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diretto da Romano Luperini

Reschooling society. Pedagogia come forma di lotta nella vita e nell’opera di Franco Fortini

È uscito il volume di Chiara Trebaiocchi Reschooling society. Pedagogia come forma di lotta nella vita e nell’opera di Franco Fortini, Pacini, Pisa 2024. Pubblichiamo il capitolo relativo all’antologia curata da Fortini, Gli argomenti umani, ringraziando l’autrice e l’editore.

Gli argomenti umani

Fortini persegue tale assunto battendosi in prima linea per un cambiamento delle forme in cui è trasmesso il sapere nelle scuole. Al di là del personale impegno di docenza, i cui risultati però interessano solo un ristretto gruppo di studenti,1 Fortini ritiene – e lo vedremo ancor più esplicitamente considerando la prefazionea Ventiquattro voci – che un ripensamento dei manuali possa avere un effetto rilevante su intere generazioni di scolari. Molti sono perciò i punti di contatto tra Profezie e realtà e Gli argomenti umani, quest’ultimo concepito con Augusto Vegezzi2 per gli studenti del biennio delle Scuole Medie Superiori e pubblicato nel 1969.3 Il più evidente elemento di vicinanza riguarda il più alto scopo, di natura etico-filosofica si potrebbe dire, che Fortini attribuisce al suo compito di antologista.4 Come con Profezie e realtà aveva selezionato testi interdisciplinari per riportare luce e chiarezza sulle grandi verità tenute nascoste dai «manipolatori delle coscienze», in primo luogo la riscoperta di un «rapporto con gli altri» e della «possibilità di intervento sulle condizioni di vita di tutti» (Profezie,p. VII), con la seconda antologia Fortini vuole ricordare «come la voce dei poeti, la rappresentazione dei narratori, l’argomentazione dei pensatori e degli uomini di scienza convergano da due secoli, attraverso conflitti e lotte, ad una mèta dove, come ha detto un poeta moderno, “l’uomo sia un aiuto all’uomo”» (Argomenti umani, p. 5).

Non solo testi tecnici quindi, ma anche poesia e narrativa possono offrire una fonte di analisi ricca di interesse per riflettere sul ruolo della letteratura di fronte a eventi di portata capitale per gli sviluppi socio-culturali in Italia e nel mondo. Fortini rimane sempre convinto della capacità della letteratura di rendere partecipi i lettori di un dato evento storico, e al contempo di contribuire alla riflessione morale sulla società attraverso testi di finzione letteraria. Un approccio da tenere sempre a mente nel caso di uno degli autori più rappresentativi di quella, forse irripetibile, «generazione che ha stabilito un legame tra attività narrativa e politica, tra scrittura saggistica e progetto di una società più giusta».5

Facendo proprio il monito di Brecht,6 Fortini vuole indicare ai suoi lettori la strada da percorrere attraverso un preciso percorso di studio per raggiungere la vera ipotesi comunista: «una tensione costruttiva» volta a smascherare «la disumanità del mondo attuale in nome di un mondo autenticamente umano».7 Difficile classificare infatti questo volume (molto vago è anche il sottotitolo di “antologia italiana”): non si tratta di un manuale di letteratura, diritto o scienze umane, ma uno strumento di educazione civica e sociale per quelle «generazioni di oggi e domani» cui è affidato il compito di «creare una società e uno stato giusti e a misura dell’uomo» (Argomenti umani,p. 1187). L’altro aspetto significativo di questa antologia è la presenza di molti brani non strettamente letterari, che, sulla scia di quanto proposto in Profezie e realtà, sono nell’attualità contemporanea «necessari a intendere i termini delle controversie fondamentali che decidono del loro come del nostro destino, e non soltanto quelli della letteratura creativa» (ivi, p. 5).8 Il destino è ovviamente quello dei giovani studenti cui l’antologia è rivolta nella speranza che possa costituire per loro un modello di letture e una palestra di pensiero utile anche dopo gli anni scolastici e che li aiuti a difendersi dalla «forza disaggregante e aggregante dei media».9 Ancor più che nel caso della precedente raccolta, in Gli argomenti umani gli autori svelano una «dichiarata prospettiva ideologica» (ibidem), oggi tanto più difficile da immaginare. In generale, la maggiore novità del volume non era nella struttura, sviluppata diacronicamente con un taglio ancora generalmente storicista, ma nella scelta degli autori, alcuni dei quali «non avevano mai varcato la soglia della scuola» (Spingola – Zinato 1994, p. 81 n. 7). Di fatto, anche al tempo della pubblicazione l’antologia di Fortini e Vegezzi non fu accolta in modo unanimemente favorevole. Se alcuni giovani insegnanti ne furono positivamente influenzati – come ricorda Ennio Abate nel caso della propria esperienza (Abate 2010, p. 19 n. 4) –, altre testimonianze sono prova di una ricezione difficile.10 Il parroco e docente ligure Sandro Logomarsini, amico di famiglia di Fortini, ricorda infatti che «l’antologia […] sembrava fatta apposta per scoraggiare gli insegnanti e i genitori. Troppo chiaramente schierata, specialmente nell’ultima parte» (Lagomarsini 2005, p. 190).11 Ancor più interessante è il caso segnalato da Roberto Han in una recensione all’antologia apparsa sui «Quaderni piacentini», La scuola si difende,nel n. 38 del 1969 (pp. 217-21). In un istituto tecnico di Torino era stata addirittura rifiutata l’adozione del volume su decisione della Preside e del Collegio docenti, dopo un’attenta analisi che aveva visto coinvolti – caso unico nella scuola – professori e genitori. Tra le motivazioni, oltre alla natura apertamente marxista del testo,12 anche la carenza di brani letterari, la presenza di autori per lo più stranieri e sconosciuti, l’inadeguata attenzione all’Ottocento italiano: infine, per l’essere il libro «un “museo degli orrori” in quanto dà una visione pessimistica e distruttiva della vita» (ivi, p. 217).

