Il disagio di Robinson. Sul nuovo romanzo di Stefano Valenti
Il nuovo romanzo di Stefano Valenti (Cronache della sesta estinzione, Il Saggiatore, 2023) presenta numerosi motivi di interesse che proverò a mettere in evidenza in estrema sintesi, passando dalla descrizione del testo a una proposta di interpretazione.
Il titolo del libro e il sottotitolo (La solitudine è un luogo densamente popolato) rinviano da un lato agli esiti dell’antropocene (gli effetti sul clima di guerre, deforestazioni e emissioni di CO2 che in breve metteranno a rischio la nostra specie) e, dall’altro, al disagio psichico conseguente alla atomizzazione della società in un pulviscolo di individui ansiosi, depressi dissociati. Le citazioni in esergo (da Paolo Volponi, Max Frisch e Thomas Bernhard) allestiscono una triade di stelle polari di riferimento, fra visionarietà, catastrofe e reattività polemica e agonistica. Il libro è strutturato in cinque capitoli (Il furgone, L’ospedale, Il fiume, la balena, Il cane) divisi a loro volta in una moltitudine di brevi paragrafi numerati: risultato di un montaggio di brevi blocchi che richiede un lettore potenziale capace di condividere lo spaesamento e la posizione congetturale della voce che narra. La brevità complessiva del libro (150 pagine, ma con numerosi spazi bianchi) è posta al servizio della densità figurale e a detrimento del plot. Campeggia un io narrante inattendibile (fin dall’incipit: “Mi sono suicidato una sera di primavera”) e visionario: mano a mano che si prosegue nella lettura, i referenti di realtà relativi all’infanzia del protagonista, ai suoi due ruoli lavorativi, alla scelta di diventare un homeless che vive in un furgone, lasciano spazio a squarci oniroidi nei quali un fiume può diventare un mare, lo spazio periferico urbano può trasformarsi in un’isola, un albero sradicato può svelare mondi sotterranei, gli esseri viventi sono “sommersi” e privi di sguardo. Al centro del libro, il paragrafo più lungo (pp. 70-81) è dedicato a una digressione sulla figura di Robinson Crusoe (e, del resto, il romanzo di Defoe, capitale nella formazione dell’immaginario borghese, viene più volte evocato dalla voce narrante). Nella conclusione, infine, agisce il cortocircuito morte-rinascita (“Una valanga di silenzio, il rotolare del pietrisco di sotto la schiena, e un ultimo fragore dentro le orecchie”; ma subito dopo la dedica “A me stesso, ai rinati”, che si può attribuire a una fusione tra la voce del personaggio e quella autoriale, pp. 153-4).
Il nuovo libro di Valenti sembra sciogliere e ricombinare in un nuovo organismo semantico il tema del lavoro e dello sfruttamento e quello della follia, che i due romanzi precedenti veicolavano (La fabbrica del panico, 2013; Rosso nella notte bianca, 2016). Un forma neomodernista, insomma, e una voce allucinata: un personaggio “assoluto” che ha i suoi modelli novecenteschi nelle parabole di Franz Kafka e nella Macchina mondiale di Volponi. Come nella Tana (1923) di Kafka anche in Cronache della sesta estinzione lo spazio narrativo si presta a diventare un’allegoria della mente. Come per Anteo Crocioni della Macchina mondiale (1965),la “coscienza panica” (p. 152) permette alla voce narrante di Valenti di demistificare, con il mito borghese di Robinson (“presenta un’allegoria della vita di tutti gli uomini nella società capitalista- solitari, poveri, incerti, spaventati”, p. 77), la tragedia della nostra condizione ipermoderna.
Cronache della Sesta estinzione, insomma, può essere letto come una riscrittura del romanzo di Defoe, diversa tuttavia da quelle postmoderne (a esempio, Tournier, Venerdì, o il limbo del pacifico, 1967). Nel romanzo di Valenti il solipsismo che il Robinson di Defoe sublimava nella rapacità economica e predatoria, svela il suo rimosso e, dunque, il suo momento di verità: nell’acquario senza futuro dell’impero neoliberista, soffrire è da perdenti; la voce del disagio psicosociale migra così nei testi letterari più coraggiosi e diviene figura di ciò che, a breve, ci attende.
Articoli correlati
Nessun articolo correlato.
-
L’interpretazione e noi
-
«Dear Charlie…». Sulle lettere di Eugenio Montale a Carlo Bo
-
Abitare la tradizione per mirare il cielo. La voce inattuale di Giacomo Panicucci
-
Oltre il politicamente corretto e la cancel culture. Su Guerre culturali e neoliberismo di Mimmo Cangiano
-
Le poesie di Seamus Heaney
-
-
La scrittura e noi
-
“Sull’alto spartiacque. Poesie scelte e inedite” di Margherita Guidacci
-
Scrittrici del Medioevo
-
L’invenzione della solitudine: padri, figli, memoria secondo Paul Auster
-
Perché leggere “Gli anni perduti” di Vitaliano Brancati
-
-
La scuola e noi
-
Scuola: sostantivo di genere maschile?
-
Un testo per cominciare
-
“Estranei. Un anno in una scuola per stranieri” di Alessandro Gazzoli
-
Appunti per un racconto fantastico
-
-
Il presente e noi
-
Dilaga il movimento universitario per la pace in Palestina
-
Prime crepe nel “blocco” meloniano? La rivolta dei trattori, il voto sardo e lo stop abruzzese
-
Contro la sindrome legalitaria. Ancora sui fatti di Pisa
-
Dalla parte sbagliata della storia. Gaza e noi
-
Commenti recenti
- Roberto Gelmi su Un testo per cominciareOttimo articolo che condensa quanto alcuni docenti già fanno per fortuna. Non conosco il Quaderno…
- Scritture postsecolari – Il soma nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. – Le parole e le cose² su Il rocambolesco “ritorno alla realtà” di un Peter Pan contemporaneo: L’impero del sogno di Vanni Santoni[…] in cap. II, par., VII. [24] V. Santoni, L’impero del sogno, op. cit., p….
- Margherita su Un testo per cominciareCondivido il pensiero degli autori, l’ articolo è molto interessante: grazie per la riflessione offerta…
- Gioiello Tognoni su “La suprema inchiesta.” Sul romanzo di Alberto CasadeiSorprende, ma forse no, di non vedere questo romanzo fra quelli scelti nei principali premi…
Colophon
Direttore
Romano Luperini
Redazione
Antonella Amato, Emanuela Bandini, Alberto Bertino, Linda Cavadini, Roberto Contu, Daniele Lo Vetere, Morena Marsilio, Luisa Mirone, Annalisa Nacinovich, Stefano Rossetti, Katia Trombetta, Emanuele Zinato
Caporedattore
Daniele Lo Vetere
Editore
G.B. Palumbo Editore
Lascia un commento