“A egregie cose il forte animo…”: una riattualizzazione dei Sepolcri
La proposta didattica che vorrei condividere, a quasi un anno di distanza dalla sua realizzazione, è stata rivolta a una classe IV di liceo scientifico a indirizzo tradizionale: è una delle buone pratiche miracolosamente emersa nel primo periodo di lockdown in cui ci siamo ritrovati a operare ininterrottamente da remoto.
Gli studenti a cui l’ho rivolta, un gruppo composto da tredici ragazze e tre ragazzi, avevano appena concluso lo studio di Foscolo, del quale avevamo letto pochissimi assaggi tratti dall’Ortis (l’incipit e la lettera da Ventimiglia), i tre sonetti più noti (Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni) e una scelta di versi estrapolati dai Sepolcri: l’incipit e l’explicit del carme, il degrado del presente e la figura di Parini, le tombe di Santa Croce e la figura di Alfieri. Anche a distanza, nel corso delle lezioni sincrone che avevamo imparato a gestire, ho intuito che il cuore del carme – il rapporto tra vivi e morti, la funzione eternatrice delle tombe e della poesia – era stato colto, al di là dell’enfasi che qua e là promanano e nonostante lessico e sintassi richiedano un’operazione di paziente decodifica e ricostruzione.
Questa “corrispondenza” tra i ragazzi e Foscolo mi è parsa un inaspettato “cavallo di Troia” con il quale invitarli a riflettere su paio di aspetti a mio avviso cruciali e sui quali io stessa avevo insistito nel corso della spiegazione: l’innato desiderio di eternità dell’essere umano e il bisogno di garantire la trasmissione di valori che personalità illustri rappresentano. Desiderosa di cercare una restituzione di questo attraversamento testuale, ma in modo libero dalle tipologie previste dall’esame di stato, ho assegnato loro la seguente consegna, titolata Il Pantheon del nuovo millennio – Attualizzazione dei Sepolcri foscoliani:
Immagina che in una città italiana a tuo piacere – ma la cui scelta andrà motivata – si voglia inaugurare un nuovo Pantheon – religioso o laico, anche questo da argomentare – che, sul modello della Chiesa di Santa Croce in Firenze raccolga le spoglie di 5-7 insigni personalità italiane degli ultimi cento anni.
Argomenta le tue scelte ricordando che puoi attingere a tutti i campi – umanistici, scientifici, artistici ma anche sociali, umanitari, storico-politici – nei quali l’eccellenza umana del nostro paese ha, a tuo avviso, brillato. Ricorda che nel presentare gli “eletti” non ne devi dare una biografia completa – sul modello “Wikipedia” – ma fissare con pochi tratti essenziali il cuore del loro operato.
Hai piena libertà nella gestione della tipologia testuale da scegliere
- narrativa: puoi essere il politico che idea questa iniziativa e ne fa predisporre il bando di concorso; puoi essere il conduttore televisivo che seguirà in diretta l’inaugurazione dell’opera; puoi essere il giornalista che ne parlerà per una testata locale; puoi essere il cittadino che segue questa novità della sua città o l’esperto di quella branca del sapere, soddisfatto per la scelta fatta
- espositiva: puoi essere l’archistar che deve progettare il nuovo “tempio” e ne metti in luce le caratteristiche, le esigenze, la funzionalità; puoi essere l’estensore dell’opuscolo informativo da distribuire ai turisti.
I testi che mi sono stati restituiti, a distanza di circa dieci giorni dall’assegnazione del compito e senza che questo fosse preceduto da alcuna discussione comune, mi hanno sorpreso per ricchezza, originalità, profondità e stanno ancora una volta a dimostrare – ammesso che ce ne sia bisogno – quanto i ragazzi abbiano un mondo di valori solido, vario, ancorato a figure esemplari del mondo della cultura e della società civile intese nel senso più ampio della parola. Tra i nomi che sono tornati con maggiore frequenza – talvolta anche a seguito di argomentazioni e scelte diverse – possiamo ricordare quelli di Margherita Hack e Rita Levi Montalcini, di Nilde Jotti e Tina Anselmi, di Sandro Pertini e dei magistrati Falcone e Borsellino (in molti di questi testi ricordati come una coppia inscindibile), di Anna Magnani e Peppino Impastato. Se quasi tutti hanno preferito eleggere una rosa di personalità che attingesse alla politica, alla letteratura, alle scienze o altri settori della vita civile, una studentessa ha deciso che nel suo “tempio laico” avrebbero trovato dimora solo personalità che hanno contribuito a cambiare il mondo della tecnologia e della comunicazione: Guglielmo Marconi, Alessandro Volta, Antonio Meucci, Pier Giorgio Perotto, Antonio Pacinotti e, ante mortem, Federico Faggin. Sul Monte Baldo, prospiciente il lago di Garda, questa costruzione si caratterizza per una evidente sintonia con l’ambiente naturale circostante, grazie all’impianto in bioedilizia:
L’edificio è di forma circolare, simile al Pantheon romano, e si trova su uno spiazzo in alta quota quasi a precipizio sul lago.
