BES…ciamella/Il dibattito sui BES 14
La besciamella è uno di quei preparati che pur essendo fatto di diversi ingredienti finisce per essere la base per l’elaborazione di varie pietanze. Le scuole italiane da quasi un anno sono state investite di un problema che viene chiamato BES (Bisogni Educativi Speciali): si tratta dell’invito ministeriale ad elaborare interventi personalizzati per fronteggiare non più soltanto i tradizionali DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), ma anche un ampio ventaglio di disagi che caratterizza la nostra popolazione studentesca. Si vuole uscire dalla logica della “certificazione” per entrare in una logica diagnostica nuova, capace di individuare sia il “disturbo evolutivo specifico”, che ancora chiama in causa un livello clinico, sia – e qui è il bello – il “disagio sociale” e lo “svantaggio socioculturale”. I documenti ministeriali enfatizzano l’attivazione del livello psicopedagogico e didattico. La besciamella è pronta, fatta di alunni certificati, alunni diagnostizzati ed alunni….svantaggiati o disagiati. Dovrebbero restarne fuori poche decine beati loro….. Adesso con questa occorre predisporre interventi – pietanze – ispirati alla logica dell’inclusione. Le scuole devono disporre di un Piano Annuale per l’Inclusività.
Il piano di realtà (ovvero scoperta dell’acqua calda) deve assurgere al piano del discorso istituzionale (e burocratico, come si vede nella frenesia personalizzante di alcune scuole). Le scuole sono chiamate ad “accorgersi” degli alunni che esprimono bisogni educativi speciali. Ed attrezzarsi. Con la besciamella devi cucinare qualcosa. Cosa cucinare? Prima di rispondere a questa domanda occorre porsi dieci interrogativi.
1) Non è la Costituzione che parla di “rimozione degli ostacoli”? Non ne parla dal 1948?
2) Qualcuno è mai entrato in una classe di un Istituto Professionale del Sud?
3) Qualcuno ha mai provato a scrivere un piano personalizzato? E a realizzarlo in una classe?
4) La scuola italiana, soprattutto nel secondo ciclo, può considerarsi una scuola inclusiva?
5) Se no, bastano alcuni dispositivi ministeriali per renderla tale?
6) Qualcuno è mai entrato in una sala professori di un Liceo Classico e sentito parlare di alunni in palese difficoltà cognitiva ed emotiva? La scuola stessa può essere creatrice di BES? E in questo caso come interviene su….se stessa?
7) Se un’intera classe dovesse presentare BES che si fa?
8) Se un intervento personalizzato su un BES non va a buon fine che si fa? Si boccia l’alunno?
9) Penultimo: che vuol dire “educativo”? Che riguarda la sfera del comportamento? Che ha a che fare con la motivazione allo studio? Col disinteresse? Col quadro ambientale?
10) Ultimo: che vuol dire “speciale”? Che si distingue dal “generale” o dal “normale” C’è una linea di confine ben demarcata tra normale e speciale? Ontologica? E un’ équipe di insegnanti è in grado di individuarla? Con quali strumenti?
La mia è un’opinione semplice in quattro punti. Eccola.
1) L’assetto complessivo della scuola secondaria di primo e secondo in grado, nel nostro Paese, non è mai stata attrezzata per una vera inclusione degli svantaggi socioculturali.
2) Negli ultimi quarant’anni la scuola di massa, portatrice di questi svantaggi, è stata mal digerita dalla maggior parte degli insegnanti italiani, che generalmente aspirano a scolaresche ben attrezzate socialmente e culturalmente.
3) I tagli devastanti all’istruzione vanno in direzione opposta ad una politica scolastica dell’inclusione. Con scuole che cadono a pezzi, cattedre a 18 ore, niente organico funzionale, niente figure di sostegno psicopedagogico, maestri unici, niente formazione in servizio, voti numerici anche nel primo ciclo, didattica per competenze all’anno zero, i Piani per l’Inclusività sono Libri dei Sogni. Quindi bisogna decidersi.
4) Se si facesse semplicemente una scuola del curricolo (“cosa stanno imparando?”) piuttosto che una scuola del programma (“dove sei arrivato?”), l’inclusione sarebbe cosa fatta senza alcun bisogno di direttive e note. Ma il curricolo sta nella cultura professionale degli insegnanti italiani?
Buona cena.
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NOTA
Qui tutto ciò che serve per farsi un’idea, anche opposta alla mia ovviamente.
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