Pur in anni di grandi cambiamenti sociali e scolastici l’antologia di Fortini e Vegezzi si scontrò quindi con prese di posizioni tradizionalistiche da parte di un corpo docente non sempre in grado di comprendere la funzione didattica cui era chiamato a rispondere di fronte al rapido evolversi dei tempi. Eppure, diversamente dalla situazione scolastica attuale, in cui all’insegnante non solo sembra essere stata reclusa la possibilità di «far ascoltare la voce severa, magari dura, di un autore “difficile”» (Argomenti umani,p. 5), ma anche negata la propria funzione di guida ideologica,13 nella loro antologia largo spazio è lasciato proprio al lavoro critico dei colleghi. A loro spetta il compito di selezionare un personale percorso di studio e approfondimento tra i moltissimi temi trattati. I curatori sono infatti consapevoli dei limiti della propria antologia in cui non tutti i temi o gli autori sono ovviamente approfonditi in modo adeguato (cfr. ivi,p. 168; 400, ad esempio). Anche le note di commento ai brani – più copiose nel caso delle poesie – non sono sicuramente esaustive, soprattutto se confrontate con il modello di manuali che si affermerà dagli anni Ottanta in poi.14 Libero da eccessive costrizioni cronologiche – basta scorrere l’indice dei nomi per vedere come talvolta alcuni autori siano accostati per rilevanza tematica, senza preoccuparsi di dare nemmeno informazioni biografiche – «sarà facile al docente individuare quale sequenza di letture meglio convenga al suo insegnamento» (ivi, p. 6). Sono gli intellettuali, siano essi critici letterari o insegnanti, a dover guidare i giovani, assumendosi la responsabilità della scelta nel proporre loro alcuni libri e autori e non altri. Il modello di insegnante che Fortini ha in mente è infatti quello del mediatore culturale, non esperto né tuttologo, «capace di stabilire un collegamento tra valori diversi e diverse visioni del mondo, fra l’orizzonte del passato e quello del presente, e di distribuire non solo competenze ma anche porzioni di senso e di significato».15 È interessante notare come già a questa data Fortini si batta per un modello educativo lontano da quello presentato oggi come l’unico possibile, interamente basato sulle logiche capitalistiche di profitto e aziendalismo applicati alla scuola. Fortini sembra rifiutare, in anticipo con i tempi, il paradigma contemporaneo della scuola (e della società) neoliberista basato sulle “parole magiche” competenza, meritocrazia, valutazione, prestazione, eccellenza.16 Per lo scrittore fiorentino lo scopo ultimo dell’istituzione scolastica è e rimane quello della formazione di un sapere critico e di una bildung comune e sottratta a finalità immediatamente pragmatiche, indispensabile anche per imparare a difendersi dal pensiero unico e dal potere capitalista.

In Gli argomenti umani si può riconoscere, inoltre, l’attuazione di un approccio pedagogico già delineato negli anni precedenti e riaffermato con forza dagli anni Ottanta in poi. Nel saggio La biblioteca immaginaria, Fortini aveva infatti già espresso l’urgenza di educare i giovani ad una «abitudine ritmica alla lettura […] e sfoltirla, potarla, dov’essa è divenuta vizio o fretta, […] preparare una prospettiva di meno libri e di libri migliori» (Dieci inverni,p. 101; corsivo nel testo). Il saggio fu scritto negli anni in cui Fortini stava lavorando alla traduzione di L’ombra e la grazia di Simone Weil (uscita nel 1951, anno di stesura de La biblioteca immaginaria), da cui assorbe parte del pensiero educativo, come esplicitamente indicato. Possiamo immaginare infatti che il riferimento fortiniano alla necessità di dedicare ad alcuni libri «quella virtù d’attenzione di cui ci ha parlato la Weil» (ivi, p. 99) possa essere direttamente ispirato da alcuni pensieri della sezione L’attenzione e la volontà,17 dove la filosofa francese riflette sul concetto (anche gramsciano) di “attenzione non orientata” e di educazione come ginnastica dell’attenzione:

Il poeta produce il bello con l’attenzione fissata su qualcosa di reale. Lo stesso avviene con l’atto d’amore. Sapere che quest’uomo, che ha fame e sete, esiste veramente come me – questo basta, il resto vien da sé. I valori autentici e puri del vero, del bello e del bene nell’attività di un essere umano si producono mediante un solo ed identico atto; una certa applicazione della totalità di attenzione su di un dato obbietto. L’insegnamento dovrebbe avere per fine solo quello di preparare la possibilità di un tale atto mediante l’esercizio dell’attenzione. Tutti gli altri vantaggi dell’istruzione sono senza interesse. (Weil L’ombra, p. 215)

