Funzionamento Inclusivo Limite. Una proposta/ Il dibattito sui BES 4
Il dibattito e i sorrisi
Bene, il dibattito è ripartito! Forse qualcuno pensava che la partita fosse già chiusa, ma non è così.
Leggendo gli interventi, le risposte e i commenti al mio articolo Le scatole e le etichette. Sull’Invalsi e i BES nella scuola pubblica pubblicato dal sito www.laletteraturaenoi.it, mi viene subito da precisare una cosa: la mia non vuole essere e non è una rivendicazione sindacale, né una difesa ad oltranza della mia categoria, quella degli insegnanti di sostegno.
Sorrido però di fronte alla tenacia con la quale si cerca di negare l’evidenza, affermando che non ci saranno tagli di posti di sostegno e che a nessun alunno sarà tolto il diritto a ricevere un sostegno specializzato. Sorrido perché a chi lavora a scuola da qualche decennio e da una decina di anni è nel gruppo tecnico provinciale che studia le certificazioni e le singole situazioni degli istituti scolastici per stilare gli organici provinciali del sostegno, non può sfuggire un particolare che in maniera maldestra si cerca di tenere celato. I cosiddetti FIL, gli alunni con funzionamento intellettivo limite o Borderline cognitivo, sono la chiave di volta, il punto di snodo, il vero gioco di prestigio di tutta la strategia dei tagli al sostegno.
Il dibattito e la verità
Mi spiego, spero in maniera chiara, spero per l’ultima volta.
Il giorno 8 maggio 2013, presso il Ministero si è svolto un seminario – conferenza di servizio sui BES. In quell’occasione è stato consegnato agli uffici scolastici regionali un modello di Piano Annuale dell’Inclusività. In esso vengono chiaramente definite tre fasce diverse di BES:
- le disabilità certificate (Legge 104/92 art.3, commi 1 e 3);
- i disturbi evolutivi specifici (DSA, ADHD, DOP, FIL, altro);
- lo svantaggio (socio – economico, linguistico – culturale, comportamentale – relazionale).
Nella prima fascia, quindi, ci sono i disabili (gravi e non gravi) che hanno un certificato, hanno il sostegno specializzato e beneficiano di un Piano Educativo Individualizzato (PEI).
Nella seconda ci sono coloro che, pur avendo un certificato, non avranno alcun sostegno specializzato e saranno seguiti dagli insegnanti di classe secondo un Piano Didattico Personalizzato (PDP) stilato e attuato dagli stessi insegnanti di classe.
Nella terza fascia sono compresi gli svantaggiati, che non hanno certificato, non beneficeranno di alcun sostegno specializzato, verranno individuati dagli insegnanti di classe in base a svantaggi socio – economici (!), linguistico – culturali e comportamentale – relazionali, e beneficeranno di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) stilato e attuato dagli stessi insegnanti di classe.
Ha ragione chi dice che da nessuna parte e in nessuna norma sta scritto che il sostegno specializzato sarà assegnato solo nei casi di disabilità grave. Il punto è un altro. Chi sono gli alunni di prima fascia, cioè i disabili, che non hanno la situazione di gravità? Da molto tempo, come dicevo prima, collaboro alla realizzazione degli organici di sostegno della mia provincia come docente esperto e posso rispondere al volo: la maggior parte delle certificazioni di disabilità (senza situazione di gravità) riguarda gli alunni FIL – funzionamento intellettivo limite. Praticamente, ora, i FIL vengono sistemati contemporaneamente in due fasce diverse, una che prevede il sostegno e una che invece lo esclude.
Il dibattito e le domande evase
Quindi, mi chiedo:
-
I FIL saranno da sostegno o semplici BES da PDP?
-
Chi deciderà l’una o l’altra possibilità?
