LN va in vacanza. Nelle prossime settimane ripubblicheremo alcuni pezzi usciti durante il 2023. Ci rivediamo a settembre. Auguriamo ai nostri lettori e lettrici buone vacanze!
Pubblichiamo una lettera del nostro direttore Romano Luperini, già uscita sulla pagina web dell’editore Palumbo, che ringraziamo.
Cari insegnanti,
mi rivolgo a voi in un momento difficile per la società italiana e per la scuola. È in corso un tentativo di imporre contenuti assurdi e impropri (Dante come fondatore della cultura di destra nel nostro paese), di subordinare sempre più la scuola alle leggi del mercato e ai bisogni della economia e anche di dividere gli insegnanti attraverso gabbie salariali che porterebbero a un conflitto fra docenti meridionali e settentrionali. Divide et impera. Si sta assistendo insomma a un vero a proprio attacco alla scuola pubblica e alla sua funzione formativa.
Cari insegnanti, la Costituzione vi chiede di formare dei cittadini, non dei consumatori o dei produttori. Voi entrate ogni giorno in aula per insegnare la letteratura e insieme la democrazia. Dovete preparare i giovani a leggere e a commentare un testo letterario; e ciò comporta anzitutto studiarlo oggettivamente nella sua autonomia rispetto al lettore, considerarlo nelle sue componenti storicoculturali e letterarie, linguistiche e stilistiche; ma poi dovete anche sollecitarne l’interpretazione, che comporta invece la partecipazione del lettore, chiamato a esprimere il significato per noi di un testo. Non solo e non tanto il significato per me, ma potenzialmente un significato per la intera comunità dei lettori. Lo studio della letteratura insomma è anche educazione civile, insegnamento di democrazia: a tutti è data la possibilità di parlare liberamente e di interpretare un testo, ma prima ognuno deve sapere ciò di cui si parla, conoscere l’argomento su cui prende la parola. La classe come “comunità ermeneutica” presuppone questa partecipazione collettiva interpretante e questa scuola democratica.
Per annullare o ridurre questa funzione democratica sempre più si tende a trasformarvi in tecnici dell’insegnamento, in impiegati che hanno smarrito o devono comunque smarrire la funzione intellettuale di interpreti di testi e di mediatori culturali. È un vero e proprio declassamento non solo del vostro ruolo, ma della cultura e della stessa letteratura.
Cari insegnanti, ho dedicato la mia vita in gran parte alla scuola. E se mi rivolgo a voi, è anche per un impegno con voi condiviso e durato alcuni decenni e in nome di questa lunga lotta comune. Esistono ancora degli spazi di libertà, sempre più marginali, è vero, ma esistono. Cerchiamo di riempirli di contenuti di senso. Facciamo in modo che ogni lettura in classe di un testo letterario divenga una occasione per restare fedeli al compito che la Costituzione repubblicana ci assegna.
Romano Luperini
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Caporedattore
Roberto Contu
Editore
G.B. Palumbo Editore
Unica obiezione : la lettera va indirizzata al ministro, non ai docenti che, ogni giorno e da sempre fanno ciò che il dott.Luperini suggerisce.
Ma la resistenza deve venire “dal basso”, da noi docenti, che dobbiamo resistere a questo tentativo politico di smantellamento (oramai più che ventennale, di destra e di sinistra) della scuola pubblica calato “dall’alto”. Il prof. Luperini ha dunque ragione a rivolgersi ai docenti affinché non dimentichino il proprio ruolo istituzionale e didattico e soprattutto non si lascino irretire da blande promesse e congetturati orizzonti futuribili (vedi le nuove figure create ad hoc di docenti tutor e orientatori). E’ perciò utile ricordare e ricordarci di fornire gli strumenti ermeneutici agli studenti per leggere e interpretare liberamente e criticamente la realtà che ci circonda, e che lo si faccia attraverso la letteratura, le scienze, la filosofia, la storia, la geografia, le lingue straniere (ma già la letteratura contiene tutti questi campi del sapere). Perché molti tra noi lo hanno bene in mente, molti altri però rischiano di dimenticarlo. Bisogna invece mantenere fede al nostro impegno di docenti, che deve essere un impegno condiviso e non divisivo.
