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diretto da Romano Luperini

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Verso nuove competenze chiave e di cittadinanza

 Quali siano le “competenze” che la scuola è istituzionalmente chiamata a sviluppare è chiaramente definito da una Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 22 maggio 2018. Queste le competenze:

  • competenza alfabetica funzionale
  • competenza multilinguistica
  • competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria,
  • competenza digitale
  • competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare
  • competenza in materia di cittadinanza
  • competenza imprenditoriale
  • competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali

Queste competenze sono state identificate all’interno di un approccio all’istruzione che ha le sue lontane origini nei documenti elaborati da Deloros e Cresson i quali, sostanzialmente, vedono la scuola come leva fondamentale per fare dell’Europa una potenza economica mondiale, l’Europa della conoscenza, assegnando alla scuola il compito di promuovere il Capitale Umano.

In questa prospettiva la scuola si connota, quindi, per essere uno dei fattori economici che contribuiscono alla sua crescita e al benessere collettivo, il Capitale Umano, è una delle variabili della produzione, un asset fondamentale, il valore di una persona è dato dalle conoscenze e dalle competenze possedute e dal loro essere funzionali allo sviluppo economico.

Con questo approccio siamo di fronte ad un cambiamento epocale, genetico della nostra scuola.

La scuola non è più vista, prioritariamente, essere al servizio della persona ma dell’economia. L’economia è il criterio ordinatore della scuola.

La differenza non è di poco conto.

Le “competenze” necessarie a dare concretezza a quella visione di scuola e di persona sono quelle identificate dal Consiglio dell’Unione europea.

Ma se volessimo ricondurre la scuola ad assumere come valore principale e prioritario la promozione della persona nella sua interezza e non nei suoi aspetti di produttore e consumatore, se volessimo promuovere un nuovo umanesimo per contrastare la deriva in atto, se assumessimo una prospettiva umanistica e non economicistica, quali competenze potremmo promuovere?

Non ho, al momento, una proposta organica da fare ma mi sento di proporre alcune prime ipotesi che spero di affinare e rinforzare anche con il contributo di chi vorrà, con me, accettare questa sfida.

Prime ipotesi di nuove competenze di cittadinanza

Queste le nuove competenze chiave e di cittadinanza in una prospettiva umanistica:

Competenza di usare pensiero critico, divergente e plurale

Competenza nell’argomentazione usando concetti e dati

Competenza nel decodificare e valutare la comunicazione veicolata attraverso i mezzi di comunicazione di massa, i social media, la comunicazione politica e quella pubblicitaria

Competenza nel gestire positivamente la propria alterità, nel saper riconoscere, rispettando, le diversità altrui

Competenza di arricchire il proprio sapere con apertura, interesse e curiosità

Competenza di formulare propri giudizi su questioni personali e collettive, identificando per queste i differenti interessi e punti di vista in gioco

Competenza di promuovere e mantenere buone relazioni sociali e interculturali

Competenza nel partecipare con responsabilità e solidarietà alle attività della comunità

Competenza di apprezzare e promuovere bellezza in tutte le sue forme

Competenza nell’adottare e nel promuovere uno stile di vita eco-sostenibile e improntato alla legalità

Competenza nel prendersi cura della propria salute e promuovere il benessere proprio e delle altre persone

Competenza nel promuovere il piacere materiale e spirituale proprio e altrui

Competenza nello stabilire e mantenere relazioni e situazioni di vita empatiche

Tutte queste competenze possono legittimamente far parte dei percorsi didattici di ogni scuola perché:

  • Sono coerenti con il costrutto pedagogico di competenza
  • Specificano e ampliano le tradizionali competenze di cittadinanza specificandole in prospettiva umanistica
  • Vedono l’azione integrata di sapere, saper fare e saper pensare
  • Rappresentano un livello avanzato del processo di apprendimento
  • Richiedono la padronanza di conoscenza dichiarativa, procedurale, strutturale, situazionale, concettuale e strategica
  • Implicano l’azione intelligente in un contesto, l’assunzione di responsabilità, l’esercizio dell’autonomia, l’interazione con altre persone, il monitoraggio della propria azione, la riflessione, l’autovalutazione e la calibrazione dell’azione stessa
  • Richiedono per il loro sviluppo il contributo di tutte le discipline scolastiche

Competenze di sviluppo e competenze di contrasto

Come si può vedere, si tratta di competenze che possiamo identificare alcune come “competenze di sviluppo” e altre come “competenze di contrasto”, (anche se per alcune la differenza non è così netta).

