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diretto da Romano Luperini

 In un articolo di qualche settimana fa Baricco sostenne (riprendendo argomenti trattati anche in un suo libro, The Game) che negli ultimi decenni il potere sarebbe passato nelle mani di tutti, grazie al computer e allo smartphone. Ci sarebbe stata una polverizzazione e una distribuzione del potere (della conoscenza, della possibilità di comunicare ecc.) ma non della ricchezza. Di qui la rivolta contro le elite in quanto uniche depositarie non solo della conoscenza, della possibilità di comunicare ecc., ma, appunto, della ricchezza.

Ora Baricco deve avere una idea ben strana del potere, se bastano la disponibilità di un computer e uno smartphone per esserne dotati e per esercitarlo. Computer e smartphone possono dare tutt’al più l’illusione del potere, che poi alimenta il delirio dei cosiddetti social, in parte prodotto proprio dal divario fra tale illusione e realtà, e dalla rabbia impotente che il divario suscita.

Piuttosto che muovere da categorie (elite/popolo) tanto astratte quanto inappropriate (persino Mosca e Pareto si rivolteranno nella tomba), sarebbe meglio partire da un dato concreto, d’altronde molto noto. Nel mondo di oggi il 5% della popolazione usufruisce della stessa quantità di ricchezza di cui dispone il restante 95%. Fanno parte di questo 5% i gruppi di potere nazionali e multinazionali e le ristrette burocrazie pubbliche e private al loro servizio. Con il progressivo venir meno dell’alta borghesia (mentre si è diffusa ovunque la piccola), questi sono i gruppi di elite (se si vuole continuare a usare questa parola) di cui vale la pena ancora parlare, perché sono quelli che, in Occidente, esercitano veramente il potere economico e culturale (basta vedere l’influenza che hanno nella impostazione delle direttive scolastiche) ed esprimono perciò l’ideologia dominante. Non vi rientra certo la massa dei tecnici o degli insegnanti o dei medici o degli intellettuali, che in realtà molto spesso, ai livelli bassi e intermedi, sono vittime delle politiche messe in atto da quel 5%, vivono da precari e sono costretti all’emigrazione per trovare un impiego. Si tratta di lavoratori senza potere (anche se dotati di smartphone e di computer) e senza un linguaggio proprio,senza una visione del mondo e una cultura che permetta loro di organizzarsi politicamente e di ridistribuire radicalmente la ricchezza.

 

Baricco usa il linguaggio dei populisti e le loro stesse categorie. E’ prigioniero del pensiero e dell’egemonia ideologica di coloro che vorrebbe contestare. Ma per creare una nuova egemonia bisognerebbe inventare un nuovo linguaggio e una nuova cultura,non civettare con le parole e con gli pseudoconcetti che sono causa dell’attuale disastro.

 

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