Perché sta a noi docenti non partecipare allo svilimento del nostro ruolo e lavoro e rifiutare questo sistema manageriale di conduzione di uno dei maggiori fondamenti della Res publica, la scuola appunto. Questo lo si fa in classe, ogni giorno con i nostri studenti, che non dobbiamo “orientare”, ma guidare a comprendere e a formarsi un giudizio critico per scelte, le LORO, consapevoli, responsabili e libere.
Grazie al prof. Luperini di questa lettera di monito e incoraggiamento in vista del nuovo anno scolastico e che potrebbe essere utilmente indirizzata anche al mondo accademico, diretta continuazione, della scuola.
[…] “È in corso un tentativo di imporre contenuti assurdi e impropri (Dante come fondatore della cultura di destra nel nostro paese), di subordinare sempre più la scuola alle leggi del mercato e ai bisogni della economia e anche di dividere gli insegnanti attraverso gabbie salariali che porterebbero a un conflitto fra docenti meridionali e settentrionali. Divide et impera. Si sta assistendo insomma a un vero a proprio attacco alla scuola pubblica e alla sua funzione formativa“, scrive Luperini. […]
Grazie al prof.Luperini del suo prezioso contributo. Cercheremo di fare tesoro dei suoi suggerimenti sebbene quotidianamente a scuola si sperimenta una deriva e un degrado che snatura il nostro ruolo e la nostra funzione.
Dobbiamo sollecitare anche i sindacati a opporsi a questa deriva che sta prendendo la scuola italiana inoltre dovremmo reagire in modo compatto siamo lavoratori della cultura per la democrazia!!
No la lettera è rivolta proprio ai docenti perché la smettano di essere individualisti ed egoisti (spesso per sopravvivenza), e si facciano Classe solidale. Se non sai difendere i tuoi diritti di lavoratore e di cittadino e accetti tutto, come puoi insegnare ai tuoi allievi a diventarlo
Buongiorno
Riflessione importante non solo per gli insegnanti o chi oggi ci governa. In tempi bui come questi andrebbe indirizzata a tutti i cittadini. La scuola, dove si dà istruzione, cultura e si educa anche alla democrazia, sempre cenerentola di governi incapaci. (Non sono insegnante). Grazie prof. Luperini
[…] critico letterario Romano Luperini ha scritto una lettera agli insegnanti di cui riporto di seguito una parte, perché in poche righe il professore è capace di spiegare […]
Professore Luperini, la ringrazio molto per questa sua lettera. Sono un maestro elementare, ho deciso tardi di svolgere questo mestiere dopo un’altra attività professionale e mi sto specializzando sulla didattica dell’alfabetizzazione – lavorando e concludendo gli studi in Scienze della formazione primaria – perché credo, come fu scritto, che il potere ce l’ha chi possiede più parole (o chi ha i mezzi per parlare).
E non sono per nulla d’accordo con chi qui ha scritto che “la lettera va indirizzata al ministro, non ai docenti che, ogni giorno e da sempre fanno ciò che il dott. Luperini suggerisce”; se siamo nella situazione in cui siamo, è perché la maggior parte dei docenti, a mio avviso, continua a ripetere una didattica tradizionale, nozionistica, trasmissiva. Pertanto, finché noi insegnanti non ci batteremo per una «scuola democratica», nulla cambierà, perché è nella scuola pubblica che si costruisce la società futura.
Mi sono permesso di pubblicare parte della sua lettera sul mio sito (naturalmente con rimandi a Laletteraturaenoi.
Un cordiale saluto. Daniele