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diretto da Romano Luperini

boccaccio decamerone

2020 Decamerone e storie in videochiamata

 La letteratura per costruire mondi possibili

Nei momenti difficili, si sa, ognuno si rivolge ai propri credo con tutte le sue forze. Ad esempio io credo che la letteratura serva a costruire mondi possibili.

Per me il presupposto di fare letteratura alla scuola secondaria di primo grado resta valido e … cerco di prenderlo molto sul serio, alla lettera. Ma perché la grande letteratura italiana dovrebbe essere interessante per dei millenials di una variopinta classe multiculturale? Cos’hanno da offrire loro Dante, Boccaccio, Petrarca? L’indiscutibile universale bellezza delle loro opere richiede ancora un po’ di crescita perché possano, forse un giorno, rileggendo qualche passo comprenderla pienamente. E dunque che fare? Rinviare alle scuole superiori? Al liceo? Ma quanti faranno il liceo? Quanti arriveranno al capolinea del diploma di “maturità”? L’idea, forse un po’ apocalittica, che qualcuno di loro resti escluso per sempre da un seppur fugace incontro con questi giganti è per me intollerabile. E così ogni anno mi spertico nel cercare un aggancio per introdurli e farglieli percepire vicini, utili. Quest’anno mi è venuto facile.

2020 Decamerone

1. Passo: l’avvicinamento

Prima di prendere in mano un testo molto complesso come il Decamerone, considero necessario introdurre l’autore-personaggio. Il lavoro sui “cenni biografici” prende spunto dagli aspetti che consideriamo salienti per farci un’idea su qualcuno che non conosciamo. Insieme ai ragazzi e alle ragazze della classe 2^ costruiamo i campi di un ipotetico profilo di Facebook, come se volessimo davvero aprirne uno. Purtroppo con ragazzi minori di 13 anni non si può fare realmente, ma potrebbe essere molto interessante farlo, per avviare uno scambio attraverso i social, sul modello della “intervista impossibile”. Per riempire la scheda-profilo propongo loro un materiale video; in genere mi avvalgo di quelli messi a disposizione da Treccaniscuola.it, e poi c’è il libro di testo. Il mio ruolo in questa fase è quello di facilitare la comprensione di alcuni passaggi storico-culturali. L’elaborato che devono consegnare i ragazzi deve avere tutte le caratteristiche di un vero profilo Facebook: con tanto di immagine e post al quale rispondere. Per evitare che scorrazzino selvaggiamente su internet, fornisco io una selezione di materiali tra i quali liberamente scegliere.

Questa prima fase di scoperta e di incontro con un autore tanto lontano dal loro mondo, ha l’obiettivo di farceli “entrare in confidenza”, di aprire un canale comunicativo.

2. Passo: la contestualizzazione

Boccaccio, dopo essersi rivolto alle sue lettrici, spiega che la «dolorosa ricordazione della pestifera mortalità trapassata» (il doloroso ricordo della peste) è la responsabile dell’«orrido cominciamento» della sua opera. Egli afferma, cioè, che la motivazione e la spinta a scrivere quella grande opera composta da 100 novelle, 10 per ogni giorno trascorso nella campagna intorno a Firenze, dall’onesta brigata di sette ragazze e tre ragazzi – più o meno dell’età di ragazzi di 2^ – che vi si erano rifugiati per scampare al contagio, la trovò proprio nell’aver vissuto quell’esperienza. E poi continua a descrivere la sua Firenze di quei tristi giorni che sconvolsero la vita di giovani donne e uomini che, a loro insaputa, si avviavano a grandi passi verso il trionfo della vita e della ragione. Fine della Mini-Lezione introduttiva. O quasi. Questi tempi straordinari ci riportano al valore dell’essenziale, anche della didattica; e soprattutto in un ambiente di Didattica a  Distanza.

In questa seconda fase ricorro, anche se in tempi più contenuti, alla lezione tradizionale, di tipo frontale, supportata da una serie di materiali (scaffolding cognitivo), quando possibile costruiti insieme, come ad esempio schemi o mappe mentali o concettuali.

3. Passo: l’immersione

Il passo successivo è un paso doble. Come in una danza, ad ogni breve lettura dell’introduzione alla prima giornata, quella “sotto il reggimento di Pampinea [in cui] si ragiona di quello che più aggrada a ciascheduno», segue una riflessione su quello che accade intorno a noi. La lettura, tratta dalla versione originale e integrale, procede lenta: la lingua lo richiede e anche la delicatezza dei temi affrontati. L’approccio è quanto mai maieutico; la finalità più che mai catartica.

