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Efemeridi. Storie, amori e ossessioni di 27 grandi scrittori
Scrivere un libro è anche assumersi delle responsabilità. E ancor di più deve esserlo se il libro che si è deciso di scrivere, o che si è “chiamati a scrivere”, riguarda vite e brevi momenti dell’esistenza di altri autori. Un lavoro tanto rischioso quanto più noti sono gli scrittori-totem che si mettono su pagina. Difficile trovare un proprio punto d’osservazione; difficile decidere se raccontarli in maniera distaccata oppure esageratamente appassionata. Un rischio, come detto, che non ha spaventato Cesare Catà, scrittore, docente e performer teatrale da poco in libreria con “Efemeridi”. “Storie, amori e ossessioni di 27 grandi scrittori”, come da sottotitolo, è un libro nato in parte da articoli per il web, con alcuni di questi profili d’autore già pubblicati da Catà sulle pagine dell’Huffington Post e raccolti poi assieme ad altri da Aguaplano editore nella sua nuova collana Glitch, ambiziosa e riuscita nella sua veste con rilegatura a vista. Ritratti che squarciano un mondo, che fissano sentimenti e sensazioni più che coordinate temporali, e che trovano altra vita anche oltre le pagine del libro, negli spettacoli che lo stesso Catà porta in giro per l’Italia, dedicandoli ai “propri” autori. Passeggiando nelle librerie è facile accorgersi come libri che raccontano scrittori, anche o non solamente in forma strettamente biografica, siano diventato un genere piuttosto frequentato.
Il rischio, altissimo, con libri del genere è quello di non riuscire a dargli un’anima. Di forzare la mano dietro ad un filo rosso che svanisce presto, di non trovare il proprio punto d’osservazione e di finire in trappole comuni che fanno annoiare molto presto durante la lettura. Libri del genere possono essere un palliativo, un bignami storto in cui si racconta “anche” dei loro lavori, forse un ripiego per non aver letto certi libri, uno sfogo della curiosità morbosa su quanto c’è di “altro” e diverso oltre il lavoro di scrittura. Trappole in cui non è caduto Catà. “Efemeridi” non è una lista di nomi, libri e date. Nemmeno un esercizio di grigia catalogazione o un ossequioso e tedioso omaggio ai maestri. E, per bravura, non è nemmeno un libro in cui l’autore si perda a parlare di sé. Non c’è dubbio che Catà sia partito dall’amore per questi scrittori. Che li abbia scelti e raccolti per questioni di cuore. Colonne, “tra cui mi è impossibile scegliere o far classifiche”, ha detto, ma che sono riuniti tutti sotto lo stesso ombrello. Ovvio però che l’amore non basta da solo a realizzare un libro sicuro, puntuale, brillante e soprattutto originale come questo. Keates, Leopardi, Virginia Woolf, David Foster Wallace, Rimbaud, e una compagnia di scrittori che ha attraversato e cavalcato secoli di letteratura. Catà getta una luce su ognuno di loro con entusiasmo e intuito perché è impossibile per un autore preparato e innamorato evitare di darsi completamente, mantenendo però, allo stesso tempo, la lucidità per non strafare. Le incursioni nelle storie private degli scrittori sono legate dal rispetto che l’autore dimostra, senza ricorrere a scorciatoie da guardoni o giudizi. Quello che si vede molto bene è il quotidiano di narratori, alcuni già icone in vita, le loro relazioni umane, il loro modo d’essere, spesso impacciati, impreparati, quando non soccombenti alle cose della vita. Storie private, tra luci tenui e porte socchiuse alla ricerca di una scintilla. Come nel ritratto di Giacomo Leopardi, quando, scrive Catà, “sta per addormentarsi, mentre la notte si espande attorno al vulcano, e ne è certo: solo in quel momento, da bambino che corre, in un sabato pomeriggio, la vita ha senso. Prima che tutto esploda. Prima che si pongano alla luna domande cui la luna non può rispondere perché la natura non ha che male e dolore e strazio da dare alle creature. Prima che da dodicenne ti accorgi che giocare con i bastoni sulla sommità di un colle sia stupido, e che per trovare conforto allo scacco matto dell’universo puoi solo imparare, leggere, studiare e seguire – con una furia uguale e contraria alla lacerante assurdità del tutto – la forza della mente”. Storie quotidiane intrecciate con le profonde radici che li hanno condotti alla letteratura. Un viaggio nelle loro vite, più che nei loro talenti, anche se le due cose si toccano. Ventisette scrittori molto differenti, lontani nella scrittura come nel tempo e nello spazio ma che restano unici nelle pagine in cui Catà entra nelle loro vite, in momenti di cambiamento, di ascesa o di terribili cadute.
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