L’elogio dell’attenzione, la critica contro il vizio dell’immediatezza e l’invito a una riduzione dei consumi (in ambito sociale e letterario) saranno, come vedremo, centrali negli ultimi decenni della vita di Fortini quando si batterà esplicitamente per una ecologia, in senso anti-capitalista e anti-postmodernista, della cultura. Al «ceto pedagogico» (Insistenze, p. 114), qui identificabile con il gruppo di colleghi insegnanti cui i curatori si rivolgono direttamente in Gli argomenti umani, spetta infatti l’imprescindibile compito di selezione e di guida di contro allo sviluppo incontrollato di prodotti culturali mercificati.18

Una panoramica sulla struttura di questa antologia può dare idea del taglio proposto e dalle selezioni compiute da Fortini e Vegezzi. Il volume, che va dall’Illuminismo alla contemporaneità, si divide in tre sezioni temporali (Età della Borghesia, Età dell’imperialismo, Età contemporanea)19 e comprende brani, in prosa o poesia,20 celebri o poco noti, di scrittori, poeti, filosofi, economisti, giornalisti, commediografi, scienziati, sociologi, italiani e stranieri. Non particolarmente sorprendenti sono le scelte per i testi letterari (nel caso di un passo della vita alfieriana si legge addirittura: «qualcuno ci potrebbe rinfacciare l’aver riprodotto per l’ennesima volta un passo famosissimo […], dimostrando così scarsa fantasia e offrendo ai ragazzi una visione apparentemente limitata»; Argomenti umani, p. 86), benché non manchino anche pagine meno celebri. Certamente più inusuali le scelte per i brani non letterari (tra cui ritroviamo encicliche, testi di sindacalisti, scritti di fisica, biologia, economia). Segnalo i pochi brani al femminile presenti nell’antologia a firma di Joyce Lusso, Simone de Beauvoir, Sarat Chandra Chatterjee, Enrica Collotti Pischel (solo citata Elsa Morante; ivi, p. 1102).21

Nella prima sezione è più netta la distinzione tra i generi: a un primo gruppo di autori rappresentativi dell’Illuminismo filosofico e letterario, da Kant a Cuoco, seguono tre parti. La prima è dedicata esclusivamente alla letteratura italiana (Foscolo, Manzoni, Leopardi, Porta, Belli, Mazzini, Giusti, Cattaneo, Visconti Venosta, Settembrini, Pisacane, Abba, Gramsci, Nievo) ed europea (Hoelderlin; Coleridge; Shelley; Herzen) nel periodo del Romanticismo e Risorgimento. Nella seconda sono antologizzati solo testi sociologici e tecnico-scientifici; in questa sezione, ad esempio, è presente un brano di De Amicis di cui all’«operetta edificante ispirata agli ideali del Risorgimento» si preferisce una pagina giornalistica sullo sviluppo delle ferrovie (ivi, pp. 230-32).22 Nell’ultima, si ritrovano di nuovo solo testi letterari dal realismo e naturalismo, con prevalenza di autori stranieri (gli unici italiani: De Sanctis, Verga – di cui non sono scelti i romanzi, ma due novelle a tema sociale, Libertà e La roba –, De Marchi e Carducci). In alcuni casi sembrano essere messi in atto propositi già elaborati negli anni de «Il Politecnico». Si veda, ad esempio, la scelta antologica per Pisacane, di cui si propone un brano dal Saggio sulla rivoluzione, e quanto scritto da Fortini nella voce enciclopedica lui dedicata nella rivista vittoriniana, dove il patriota campano è definito il «primo marxista italiano […] un uomo libero, che vuole liberi gli altri: un uomo senza fantasmi»:

Nelle scuole italiane si è volutamente ignorato il valore rivoluzionario del pensiero di Pisacane, per far di lui solo un martire dell’indipendenza. Ma Pisacane è un esempio raro di italiano, che si libera non solo dalle determinazioni di casta e di classe, ma anche dalle ideologie dei rivoluzionari borghesi del suo tempo; giunge ad una visione teorica dei conflitti di classe e della funzione del proletariato. (in Forti – Pautasso 1960, pp. 315-16)23

Nella parte centrale di Gli argomenti umani ritroviamo due macro-sezioni: la seconda, interamente letteraria e più apertamente tematica (Crisi della cultura borghese), va da Dostoevskij a Tomasi di Lampedusa;24 la prima, la più estesa di tutta l’antologia, raccoglie invece testi tecnici molto eterogenei, inframezzati da brani di romanzi, racconti, componimenti poetici o da testimonianze diaristiche ed epistolari. Quest’ultime riguardano in particolare la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza per cui si evitano i brani «retorici dell’antifascismo celebrativo e unanimistico».25 I brani letterari, o più in generale creativi, sono accostati a quelli saggistici senza particolari specificazioni, in un continuum che talvolta sembra sfruttare i primi come commento per gli interventi tecnici. È il caso, ad esempio, della prima sezione contemporanea (Problemi della civiltà tecnologica) in cui due saggi del giornalista e sociologo americano Vance Packard, il primo sulla pubblicità come strumento di persuasione occulta,26 il secondo sul rischio di un mondo futuro fatto solo di uomini-robot, sono accostati rispettivamente a un racconto di Moravia sulla pubblicità e a un brano tratto dall’antologia di fantascienza La decima vittima di Robert Sheckley. Questa commistione è evidente soprattutto nella terza parte del volume, come emerge dal sotto paragrafo Aspetti del terzo mondo in cui brani tecnici, come il primo di Angelo Rossi – una sorta di introduzione generale al tema –, o socio-economici (tra gli altri, ritroviamo in questa sezione: Fanon, de Beauvoir, Baldwin, due brani di Lévi-Strauss)27 si alternano con le poesie di Mao o della tradizione afro-americana, un racconto di Lu Xun28 o le testimonianze personali di Mandela e Che Guevara.