Ad esempio: Giovanni Boccaccio ci racconta che a quel tempo a Firenze, non solo i medici non riuscivano a capire da cosa generasse il morbo, ma che «di femine come d’uomini senza avere alcuna dottrina di medicina avuta giammai, era il numero divenuto grandissimo» . Chissà se anche ragazzini e ragazzine di 12, 13 anni riscontrano qualcosa del genere oggi? Non tardano a infervorarsi i loro animi innocenti contro le fake news che si rincorrono sui social a proposito di Covid-19.

«E lasciamo stare che l’uno cittadino l’altro schifasse e quasi niuno vicino avesse dell’altro cura e i parenti insieme rade volte o non mai si visitassero e di lontano…». Quando Boccaccio descrive la situazione al limite in cui la compassione e la pietà verso coloro che avevano contratto la peste vengono abbandonate, qualcuno dei giovani e delle giovani del nostro tempo si sovviene della triste sorte toccata ai nuovi vicini di casa provenienti dalla Cina e, forse, nel porlo all’attenzione degli altri c’è un po’ di pudore per la compagna di classe dagli occhi a mandorla, anche se lei è nata in Italia. C’è poi chi mette in guardia contro i nuovi ladruncoli che bussano alle porte degli anziani e che con la scusa di consegnare loro delle mascherine, tentano di derubarli. Ed ecco che, dal piano medico a quello sociale, con una giravolta, si passa a ragionare degli aspetti economici che, così come la peste del Trecento, anche la nuova epidemia porta con sé. I figli dei pochi imprenditori, attraversati dalle preoccupazioni dei genitori, riportano la paura per la chiusura delle attività, quelli degli operai per la perdita del lavoro del papà.

E infine, così come Boccaccio si rivolge alle sue care donne ricordando che «a niuna persona fa ingiuria chi onestamente usa la sua ragione», questo passaggio letterario si conclude con il richiamo al rispetto delle regole: ma la ragione da sola non basta e c’è chi racconta di palle di carta igienica per giocare a calcio in casa senza mettere in pericolo le suppellettili, chi racconta delle prove del cuoco e dei giochi da tavolo in famiglia come di “momenti d’oro” durante questa reclusione forzata.

4. Passo: l’elaborazione

Piano piano, almeno qualcuno è pronto per scrivere la cornice di un Decamerone dei nostri giorni.

Attraverso la messa a fuoco dei temi trattati durante la fase dell’immersione si elabora insieme una scaletta: una tabella a doppia entrata per avere da un lato, sempre a disposizione e ad accompagnamento, un brano mentore tratto dalla lettura dell’introduzione alla prima giornata, e dall’altro lo spazio per trarre ispirazione e scrivere.  E infatti si mettono al lavoro. Alcuni si avventurano spontaneamente in una scrittura collaborativa a coppia, altri lo fanno in solitudine. Tutti lavorano in modalità condivisa attraverso un documento di scrittura su google-drive. Al termine, dopo una lettura collettiva delle diverse produzioni, si lavora insieme per integrare i vari elaborati, cogliere argomenti che si ripetono, selezionare le versioni più efficaci e ottenere un’unica cornice che descriva il vissuto ai tempi del coronavirus visto attraverso gli occhi di dodicenni.

Un bivio si impone: con chi non è ancora pronto per questa fase di scrittura si continua a leggere alcune delle più note novelle selezionate dall’antologia, a lavorare sul testo e a riflettere.

Una volta elaborata la cornice, cosa ci mettiamo dentro? Poiché “Umana cosa è l’aver compassione agli afflitti” un pensiero si fa strada: chi sono coloro contro cui, preferibilmente, si accanisce il coronavirus? A doversi proteggere più degli altri, stavolta sono i nonni e le nonne. Fino a un mese fa molti dei ragazzi e delle ragazze in ordinato assetto sul mio schermo, raccontano che andavano a pranzo dai loro nonni, erano loro ad aspettarli all’uscita da scuola e a portarli a casa, in piscina e chissà dove. E poi all’improvviso li hanno dovuti allontanare, se ne sono dovuti allontanare. Sono i nonni oggi i re e le regine di queste strane giornate. Perché non provare a restituirgli un ruolo di protagonisti? L’invito a riallacciare un rapporto con i loro nonni e le loro nonne, nasce spontaneo e viene accolto con entusiasmo: trascrivere storie raccontate in videochiamata. E questo sì, è un esercizio di scrittura più accessibile a tutti.

Ed ecco che vengono rispolverate per l’occasione storie di vecchi film proiettati d’estate nei cinema all’aperto; storie di zingari del circo che lasciano per un anno il bimbo malato alle cure della bisnonna; storie di vecchi giochi e passatempi nelle sere d’estate, di fisarmoniche e balli…

2020 Decamerone e storie in videochiamata è diventato un e-book pubblicato sul magazine online della scuola con l’ambizione che cresca con il contributo di tanti ragazzi e ragazze, nonne e nonni.

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