La morte dell’immaginario. Gli esempi di tracce per la Prima prova sono uno scherzo di cattivo gusto
La recente pubblicazione degli esempi di tracce per la Prima prova dell’Esame di Stato sta suscitando notevole dibattito e molte reazioni negative. Diversi insegnanti hanno scritto al nostro blog e all’editore Palumbo per chiederci di intervenire o proponendo riflessioni. A molti sembra che queste tracce tradiscano le intenzioni delle Linee guida della Commissione presieduta da Luca Serianni.
Il nostro blog stava preparando già da tempo interventi sulla riforma dell’Esame di Stato, in particolare un’intervista a Serianni e un’analisi delle griglie di valutazione pubblicate il 26 novembre, che usciranno tra breve. Questa sortita ministeriale ci spinge a moltiplicare l’impegno: nei prossimi giorni e settimane dedicheremo ampio spazio al tema.
Pubblichiamo, per intanto, questo intervento a caldo, giunto in redazione, a firma di Adriana Passione, referente campano dell’Adi-sd.
***
Da insegnante, quale sono da quasi trent’anni, credo che due siano i poli fondamentali per la formazione dell’uomo: l’attenzione al reale, alle dinamiche sociali, ai cosiddetti dati di contesto, e, ineludibile, la cura per l’immaginario, espresso in forma di parole attraverso la letteratura, che è la disciplina che insegno.
Oggi questo binomio si è spezzato: l’immaginario smette di avere accoglienza nella scuola e ai ragazzi ci si rivolge con un linguaggio che appiattisce il reale a livello del suolo. È quanto è accaduto ieri, quando il MIUR ha pubblicato le tanto attese esemplificazioni delle tracce della prima prova dell’esame di maturità. Chi ha potuto concepire un tale sfacelo, che riesce a far apparire stupide persino le parole di Umberto Eco e Annamaria Testa? Per non parlare di Comisso e della foruncolosi di De Pisis!
La commissione presieduta da Serianni ci aveva lasciato intendere che la direzione che la scuola avrebbe intrapreso avrebbe riservato una particolare attenzione all’argomentazione e, se le parole sono cose, ci era parso che ciò volesse dire maggiore attenzione all’inclusione, in un’ottica già cara a don Milani, che sosteneva: “L’operaio conosce 100 parole, il padrone 1000. Per questo è lui il padrone”.
Abbiamo creduto che l’apprendimento di quelle 1000 parole, e il saperne fare buon uso, fosse l’obiettivo ineludibile da conseguire nella scuola, ma ieri la pochezza del pensiero di chi dovrebbe orientarla in questa direzione si è irrevocabilmente palesata, travisando ottusamente le indicazioni della stessa commissione presieduta da Serianni: nel leggere gli esempi di tracce per la prima prova scritta, pubblicati ieri sul sito del MIUR, non si può che restare allibiti.
Chi ha formulato quelle improbabili richieste ha giocato alla scuola uno scherzo di cattivo gusto. Una scelta come questa, dimentica di ogni suggestione che possa agire come detonatore nella mente di un adolescente, ignara dell’adolescente stesso, cui ci si rivolge con sciatteria e superficialità, sembra preludere a un periodo buio in cui la scuola sarà invitata a una progressiva e inarrestabile non semplificazione ma banalizzazione delle richieste, con conseguenze devastanti sulla formazione.
Ho avuto la fortuna di incontrare moltissimi ragazzi, nella mia vita di insegnante. Ognuno di loro aveva bisogno di essere guidato nel labirinto della complessità del reale, in cui si muoveva a volte con coraggio, più spesso con cautela. Ho sempre pensato che il nostro compito fosse pari al gesto mitico di Arianna: dipanare il filo, lasciare una traccia. Oggi che a livello politico si è deciso che le tracce smettano di assolvere il loro compito precipuo, quello di guidare il percorso, mi sento sola anch’io nel labirinto.
Chissà cosa penserà di questa scuola Carlo, arrivato in classe digiuno di ogni lettura e che, dopo essere stato bocciato in prima, durante l’ultimo anno ha letto Delitto e castigo, per sua libera scelta, da libero e maturo lettore consapevole? Che cosa penserà Diletta, che a quindici anni sgranava gli occhi davanti alla lettura dei versi di Magrelli, e a luglio dovrà misurarsi con tanta pochezza?
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