Tra gli autori più presenti nell’antologia ritroviamo, senza troppe sorprese, alcuni tra i classici più amati da Fortini: Goethe, Alfieri, Manzoni (la scelta ricade non sui Promessi sposi, ma sulla Storia della colonna infame),29 Leopardi, Belli. L’autore più citato, e in ciò non si può sottovalutare l’influenza di Fortini, è Bertolt Brecht. Due testi – la celebre poesia Tebe dalle sette porte e un racconto satirico sulla guerra – si leggono nella sezione centrale; per l’età contemporanea, una dalle Storie da calendario è scelta come apologo per la nascita della scienza moderna nel paragrafo Problemi della civiltà tecnologica. Infine, Brecht – di cui solo in questa sezione conclusiva si offre agli studenti anche una breve biografia – è il primo autore antologizzato per la letteratura contemporanea, con un brano dalla Vita di Galileo e tre poesie.

In quest’ultima sezione è inserito anche un mini focus sulla nascita e sviluppo del cinema, Il cammino del cinema, definito da Fortini «il più poderoso strumento dell’industria culturale».30 In merito, mi sembra utile ricordare che anche nell’esperienza didattica Fortini si mostrò sempre consapevole e fiducioso sulle possibilità di questo medium. Ha ricordato infatti il poeta Franco Romanò, suo ex-allievo di ragioneria al Mosè Bianchi di Monza nel 1965, come film e documentari sulla storia operaia o la rivoluzione bolscevica potessero essere utilizzati come strumenti didattici nelle ore di storia, insieme a testimonianze di cultura materiale, a dimostrazione di un approccio sicuramente interdisciplinare e innovativo e che ben riflette quanto tentato in Gli argomenti umani:

I suoi interventi erano rari, secchi molto didattici, miravano a dare riferimenti spazio-temporali. Alla fine di quella lezione così anomala (mai era accaduta una cosa del genere in cinque anni di superiori), tornammo in classe e lui mise sulla cattedra una montagna di materiali: volantini, giornali, riviste, semplici fogli di una pagina, fotografie. “Potete prendere ciò che desiderate, ma non ne siete obbligati… ma mi raccomando di restituirmeli perché sono materiali storici preziosi”. (Testimonianze, pp. 48-49)

Simili i ricordi anche dei suoi allievi all’Istituto Tecnico per il Turismo di Milano nel rievocare le sue lezioni su film contemporanei come Il dottor Živago di Lean (1965) o Morte a Venezia di Visconti (1971).31

L’interdisciplinarità e l’uso di materiali didattici eterogenei sono caratteristici anche dell’antologia scolastica, in cui si fanno particolarmente evidenti nell’ultima sezione dove i cappelli introduttivi sono spesso più esplicativi che informativi. Le opinioni dei due curatori sono infatti ovviamente più frequenti e manifeste nell’affrontare l’attualità,32 così da guidare gli studenti nella più ardua impresa di interpretazione della realtà loro circostante. Anche in Gli argomenti umani, come nel caso di Profezie e realtà, lo scopo del manuale esula dal semplice insegnamento di autori o concetti, volendo infatti fornire gli strumenti (argomentiappunto, nell’accezione del verbo dantesco)33 necessari a sconfiggere «uno degli aspetti più sinistri della nostra epoca: la perdita di ogni coscienza critica, la riduzione dell’uomo a mezzo, a burattino, a semplice comparsa» (Argomenti umani, p. 900).

Nell’ultima sezione dell’antologia non mancano inoltre, benché nettamente minoritari, temi che potrebbero apparentemente apparire più leggeri quali i brani sullo sport o sul divismo pop.34 In entrambi i casi però si adotta una prospettiva criticamente sociologica; tali fenomeni sono infatti interpretati come forme di droga popolare con cui enormi masse di cittadini sono messe a tacere: da un lato attraverso uno sfogo artificiale con cui si bruciano «sterilmente energie e denaro, impedendo così la crescita di coscienza e di partecipazione indispensabile premessa della soluzione dei problemi della società» (ivi, p. 965); dall’altro, calcio e musica pop «fissano gli interessi e le passioni delle masse su problemi insignificanti […], su obiettivi e valori effimeri e superficiali» (ivi, p. 969) che impediscono un reale avanzare della coscienza sociale e deviano la loro attenzione dai valori tradizionali («il risparmio, l’onestà, la lealtà») a un redivivo panem et circenses capitalistico. In particolare, nel caso del fanatismo televisivo e calcistico si vuole far notare il problema di una società che invita al consumo ininterrotto di idoli intercambiabili il cui potere di attrazione si esaurisce rapidamente su cittadini incapaci di interrogarsi e impegnarsi sulla lunga durata.35 Non a caso quindi, a questi due brani segue nell’antologia un opposto modello di vita, con due testimonianze di esplorazioni geografiche contemporanee (dell’antropologo norvegese Thor Heyerdahl in Perù e di Edmund Hillary per la scalata dell’Everest) rese possibili grazie al coraggio, preparazione e sforzo di questi uomini «sopra infiniti ostacoli, tra gravi pericoli, a prezzo di duri sacrifici» (ivi, p. 981).

