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laletteraturaenoi.it

diretto da Romano Luperini

len 20180429 0121

Costruire un laboratorio di lettura. Parte seconda

 Hai visto cos’hanno fatto all’acqua no,

 che l’hanno avvelenata

[…] ma i libri no, i libri non sono come l’acqua,

quelli nessuno te li può avvelenare.

Se salvi i libri salvi quello che è dentro di te,

la tua storia, il tuo paese.

Salvi la tua anima, Salìm, se salvi i libri.

Gabriele Clima – Continua a camminare

In uno dei primi capitoli del romanzo Continua a Camminare di Gabriele Clima, Salim e suo fratello girano per una Damasco devastata dalle bombe con l’intento di mettere in salvo i libri. L’azione pare assurda e inutile a Salim, ma il fratello prontamente risponde che salvare i libri significa salvare la propria anima, un po’ come direbbero gli esuli di Faherenheit 451. Noi uomini siamo fatti di narrazione, di storie e di parole e abbiamo bisogno di leggerle, conoscerle e farle nostre: da sempre le generazioni tramandano storie. Ma noi docenti siamo davvero convinti che leggere sia fondamentale e l’educazione alla lettura sia un obiettivo irrinunciabile? Progettiamo e ci spendiamo in tal senso? Nel suo libro Il lettore infinito Aidan Chambers scrive: “i lettori nascono da altri lettori, senza l’aiuto e la guida di lettori adulti consapevoli del valore della lettura è difficile diventare lettori di letteratura”, insegnare a leggere significa, appunto, assumerci il compito di educatori della lettura e progettare in tal senso. Non si nasce lettori e difficilmente lo si diventa senza una costruzione di senso alle spalle.

Il percorso che leggerete qui e che prosegue il precedente articolo è, chiaramente, ispirato al reading workshop che sperimento da alcuni anni.

La routine del laboratorio

Nella scuola secondaria di primo grado dedico due momenti alla lettura: la lettura libera di libri scelti dalla biblioteca di classe e la lettura ad alta voce di un testo. Circa 90 minuti a settimana dedicati alla lettura, una costante routine: da una parte il libro scelto liberamente dai ragazzi, dall’altra un romanzo che ho scelto io e che leggiamo, discutiamo, analizziamo insieme.

In classe abbiamo una biblioteca formata da libri miei e dei ragazzi, classificati per genere, circa 80 volumi: non mancano i più recenti libri per ragazzi, i classici, ma anche fumetti, riviste, libri illustrati e graphic novel. Lascio loro la totale libertà di scelta, mi appunto le loro letture, compresi anche i libri che vengono interrotti e il perchè ed organizzo dei book talk, giornate nelle quali ciascuno spiega e consiglia il suo libro preferito. Io stessa spesso arrivo in classe con la borsa piena di libri e li presento: ho iniziato a leggere libri per ragazzi insieme ai miei studenti, da allora non mi sono più fermata e ho scoperto autori interessanti e testi molto validi. Non si può insegnare a leggere senza leggere ciò che leggono i ragazzi, ne sono convinta.

Di mese in mese i ragazzi leggono di più e in modo più profondo: durante le sessioni di lettura libera dedico una piccola parte del tempo a disposizione a spiegare loro tecniche su come si sceglie un libro, come si analizza un personaggio, l’ambiente, e lo stile. Poi mentre leggono giro tra i banchi e discuto con loro del libro che stanno leggendo, offro loro la mia consulenza di lettore adulto, non suggerisco risposte: ascolto e pongo domande.

Forse alla scuola secondaria di secondo grado ciò è più complesso per mancanza di tempo: propongo però di non rinunciare alla lettura ad alta voce e agli esercizi di accompagnamento  e di educazione alla lettura. Una bella sfida è anche la possibilità di lasciar leggere i ragazzi in classe, magari proponendo loro letture intorno ad un tema o a un genere, attraverso un’immersione, così che si possa discuterne poi in classe.

Un percorso possibile sul tema dei migranti, ad esempio, è rappresentati da questi testi:

Illustrati e graphic novel

  • Greder, Mediterraneo, L’orecchio Acerbo
  • Grader, L’isola, L’orecchio Acerbo
  • Shau Than, L’approdo, Tunè editrice
  • Radice S. Turconi, Non stancarti di andare, Bao edizioni

Lettura ad alta voce in classe:

  • Racconto: L. Sciascia Il lungo viaggio da Il mare color del Vino, Adelphi
  • Romanzo: S. Clima Continua a camminare, Feltrinelli

Lettura autonoma da parte dei ragazzi:

  • Stella L’orda, Rizzoli
  • Mazzucco, Vita, Einaudi
  • Catozzella Non dirmi che hai paura, Feltrinelli
  • Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli, Feltrinelli
  • Pellai- B. Tamborini, Ammare, Feltrinelli
  • Scego, Adua, Giunti
  • Hamid, Exit west, Einaudi

