Ieri sera ho visto al telegiornale del terzo programma due scene che mi hanno fatto uscire dal torpore di queste giornate di reclusione.
La Merkel (proprio lei, immagine dell’efficienza tedesca freddamente burocratica) ha fatto al parlamento un discorso appassionato e commosso spiegando che aveva deciso di chiudere tutto, per la prima volta anche le scuole, per evitare che i contagi e i morti si moltiplichino. Era visibilmente turbata, “Mi dispiace, mi dispiace”, diceva, “Ma dobbiamo farlo”. Il parlamento, maggioranza e opposizione, applaudiva. E intanto in Italia si discuteva per ore e ore di cenoni mancati e di Natale rubato.
Due squadre di calcio in competizione internazionale (una francese, l’altra turca) hanno cacciato gli arbitri rumeni, che avevano detto “negru” a un giocatore indicandolo poi come “Black guy” ed espulso un tecnico che aveva protestato, gridando “Ma white guy non lo hai detto mai a un giocatore bianco!”. Di comune accordo i giocatori delle due squadre si sono rifiutati di continuare la partita e si sono ritirati negli spogliatoi. Dicono che dietro ci sia stata la interessata pressione di Erdogan (ma immediata? Giunta in pochi secondi sul campo di calcio?). Pare però che le autorità internazionali del calcio diano ragione ai giocatori e sospendano gli arbitri. Sarebbe la prima volta che qualcosa del genere succede nella storia di questo sport, ed è tanto più significativo per l’Italia dove, nonostante le proteste verbali, niente di concreto (figuriamoci sospendere una partita di campionato!) è stato fatto contro la violenza razzista di ampi settori del pubblico.
Due episodi semplicemente civili, direi quasi normali, o che tali dovrebbero essere, nella società occidentale.
Ovviamente non ho simpatie politiche per la Merkel e so bene che quei giocatori (soprattutto quelli francesi) ricevono stipendi multimilionari che offendono le minoranze povere del nostro pianeta. E tuttavia quello che manca da noi in Italia è proprio un livello minimo di decenza e di civiltà. Nel Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani Leopardi, pur aspramente critico della alienazione in cui vivono i paesi più sviluppati responsabili della “strage delle illusioni” compiuta dalla modernità, aveva scritto che in Italia non esiste una “società stretta” come in Francia, Germania o Inghilterra, ma vi predomina un individualismo amorale e asociale incapace di attribuire senso alla vita individuale e collettiva. Due secoli dopo la situazione non è cambiata.
Siamo ridotti veramente male se mi sorprendono l’umanità di un capo di governo e la reattività antirazzista di due squadre di calcio. Ma confesso di essermi sentito un po’ meglio dopo aver assistito a queste due scene di comune civiltà borghese.
Articoli correlati
Nessun articolo correlato.
Comments (1)
Lascia un commento Annulla risposta
-
L’interpretazione e noi
-
Sul Narratore postumo di Sergio Zatti
-
Tra neorealismo e persistenze moderniste: il romanzo italiano degli anni Cinquanta
-
Il romanzo neomodernista italiano. Questioni e prospettive – Tiziano Toracca dialoga con Federico Masci e Niccolò Amelii
-
Professori di desiderio. Seduzione e rovina nel romanzo del Novecento
-
-
La scrittura e noi
-
Antifascismo working class. Intorno all’ultimo libro di Alberto Prunetti
-
Auster in aula
-
Oggetti dismessi tra incendio e rinascita – Sul romanzo d’esordio di Michele Ruol
-
Luperini-Corlito, Il Sessantotto e noi
-
-
La scuola e noi
-
La scuola ai tempi del Mim /1: cultura di destra e crisi della globalizzazione liberal
-
I paradossi dell’orientamento narrativo
-
Omero e noi
-
Contare le parole
-
-
Il presente e noi
-
Il convegno di LN: i laboratori/1. Oltre le ideologie del digitale
-
Il convegno di LN: le relazioni/3. La formazione docenti (di letteratura) iniziale e in itinere
-
Il convegno di LN: le relazioni/2. I docenti e la lettura
-
Il convegno di LN: le relazioni/1. I docenti di lettere e la didattica della letteratura
-
Commenti recenti
- Oliviero Grimaldi su Soft skills /2. Come ti spaccio le “soft skills” per risorse emotive della classeMolto interessante e quasi del tutto condivisibile. Resta aperto un problema: la stragrande maggioranza dei…
- CONVEGNO LN “LA DISUMANIZZAZIONE DELLA VITA E LA FUNZIONE DELLE UMANE LETTERE” | ADI-SD SICILIA su Il convegno di LN: i laboratori/1. Oltre le ideologie del digitale[…] La relazione del laboratorio didattico curato da Alberto Bertino e Stefano Rossetti: Oltre le…
- Teresa Celestino su Il convegno di LN: le relazioni/3. La formazione docenti (di letteratura) iniziale e in itinereBellissimo intervento. Del resto, sostenevo molte delle posizioni qui presenti in un contributo scritto qualche…
- CONVEGNO LN “LA DISUMANIZZAZIONE DELLA VITA E LA FUNZIONE DELLE UMANE LETTERE” | ADI-SD SICILIA su Il convegno di LN: le relazioni/2. I docenti e la lettura[…] Leggi anche I docenti di lettere e la didattica della letteratura e I docenti…
- CONVEGNO LN “LA DISUMANIZZAZIONE DELLA VITA E LA FUNZIONE DELLE UMANE LETTERE” | ADI-SD SICILIA su Il convegno di LN: le relazioni/1. I docenti di lettere e la didattica della letteratura[…] anche I docenti di lettere e la didattica della letteratura e I docenti e…
Colophon
Direttore
Romano Luperini
Redazione
Antonella Amato, Emanuela Bandini, Alberto Bertino, Linda Cavadini, Gabriele Cingolani, Roberto Contu, Daniele Lo Vetere, Morena Marsilio, Luisa Mirone, Stefano Rossetti, Katia Trombetta, Emanuele Zinato
Caporedattore
Roberto Contu
Editore
G.B. Palumbo Editore
RE: Pensierino di Natale
Be’ si, si è detto bene:”due scene di comune civiltà borghese.”