Allo sport è dedicata inoltre una delle foto raccolte nella sezione Dall’immagine alla parola, accompagnata da un’esplicita domanda agli studenti in cui si riconosce un tema di adorniana memoria:36

Con bandiere, stendardi, polizia ed entusiasmo, i tifosi circondano la squadra del cuore dopo una fortunata partita. Che cosa c’è di sano e che cosa di malsano in questi entusiasmi? Da che cosa si distraggono, e perché, tanti giovani “tifosi” domenicali? Perché “guardano” lo sport, invece di praticarlo?

Un aspetto significativo di questa antologia è la presenza di due sezioni di immagini dove gli autori si rivolgono direttamente agli studenti affidando loro – unico caso in tutto il volume – compiti specifici. Il volume è sprovvisto infatti di quelle domande di comprensione e analisi presenti negli attuali testi scolastici, così come – escluse le brevi (e non sempre presenti) biografie sugli autori e i cappelli introduttivi – di qualsiasi elemento accessorio ai brani selezionati. Solo in pochissimi casi ci si serve di sezioni di commento, solitamente brani di altri scrittori inseriti nell’indice senza alcuna particolare segnalazione che li differenzi da quelli antologizzati. Per citare solo alcuni esempi: l’analisi di Lefebvre accompagna la Dichiarazione dei Diritti del 1789 (ivi, pp. 43-45); un passo di Gramsci sulla questione agraria nel Risorgimento segue un estratto di Giuseppe Cesare Abba (ivi, p. 197). In un solo caso si legge inoltre, curato da Vegezzi, un prontuario di termini economici (ivi, pp. 913-15).

Anche le immagini non sono utilizzate come commento ai testi, ma vogliono invitare gli studenti a un momento di riflessione, ad allenare lo sguardo a prestare attenzione a ogni foto (34 nella prima sezione; 30 nella seconda) per poi, in classe come a casa, provare a decifrarne il messaggio, in virtù di questo preciso scopo pedagogico (che, da una parte, echeggia la riflessione, già ricordata, di Simone Weil e, dall’altra, anticipa il fondamentale tema fortiniano dell’ecologia della cultura):

Imparerete almeno a non passare distrattamente davanti alle immagini dei giornali illustrati, del cinema o della televisione; anzi a consumarne poche ma bene, poche ma intimamente. Vi eserciterete alla difficile virtù dell’attenzione: sulle immagini prima, poi sulla realtà.37

In alcuni casi le didascalie che accompagnano le immagini mirano a fornire una minima indicazione spaziale, cronologica o storica utile agli studenti per le domande che sono loro poste (per la prima foto, ad esempio: «un gruppo di braccianti agricoli della valle Padana all’inizio del nostro secolo. Non paiono diversi dai moderni contadini indiani. Come avranno fatto, i loro figli e nipoti, a trasformarsi negli odierni operai e contadini?»); in altri sono collegate a brani antologizzati (è il caso, ad esempio, della foto di Gandhi) o temi discussi (la questione meridionale; la guerra del Vietnam; la rivolta ungherese del 1956); infine possono essere foto del tutto estemporanee, con cui si vuole far leva sull’empatia degli studenti (ad esempio, a commento di una foto di due innamorati a Londra si legge «Conoscersi è un modo di essere felici»; o ancora: «Ragazzo che lavora a bordo d’un peschereccio, nel Mediterraneo. Potrebb’essere un tuo compagno di scuola. Perché è al lavoro invece che a scuola? […] Abbiamo dei doveri verso di lui?»). Domande di questo tipo vogliono far riflettere gli studenti sull’urgenza di pensare criticamente alla società che li circonda e al sistema capitalista divenuto imperante a livello economico e culturale, dando loro esempi da altre realtà: così come attraverso i testi antologizzati, anche con queste gli autori vogliono invitare gli studenti a ragionare in modo globale, esercitando la loro analisi critica al di là di qualsiasi settorialismo o specializzazione.38

A favore del risparmio di parole così come delle immagini – immagini cui Fortini attribuisce un importante scopo educativo sulla scia del pensiero di Herbert Read –,39 anche nella seconda sezione dedicata a Pittura e società sono proposti un gruppo ristretto di quadri non perché «belli, anche se molti di essi sono dei capolavori: ma come documenti di sentimenti ed idee che non erano solo dei loro autori bensì del loro tempo».40 Il compito assegnato agli studenti è in questo caso doppio: da una parte l’approfondimento dei nessi esistenti tra letteratura e arti figurative, coadiuvato dalla presenza di chiare didascalie esplicative; dall’altra, un invito all’esplorazione delle ricchezze artistiche italiane «in chiese, musei, gallerie, esposizioni»: ancora una volta con un’esortazione a passare dalla pagina all’azione. Il primo a mettere in pratica tali assunti didattici è ovviamente Fortini stesso nella sua funzione di docente di scuola secondaria. Come ricordano alcuni suoi studenti a testimonianza del suo «carattere fermo e a volte intollerante», due alunne furono addirittura “cacciate” dall’aula perché non avevano mai visitato il Museo Poldi Pezzolo a Milano, città dove abitavano e studiavano, col monito di tornare «a farsi sentire quando, si saranno rese conto di cosa è questo museo» (D’Angelo 2011, p. 54; corsivo nel testo).

