… e… Il poeta/la poetessa pensa che… Il pensiero del poeta/della poetessa è che… Ad esempio nei versi… emerge chiaramente che…
CONCLUSIONERiflessioni personali Domande Connessioni con la vita del poeta/della poetessa, altri testi suoi o di altri, il mondo, te stesso– Mi ha molto colpito che…/ il passaggio… – Perché… – Mi chiedo cosa significhi… – Mi chiedo perché… – Mi chiedo se… – Leggendo questa poesia ho ricordato che… – Leggendo questa poesia mi è venuto in mente… – Questa poesia per me…
TITOLOTitolo efficaceTitolo descrittivo (es. Commento alla poesia “…”) oppure Titolo poetico, che faccia emergere il tuo punto di vista, unito a un sottotitolo descrittivo (Commento alla poesia “…”)

(adattato da Cavadini, De Martin, Pianigiani, La grande avventura)

Dal commento a un testo nuovo

A questo punto avremmo potuto dirci tutti soddisfatti: le classi avevano lavorato insieme per quattro ore, ciascun gruppo aveva discusso e analizzato una poesia. Il lavoro poteva dirsi concluso.

In realtà mancava l’aspetto di reazione al testo, di costruzione di nuovi significati: quando leggiamo qualcosa, esso non cade mai a vuoto, il nostro cervello crea automaticamente connessioni con altri testi, con nostre esperienze e prepara il terreno per nuove conoscenze, per la rielaborazione, per la reazione, insomma.

Dopo aver ricostruito e interpretato la poesia, era tempo di vedere come i gruppi l’avrebbero trasformata in un testo nuovo, come, cioè, un’opera possa agire da innesco per un’altra. Indubbiamente la fase più difficile del lavoro è stata questa: se fino a quel momento avevano lavorato entro binari conosciuti, ora si trattava di definire un progetto, fare un piano di riuscita e sostenibilità, programmare le tappe e il loro sviluppo. Insomma una sfida complessa, soprattutto se unisci alunni che non si conoscono e hai la Maturità che incombe. In altre due sessioni di lavoro i gruppi hanno provato a definire il progetto che hanno poi sviluppato autonomamente a casa (o in sedute pomeridiane tra bar e biblioteca della scuola).

I progetti realizzati sono stati vari: il video del salotto letterario sulla poesia di Zanzotto, l’installazione a partire da Sanguineti, la riscrittura “rivisitata dalla genZ” di A mio padre di Gatto, il video che ha ambientato Ero nella città tra viuzze di Penna entro i confini della città di Como, la canzone composta a partire da L’ascensore di Caproni, il calligramma, ispirato alla Galatea di sfere di Dalí, realizzato con le parole chiave della poesia di Sbarbaro.

La premessa al lavoro su Piangi piangi è stata: se Sanguineti, attraverso la sua poesia, denunciava il boom economico elencando numerosi oggetti creati negli anni 60, cosa penserebbe nel 2023 dinanzi agli accessori e alle numerose versioni di una sola e semplice bambola? Il gruppo ha dunque presentato un’infografica sulla storia della Barbie e una riscrittura della poesia:

Piangi piangi, che ti compero una Barbie rosa, una 500
Fiat in miniatura, un biglietto per le sale, un quaderno
con un barboncino, un’azione della Mattel:
piangi piangi, che ti compero
un casco da astronauta, un flacone di tinta fucsia,
un robot, un album Panini con figurine a colori, un'uniforme per lavorare:
piangi piangi, che ti compero un grosso armadio
di vestiti, un albero di Natale, una Barbie con una gamba
di legno, una borsa di Balmain, una bella bandiera arcobaleno:
piangi piangi, che ti compero tanti francobolli
di Malibù, tante patatine della San Carlo, tante teste di Chelsey,
tante teste di Stace, tante teste di Krissy:
oh ridi ridi, che ti compero
un fidanzato: che così tu lo chiami per nome: che così tu lo chiami
Ken.

Il gruppo che ha lavorato su Questo è il gatto con gli stivali di Sanguineti dichiara: abbiamo intenzione di proporvi una versione alternativa della poesia che ci è stata affidata, riscrivendo con termini che meglio si adattano al nostro mondo. Il nostro intento è, infatti, quello di avvicinare lo stile di questo poeta a noi giovani.

Nell’immagine che segue potete vedere la progettazione del nuovo testo, che è partita dall’evidenziare i termini chiave per poi sostituirli con concetti moderni. La versione definitiva è stata presentata con questo audio, che si rifà alle letture di Sanguineti.

I progetti sono stati presentati ai compagni di tutto l’istituto durante le attività organizzate per l’ultimo giorno di scuola: ciascuno doveva illustrare, spiegare e stimolare la riflessione in chi ascoltava.

La traccia usata dai gruppi per accompagnare il loro progetto è questa:

– Quale aspetto del testo avete voluto far emergere? Qual è il tema che avete sviluppato?

– Quale aspetto del testo vi ha colpito e avete voluto esplorare e rielaborare?

– Perché avete scelto proprio questo tipo di progetto (canzone, video, testo scritto, riscrittura)?

– Quali sono state le difficoltà incontrate? Come cambia un testo a seconda del media usato?

– Quale effetto volete colpisca lo spettatore?

Ecco, ad esempio, la presentazione, di chi ha lavorato su Luzi:

Il lavoro che vi presentiamo è nato da una poesia di Mario Luzi, “Vita fedele alla vita” in cui l’autore fiorentino prova a parlare della vita. Una vita che, seppur nelle difficoltà e nella sua quotidianità, è unica e non deve avere per forza un senso o avere lo stesso senso per tutti. L’autore afferma che in questa “sfera impazzita” non importa se ci siamo finiti per caso, per destino o per volontà di qualche essere supremo, perché il senso della vita è essere nostra. Vita fedele alla vita vuol dire che in fondo la vita non è così complessa come crediamo, è semplicemente vita e va vissuta, guardata e goduta. Luzi ci descrive dei momenti: la domenica sul tardi, la radio che gracchia, un uomo morto sulla strada. Noi, quindi, abbiamo realizzato un video che rappresenta le cose della vita che la rendono unica, inoltre abbiamo preso degli stralci di canzoni che secondo noi rappresentano i vari aspetti della vita e li abbiamo messi insieme e questo è il risultato.

Conclusione (forse inutile)

Difficilmente la poesia si legge fuori dalle aule scolastiche, quindi se già costruire lettori è difficile, figurarsi lettori di poesia. Questo percorso, nelle intenzioni mie e del professor Ulderico Pietrantonio con cui ho avuto la fortuna di lavorare, è nato proprio per dare la possibilità ai ragazzi di leggere, sostare nel testo e provare a sperimentare altri linguaggi. Credo che però il senso vero lo abbiano trovato loro, come al solito: questo laboratorio è stato lungo e difficile, sinceramente a volte mi sono domandata che senso avesse, perché investire questa fatica. Però una cosa è certa, la poesia che abbiamo rivoltato come un calzino ora la sento anche un po’ mia e ho capito che comprendere un testo è viaggiarci dentro.

E conoscere quello che gli sta intorno e non restare indifferenti, aggiungo io.

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