
Librerie Prampolini e Vicolo Stretto (Catania)- Inchiesta Librerie Indipendenti /3
a cura di Morena Marsilio ed Emanuele Zinato
Continua a cadenza quindicinale l’inchiesta che il blog dedica alle librerie indipendenti con l’intento di dare voce a una realtà marginale rispetto alla grande distribuzione – oggi imperante anche nel web – ma preziosa per la resistenza opposta alla mercificazione della letteratura e capace di offrire risposte alla crisi del libro. Le librerie indipendenti spesso non solo semplici negozi, ma luoghi di aggregazione, incontro, impegno civile e solidarietà: la recente chiusura della libreria romana “La Pecora Elettrica”, nonostante la risposta del quartiere e di molti donatori, evidenzia la necessità di valorizzare e presidiare questo settore culturale.
1. Fondare una libreria indipendente oggi è un atto temerario. Quali sono state per voi le ragioni che vi hanno spinto ad iniziare e come avete scelto l’area o il luogo in cui dar vita a questa attività?
L’apertura della libreria Vicolo Stretto otto anni fa è stata una pura casualità, nessuna delle due veniva da una formazione libraria né tantomeno aveva come sogno nel cassetto di aprire una libreria, semplicemente è successo. Così come per la Legatoria Prampolini, con l’unica differenza che per quest’ultima avevamo una consapevolezza imprenditoriale solida.
La Legatoria Prampolini è la libreria più antica della città, aperta nel Dicembre del 1894, e tra le viventi la più antica della Sicilia.
Abbiamo ragionato a lungo prima di decidere cosa fare ma quella bottega e quella libreria erano esattamente quello che sognavamo da anni.
La Vicolo Stretto gode di una posizione molto privilegiata. Si trova in una parallela della via principale della città (Via Etnea), in un vicoletto piccolissimo e chiuso al traffico (purtroppo uno dei pochissimi a Catania) con una vitalità commerciale senza pari.
La Legatoria Prampolini si trova in una delle maggiori vie del centro storico, abbiamo di fronte un liceo scientifico e a due passi il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania.
Siamo due donne animate da grande entusiasmo per le cose che sentiamo avere valore sociale. E le librerie hanno un valore sociale che spesso non viene tenuto in considerazione.
La cultura in Italia ha avuto sempre una posizione elitaria e in tantissime province la relazione cultura / cittadino è assolutamente inesistente.
Le librerie accorciano questa distanza facendo spesso il lavoro che toccherebbe agli assessorati o alle associazioni di categoria (soprattutto al Sud Italia).
I librai si impegnano quotidianamente nel trovare modi nuovi, e al passo coi tempi, per svecchiare l’idea che si ha della cultura.
Si può fare cultura ovunque ed in qualunque modo, la bellezza dei libri è proprio questa.
Ogni libro è una storia che vuole essere vissuta, sta a noi decidere come.
2. Case editrici, tematiche, generi letterari: praticate delle scelte elettive in questi campi? Da che criteri e progetti sono guidate?
Il nostro è un lavoro di continuo aggiornamento e ricerca.
Leggiamo settimanali, quotidiani, riviste on line, viaggiamo per fiere per poter capire cosa succede nel mondo e come gli scrittori e le scrittrici lo raccontano.
Il lavoro del libraio è un lavoro di sintesi tra quello che propone il mondo editoriale e quello di cui ha necessità il territorio in cui si opera.
In libreria facciamo le nostre proposte di catalogo, ascoltiamo i consigli che ci vengono dati e spesso assecondiamo i gusti dei nostri clienti.
I lettori devono sentirsi a loro agio in libreria, cosa c’è di meglio di trovare quello che ti piace nel tuo posto preferito?
3. Incontri con autori, corsi di lingua, attività di animazione: quali attività, oltre alla vendita libraria, promuovete e quale vi sembra essere, oggi, il loro impatto?
Il nostro calendario è ricco di eventi, amiamo organizzarli e ormai fanno parte della attività “naturali” delle nostre librerie.
Quelli che secondo noi hanno veramente impatto sul territorio sono i Gruppi di Lettura che permettono al libraio di immaginare percorsi di lettura sempre nuovi e creano rapporti di fiducia e confronto.
4. Come si configura oggi il rapporto di una libreria indipendente con le grandi catene distributive?
E’ un rapporto complesso che andrebbe rivisto in tutte le sue parti ma non avendo un vero supporto di categoria la vediamo dura.
5. Il libraio indipendente come critico e come mediatore culturale. Con quali letture e quali strumenti stabilite un dialogo con il vostro pubblico e a che tipo di lettori vi rivolgete?
Il lettori sono diversissimi tra loro. Il mondo dei libri è un po’ come quello dei profumi, ad ognuno il suo.
La grande capacità di un libraio è quella di saper adattare ad ogni esigenza intellettuale un percorso ad hoc…ed è un lavorone!
6. La vita media di un libro è, nel mercato odierno, sempre più breve. Avete un catalogo permanente, scaffali dedicati a autori che giudicate intoccabili?
Ci sono dei libri che secondo noi vanno letti, prima o poi.
Prendiamo “L’estate che sciolse ogni cosa” di Tiffany McDaniel (Atlantide), libro uscito un paio di anni fa, che consigliamo per la sua potenza narrativa.
Oppure “Trilogia della città di K.” di Agata Kristof (Einaudi) o “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza (Einaudi), come fai a non tenerli sempre a scaffale?
7. Qual è a vostro avviso “l’acerrimo nemico” dell’editoria indipendente oggi?
L’ignoranza, largamente intesa. Questo calderone unico in cui tutto è standardizzato.
Come si può pensare che in una libreria fisica si possano applicare gli stessi sconti del web? Come si può pensare che una libreria possa far arrivare i libri in 24 ore visto il monopolio distributivo sotto il quale siamo costretti a lavorare?
Il problema ovviamente non è il web, viva dio che esiste!
Il problema è la assoluta mancanza di una narrazione sul sistema culturale e librario, su gli attori che operano fisicamente nei luoghi, sulla valenza fondamentale della loro presenza in un territorio. E non come narrazione romantica ma come narrazione contributiva.
Se non si dà valore e non si rispetta il nostro lavoro non riusciremo mai a fare la differenza.
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