
Su Anime baltiche di Jan Brokken
Ascoltare, leggere, viaggiare
Un titolo suggestivo per un libro da leggere “a strati”: Anime baltiche, dello scrittore, giornalista e viaggiatore olandese Jan Brokken, edito per i tipi di Iperborea.
È un’opera difficile da definire: un reportage di viaggio? Una carrellata di biografie famose? Una ricerca che procede attraverso lunghi percorsi in terre lontane e talora ostili, a caccia di memorie e di radici? Tutto questo e molto altro. Il fascino della lettura di Anime baltiche scaturisce da un sapiente e armonioso disegno, la cui completezza non si scorge inizialmente, ma prende forma e ammalia via via che si procede nella lettura.
Brokken si inserisce nel solco del récit de voyage in cui la meta non è il termine ultimo, anzi, è un nuovo punto di partenza dal quale proseguire verso una più profonda e raffinata conoscenza di se stessi, «perché viaggiare, insieme a leggere e ascoltare, è sempre la via più utile e più breve per arrivare a se stessi» (pag.21); cosicché qualunque significato assuma per il lettore la parola viaggio, egli sperimenterà certamente un nuovo modo di muoversi nel mondo e di conoscerlo.
Dodici capitoli di estensione variabile, dalle 20 alle 40 pagine, ciascuno corredato da un titolo spesso antifrastico, introducono il lettore in una dimensione narrativa carica di promesse ma anche volutamente depistante: Orgoglio; Il libraio di Riga; Le scarpe dell’architetto; La volontà del padre; Come fu che un camaleonte scoppiò; La vittima innocente; Copulazione in bronzo; La città di Hannah Arendt; I baroni baltici; La cacciata da Mõisamaa; L’inizio di un’avventura sconosciuta; Tabula rasa. Scorrendo l’indice il lettore comprende che la natura di questa esperienza letteraria non costringe a seguire l’ordine delle pagine, ma consente di scegliere fior da fiore il “racconto” che più lo ispira o lo incuriosisce, componendo così un puzzle di storie e di volti, attraverso la scoperta di luoghi che hanno dato i natali a grandi uomini e donne della cultura novecentesca, distinguendosi in vari campi, dall’arte, alla letteratura, lasciando dietro di sé una traccia indelebile del loro passaggio su questo pianeta.
Le biografie di personaggi come Romain Gary, Hannah Arendt o Mark Rothko, giusto per citarne alcuni, si incastonano all’interno di un percorso in cui esistenza e geografia si sovrappongono in un intreccio che contempla, a un certo punto della storia di ciascuno di loro, l’allontanamento dalla propria terra d’origine. Il tema che accomuna tutte le narrazioni contenute in questo volume è la migrazione, spesso una vera e propria fuga dettata dalla necessità di trovare un luogo dove vivere liberi, lontani dall’oppressione del regime comunista sovietico che ha lungamente schiacciato gli abitanti delle tre repubbliche baltiche, Lituania, Estonia, Lettonia. Territori oppressi e blindati dalla follia bolscevica, passati dalla schiavitù del regime zarista alle tragiche epurazioni staliniane, questi luoghi, caratterizzati da culture antiche e raffinate, con una forte componente ebraica quasi sempre vessata e discriminata, sono esplorati dall’autore con autentico amore per l’umanità, per la terra, per i culti religiosi e per tutte le manifestazioni dello spirito umano che rappresentano ciò che di più profondo e ancestrale unisce un individuo alle sue radici.
La ricerca delle radici
Un secondo leit motiv nella narrazione di Brokken è senza dubbio quello della ricerca delle origini.
Le anime descritte in questo libro intenso inseguono o rifuggono le loro radici, ne prendono le distanze, le rimpiangono, le vagheggiano per il resto della loro vita, quando hanno ormai preso definitivamente le distanze da esse.
[…] nella nostra città mancò un ponte che collegasse le due comunità, la cattolica e l’ebrea. Vivevano entro le medesime mura (alcuni quartieri erano abitati quasi esclusivamente da ebrei), ma era come se si trattasse di due pianeti distinti. […] per comunicare si adoperavano lingue diverse, l’enorme maggioranza degli ebrei parlava l’yiddish, la minoranza progredita il russo, soltanto una esigua minoranza il polacco. (pag.158)
Così Czesław Miłosz, uno dei maggiori poeti e scrittori polacchi nato in Lituania, descrive l’atmosfera della vecchia Vilnius, dove era nato e trascorse l’infanzia Roman Kacev, poi divenuto il celebre Romain Gary.