-
È possibile prevedere che chi aveva già il sostegno continuerà ad averlo mentre le nuove certificazioni di FIL no? Oppure saranno rivisitate immediatamente le vecchie certificazioni (che per lo più recitano testualmente: “Alunno con funzionamento intellettivo limite, necessita di intervento di sostegno scolastico”) per far transitare subito questi alunni dalla prima alla seconda fascia?
-
Sarà stabilito un limite di FIL (praticamente un funzionamento intellettivo sopra il limite o sotto il limite!) al di là del quale si darà il sostegno e al di sotto del quale basterà l’insegnante di classe con il PDP? E chi effettuerà tali millimetriche misurazioni di limite?
-
Verrà prospettata ai genitori una scelta discrezionale del tipo: “Più intervento individualizzato o meno impatto sociale? Sostegno o PDP?”?
-
Sarà lasciata totale discrezionalità all’équipe multidisciplinare della ASL?
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Conteranno qualcosa le valutazioni sulle reali esigenze didattiche degli alunni fatte dai consigli di classe, dalle scuole e dai GLI?
Allo stato attuale non è possibile rispondere, perché queste domande vengono evase. Nelle more qualcuno sfida i timorosi: “vedremo!”, dice e alla luce dei fatti agiremo.
Intanto però è inutile negare che vi saranno tagli ai posti di sostegno, poiché si potranno far “scivolare” i FIL da un piano ad un altro, da una condizione ad un’altra. I tagli ci saranno, quindi, forse non domani mattina o dal prossimo anno scolastico, ma certamente nel giro di due o tre anni.
Il dibattito e la realtà
I nostri discorsi pieni di strane sigle, di percentuali, di stime occupazionali, di valutazioni entusiastiche o apocalittiche, di considerazioni di “pancia” o “politiche”, di punti di vista interni o molto lontani dalla quotidiana vita delle classi, spesso dimenticano proprio i due attori principali della questione, vale a dire l’alunno con funzionamento intellettivo limite (insieme, ovviamente, alla sua famiglia) e l’insegnante disciplinare.
L’alunno FIL e il suo insegnante di inglese, per esempio. Quale sarà uno scenario plausibile in una futura ora di inglese? Classe di ventinove, tra cui, poniamo, il FIL di cui sopra, un DSA, due stranieri e uno svantaggio socio-economico. Bene, dice qualcuno, questi alunni c’erano anche prima, non è colpa della circolare sui BES. Certo, ma prima in classe i ventinove alunni e il loro prof. d’inglese potevano contare sull’intervento specializzato di un insegnante specializzato nominato e in servizio per un alunno (il FIL) ma che, per norma e per operatività, era un insegnante di tutta la classe. Di sostegno all’alunno FIL, di sostegno a tutta la classe, di sostegno al prof. d’Inglese.
In che modo di sostegno? Attraverso metodologie inclusive e strategie didattiche di cerniera, attraverso un sostegno diretto in classe, attraverso una gestione in presenza e collaborativa della didattica.A tal proposito va pure detto; non fa onore a chi argomenta contro l’attuale assetto didattico fa leva sul luogo comune dell’insegnante di sostegno che si isola o viene isolato, dell’insegnante di classe che delega ed esclude. Poiché di luogo comune davvero si tratta. Qui sì che dobbiamo veramente applicare le norme che già ci sono. L’insegnante disciplinare delega? Bene, intervenga il dirigente scolastico. L’insegnante di sostegno non si prepara, non collabora e si imbosca? Basta l’intervento il dirigente scolastico. Non serve smantellare la scuola per riequilibrarne l’eventuale cattivo funzionamento.
Aspetti positivi, aspetti negativi
Chiarite le posizioni e le diverse ragioni che le ispirano, a mio avviso, è necessario trovare una soluzione operativa al caos che l’imposizione della circolare sui BES rischia di originare. Mi spiego. Non è completamente negativo l’approccio ai Bes previsto dalla circolare di marzo. Ci sono degli aspetti positivi, accanto ad altri che invece destano più di una perplessità. Proviamo dunque a conciliare critiche e proposte. Volendo schematizzare, a mio parere, è possibile individuare tre punti di forza e tre evidenti criticità della nuova normativa sui BES. Li indico di seguito.
