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diretto da Romano Luperini

Paradiso

Un anno all’inferno/2. Un percorso su Dante e il suo Inferno alla secondaria di primo grado

La prima parte di questo intervento si legge qui.

La Commedia: il testo (finalmente)

Una volta conosciuto Dante, il suo tempo e la struttura dell’Inferno, ci siamo addentrati nel testo: una vera e propria immersione, leggendo la cantica dall’inizio alla fine. Solo la lettura intensiva di un’opera permette di ricostruire lo sviluppo narrativo, l’evoluzione dei personaggi e l’ambiente. Abbiamo letto e raccontato l’Inferno dall’inizio alla fine, come una Comoedia pauperum, una sorta di storia illustrata del viaggio di Dante.

Nostri compagni di viaggio sono stati, oltre al testo:

Sì abbiamo disegnato molto, perché come scrive Daniele nella sua lettera recensione all’Inferno:

“C’è un’ultima cosa da dire prima di arrivare al cuore della lettera: “come si legge la Commedia?” la mia risposta è che per leggerla va immaginata, così ce la si gode di più. Bisogna proprio provare a immaginarla e sentire i suoni, al posto di ascoltarla e basta”

La lettura del testo è stata sempre corredata da esercizi per andare in profondità, per costruire un repertorio di esercizi ermeneutici, utili per l’analisi del testo, la sua comprensione e la riflessione personale. Tutti questi lavori sono raggruppati nel taccuino e costituiscono gli appunti, il materiale di decodifica da cui attingeranno per scrivere la lettera recensione. Sono lavori singoli, a coppie o a gruppo che hanno lo scopo di:

  • fissare l’argomento, ricostruire il testo: storyboard, rappresentazione grafica, carte d’identità dei personaggi,
  • rielaborare, riscrivere, tradurre: tg commedia, riscrittura da punti di vista diversi, traduzione in italiano moderno, inventare pene e contrappassi, inventare nomi e caratteristiche dei demoni,
  • cercare connessioni: schema a Y[1], attivatori grafici, annotazioni personali, schemi grafici sui personaggi, attualizzazioni

Io credo che tre siano i livelli di comprensione da perseguire: comprendo quello che succede, capisco i legami all’interno dell’opera, con il periodo storico in cui è stata scritta e il pensiero di Dante e in ultimo mi chiedo che cosa significhi per me, cosa ha da dirmi.

La Divina Commedia è in primis una grande opera di narrazione, il racconto di un viaggio, di un pellegrinaggio. Come in buona parte dei racconti con un viaggio, da Il signore degli Anelli a Pinocchio, il protagonista si evolve cresce, si forma e l’ambiente è non solo sullo sfondo ma diventa luogo di riflessione e, spesso, la spinta al cambiamento. La sfida vera è tradurre per i ragazzi quel mondo, permettere loro di comprendere l’opera, creare connessioni con la loro vita quotidiana, marcare somiglianze e differenze. L’Inferno è un luogo reale che i ragazzi imparano a conoscere insieme a Dante, tuttavia loro ignorano le coordinate geografiche del tempo e hanno difficoltà di fronte alle similitudini che il poeta propone per spiegare ciò che vede. Vi basti pensare che di fronte alla similitudine «quelle fiere selvagge che ‘n odio hanno tra Cecina e Cornetoi luoghi cólti» (XIII, 8.9) alla domanda chi sono le fiere mi sono sentita rispondere “gazze e mucche”, oppure  dopo aver letto la similitudine famosissima del V canto, quella sul volo degli stormi e delle gru, sono riusciti a capire appieno di cosa si stesse parlando, solo dopo aver visto i video su Youtube. Ecco che nulla deve essere dato per scontato e le similitudini che servivano ai lettori medievali a decodificare meglio il messaggio, nel nostro caso possono diventare un altro enigma.

Un esercizio che ho spesso proposto è stato provare a sostituire una similitudine dantesca con un’immagine più comprensibile e legata al nostro mondo, è stato il caso della famosa similitudine del canto XXVI, 25-30: il primo passaggio è sempre la comprensione del testo e una traduzione letterale, poi c’è la rielaborazione.

Quante ‘l villan ch’al poggio si riposa,

nel tempo che colui che ‘l mondo schiara

la faccia sua a noi tien meno ascosa,                       27

come la mosca cede a la zanzara,

vede lucciole giù per la vallea,

forse colà dov’e’ vendemmia e ara:

ecco la similitudine di Amelie:

Quando dopo una giornata di lavoro,

al tramonto si torna a casa, col treno

la luce piano piano lascia spazio al buio

e i lampioni si accendono uno a uno

fuori dal finestrino e sembrano fiammelle

È innegabile che la nostra grande letteratura nasca in un mondo che non c’è più, in un periodo in cui il legame tra uomo e natura era decisamente diverso. Mio primo obiettivo è, dunque, fare comprendere loro come è fatto l’Inferno di Dante e con quali occhi lo guardava il poeta: la stessa selva oscura acquista il significato reale solo se riusciamo a capire il rapporto dell’uomo medievale con il buio, la luce e la selva, luogo di pericolo e salvezza.

Per ricostruire la selva ecco che ci siamo soffermati su:

  • La notte nell’uomo medievale grazie alla lettura di passi del libro La notte nel medioevo di Verdon
  • cos’è il bosco per l’uomo medioevale: quali pericoli, quali significati ha per l’uomo medievale, cosa significa stare in un bosco di notte.
  • cosa prova Dante personaggio e cosa gli succede?
  • la selva come simbolo: cos’è la selva per Dante?