Gli illustrati

I libri illustrati scontano la colpa di essere considerati libri per bambini o libri minori, ciò che vorrei dimostrare è esattamente il contrario: utilizzo molto spesso gli illustrati in classe per entrare in argomento, per suscitare discussioni, per negoziare significati, per spiegare tecniche di scrittura. Come spiega uno dei più grandi autori di libri illustrati Shaun Tan: “L’artista non costruisce nient’altro che una leggera architettura dotata di pareti immaginarie, non vi dispone che pochi oggetti di arredo, per poi restare in attesa dell’ospite sconosciuto: se solo accetterà l’invito sarà questi ad animare con il suo cuore e le sue risorse interiori quel luogo, a riempirlo di senso.  Accomodati nel salotto immaginario, guardiamo le cose, narratori e lettori, e tutto ciò che ci tocca è fare della nostra meraviglia materia di discussione. Non c’è un senso dato e pietrificato da tirare fuori con un’operazione di scavo archeologico: tutte le interpretazioni sono vive e giuste, e in continuo mutamento.”

Il libro Mediterraneo di Greder, ad esempio, che trae ispirazione dalle tragedie delle traversate del Mediterraneo, ha la forza di certi quadri espressionisti, della durezza  e profondità di Goya. E’ un racconto per immagini che parte a ritroso, dal pesce pescato nel mare del mediterraneo per poi riportarci ad altre barche, carrette del mare: l’occasione del racconto ci viene spiegato dalla nota finale.

Questo albo permette di lavorare in tante direzioni (struttura del racconto, connessioni con la vita reale, analisi del tratto…). Vi consiglio anche L’isola, sul concetto di diversità e di non inclusione: su un’isola giunge un naufrago che viene segregato e poi cacciato dall’intera comunità.

Solitamente, dopo aver letto e mostrato il libro, chiedo ai ragazzi di compilare uno schema a Y, in cui inserire: “cosa racconta il testo”, “connessioni con la mia vita e con altri testi”, “domande che mi suscita o che farei all’autore”: è lo schema DIC (domande, impressioni e connessioni), di cui parla Frank Serafini in Around the reading workshop in 180 days. Il momento della discussione che ne segue è sempre molto arricchente e ci permette di vedere i ragazzi in un contesto meno strutturato e di abituarli a sostenere opinione e ad argomentare. I libri illustrati hanno il potere di spingere i ragazzi a cercare di dare il loro senso a ciò che guardano, a trovare connessioni e ciò vale soprattutto per chi ha meno dimestichezza col testo scritto.

L’approdo di Shaun Tan racconta la storia della migrazione di suo padre, è un libro capolavoro, un silent che va bevuto e goduto con gli occhi:

“In Australia la gente non si ferma mai a immaginare come possa essere per alcuni di questi rifugiati. Li reputa soltanto un problema una volta che sono qui, ma senza considerare un’immagine più ampia. Non mi aspetto che il libro cambi l’opinione di qualcuno, ma se ispirasse almeno una riflessione mi sentirei di aver fatto qualcosa di buono“.

Nel mostrare un illustrato è bene sempre provare a suggerire domande per le annotazioni sul taccuino, come ad esempio si può fare con un’immagine tratta da L’approdo, quella degli uomini in fila con la valigia in mano, sullo sfondo la Statua della libertà:

Provate a immaginare quale storia ci sia dietro le due immagini accostate. Cosa rappresenta l’immagine con la valigia? Cosa notate nella rappresentazione dei volti?

Esempi di tecniche per imparare a discutere di libri

Sia nella lettura in classe che in quella autonoma è importante fornire ai ragazzi strumenti che li aiutino ad analizzare alcuni aspetti come i personaggi, il tempo, lo spazio e lo stile, elementi necessari per parlare poi dei libri.

Molti degli strumenti che uso sono attivatori grafici che uniscono l’impatto visivo a quello descrittivo: lo storyboard, la t-chart dei personaggi, la mappa dei luoghi del libro, lo schema della struttura e del tempo della narrazione.

Lo storyboard è un utile e agile strumento per insegnare a individuare gli snodi fondamentali di una narrazione e per insegnare a riassumere: si tratta di dividere in sequenze il brano e di illustrare la scena da una parte e descriverla in poche frasi dall’altra.

Molte discussioni, di classe o a gruppi, partono dal “salta dentro” o “salta fuori”, cioè invitare i ragazzi a mettersi nei panni ora dell’autore, discutendone le scelte stilistiche o di struttura, ora dei personaggi, ragionando su cosa sarebbe successo se… o sui motivi per cui un personaggio si comporta in un modo piuttosto che in un altro.

Spesso l’analisi di elementi del testo è il punto di partenza per creare connessioni con la propria vita: nel romanzo Due Lune di Sharon Creech, ad esempio, la protagonista parla degli uccelli della tristezza che svolazzano sulla sua testa. Ho chiesto ai ragazzi di spiegare cosa significasse tale metafora e di elencare tutte la cause per cui Salamanca provava dolore e sconforto e poi di rappresentare gli uccelli della loro tristezza. Lavoro analogo è stato descrivere la loro selva oscura, dopo aver affrontato il concetto di selva nel medioevo e l’allegoria dantesca.

