Verismo non è generico realismo
L’acceso dibattito sui temi da svolgere per l’esame di stato ha visto alcuni sostenere che in Nedda ci sarebbero elementi veristi e dunque non sarebbe sbagliato ricercarli e trovarli in questa novella. Ho la impressione che ci si riferisca al mero contenuto e cioè alla presenza nella novella di personaggi del mondo contadino. E che si confonda realismo e verismo quasi fossero sinonimi. Alcune precisazioni in proposito.
L’Ottocento è il secolo del realismo, che rende protagonisti dei romanzi le masse contadine e la plebe urbana. Fra anni sessata e ottanta di quel secolo esistono n Italia vari tipi di realismo: il realismo manzoniano, il realismo filantropico-sociale che fa della pietà per gli umili il proprio cavallo di battaglia (fra i suoi esponenti più autorevoli ci fu Caterina Percoto, allora in corrispondenza epistolare con Verga) e il realismo scapigliato (in cui in parte rientra anche il giovane Verga, almeno quello di Tigre reale e di Eva). Il realismo verista, influenzato in modo decisivo dal naturalismo francese, si afferma per ultimo e precisamente fra il 1877 e il 1880. La prima opera verista di Verga è Rosso Malpelo, del 1878, che si presenta, guarda caso, come totale rovesciamento della prospettiva di Nedda (il linguaggio diventa brutalmente popolaresco, in omaggio alla nuova prospettiva della impersonalità l’autore non interviene più a compiangere il protagonista come avveniva in Nedda ma presenta subito il ragazzo come malizioso e cattivo). Quando si ricercano in Nedda elementi di Verismo ci si si riferisci in realtà non al Verismo che nel 1874 (anno di Nedda) in Italia non esisteva ma a questo generico realismo che in realtà apparenterebbe semmai Verga a Caterina Percoto o forse anche al Nievo delle Novelle campagnuole. L’arte di Verga verista nasce insomma dal radicale rovesciamento della precedente prospettiva del realismo filantropico-sociale. In conclusione il Verismo è una particolarità specifica di realismo, dotata di caratteri propri che non si riscontrano affatto in altre tendenze realiste, e per questo è nettamente differente dal realismo manzoniano, da quello scapigliato e da quello filantropico-sociale.
Questo per la precisione. Dixi, et servavi animam meam.
Articoli correlati
- Ma il ministro Bianchi è rimasto al Pazzaglia?
- La prima prova (e altre prospettive)
- Media del 6 e ammissione all’Esame di Stato. Che cosa è davvero in gioco?
- La riforma della prima prova dell’esame di Stato /3. Tra continuità e positive innovazioni
- La “maturità” della scuola. Un secolo di esami di Stato tra scuola, letteratura, politica, e società / 4
Comments (5)
-
L’interpretazione e noi
-
A che serve la poesia? Parole da Gaza -
La pigra potenza. Filmare Sandro Penna tra documento, cinema sperimentale e televisione -
La Cina nelle pagine di un dissidente letterario: Yu Hua -
La trasformazione di un mito: Robinson da Defoe a Vittorini -
-
La scrittura e noi
-
Inchiesta sulla letteratura Working class /5 – Matteo Rusconi -
Storie di famiglie. Su Una famiglia americana di Joyce Carol Oates -
Inchiesta sulla letteratura Working class /4 – Fabio Franzin -
Sono comuni le cose degli amici. Su “Platone. Una storia d’amore” di Matteo Nucci -
-
La scuola e noi
-
QUASI DISCRETO = 6/7 = 6.75 = VA BENINO? -
Tradire Manzoni? Una proposta didattica su “The Betrothed” di Michael Moore -
Costruire un laboratorio di scrittura interdisciplinare: diritti del lavoro e diritti umani al centro della formazione critica -
Vivere e riappropriarsi del territorio -
-
Il presente e noi
-
Su Il sentiero azzurro (O Último Azul) di Gabriel Mascaro -
Un “collegio” dei docenti nazionale per Gaza -
Fermiamo la scuola: la protesta degli insegnanti dell’Alto Adige -
“Un crimine impefetto” (Franck Dubosc) -
Commenti recenti
- Stefania Meniconi su La trasformazione di un mito: Robinson da Defoe a VittoriniGrazie a te, Barbara! Come pensi di lavorare su questi spunti? Mi hai incuriosito…
- Rinaldo su QUASI DISCRETO = 6/7 = 6.75 = VA BENINO?Questo è un articolo magistrale. Chissà se Corsini lo leggerà mai.
- Il Giorno della Memoria ai tempi di Gaza – La porta su Viviamo ormai dentro una logica di guerra? Su Antisemita. Una parola in ostaggio di Valentina Pisanty[…] LEGGI L’ARTICOLO […]
- PAOLO MAZZOCCHINI su Fermiamo la scuola: la protesta degli insegnanti dell’Alto AdigeSottoscrivo ogni parola del comunicato sindacale di questi coraggiosi colleghi e auguro alla loro iniziativa…
- Veronica su Vivere e riappropriarsi del territorioCaro Matteo, ti ringrazio per il tempo che hai voluto dedicare alla lettura del mio…
Colophon
Direttore
Romano Luperini
Redazione
Antonella Amato, Emanuela Bandini, Alberto Bertino, Linda Cavadini, Gabriele Cingolani, Roberto Contu, Giulia Falistocco, Orsetta Innocenti, Daniele Lo Vetere, Morena Marsilio, Luisa Mirone, Stefano Rossetti, Katia Trombetta, Emanuele Zinato
Caporedattore
Roberto Contu
Editore
G.B. Palumbo Editore

Splendida precisazione che vagamente mi riporta alla mia giovane età e che dà dignità al Verga e al Verismo nella sua cruda realtà e unicità.
Luperini fa chiarezza, contro le imprecisioni della traccia ministeriale.
Il cuore della questione consiste nel diverso atteggiamento verso la sciatteria e l’approssimazione: giustamente giudicate irricevibili nel cosiddetto ambito “scientifico”, sono poi tollerate nella Letteratura che, in una prospettiva volgare e grossolana, appare come il regno della chiacchiera e dell’arbitrio inconsistente.
Grazie professore, anche ab anima mea.
[…] qui il commento acidulo, ma ineccepibile, del professore Luperini sulle consegne relative a […]