L’ultima sezione dell’antologia è, infine, interamente dedicata all’Italia del boom economico. Con uno sguardo agli obiettivi – ancora disattesi, stando alla testimonianza del brano di Saccomani antologizzato – della Costituzione,41 sono affrontati temi ancora oggi centrali, quali la questione meridionale, la mafia (Leonardo Sciascia), la fuga dalle città (La speculazione edilizia di Calvino), la critica dell’intellettuale asservito all’industria culturale (Pasolini), la condizione del lavoro (Fortini, Sciascia, Paolo Volponi) e della scuola. Non è un caso che gli ultimi due brani, su cui torneremo, siano ripresi da Lettera a una professoressa di don Milani, volume «provocatorio e polemico» (Argomenti umani, p. 1232)42 proprio come «controversial» (ivi, p. 6) dovette essere questa antologia nelle intenzioni dei curatori.

1 Nel caso di Fortini e dell’applicazione del suo pensiero alla scuola quel “solo” è, però, ciò che fa la concreta differenza.

2 Collaboratore di «Quaderni piacentini», «Altro Impegno», «Quaderni rossi» e «Classe operaia» e co-fondatore nel 1969 della rivista«Lotta per la riforma della scuola», Vegezzi è stato anche professare di Italiano e Storia, di Storia e Filosofia e infine preside. In Gli argomenti umani non è specificato quale autore abbia firmato quali sezioni. Dopo Gli argomenti umani, Vegezzi ha pubblicato numerose altre antologie per le scuole superiori.

3 Una seconda edizione fu pubblicata nel 1972 con aggiunta di brani di storia antica e medievale. Negli Indici per Fortini (Fini – Lenzini – Mondelli 1989, p. 33) si indica una seconda edizione del 1980 (Passato e presente – Gli argomenti umani – Antologia di letture storiche per il biennio degli Istituti tecnici, Napoli, Morano, 1980), citata anche nella successiva Bibliografia degli scritti (Jachia – Lenzini – Niccolucci 1992, p. 30), di cui non ho trovato riscontro.

4 Cfr. Giovannetti 2018, che parla di «crestomazia, cioè scelta di testi utili, politicamente utili» (p. 25).

5 Belpoliti 2010, p. xiii. Ma si veda una nota personale di Fortini in una lettera a Ennio Abate del 13 marzo 1978 (http://www.ospiteingrato.unisi.it/documenti-carteggio-abate-fortini/), dove Fortini parla amaramente di «(finta) generazione eroica (del cazzo)».

6 È il «poeta moderno» cui si riferisce Fortini nel passo citato da Gli argomenti umani; il verso è tratto da A coloro che verranno, così tradotta da Fortini: «Ma voi, quando sarà venuta l’ora | che all’uomo un aiuto sia l’uomo, | pensate a noi | con indulgenza» (in Poesie, p. 647). Ricordo anche gli ultimi due versi del ritornello dell’Internazionale con testo di Fortini: «Questa lotta che eguale – l’uomo all’uomo farà | è l’Internazionale – Fu vinta e vincerà» (Poesie, p. 37).

7 Queste parole si leggono nel cappello introduttivo a un brano di Marcuse (cfr. Argomenti umani, p. 953). Un monito rimasto costante nella vita e nell’opera di Fortini, per cui cfr. Non solo oggi, p. 303.

8 Non si tratta comunque di un caso eccezionale nel panorama dei manuali scolastici dell’epoca organizzati «sulla base di una periodizzazione modellata sulla storia delle idee», come ricorda Zinato 1996, p. 209; cfr. anche 2011, p. 373.

9 Lo scrive Fortini in Leggere e scrivere ricordando come nel biennio 1955-1975 si «credè possibile, in un generale disegno politico, arginare o deviare» (p. 84) la forza dell’industria culturale.

10 Si veda quanto scriveva Gianni Rodari in una recensione all’antologia: «L’effetto di choc, al confronto con le antologie ancorate al punto di vista meramente letterario, è stato pagato dall’editore con un successo limitato. Ma chi rompe gli schemi tradizionali sa pure che raccoglierà i risultati del suo lavoro a scadenza più lunga» (la recensione di Roadari – pubblicata inizialmente in Paese Sera Libri con il titolo L’attualità più scottante si fa strada nelle antologie – è ora in Bacchetti 2005, pp. 87-90, citazione a p. 88).

11 In una lettera a Fortini del 20 maggio 1969, Lagomarsini aveva avuto modo di lodare l’antologia, «a parte la esagerata quantità di errori tipografici» (AFF).

12 Stessa critica da parte della preside dell’istituto tecnico per geometri “Castellamonte” di Torino nella trasmissione radiofonica Il giovedì del 16 dicembre 1971 (per cui cfr. Galfrè 2017, pp. 237-38).