Aspetti positivi
-
I bisogni educativi speciali esistono per davvero! Non sempre le nostre scuole hanno dedicato e dedicano la giusta attenzione a tali bisogni. Il dibattito, in alcuni casi mosso anche da perplessità, paure e senso di inadeguatezza, che si è scatenato nelle nostre scuole, nelle sale professori, nelle dirigenze scolastiche e nelle segreterie studenti, è una importante novità. È un bene che ci siano tale attenzione e tale dibattito. Occorre però che le domande operative che ne scaturiscono non ricevano risposte ambigue o lontane dalla realtà. Ai docenti disciplinari, giustamente preoccupati, occorrerà che qualcuno spieghi ufficialmente che riceveranno consulenza a distanza da parte di una decina di gruppi di lavoro, ma che in classe poi dovranno vedersela da soli.
-
La circolare prevede che le scuole stilino un Piano Annuale dell’Inclusività e che sia il Collegio dei Docenti a prenderlo in carico. Finalmente si pensa di organizzare in modo funzionale tutte le risorse della scuola. Per anni ho provato a insistere personalmente su questo punto, scrivendo o intervenendo nei gruppi istituzionali di cui ho fatto parte. Mi pareva assurdo il fatto che il Ministero e gli Enti Locali, che forniscono rispettivamente insegnanti e assistenti, non si parlassero per assegnare le risorse, per capire veramente di cosa c’era bisogno. Il paradosso, però, è che oggi che si richiede alle scuole di stilare un piano annuale che comprenda tutte le risorse necessarie, tali risorse vadano incontro a tagli sempre più pesanti. Il rischio è che si vada verso una richiesta finalmente centrata sull’organizzazione e su quello che serve per farla funzionare proprio nel momento in cui quello che serve non sarà più possibile ottenerlo.
-
L’attuale approccio ai bisogni educativi speciali prevede una formazione specifica di tutti gli insegnanti disciplinari e di quelli di sostegno. È una esigenza inderogabile nella nostra scuola pubblica. Formazione specifica, prima di tutto sulle situazioni di gravità che richiedono competenze, professionalità e tecniche che non si possono improvvisare e sulle quali anche noi insegnanti di sostegno dobbiamo prepararci in maniera sicuramente più adeguata. Formazione sulle metodologie inclusive e sulle strategie didattiche di cerniera. Formazione sui disturbi specifici di apprendimento, sulle modalità di conduzione della classe, sull’attivazione di attività laboratoriali e cooperative. Formazione sulla gestione collaborativa della lezione tra più docenti, sulle modalità di programmazione personalizzata e sulla verifica e valutazione dei risultati. Occorre però che ai buoni propositi (formazione per tutti!) faccia seguito la volontà di dedicare a questo progetto risorse finanziarie importanti e di individuare con molta attenzione le agenzie che saranno chiamate a formare i docenti. Occorre che vengano utilizzate in maniera massiccia le risorse di formazione interne alle scuole, che venga finalmente attivata una vera circolarità di risorse anche attraverso la diffusione di buone prassi di integrazione. Occorre, insomma, che alle parole e agli intenti seguano gli strumenti necessari per dare una risposta concreta alla urgente necessità di formazione della nostra scuola.
Aspetti negativi
-
Si è deciso di circoscrivere una competenza specifica e specializzata, come quella dei docenti di sostegno, all’interno di un ambito preciso, quello della disabilità grave, rinunciando a tale competenza per tutti gli altri bisogni educativi speciali.
