Riposizionamenti su Moravia. Letture, dialoghi, visioni
Riportare al centro o ripartire dal centro? In realtà le due prospettive, sebbene non identiche, possono essere affiancate e percorse insieme. È quello che accade leggendo Alberto Moravia L’attenzione inesauribile, nuovo volume collettaneo sullo scrittore romano (curato da Clotilde Bertoni e Chiara Lombardi per Mimesis) che raccoglie saggi dalle molteplici suggestioni e dal diverso orientamento critico.
Garbatamente provocatorio, non abbastanza ideologico – eppure intriso di ideologismi – intellettuale pubblico, ma poco militante e organico («non “scomodo” abbastanza, non abbastanza “contro”», scrivono le curatrici nell’Introduzione), scrittore poligrafo e prolisso, a volte dallo stile impervio, fine narratore di pulsioni interiori che si legano, in maniera intricata, alla fitta complessità moderna, di Moravia emerge in questo testo non un semplice tributo celebrativo, che possa servire a colmare le troppe marginalizzazioni, le dimenticanze accademiche degli ultimi anni. Al contrario: un profilo globale mirante a rivederne, anche a costo di criticarle in modo netto, alcune sfumature interpretative (su tutte, per esempio, i rapporti tra letteratura e impegno politico); o valutarne pratiche di scrittura con più incisiva consapevolezza.
Ecco quindi che i contributi antologizzati, non esaurendo appunto in facili formule la figura e l’opera moraviana, si suddividono in apposite sezioni, ciascuna rivelante un particolare aspetto, ritenuto comunque centrale.
C’è il Moravia scrittore, il cui stile letterario è indagato entrando direttamente nella officina compositiva e nella storia editoriale dei testi, mostrando al contempo i reticolati sociali sottesi ad essi. Romanzi come La ciociara o Il Conformista, La Noia, L’amore coniugale, Agostino: rappresentazioni di ambienti popolari e borghesi, visti come (in)differenti modi di reagire al fascismo dilagante, alla frantumazione, individuale o collettiva, delle coscienze, all’invadente tensione inibente della sessualità. Freud e Marx, Camus e Sartre, Pirandello o Parise: palinsesti paralleli e sottili detonatori di trame narrative diversamente esplosive, che invece sembrano implodere su se stesse, rivelando nel genere ‘romanzo-saggio’ la vera alternativa al tradizionale testo di intreccio.
Non meno interessante il Moravia lettore, il quale, nel commentare le opere di celebri autori stranieri come Joyce o Hemingway, è influenzato da pregiudizi culturali e politici. Così come volutamente faziose e fuorvianti risultano essere le visioni cinematografiche dell’autore, raccontate con sguardo direzionato sulla propria esperienza. Importante anche il focus sugli autori italiani. È il caso del saggio di Giancarlo Alfano, il quale, in una sapiente triangolazione speculare, riporta alla luce il severo giudizio di Gadda sul Moravia lettore di Manzoni: colpevole, a suo dire, di aver condotto una fredda lettura a tesi dei Promessi Sposi, adombrandone i preziosi processi dialettici e combinatori che il capolavoro manzoniano invece rivelerebbe.
Infine il Moravia viaggiatore, che vede nel viaggio l’espressione del moto del pensiero. L’esperienza visiva costituisce, secondo l’autore, l’unico modo del conoscere: un errare incessante che rimanda all’esperienza erodotea. Il paese d’arrivo come fonte di spunti antropologici e sociali (il caso dell’Africa o dell’India), o come modo per sdoganare i pregiudizi della cultura eurocentrica (viaggio in Urss). Resta fondamentale, in ogni caso, la ricerca di umanità, in un mondo sempre più contraffatto dalle incolori nervature neocapitalistiche. Da questo punto di vista Moravia rimane interprete impietoso e acuto anche dell’oggi.
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