La cupola è in vetro oscurato con un grande buco al centro, che permette alla luce di illuminare l’area sottostante, ma non poggia direttamente sulle mura portanti. […] Le mura all’esterno sono ricoperte da pregiato legno di castagno, coltivato nelle zone in prossimità del monte. A circondare la costruzione e permettere dunque di osservarla da tutti i fronti e camminarci attorno, è stato costruito un terrazzo dello stesso legno con una ringhiera in acciaio.
L’interno è diviso in un grande spazio circolare vuoto e sei stanze della stessa misura collocate radialmente verso l’esterno, divise da mura e ognuna con una finestra rivolta verso il Lago di Garda, che lascia entrare un piccolo fascio di luce che illumina le lapidi accuratamente iscritte. (Sofia)
Per quanto riguarda i luoghi scelti come siti ideali dei loro Pantheon colpisce come in molti casi i ragazzi abbiano preferito aree all’aperto, localizzate perlopiù in grandi città dove il ricordo delle personalità prescelte avviene tramite intrecci arborei e piante secolari, per mezzo di pietre d’inciampo o di lapidi: il giardino dei Boboli a Firenze, l’isola di San Giorgio o quella di Burano a Venezia, le strade di Roma, le zone circostanti la Valle dei Templi ad Agrigento sono diventati luoghi della memoria en plein air. Scrive Valentina, riservando una parte del giardino fiorentino a persone come Rita Atria (giovanissima collaboratrice di giustizia di Borsellino), Primo Levi e Cesare Pavese, morti suicidi:
Più mi inoltravo in quel lungo corridoio verde, la cui fine mi era sconosciuta, più ci riflettevo. Quella parte era totalmente diversa dal resto del parco: gli alberi si chiudevano a galleria e nonostante l’uomo avesse piantato dei bastoni col desiderio che i primi crescessero sui secondi, la natura aveva avuto la meglio, e molti sbucavano fuori. La luce traspirava dai rami fioca e limitata a determinati punti. Tutto taceva.
Nessun edificio, nessuna chiesa (nemmeno Santa Croce), fino a poco tempo fa, avrebbe ospitato persone magnanime che si fossero suicidate, e forse ancora tutt’oggi questo potrebbe risultare difficile. (Valentina)
Le pietre d’inciampo in cui invece si imbatte un giovane padre mentre torna con il figlioletto da scuola lungo le vie della capitale, sono dedicate esclusivamente a donne: Fernanda Pivano, Nilde Jotti, Alda Merini, Rita Levi Montalcini, Maria Montessori, Elsa Morante, Anna Magnani; l’uomo fa da anello di trasmissione del loro valore con le generazioni future e conclude:
Ripenso oggi, a quell’esperienza inaspettata vissuta insieme. Mi chiedo cosa sia rimasto a mio figlio di quel percorso all’insegna dell’eccellenza femminile. Quanto è importante educare i bambini al rispetto e ai sogni? Per arrivare finalmente ad una società in cui le donne vengono considerate al pari degli uomini, è necessario partire proprio da loro, dai cittadini del futuro. (Viviana)
A Burano, invece, viene immaginato un cimitero policromo come le case dell’isola, in cui a ogni persona insigne sia collegato anche un fiore, emblema delle sue doti morali. La scelta di Beatrice, inoltre, si è arricchita di significative figure del “made in Italy” come Enzo Ferrari (a lui viene collegata una rosa rossa come emblema della passione profusa nel lavoro) e Gianni Versace:
Proseguendo per il viale sempre alla nostra sinistra troviamo decine di orchidee, simbolo di eleganza. Ebbene sì, si parla proprio di moda, con una delle personalità che per prima ha superato con i suoi abiti i confini dell’Italia: Gianni Versace. Quest’ultimo è stato sotto tutti i riflettori della moda portando ancora oggi in giro per il mondo un nuovo concetto di eleganza fatto di tradizione e modernità. (Beatrice)
L’isola di San Giorgio affacciata sulla laguna diventa, nel progetto di Anita, una sorta di cimitero all’inglese, dove le tombe si alternano alle numerose piante; un luogo di riposo, di meditazione, di omaggio in cui è possibile distinguere aree sacre e altre laiche e dove si conservano le spoglie di Rita Levi Montalcini, di Tina Anselmi, di Primo Levi, di Falcone e Borsellino:
Il mio ruolo, da architetto paesaggista, era stato quello di progettare la gestione degli spazi aperti. Ora camminavo sul sentiero di ghiaino che, attraverso curvature e biforcazioni, percorreva tutta l’isola. Ero circondato da allori, frassini, biancospino, pruni selvatici e cannuccia palustre: avevo deciso di usare nel mio progetto la flora tipica della laguna, con una sola aggiunta, la cui sagoma mi si stagliava di fronte in quel momento. La chioma densa con portamento piramidale, le foglie sempreverdi, gli enormi fiori solitari bianco-crema. La magnolia, un albero dall’origine antichissima (circa 95 milioni di anni), era stata scelta come compagna per i sepolcri dei grandi, come rappresentante della persistenza del passato nel presente. (Anita)