-
Si intende spostare il concetto stesso di sostegno dalla didattica operativa, fatta di strategie specifiche in presenza, a una sorta di consulenza a distanza che non può incidere operativamente sull’inclusione di tutti gli alunni nei percorsi comuni. Tale spostamento ha queste conseguenze: a) finisce col rendere impossibile il compito degli insegnanti disciplinari, di fatto unici responsabili e attuatori della didattica personalizzata; b) penalizza fortemente gli alunni con difficoltà (in particolare quelli con funzionamento intellettivo limite) che vengono privati di un piano educativo individualizzato e della possibilità di ricevere un sostegno didattico specializzato.
-
Si genera una molteplicità di categorie e sottocategorie di alunni con bisogni educativi speciali, assegnando etichette, con o senza certificato, che producono frammentazione, divisione ed esclusione, più che favorire una vera inclusione.
Il dibattito e una proposta
E allora? Quale può essere la soluzione? Cosa bisogna fare per evitare il rischio che un tema così importante, come quello dei bisogni educativi speciali, possa mandare in tilt il sistema organizzativo scolastico a danno principalmente degli stessi alunni?
Secondo me è indispensabile:
-
bloccare immediatamente gli effetti organizzativi sul prossimo anno scolastico della direttiva e della circolare sui BES;
-
realizzare, nel prossimo anno scolastico, un dibattito costruttivo e condiviso, che parta dalla base – dalle scuole – dagli insegnanti – dai genitori – dalle associazioni – dal mondo della sanità – e che costruisca un modello organizzativo funzionale per la personalizzazione dei percorsi degli alunni con bisogni educativi speciali nelle scuole di ogni ordine e grado;
-
prevedere e destinare le risorse di personale specializzato e le risorse finanziarie necessarie per un modello organizzativo che preveda un intervento personalizzato per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali, uscendo dalla consueta logica del “Voi intanto partite con le innovazioni che per le risorse vi faremo sapere poi …”;
-
attivare immediatamente la formazione specifica sui BES per i docenti disciplinari, per quelli di sostegno e anche per i dirigenti scolastici;
-
creare un nuovo profilo degli insegnanti specializzati per il sostegno, ampliandone i compiti e le competenze, sia nell’ottica dei bisogni educativi speciali e del PDP, sia in quella delle situazioni di gravità che vanno affrontate con una competenza tecnica e specifica reale ed adeguata;
-
creare una classe di concorso specifica per gli insegnanti di sostegno specializzati, in modo da richiedere una scelta professionale che in nessun modo possa essere dettata da esigenze di organici (sistemazione di docenti soprannumerari) o di opportunismo personale.
In definitiva, ritengo sia indispensabile prendere una decisione coraggiosa, adesso e prima di settembre. La decisione di bloccare gli effetti di un cambiamento di cui probabilmente sono stati sottovalutati gli effetti negativi. Credo valga la pena discuterne ancora, coinvolgendo le comunità scolastiche nella discussione, prima di mettere a rischio ciò che è stato costruito in oltre trent’anni di integrazione nella nostra scuola pubblica.
NOTA
Chi è d’accordo con le posizioni espresse in questo intervento può firmare la petizione “Referendum sui BES Fermiamo la CM 8 e costruiamo il cambiamento”. L’obiettivo della petizione è di raggiungere cinquantamilaeuno firmatari, che simbolicamente corrispondono al numero della metà più uno dei docenti specializzati che insegnano nelle nostre scuole. L’obiettivo concreto è di dare voce a tutti gli insegnanti, agli stessi studenti e alle loro famiglie, alle associazioni e a tutti coloro che a qualsiasi titolo hanno a cuore l’integrazione scolastica.