Nell’intrecciarsi di eventi della grande storia che travolge l’antica tradizione baltica trascinando con sé, in un impeto di formidabile distruzione, ogni rituale, edificio, tradizione religiosa e culturale, sullo sfondo della rivoluzione bolscevica e dei pogrom in cui le minoranze ebraiche furono decimate, si dipanano le vicende, i personali Bildungsroman dei personaggi scelti da Brokken per svelarci l’identità di questi popoli dallo spirito indomito, che hanno conosciuto lunghi secoli di buio prima di trovare un nuovo assetto politico e di assaporare la vera libertà.
Geografia e storie
Oggi il viaggiatore che si rechi nelle Repubbliche Baltiche, seguendo l’itinerario sentimentale e storico tracciato da Brokken, farà un’indimenticabile esperienza di bellezza intrisa di nostalgia, andrà in giro per le vie di Riga, Tallin, Vilnius, attraversando sconfinati spazi verdi, godendo del fascino della natura, dei grandi fiumi e delle splendide città dall’atmosfera unica. Egli scoprirà in quanti e quali modi l’impronta dell’uomo ha segnato e percorso quelle terre estreme, inospitali, gelide che hanno dato i natali a uomini e donne dagli slanci calorosi e dalle intuizioni creative geniali. Il liberty di Riga, le splendide palazzine della Strēlnieku Iela, Alberta Iela e Elizabetes Iela, progettate da Michail Ejzenštejn padre del leggendario Sergej, il cineasta de La corazzata Potemkin, apre la tormentata biografia del famoso regista in cui la passione del padre architetto per il cosiddetto Jugendstil, si contrappone all’odio di Sergej per il burbero genitore, dal quale per tutta la vita egli cercò di affrancarsi fino a partecipare alla Rivoluzione d’ottobre, in segno di massimo disprezzo per lo stile di vita paterno. Gli studi di architettura e ingegneria ai quali il padre lo aveva costretto si rivelarono poi propizi per intraprendere un nuovo modo di rappresentare la realtà, il cinema.
Altre storie, declinate al femminile, storie di emancipazione, ci rivelano il lato nascosto delle anime baltiche. È quel che accade con Hannah Arendt, cresciuta in una famiglia colta e aperta, in cui il ruolo della donna non era considerato affatto marginale. La grande filosofa, autrice de La banalità del male, ci viene presentata sotto una luce inedita; la sua vicenda esistenziale, esemplare per indipendenza e coraggio, per onestà intellettuale e grande passione per la conoscenza, si colloca a Könisberg:
la città di Hannh Arendt non c’è più. […] dei magazzini dal profumo di tè, delle dimore patrizie della città anseatica non rimane più nulla. La Könisberg prussiana è diventata la Kaliningrad russa. Era la città di Immanuel Kant. Era un porto cosmopolita, e lui poteva dichiarare senza esagerazione nel suo Antropologia pragmatica: grande città, centro di uno Stato che possiede un’università ed è anche sede di commercio marittimo.
[…] Könisberg sul Pregel può essere presa come sede adatta per l’ampliamento della conoscenza dell’uomo e per la conoscenza del mondo, la quale vi può essere acquistata anche senza viaggiare. (pagg.229-232)
Hannah Arendt a quattordici anni prese dalla libreria paterna l’opera completa del filosofo e cominciò a leggere, determinando così il resto della sua vita. Fuggita dalla Germania nel 1933 verso Parigi, dove rimase sette anni, poi dopo esser stata internata e liberata riparò a Lisbona e nel 1941 emigrò negli Stati Uniti e trovò una nuova casa a New York ma «la sua lingua, gli amici più cari e i pensatori che la ispiravano rimasero tedeschi» (pag.235).
In un ideale filo narrativo che ricama intorno alle biografie uno sfondo minuziosamente descritto e storicamente assai ben connotato, Brokken tesse un affresco di storie nella Storia, trasferendo la sua gentile e sensibile capacità di osservazione dei fenomeni antropologici sulla pagina e consegnandoci un patrimonio non solo morale ma anche documentale di grande spessore e accuratezza. La grazia e il rispetto con cui l’autore si accosta alle biografie di ciascun personaggio, sviscerandone le ragioni profonde e i segreti lungamente custoditi che hanno reso uniche le loro vite, costituiscono, tra gli altri, un valido motivo per avvicinarsi alla lettura di Anime baltiche.
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