Dopo la ricostruzione del testo e della struttura è il momento di uscire dal testo e trovare le connessioni con sé e con la propria vita: in questo caso, immediata è stata la connessione con il bosco nelle favole e con gli incontri terribili con lupi e altri animali. Ne è seguita poi la personale rielaborazione e annotazione sulla propria selva oscura (per qualcuno la paura delle interrogazioni, per altro delle malattie di una persona cara, per altri il tradimento degli amici).

La geografia dell’inferno: diventiamo ricercatori

Alcune domande che mi hanno posto i ragazzi, mentre camminavamo su e giù per l’Inferno con Dante, mi hanno messa in seria difficoltà. E’ curioso che molte siano le stesse che pone Dante a Virgilio, queste sono le principali domande di carattere geografico:

Da dove nascono i fiumi infernali? E come mai uno è fatto di sangue?

Da dove provengono i tuoni, i terremoti nell’inferno?

Quanto è profondo il lago formato dal Cocito?

Chi ha Costruito la città di Dite? E tutti gli elementi antropici dell’inferno (come le tombe degli eretici)

Perché Dante non si brucia e non si congela?

Quanto sono grandi i Giganti?

Come mai Gerione arriva richiamato dalla corda?

Queste domande mi hanno mostrato proprio come il loro interesse sia ancora legato alla dimensione del particolare, a ciò che si può toccare e misurare. Sono davvero ancora in “piccioletta barca”.

Una volta individuato le domande più interessanti (e quelle su cui ero in grado di ipotizzare una risposta) li ho suddivisi in gruppi, ho fornito loro materiali e fatto in modo che diventassero loro gli esperti e provassero a fornire ai compagni le risposte. E’ stato il caso, ad esempio, del Veglio di Creta per spiegare l’origine dei fiumi. Qualora non fossi stata in grado di trovare materiale e soprattutto risposta, le domande sono state raggruppate nel file “questioni irrisolte” che speriamo di porre all’esperto che verrà a trovarci a scuola.

I colori nella Commedia

La nostra attenzione si è rivolta anche ai colori che dominano nell’Inferno, luogo senza tempo e immutabile, dove non c’è movimento, dove regna il nero in quanto assenza di luce (nero è il colore dei demoni), il bruno (l’Acheronte,il cielo al crepuscolo del canto I, il ramoscello dei suicidi) il grigio (lo Stige e la sua palude, la zona Antenora e le pietre che cingono le Malebolge) il rosso vermiglio (la città di Dite, il Flagetonte, il sangue e il fuoco). L’analisi e la classificazione dei colori dell’inferno è stata importante per confermare che:

“L’inferno è un luogo in cui si sentono pianti, gridi di dolore, strepiti e gemiti, è un posto buio, scuro, con pochissima luce, è il luogo della morte, dell’assenza di gioia e dei colori brillanti . E’ abitato da persone senza dignità e umanità, che non possono più scegliere perché in vita hanno scelto di andare contro le leggi di Dio” (Emma)

Conclusioni

In questo percorso, dentro un’opera letteraria così complessa, ho provato a tenere insieme il testo scritto e le rielaborazioni iconiche. Alla lettura rigorosa del testo, commentato, raccontato e parafrasato ad alta voce si accompagnavano sempre la visione delle miniature del tempo e degli straordinari video “Commedia in HD”. La fase successiva è stata l’analisi del testo attraverso tecniche ermeneutiche più sopra illustrata e la rielaborazione e riscrittura. In ultimo il momento più delicato: ciò che un’opera dice a noi, come ci ispira e come possiamo connetterla alla nostra vita. E’ stato un percorso lungo e pieno di discussioni sulla letteratura e su Dante.

Vorrei concludere con le annotazioni di due alunne a cui ho assegnato da presentare alla classe il canto XXVI dell’Inferno, usando la struttura delle mie lezioni in classe come modello:

Ho avuto modo di commentare il canto XXVI dell’Inferno. Mi è piaciuto toccare con mano uno dei canti più importanti dell’Inferno, provare a spiegare come se fossi un professore. Mi è piaciuto anche inventare le pene per i dannati. Mi è piaciuto riflettere sulla crudeltà di Dante nell’assegnare le pene. Mi è piaciuto lavorare in gruppo sulla Commedia. Mi è piaciuto poter dire il mio pensiero anche sui canti che mi hanno convinto di meno. In poche parole mi è piaciuto tutto. Ho trovato una sola connessione con la Commedia: i libri come l’Iliade e, in parte, l’Odissea, direi che hanno la stessa forza poetica. (Margherita)

Ti dico un’ultima cosa. C’è un punto della Divina Commedia che credo possa collegarsi a un momento della tua vita. Ecco: Nel mezzo del cammin di nostra vita/ mi ritrovai per una selva oscura/ che la diritta via era smarrita. Ognuno nella vita si perde ed è difficile ritrovare la giusta strada, esattamente come capita a Dante. Ci vogliono una guida giusta, qualcuno che ti protegga, anche da lontano, e forza di volontà- (Aurora)

[1] Lo schema a Y, di cui ho parlato in altri articoli è uno schema a forma di Y in cui inserite le impressioni sul testo, le connessioni con altri testi o la propria vita, e le domande che si farebbero ai personaggi e all’autore

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