Senza un’analisi capillare, senza raccogliere dati sul taccuino, la discussione sui libri non può diventare autentica. Tutte le volte che scrivono una recensione, analizzano un libro o ne discutono, i ragazzi hanno così un portfolio di lavori sul testo a cui attingere. Si tratta di abituarli alla routine del lavoro di analisi del testo.

Parlare di libri in classe

All’interno del laboratorio di lettura i ragazzi impareranno a parlare di libri in modo competente, il che non significa per forza che debbano ripetere quanto detto dal docente o indovinare quello che lui vuole sentirsi dire. Si tratta di un’attività complessa che va programmata nel lungo periodo: si impara a parlare con competenza lavorando con persone esperte, con esperti lettori, quali sono i docenti e gli altri lettori nella classe. Attraverso la condivisione di quanto letto con i compagni, la lettura diventa un’abilità sociale, ma se vogliamo che la comunicazione sia efficace, essa non può essere solo informale ma deve seguire uno schema formale, che li aiuti a costruire il significato, a fare critica letteraria. Fare una critica letteraria di un testo significa, in fondo, percorrere la storia di una lettura.

E per aiutarli a fare questo, nelle nostre consulenze, nelle discussioni in classe dobbiamo prevedere le domande giuste, con fare maieutico e non  inquisitorio, come suggerisce Aidan Chambers nel bel libro Il lettore infinito, Equilibri edizione.

Domande di base

cosa vi è piaciuto del libro

Che cosa non vi è piaciuto?

Avete trovato parti difficili da capire?

Avete notato collegamenti o motivi ricorrenti? Avete notato delle contraddizioni?

Domande generali

Hai letto libri simili a questo?

Cosa ti aspettavi  quando lo hai visto? E ora che lo hai letto cosa ne pensi?

Mentre lo leggevate avete trovato parole o frasi o scelte linguistiche che non vi piacevano?

Avete trovato in questo libro qualcosa che è successo anche a voi

Mentre stavate leggendo riuscivate a vedere la storia dentro di voi?

Il book talk

Spesso entro in classe con una sporta di libri che rovescio sulla cattedra e inizio a raccontare, altre volte lo fanno i ragazzi seguendo questo schema che ho consegnato loro:

  1. Scegli un libro che ti piace. MOLTO
  2. Pensa bene a ciò che vuoi dire: un buon book talk mette in luce un aspetto importante che chi ti ascolta può ricordare bene
  3. Sii breve e incisivo! Cronometrati a casa e fai le prove! Il tuo book talk deve durare minimo 7 minuti, massimo 10
  4. Descrivi la trama in una due frase: non è necessario dire tutto, è necessario rendere l’idea far venire voglia di leggere.
  5. Racconta i sentimenti che hai provato mentre leggevi: quando ti sei spaventato, quando hai riso, quando ti sei commosso.
  6. Racconta di un personaggio che ti ha colpito e spiega perché
  7. C’è un momento, un’illustrazione, un passaggio che ti è piaciuto particolarmente? SPIEGALO!
  8. Un grande booktalk dipende da un grande inizio. Prendi la parola in modo da attirare l’attenzione di chi ti ascolta, ad esempio: “Vi piace ridere? Questo libro vi farà spanciare dalle risate” “Non sapete quale libro portare con voi sull’isola deserta? Ho qui quello che fa per voi”
  9. Un gran finale fa un grande book talk. Evita frasi come “Ho finito, grazie” “E se volete sapere come finisce…leggete il libro” ma usa ad esempio “cosa aspettate a correre alla biblioteca e a chiedere una copia?”
  10. Portate con voi un oggetto, magari indossatelo! Che rimandi al libro!
  11. Sorridete!

Conclusioni

Questo è il mio laboratorio di lettura, un percorso che ho costruito negli anni, insieme alla biblioteca di classe di cui si occupano con orgoglio e attenzione i ragazzi che riordinano gli scaffali, classificano i libri e li prendono in prestito. Piano piano ho iniziato a interessarmi di letteratura per ragazzi e a leggerne quanto più possibile: scoprendo un universo di libri vivi e di autori di spessore, disponibili a dialogare e discutere coi loro giovani lettori. E’ stato importante fare rete con altri docenti (penso a tutti gli Italian writing teacher, a Matteo Biagi di www.qualcunoconcuicorrere al gruppo di Letteratura e noi) come me interessati a insegnare a leggere e a creare comunità di lettori. Nonostante i costanti gridi preoccupati sulla morte della lettura nella scuola, la nostra è una realtà viva e vegeta, e le nostre classi sono luoghi dove, parafrasando Morin, “conoscere e pensare non è arrivare a una verità assolutamente certa, è dialogare con l’incertezza”.

Fotografia: Palermo 2018, libro.

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