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“Scrittori si diventa” di Jenny Poletti Riz: un libro e una pista da seguire

 Il reading and writing workshop

I ragazzi non sanno scrivere, i ragazzi non leggono: si può continuare a ripetere questo mantra all’infinito, rifacendosi al buon tempo andato, oppure prenderne atto, analizzare il contesto e provare a cambiare le cose.

Jenny Poletti Riz è un’insegnante di scuola secondaria di primo grado che non si è arresa all’evidenza e allo sconforto, ha iniziato tempo fa a porsi domande e si è trovata tra le mani il libro In the Middle di Nancie Atwell, che illustra il metodo “writing and reading workshop”, sviluppato dalla Columbia University fin dagli anni Ottanta. Spinta da quella lettura, la Poletti ha studiato e sperimentato coi suoi ragazzi e dato così avvio a un processo di rinnovamento della didattica dell’italiano attraverso i laboratori di scrittura e lettura. Ora ne ha pubblicato un libro Scrittori si diventa per la casa editrice Erickson.

Insegnare italiano alla scuola secondaria di primo grado (e al biennio superiore) significa, spesso, leggere i brani del libro di antologia, far compilare batterie di esercizi di comprensione e dedicare alla scrittura le tre ore del tema in classe due/tre volte a quadrimestre. Risultato: si possono passare anni scolastici senza leggere un libro per intero e senza dedicare più di una manciata di ore alla scrittura. Il metodo descritto nel libro rompe questo schema, perché propone di strutturare un laboratorio organico che dedichi con regolarità tempo alla scrittura e alla lettura in classe: due ore a settimana alla lettura e altrettante all’elaborazione, scrittura e revisione dei testi. L’obiettivo è altissimo: trasformare le classi in comunità di lettori e scrittori.

I ragazzi scelgono liberamente dalla biblioteca di classe (composta da romanzi, fumetti, riviste), raccontano il loro libro, lo consigliano o meno, spiegano perché lo hanno abbandonato. In altri momenti si fa lettura immersiva in classe di romanzi, libri illustrati, silent book e racconti scelti dal docente. È un’officina di lettura in cui si discute animatamente di libri, personaggi, scrittori e scrittura.

Nel laboratorio di scrittura, ovviamente, si scrive e tanto. Ogni ragazzo possiede un taccuino, strumento mutuato dalla pratica degli scrittori professionisti, sul quale annota idee, spunti, frasi, commenti e riflessioni. Il taccuino è un serbatoio per la stesura dei testi. Il primo passo sono le bozze: i ragazzi non hanno una traccia ben definita su cui scrivere, ma si muovono liberamente all’interno di un genere o di uno stile, applicando le tecniche di scrittura che vengono via via spiegate dal docente attraverso brevi ed efficaci mini lezioni. Mentre i ragazzi scrivono, il docente gira tra i banchi e fa consulenze singole: suggerisce strategie e incoraggia, non corregge. Finita la fase di scrittura, inizia quella di revisione, di editing: controllo della sintassi, dell’ortografia, ma anche dello stile e della tenuta del racconto. I ragazzi revisionano i testi da soli, supportati dalle indicazioni del docente ma consigliati anche dai compagni a cui sottopongono i testi: insegnare come si fa la revisione di un testo è una delle prime lezioni del laboratorio. In ultimo il ragazzo decide quando consegnare la bozza finita al docente, che metterà però un limite di tempo. Come appare chiaro ogni testo ha una genesi ben più lunga delle tradizionali ore assegnate al tema in classe: nella valutazione, quindi, il docente considera il processo di scrittura, l’aderenza al genere scelto e la correttezza, coerenza e coesione del testo scritto.

A grandi, grandissime linee questo è il reading and writing workshop che Jenny Poletti Riz ha cominciato a sperimentare. Piano piano intorno a lei si è riunito un gruppo di docenti che condivide la metodologia ma soprattutto la cornice pedagogica. Il metodo è ben illustrato nel sito https://italianwritingteachers.wordpress.com/ e nelle discussioni del gruppo facebook Italian writing teacher.

Scrittori si diventa, il primo libro in italiano

Finora uno dei grandi limiti per l’applicazione del reading and writing workshop è stato il fatto che l’intera bibliografia fosse in inglese. Da qualche mese è stato pubblicato Scrittori si diventa di Jenny Poletti Riz scritto “per il desiderio di far nascere domande brucianti anche solo in una manciata di colleghi. […] Per dare la mia piccola testimonianze, la prova che una scuola diversa si può fare perché l’ho vista negli occhi dei miei studenti.” Il suo è un libro che risuona. È un libro scritto con umiltà e potenza: è un libro importante, che non fa sentire il lettore inadeguato, ma lo prende per mano. Mostra un percorso difficile ma lo fa partendo dal dire “ragiona sul tuo essere insegnante, cambia prima te stesso; è in quel solco che devi inserire il metodo, anche a piccoli passi, adattandolo a te e alla classe. Studia o torna a studiare e a leggere. Scrivi, scrivi e scrivi.” È un libro che restituisce enorme dignità e grandezza al lavoro docente.

