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diretto da Romano Luperini

Contu 20140724 036

Il terrorismo surreale

Con i fatti di Monaco siamo entrati nella fase del terrorismo surreale.

Surreale è stato il comportamento del terrorista, un ragazzo di 18 anni, disturbato mentale, che non era armato di kalashinov, non aveva cintura esplosiva né bombe ma solo una pistola, e dopo aver ammazzato otto persone è salito allo scoperto, sul tetto di un supermarket, ha passeggiato diversi minuti un po’ nervoso, ma indisturbato, senza destare l’attenzione né degli elicotteri che volteggiavano in alto (ma avevano un’altra missione, è stato detto) né della polizia accorsa dal basso, ha ingaggiato una discussione durata qualche minuto con un abitante della zona che lo ingiuriava da una finestra, e poi si è dileguato, per suicidarsi un paio d’ore dopo a un chilometro di distanza.

Surrealista l’inefficienza per eccesso di efficienza della polizia della seconda città della grande Germania che ha schierato 2500 agenti contro questo ragazzo con la pistola senza riuscire a fermarlo, ha circondato tutta la zona, bloccato il traffico cittadino, stradale e ferroviario, imposto il coprifuoco continuando a credere per molte ore a un attentato terroristico condotto da un commando di tre uomini e ai social che parlavano di terroristi con armi lunghe in fuga (e molto probabilmente si trattava degli stessi agenti in borghese superarmati), senza prendere in considerazione ciò che tutto il mondo stava osservando negli stessi istanti in TV, e cioè il bizzarro (e assai poco conforme alle abitudini terroristiche) scambio di opinioni fra il ragazzo armato e l’abitante della zona.

Il surrealismo ha trionfato perché, come aveva teorizzato al suo apparire nell’arte quasi cent’anni fa, l’immaginazione è andata al potere. È stata l’immaginazione a determinare il comportamento della polizia, la quale si è mossa all’interno di uno scenario previsto e approntato non solo dai recenti fatti di Parigi, Nizza, Bruxelles ma soprattutto dall’immaginario televisivo e “social” che li ha diffusi, creando la paura, alimentando la convinzione universale che il terrorismo islamico stia dilagando dovunque, suscitando previsioni e preconcetti che hanno prevalso sull’esame realistico della situazione e indotto la polizia per ore a scambiare, appunto, le propria immaginazione per la realtà. È stata l’immaginazione a determinare il comportamento omicida del ragazzo, che, per spirito emulativo, come dicono, o piuttosto perché condizionato anche lui dall’immaginazione sollecitata dalle letture e dalle immagini televisive e dei “social” (ne sono state trovate diverse, dell’uno e dell’altro tipo, nella sua abitazione) si è comportato secondo lo scenario che prevede un vendicatore in azione che commette stragi indiscriminate e poi si suicida per non cadere nelle mani della polizia.

Il surrealismo era nato per contestare gli schemi conformistici prevalenti nella realtà. Ora che ha trionfato è diventato questa stessa realtà, tanto che non riusciamo più a distinguerlo da essa. Andando al potere, l’immaginazione è diventata conformismo di massa, che unisce aggressori e aggrediti, polizia e terroristi, alienati mentali e gente comune. Un unico osceno groviglio. Un mondo di allucinazioni e di pregiudizi, di pulsioni oscure e di terrori arcaici, in cui la coscienza e il principio stesso di realtà sembrano essersi offuscati senza rimedio possibile.

 

NOTA

Fotografia di G. Biscardi 

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