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Direttore
Romano Luperini
Redazione
Antonella Amato, Emanuela Bandini, Alberto Bertino, Linda Cavadini, Gabriele Cingolani, Roberto Contu, Daniele Lo Vetere, Morena Marsilio, Luisa Mirone, Stefano Rossetti, Katia Trombetta, Emanuele Zinato
Caporedattore
Roberto Contu
Editore
G.B. Palumbo Editore
ECCESSIVA VISIONE CATASTROFICA E SOLUZIONI PALINGENETICHE
Ho letto l’articolo pubblicato da Carlo Scataglini il 3 giugno su L N, nel quale facendo il punto sull’ampio dibattito in atto sulla recente normativa sui BES, schematicamente e lucidamente formula in tre punti un’analisi positiva, che condivido; in tre punti un’analisi negativa ed una serie di proposte molte delle quali mi lasciano assai perplesso.
Veniamo subito alle tre critiche :
1-L’A. si diffonde lungamente per dimostrare come, a seguito di tale normativa, verrà negato il sostegno agli alunni meno gravi ai quali non verrà più riconosciuto la qualifica di alunni con disabilità ai sensi dell’art 3 comma 1 l.n. 104/92, poiché il limite interno tra quelli certificabili e quelli non certificabili è talmente infinitesimo che quasi tutti verranno scartati finendo nel gruppo degli altri BES, per i quali non è prevista risorsa alcuna. MI chiedo però perché mai questa separazione dovrebbe essere stata determinata dalla recente normativa sui BES; nessuno ha impedito sino ad oggi, se era così facile separare, di effettuarla, tanto più che le ragioni finanziarie che oggi premono sono già presenti in Italia da molti anni ed in modo pressante da almeno 3 anni.Eppure questi tagli al sostegno non ci sono stati a livello nazionale, se è vero che sono aumentate le certificazioni sino ad oltre duecentomila alunni ed i posti di sostegno ad oltre centomila alunni.
Comunque ritengo che i professionisti delle ASL debbano adottare certi codici previsti dalle classificazioni ICD10 dell’OMS e non possano agevolmente infischiarsene, pena la delegittimazione della loro professionalità ed un incremento esponenziale dei ricorsi al TAR, al quale ormai le famiglie sono abituate da anni con costanti esiti positivi.
2-si insiste sul fatto che mancando il numero necessario dei docenti di sostegno, a causa dei tagli al loro
Numero, ci sarebbe solo una consulenza esterna effettuata da gruppi di docenti specializzati itineranti.
A me pare che la recente normativa non dica ciò; questo è un aspetto significativo della ipotesi di lavoro della ricerca della Fondazione Agnelli, che però non è stata sposata dal MIUR. Se si immagina che ci sarà un taglio dei docenti per il sostegno per gli alunni con disabilità lieve, si può anche immaginare che il MIUR abbia sposato l’ipotesi della Fondazione Agnelli; ma ciò non mi pare sia la realtà attuale dei fatti.
3- L’A. sostiene che l’introduzione del termine BES, aumenta le etichette nelle quali incasellare e stigmatizzare gli alunni con difficoltà di apprendimento. In vero la Direttiva del 27 Dicembre si dilunga a spiegare che BES non è un’ulteriore etichetta, ma anzi è il termine riassuntivo di tutti i casi di alunni con difficoltà di apprendimento.
Che nella prassi, così come si sono volgarmente classificati gli alunni con disabilità come prima categoria di BES , quelli con DSA come seconda catwegoria ed i nuovi BES come svantaggio e disagio ed altri casi come terza categoria, non può addebitarsi a questa recente normativa, perché allora occorrerebbe risalire alla legge-quadro n. 104/92 e forse ancor prima. Certo il rischio c’è , ma non per causa della recente normativa, ma del modo di semplificare le cose complesse.