Credo che il titolo scrittori si diventa possa essere fuorviante per il significato che noi assegniamo alla parola scrittore: colui che pubblica libri. lo scrittore che qui viene descritto, invece, è semplicemente chiunque scriva e impari a farlo in modo efficace e personale, diventando consapevole e padrone del proprio processo di scrittura. Questo libro consegna agli insegnanti una possibile strada da seguire, molti stimoli pedagogici e molti interrogativi da colmare con studio e approfondimento. Nel volume, che è poi la descrizione di un metodo, gli scrittori sono due: i ragazzi, che scrivono in classe in momenti dedicati al laboratorio di scrittura, e gli insegnanti. L’insegnante scrive in prima persona quello che farà scrivere ai ragazzi, scrive per trovare la sua voce, il suo processo di scrittura; lo fa prima di fare lezione coi ragazzi, così da fornire loro testi modello e lo fa insieme a loro in classe, quando non è impegnato a dar loro consulenze. È qualcosa di rivoluzionario: significa affermare che per lavorare sul processo di lettura degli studenti, è necessario che ogni docente conosca il proprio. In questo libro la scrittura e la lettura (a cui mi auguro sia dedicato presto un secondo volume) sono l’oggetto, il centro, non per volere dell’autrice, non perché così dicono i fondatori del metodo; sono al centro perché la scuola deve insegnare a leggere e a scrivere, come ben dicono le indicazioni nazionali.

Un libro racconto

Questo libro è anzitutto il racconto del percorso un’insegnante carismatica e sempre attenta, poi la descrizione di un metodo rigoroso e flessibile. L’autrice parla di sé, delle sue scelte, delle sue parole: la sua voce esce chiara e limpida, prende per mano il docente con sicurezza, ma senza spocchia. La differenza tra i molti libri di didattica che ho letto è proprio la voce, il racconto: manca la dimostrazione con grafici, dati e tabelle, c’è la forza e l’entusiasmo dell’esperienza. Non c’è spazio per didattichese, la sua lingua è chiara, squillante e semplice: è un libro militante. Qui si descrive il reading and writing workshop, strumento rigoroso e flessibile, il che sembra un ossimoro ma è quello che ciascun docente prova sulla sua pelle ogni giorno: cambiare, adattare, mediare. È un metodo che garantisce un cambiamento prima in chi insegna e poi in chi impara, lo so, lo sto provando su di me. Quando ho iniziato a leggere i testi dei maestri americani[1][2] mi son trovata a pensare:

“Sì vabbè sono americani, con la mania di ridurre tutto a modelli e prassi: ma figurati se i ragazzi riescono a gestire un taccuino dello scrittore e del lettore! Figurati se in classe posso dedicare tempo a far scrivere bozze e far prescrittura, scrittura e editing! I ragazzi non staranno mai in silenzio quando leggono e scrivono! Se non li obbligherò io, col cavolo che faranno annotazioni sui libri!”

Ora, dopo due anni di sperimentazione, al netto di qualche giornata storta in cui nulla sembra girare, posso dire che avevano ragione. Molte attività previste nel libro non sono nuove a qualsiasi insegnante che si sia posto il problema di insegnare a leggere e a scrivere: la differenza sostanziale, ben spiegato nel volume, è la cornice di senso, la quotidianità della lettura e della scrittura, che non si riduce a esercizi estemporanei di scrittura creativa. In una scuola che segue l’eterna sperimentazione, l’innovazione, i mille progetti e concorsi, il libro Scrittori si diventa propone una routine, un lavoro quotidiano che forma e trasforma i docenti e i ragazzi. Propone di trovare il tempo e lo spazio per insegnare a leggere e scrivere in modo sistematico.

Perché leggerlo

Questo libro va letto perché traduce e trasporta un metodo che nasce in un contesto preciso e lo porta in Italia, non come se fosse la soluzione di tutti i mali, la formula magica, un ricettario prescrittivo, ma una pista da seguire, ciascuno come può. Questo libro va letto perché è la storia di un’insegnante, del suo cammino e della sua perpetua ricerca, che è poi quella di ciascuno di noi. Questo libro va letto perché dice a noi lettori: “leggete, leggete, studiate, provate, fatevi provocare, adattate! Abbiate coraggio, siate docenti, siate ricercatori, siate educatori”. È un libro onesto e potente, un libro che ti fa pensare a quale grande privilegio sia essere insegnante e a quanto coraggio elettrico ci voglia ad abbandonare il certo per l’incerto, a interrogarsi costantemente su quale sia il meglio per la classe in quel momento preciso in cui ti ci trovi. Ma educare significa anche quello, tentare, provare, muoversi a tentoni avendo chiaro da dove si parte e verso dove si vuole andare. Perché si insegna solo in situazione.

[1] J. Poletti Riz, Scrittori si diventa, Erickson 2017 p.7

[2] N. Atwell In the Middle, Heinemann 3 edizione , R. Fletcher Writer’s notebook: unlocking the writer within you, HarperCollins 2003, L. Rief Read write teach, Heinemann 2014, Serafini F. Around the reading workshop in 180 days, Heinemann 2006, Chambers Il lettore infinito, Equilibri 2015, Heard G, Awakening the heart, Heineman 1999


Fotografia: G. Biscardi, Quaderno, Palermo 2017

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