13 Al di là dello strettissimo legame con l’attualità, soprattutto per quanto riguarda i brani dell’età contemporanea «in cui ritroviamo buona parte della cultura internazionalista del ’68» (Santarone 2013, p. 62), la stessa antologia sarebbe oggi – per impostazione e finalità – impossibile da utilizzare in qualsiasi scuola italiana.

14 Torneremo più avanti sulla polemica di Fortini nei confronti di questo tipo di manuali scolastici.

15 Cito da Luperini 2013a, p. 13. Luperini ha insistito più volte su tale funzione propria dell’insegnante-intellettuale per cui cfr. ivi, pp. 24-25; 37-38; 84; 120. Su questi temi cfr. anche cap. 3.

16 In merito rimando, anche per ulteriore bibliografia, a Ferroni 2015; Bertone 2016; Chicchi – Simone 2017; Raimo 2017; Boarelli 2019; Rappazzo 2022a; e 2022b con una proposta di chiara ed esplicita ispirazione fortianiana: «Ho ben poco da aggiungere; se non che “lentezza” non vuol dire pigrizia, ma puntare su un percorso di esperienza, in cui si arriva tutti insieme, e tutti arricchiti. La “scarsità”, a sua volta, cara a Franco Fortini, è quella appunto di tempo, di informazioni e formazione per i giovanissimi discenti, cosa che induce a rendere prezioso ogni momento di relazione didattica, ogni frammento di conoscenza, privilegiando quindi l’approfondimento, l’esperienza il dettaglio e perfino l’incompiutezza alla congerie di conoscenze e alla loro riduzione nel formato del test, del quiz, del compitino».

17 Cfr. Podda 2008, p. 125 n. 1.

18 Interessante notare, contro la presunta inattualità di Fortini, quanto alcune di queste idee si possano ritrovare in riflessioni e proposte contemporanee, come quella di Casadei 2023: «Una delle cause è l’ormai evidente prevalenza della triade ‘facilità-immediatezza-efficacia’ su ogni altro parametro idoneo a stabilire la validità di un concetto, di un testo, di un’opera d’arte o d’ingegno. […] Venendo alla scuola del futuro, quali sarebbero dunque i fondamenti di un apprendistato che sia ancora degno di formare un giovane, indipendentemente dal suo futuro ruolo sociale? Il primo snodo mi sembra quello di procedere a una drastica selezione dei contenuti formativi essenziali per saper leggere consapevolmente qualunque tipo di testo, esaltando le capacità di confronto».

19 Per quest’ultima all’interno del volume si utilizza sempre la definizione di era atomica (Argomenti umani, p. 97) o nucleare (ivi, p. 673; 845; p. 1145: «la nostra è l’era dell’energia nucleare […], l’era tecnologica» (corsivo nel testo).

20 Questi ultimi sono indicizzati in corsivo.

21 Si nota l’assenza di Simone Weil, autrice molto amata da Fortini che ha tradotto in italiano le opere seguenti: L’ombra e la grazia (Milano, Edizioni di Comunità, 1951); La condizione operaia (Milano, Edizioni di Comunità, 1952); La prima radice. Preludio ad una dichiarazione dei doveri verso la creatura umana (Milano, Edizioni di Comunità, 1954).

22 Fortini aveva rivalutato questo autore, noto solo per le sue pagine di «prosa lacrimosa e falsa», già in Forti – Pautasso 1960, p. 319. Ma si veda anche Insistenze, p. 44: «e basti leggere le pagine su Cuore e su Pinocchio, libri finalmente qui sottratti all’insopportabile snobismo radicale»; Leggere e scrivere, p. 18.

23 In Gli argomenti umani si nota inoltre: «Pisacane coglie qui il rapporto tra individuo e società mettendo in risalto che l’uno è condizionato dall’altra e ponendosi quindi contro l’individualismo romantico» (p. 193).

24 Questo l’elenco degli autori: Dostoevskij; Rimbaud; Proust; Apollinarie; Eluard; Malraux; Garcia Lorca; Pasternak; Rilke; Mann; Kafka; Musil; Yeats; Lawrence; Eliot; Auden; Thomas; Steinbeck; Faulkner; Pascoli; D’Annunzio; Palazzeschi; Pirandello; Sbarbaro; Saba; Ungaretti; Montale; Quasimodo; Tomasi di Lampedusa.

25 Zinato 1996,p. 210. Sempre Zinato 2011 nota che «l’impianto complessivo non è idealistico e non traduce didatticamente i miti nazional-popolari» (p. 373).

26 In un’intervista rilasciata nel 1989 ricorderà «quel meraviglioso momento che è stato il ’68» (Dialogo ininterrotto, p. 535) in cui un libro come Persuasori occulti di Vance Packard poteva essere incluso in un’antologia scolastica.

27 Segnalo qui i pochi casi in cui un autore è antologizzato in più sezioni. Oltre a Lévi-Strauss, Marx, Gramsci, Russell; Lussu; il partigiano Giovanni Pesce; il poeta americano Mac Leish; Pasternak; Packard; Wright Mills; Boggs; il giornalista Giorgio Bocca (lo si ritrova in tre sezioni, per un totale di 7 testi, nonostante la reciproca antipatia tra Fortini e Bocca, per cui cfr. Dialogo ininterrotto, p. 701).