Tuttavia non sono mancate proposte che hanno previsto la dislocazione di un’area commemorativa sui colli bolognesi, nel Cadore o addirittura nel “centro geografico della penisola”; in questo caso i luoghi en plein air ospitano figure talvolta meno note o “scomode” ma che nell’immaginario giovanile si uniscono a una precisa scelta politica, come nel caso di Margherita:
Avanzai di qualche passo e lessi l’iscrizione sull’ultima lapide: “Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita. Carlo Giuliani“. Immediatamente una sensazione di angoscia mi pervase. Durante quelle giornate, secondo la Corte di Strasburgo, era stato violato l’articolo tre della convenzione europea dei diritti umani sul “divieto di tortura e di trattamenti disumani o degradanti”. Cominciai a riflettere su quanto accaduto: ancora oggi Carlo Giuliani è rimasto il simbolo di come l’Italia abbia davvero toccato il fondo tra il 19 e il 22 luglio., a Genova. Il sangue versato da persone innocenti, da manifestanti autorizzati e da medici non potrà mai essere cancellato. (Margherita)
Infine meritano un breve cenno le tipologie testuali scelte: nella maggior parte dei casi i ragazzi hanno preferito realizzare un testo narrativo in prima persona che li vedesse attraversare il loro “tempio” come visitatori o come architetti.
Emanuela si è spinta a immaginare un’Italia distopica (2035), travolta dalla crisi economica e sfiduciata dal crollo dell’UE a causa degli emergenti neonazionalismi europei: come redattrice di un giornale clandestino, il suo compito è quello di diffondere la notizia dell’inaugurazione di un nuovo Pantheon a Villa Borghese, nel tentativo “di riaccendere in loro [negli italiani n.d.r.] la fiamma dell’amore per il Paese e il desiderio di risollevarlo”.
Silvia, invece, si è immaginata alla guida di un’auto lungo l’autostrada che la riportava a casa da Napoli dopo aver visitato con gli amici un Pantheon costruito dove un tempo sorgeva il noto quartiere Le Vele, a sottolineare la necessità di riscatto per quel luogo e per tutti i suoi visitatori:
Certo che, per quanto negativa io possa essere, non posso dire che non ci saranno altre persone che meriteranno un posto nel Pantheon in futuro… già, perchè la guida ci ha fatto notare che metà della struttura è ancora vuota e pronta per rendere omaggio a nuovi italiani illustri: […] la mia testa continua a lavorare e a chiedersi chi potrà meritarsi, tra i vivi di oggi, un posto tra questi grandi; per ora un solo nome mi viene in mente: Gino Strada, il fondatore di Emergency. Chi potrebbe meritare un riconoscimento come questo se non un dottore che dedica la propria vita ad una causa umanitaria? (Silvia)
Altri invece hanno preferito modalità giornalistiche come l’intervista all’architetto immaginario, l’articolo di cronaca bianca legato all’inaugurazione del luogo o la simulazione di una visita in loco con l’accompagnamento della guida turistica a fare da voce narrante.
Credo che questa esperienza didattica, libera dai dettami ministeriali, possa rivelare almeno tre aspetti nodali e sorprendenti. Innanzitutto le figure e i modelli che i ragazzi hanno autonomamente eletto come esemplari dimostrano l’inattesa ricchezza e la profondità dei loro riferimenti civili e culturali. In secondo luogo la serietà architettonica e la grande varietà di ideazione del Pantheon del nuovo millennio – tra luoghi aperti e chiusi, mausolei di enormi dimensioni e percorsi guidati tra alberi e lapidi – si accompagna a un tratto comune: l’impianto fondamentalmente laico di questi luoghi della memoria. Infine, stupisce la capacità di un testo linguisticamente “altro” e classicista come i Sepolcri di parlare con forza ai giovani del XXI secolo per il suo carattere solenne, civilmente impegnato e fortemente argomentativo. L’apprezzamento attualizzante delle “urne de’ forti” svela un diffuso bisogno di senso oltre la morte e, al contempo, il desiderio di identificazione in figure esemplari:
E forse, pensai che così facendo sarei potuta valere anche solo un millesimo di quegli italiani illustri, che riposavano in eterno poco distanti da me. Solo un millesimo, ma sarebbe bastato. (Emanuela)
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