A cura di Linda Cavadini
1. Quando ha iniziato a scrivere narrativa destinata ai ragazzi e quale è stata la molla che l’ha spinta a scegliere proprio i giovani come destinatari privilegiati dei suoi testi?
Ho iniziato dopo aver lavorato come educatore per sette anni in una comunità alloggio per minori con problemi famigliari. Lì ho capito che in qualche modo mi sarebbe piaciuto dare voce a chi aveva vissuti forti e nessuna voce. Scrivere per ragazzi è come scrivere per adulti – diceva Dino Buzzati – solo molto più difficile.
2. Quali sono i temi più ricorrenti nella sua narrativa e a quale bisogno comunicativo rispondono?
La mia idea di fondo è mostrare a un ragazzo, a una ragazza, che spesso la vita è complicata e ti pone davanti ostacoli apparentemente insuperabili, certo, ma anche che bisogna imparare ad attraversare un dolore e provare a uscire dall’altra parte. Provo insomma a riorganizzare la speranza.
3. Ritiene che sia cambiato il modo in cui la sua generazione ha vissuto l’adolescenza e quello in cui la affrontano i giovani di oggi?
Nella sostanza no. L’adolescenza è rimasta – come diceva Proust – “l’unica stagione della vita in cui accada qualcosa di rivoluzionario e interessante. Il resto è solo omologazione”.
4. Quali sono state le letture che l’hanno “formata” e quali sono, oggi, i modelli letterari cui si rifà?
Il primo libro illuminante fu Pel di carota, di Jules Renard. Tanti altri ne vennero, naturalmente, ma più di ogni altro mi ha guidato il linguaggio di Mark Twain, da cui discende tutta la grande letteratura nord americana. Il primo autore che fa parlare un adolescente proprio come parla un adolescente, turpiloquio e slang compresi.
5. La disaffezione dei giovani nei confronti della lettura è sempre più diffusa: quali pensa possano essere sono le ragioni principali e come le agenzie educative potrebbero operare per remare controcorrente?
I docenti e le docenti di lettere delle medie e delle superiori dovrebbero finalmente cominciare a leggere letteratura per ragazzi di qualità, italiana e straniera. Scoprirebbero un mondo e avrebbero così una autentica passione da trasmettere ai loro allievi. Da lì gli allievi si potrebbero poi portare verso i classici, e non il contrario, come si fa adesso nelle scuole.
6. La scuola resta un importante baluardo per cercare di innescare un circolo virtuoso tra giovani e lettura, soprattutto facendo leva su quello spazio, insieme periferico e centrale, di libertà costituito dalle letture personali assegnate nel corso dell’anno scolastico. È in questo ambito, inoltre, si potrebbe utilmente mettere in contatto i ragazzi con la narrativa dell’estremo contemporaneo. Potrebbe indicare tre romanzi o raccolte di racconti italiani o stranieri degli ultimi vent’anni, a suo parere irrinunciabili, che proporrebbe in lettura ad adolescenti tra i 16 e i 18 anni?
La letteratura per ragazzi costituisce un presidio potente per fare educazione sentimentale nelle scuole, per allenare i ragazzi a nominare e a condividere le proprie emozioni, e dunque a padroneggiarle. Con la lettura si fa prevenzione del bullismo e del femminicidio, per esempio, senza nemmeno citarli.
Niente, Janne Teller
Color fuoco, Jenny Valentine
Bunker diary, di Kevin Brooks
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