Quanto alle proposte:
a) – bloccare l’applicazione immediata della Direttiva e della Circolare sui BES, per aprire un ampio dibattito nelle scuole col concorso di tutti gli interessati operatori della scuola, degli Enti locali e delle ASL nonché delle famiglie. Mentre si condivide la proposta di discuterne anche nelle scuole, cosa che in vero sta avvenendo da Marzo in moltissime scuole, ed associazioni, non si vede l’utilità di sospenderne l’applicazione da subito. Ciò impedirebbe agli alunni con DSA e con altri BES , individuati dai consigli di classe, di avvalersi dei benefici che la recente normativa ha posto a loro disposizione, quali le diagnosi provvisorie di DSA in attesa di quella definitiva dell’ASL e l’utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi riconosciuti dai Consigli di classe anche agli altri BES in particolari casi. Inoltre non verrebbe formulato il PAI, piano delle attività inclusive , da effettuarsi entro Giugno, che costringe tutte le scuole a cominciare a ragionare sui punti di forza e di debolezza delle loro capacità inclusive anche per richiedere al Governo una migliore distribuzione delle scarse risorse disponibili.
B)- spalmare le attuali risortse disponibili, cioè il numero dei docenti per il sostegno a favore di tutti i casi di BES( la qualcosa comunque richiederebbe pur sempre l’individuazione anche di questi nuovi BES ).
Per questa decisione però, a mio avviso, occorrerebbe un’ampia discussione nel Paese che comporterebbe come conclusione la modifica della normativa legislativa vigente, confermata e rafforzata dalla Giurisprudenza della Corte costituzionale, secondo la quale il sostegno va assegnato esclusivamente agli alunni con disabilità certificata ed a nessun altro.Non è quindi cosa che può farsi immediatamente.
C)- Realizzare immediatamente la formazione di tutti i docenti sulla didattica inclusiva. E’ questa una proposta che già da tempo formuliamo come F I S H, ma occorre una norma che avvii la formazione iniziale in tal senso per tutti i futuri docenti ed una obbligatoria in servizio ; ma ciò non può farsi immediatamente, perché occorre una proposta di legge per la formazione iniziale ed accordi sindacali per quella obbligatoria in servizio. Comunque se c’è la convergenza delle associazioni e dei docenti , la cosa ha molte più probabuilità di essere realizzata nel prossimo futuro.D ) creare un nuovo profilo dei docenti per il sostegno che sappiano operare con tutti i casi di BES. Questa proposta necessita lo scioglimento del problema se i docenti specializzati debbano occuparsi di tutti o solo degli alunni con disabilità. E, data la denuncia dell’A. circa i tagli ai posti di sostegno, la proposta mi sembra contraddittoria, perché ridurrebbe invece che aumentare le ore di sostegno disponibili per gli alunni certificati con disabilità, come attualmente avviene.
E ) – creare un’apposita classe di concorso per il sostegno in modo da realizzare una vera e stabile scelta professionale. Anche questa è una proposta della F I S H che risale a molti anni fa e che adesso stiamo concretizzando in una proposta di legge ad hoc.
In conclusione, alcune proposte, a mio avviso, sono condivisibili; ma altre , specie se supportate da ipotetiche denunce di tagli al sostegno, non mi paiono condivisibili.Comunque la democrazia èè bella perché nel dibattito di idee diverse e talora contrapposte, si può pervenire a delle soluzioni maggiormente ragionate e non frettolose. Per questo non condivido e non sottoscriverò né farò propaganda per ciò, la petizione per l’immediata disapplicazione di questa recente normativa, che ha , se non altro, il merito di aver riacceso il dibattito culturale sull’inclusione in Italia che langue da quasi 13 anni. Certo la recente normativa non è perfetta; anche noi della F I S H chiediamo delle correzioni , specie per la parte concernente l’organizzazione ed il raccordo dei nuovi organismi ( CTI, CTS) coi precedenti ( CTI, GLIP ). Però l’analisi di Scataglini mi sembra troppo catastrofica e le soluzioni palingenetiche, mentre occorre gradualità , ovviamente purchè non sia gattopardesca.
taglio degli insegnanti di sostegno
da Orizzonte scuola. L’idea, come si vede, è quella di dare sì maggiore organicità al sostegno (organico funzionale) e di rendere possibile una programmazione di anno in anno, ma c’è un deciso alleggerimento degli insegnanti di sostegno, a fronte di una definizione di Bes che include ormai tutto e il contrario di tutto.