Alcune sono competenze valide in assoluto, in tutti i tempi e contesti e funzionali allo sviluppo dell’interezza umana, altre sono competenze che sono significative nell’attuale contingenza culturale, sociale ed economica caratterizzata da una sistematica subordinazione dell’essenza umana ad altri valori.

Sono, quindi, necessarie tanto competenze funzionali a dare piena realizzazione all’essenza umana quanto competenze per rimediare alle storture che si sono create e che vanno contro alla stessa.

Perché “competenze”

Sono ben consapevole delle tante implicazioni che porta con se, oggigiorno, l’uso del costrutto di competenza nella scuola; ho ben chiara la nebbia semantica in cui tale costrutto è immerso, ho, anche, ben chiaro come le motivazioni che caratterizzano le pratiche correnti siano più di tipo politico che pedagogico, ciò non di meno sono convinto della sensatezza dell’utilizzo di questo costrutto (puntualizzando che concettualizzo la competenza come stadio avanzato del processo di apprendimento, che, con visione pedagogica, considero la competenza come una modalità dell’azione, non come un “contenuto” specifico). Lo sono perché, con un approccio ingenuo, penso che essere competenti è meglio che non esserlo; lo sono, anche, perché tale il costrutto va risemantizzato rispetto alla deriva concettuale che ha assunto: un costrutto troppo nobile per lasciarlo in mani sbagliate.

Detto che il costrutto di competenza ha un valore intrinseco quando viene intesa secondo il senso comune, le questioni rispetto alle quali ritengo sia necessario prendere posizione per identificarne la sensatezza in ambito scolastico sono:

  1. Quale idea di competenza assumiamo quando ne invochiamo l’utilità e, conseguentemente, come la rendiamo didatticamente operativa,
  2. Quali sono i contenuti delle competenze di cui intendiamo favorire lo sviluppo.

Sulla base delle posizioni che ognuno di noi assumerà rispetto a queste questioni l’uso del costrutto di competenza può essere ritenuto più o meno legittimo sul piano pedagogico, culturale e politico.

Alcune idee per definire il perimetro concettuale dell’umanesimo

In senso antropologico culturale, per umanesimo si intende una visione del mondo sostenuta da un sistema di valori che pongono l’uomo al centro del mondo assumendolo come misura delle scelte e delle azioni che vengono compiute per realizzare un certo tipo di società.

In questa prospettiva, ogni azione e ogni visione impone come obiettivo e come limite lo sviluppo e la realizzazione della persona umana in tutti i suoi aspetti e in tal prospettiva le azioni che vengono intraprese e le scelte che vengono compiute in campo economico sociale culturale sono funzionali allo sviluppo della persona umana e non è la persona umana a risultare funzionale al progresso tecnologico economico scientifico: questa seconda prospettiva è difatti una prospettiva tecno-centrica che presenta un ribaltamento della posizione di soggetto e di strumento trasformando il secondo nel primo e subordinando in tal modo la persona ad esigenze che provengono da strutture socio economiche e tecnologiche.

In tale prospettiva il sistema delle competenze (orientate in senso economicistico) è funzionale alla realizzazione e all’efficientizzazione del sistema economico e non alla realizzazione della persona che crea i sistemi economici, culturali e sociali.

Il soggetto umano smette di esser soggetto agente e diventa oggetto paziente che sviluppa comportamenti adattivi più o meno coerenti con le richieste che vengono dal sistema.

La persona perde la propria libertà sacrificandola ad un adattamento indotto dal sistema e introietta criteri di successo basati sulla realizzazione delle aspettative che provengono dal sistema stesso.

Per contro, immaginare e implementare un sistema di competenze in prospettiva umanistica significa porre la persona al centro, preservare l’individuo e la sua capacità generativa; la persona diventa così in grado anche di controllare il sistema. La persona genera il sistema e lo controlla.

Le nuove competenze qui proposte sono competenze necessarie per assumere un ruolo attivo nelle attuali dinamiche sociali ed economiche e consentono alla persona di realizzare sé stessa in quanto individuo.

Ringraziamenti

Ferma restando ogni mia responsabilità per quanto qui scritto, voglio ringraziare alcune amiche e alcuni amici cui ho chiesto una lettura di questa riflessione con l’occhio di “amico critico”. I loro riscontri mi hanno consentito di precisare il mio pensiero, di togliere qualche lacuna (pur essendocene ancora molte) e renderlo più ricco… Grazie, quindi, a: Valentina Camporeale, Fulvia Carbonera, Daniele Lo Vetere e Rosario Paone.

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