28 Sul poeta, scrittore e intellettuale cinese e la sua influenza nel pensiero di Fortini cfr., oltre al saggio Lu Hsün, la mancanza in Questioni (pp. 186-89), le «splendide pagine in Verifica dei poteri (1965), nei due saggi Mandato degli scrittori e fine dell’antifascismo e Lo spettro cinese, che chiude la raccolta», come ricorda Francioni 2014 cui rimando per un’analisi più approfondita e ulteriore bibliografia.

29 Rappazzo 2007 ha definito quest’opera di Manzoni «una sorta di allegoria complessiva delle posizioni di Fortini sul destino del genere umano» (p. 63).

30 Così in un intervento del 1984, ora in Attraverso Pasolini, p. 188. Per la sezione Il cammino del cinema cfr. Argomenti Umani, pp. 994-1019. A cinema e «sottosviluppo» è dedicato anche un articolo di Rocha in un’altra parte dell’antologia. Per il rapporto tra Fortini e il cinema va ricordato almeno Fortini/cani (1976), film di Jean-Marie Straub e Danièlle Huillet, e i “tre testi per film” che Fortini scrisse all’inizio degli anni Sessanta (All’armi siam fascisti!; Scioperi a Torino; La statua di Stalin). Cfr. Taviani 1996; Santarone 2015; l’intervento-segnalazione di Luca Lenzini in http://www.ospiteingrato.unisi.it/fortini-e-il-cinema/.

31 Cfr. D’Angelo 2011, p. 42.

32 Non molti i riferimenti e i paralleli con questioni contemporanee nel caso delle prime sezioni del volume. Ma si veda, ad esempio, il commento introduttivo a Dei delitti e delle pene di Beccaria (Argomenti Umani,p. 68) o la nota a un brano di Marx (ivi, p. 465).

33 Il titolo dell’antologia fa riferimento a questi versi del Purgatorio, in cui “argomenti” assume il duplice significato di “ragioni” e “strumenti”: «Ecco l’angel di Dio: piega le mani; | omai vedrai di sì fatti officiali. |Vedi che sdegna li argomenti umani, | sì che remo non vuol, né altro velo | che l’ali sue, tra liti sì lontani» (II, 29-33). Del 1965 è anche la raccolta Gli strumenti umani dell’amico e sodale Vittorio Sereni.

34 Si tratta, rispettivamente, del quarto brano antologizzato di Lewis Mumford e di due articoli di Giorgio Bocca (su Rita Pavone e Gianni Rivera).

35 Fortini offre un giudizio forse troppo semplicistico sul calcio: non considera la dimensione più ludica e gioiosa del gioco che è anche luogo di partecipazione, socializzazione e di formazione identitaria. Altri poeti del Novecento, tra cui l’amico Sereni (cfr. Il fantasma neroazzurro in Gli immediati dintorni dove ragiona sulla fenomenologia del tifo), hanno saputo cogliere meglio tale componente e l’ambivalenza di questo sport (amatissimo da Pasolini).

36 Sull’ambiguità dello sport si veda Educazione dopo Auschwitz di Adorno (in Donaggio 2005, p. 269).

37 Le pagine con le foto non sono numerate, ma si collocano tra p. 416 e p. 417. Giovannetti 2018 riporta due immagini a p. 35.

38 Mi sembra che si possa applicare questo celebre assunto pedagogico di Dewey a struttura, scopi e contenuti dell’antologia di Fortini-Vegezzi: «Knowledge is humanistic in quality not because it is about human products in the past, but because of what it does in liberating human intelligence and human sympathy. Any subject matter which accomplishes this result is humane, and any subject matter which does not accomplish it is not even educational» (Democracy and Education, p. 267).

39 A lui si ispirava Fortini in uno scritto del 1950 a favore di una «generale pedagogia educativa» che mirasse a «una vera e propria igiene della riproduzione d’arte, una disinfestazione dei milioni di immagini che affliggono l’uomo moderno, avviliscono la figura umana, ottundono ogni sensibilità figurativa» (Arte e proposta umana, in Dieci inverni, p. 132; corsivo nel testo). Il tema si lega ovviamente alla lotta fortiniana per un’ecologia della cultura per cui cfr. cap. 2.

40 Questa affermazione potrebbe valere anche per la scelta dei brani selezionati per le due antologie. Questi i pittori selezionati: Hogarth; Gericault; Ingres; Friederich; Delacroix; Hayez; Induno; Fattori; Cezanne; Manet; Segantini; Pellizza Da Volpedo; Munch; Cremona; Toulouse-Lautrec; Rousseau; Matisse; Morandi; Chagall; Klee; Roualt; Dalì; Mirò; Deineka; Grosz; Orozco; Grant; Kollowitz; Bacon. Unico documento non autoriale è un manifesto della Cina comunista. Fortini, laureatosi con una tesi in storia dell’arte (su Rosso Fiorentino), fu sempre interessato al mondo dell’arte antica e moderna, per cui cfr. Crispolti 2001.

41 Nell’antologia ci sono diversi riferimenti alla Costituzione italiana (oltre a queste pagine, ad esempio, Argomenti Umani,p. 527).

42 Per il rapporto tra Fortini e don Milani cfr. cap. 3.1.

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