“Sostegno. Nel mirino del Ministero: taglio di 11.000 posti, organico funzionale e potenziamento BES
red – Questo l’obiettivo del Ministero che si desume dalle parole pronunciate dal Ministro Carrozza in occasione della sua audizione in VII commissione cultura. Trasformare 27.000 cattedre di sostegno in organico di diritto e potenziare BES per ridurre fabbisogno di docenti di sostegno.
Durante l’audizione presso la VII Commissione cultura, il Ministro Carrozza ha dedicato ampio spazio alle problematiche riguardanti l’inclusione, il sostegno e i bisogni educativi speciali in generale.
L’argomento “docenti di sostegno” è stato inserito in un più ampio discorso legato all’organico funzionale, come strumento ormai inderogabile per garantire alle scuole continuità didattica. Il Sostegno, da quanto interpretiamo leggendo le parole del Ministro, sarà il banco di prova di questo obiettivo.
Afferma, infatti: “Chiaramente il vero e proprio organico funzionale (strumento di flessibilità del quale il sistema scolastico non può più fare a meno per garantire un servizio efficiente) deve essere l’obiettivo cui tendere nel medio periodo. Il primo passo che può essere compiuto in tale senso nel breve periodo e che rappresenta una prima risposta in termini di più elevata efficienza del sistema, può concretizzarsi nella riconduzione in organico di diritto.”
Passa, dunque, ai numeri: “Fino al 2006 l’organico dei posti di sostegno era fissato in 48.693 unità; con la finanziaria del 2007, si è provveduto ad un incremento di circa 15.000 posti. Attualmente a fronte di 63.348 posti in organico di diritto, risultano attivati 101.000 posti in virtù, fondamentalmente, di due ordini di fattori:
la sentenza n. 80 della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che poneva un limite alle deroghe;
il fatto che, negli ultimi 6 anni, il numero degli alunni di sostegno è aumentato di ben 18.000 unità.”
Quindi, continua: “Poiché è lecito desumere che allo stato della normativa vigente il rapporto medio nazionale alunni/docente di sostegno si manterrà costante intorno al valore 1:2, ben difficilmente, anche attuando tutte le possibili politiche di facilitazione alla integrazione dei bambini con bisogni educativi speciali, il numero dei docenti di sostegno realmente occorrente nella scuola italiana scenderà al di sotto delle 90.000 unità.” Che tradotto significa: utilizzare la normativa sui “Bisogni Educativi Speciali” per ridurre da 101.000 a 90.000, con taglio di 11.000 unità, le cattedre di sostegno. Azione che si legherà in parallelo ad uno “Sviluppo della direttiva ministeriale del 27/12/2012 che migliora l’azione a favore del sostegno alle disabilità e fragilità degli studenti a scuola – i bisogni educativi speciali – implementando la rete territoriale di supporto, la formazione per i docenti e la realizzazione dei Piani didattici ed educativi personalizzati”.
Un obiettivo sicuramente encomiabile, che troverà plauso da parte delle forze sindacali e dei docenti, resta, invece, la volontà di trasferire 27.000 cattedre di sostengo a termine “Si conseguirebbe, in tal modo, con l’organico del sostegno – afferma il Ministro – quell’obiettivo già da molti anni raggiunto nell’organico delle classi, vale a dire la sostanziale equivalenza tra organico di diritto o organico reale. Al maggior onere di spesa (pagamento dello stipendio per i mesi estivi) si contrapporrebbe una indubbia crescita in termine di stabilità e programmazione, e non sarebbe poca cosa poter anche prevedere per il personale di nuova assunzione in ruolo una più attiva partecipazione, proprio nei mesi estivi, alle attività di programmazione per l’integrazione dei bambini con bisogni educativi speciali”.”