Matteotti cento anni dopo, fra storia e didattica
Matteotti oltre il delitto
Il 2024 è stato l’anno del centenario dell’uccisione di Giacomo Matteotti e numerose iniziative editoriali, attività culturali e divulgative, convegni scientifici ne hanno ricordato la statura morale, la levatura politica, la cifra della sua lotta al regime. La legge 92 del 10 luglio 2023, con prima firmataria la Senatrice Liliana Segre, ha sancito che «La Repubblica, nell’ambito delle finalità di salvaguardia e promozione del proprio patrimonio culturale, storico e letterario, celebra la figura di Giacomo Matteotti nella ricorrenza dei cento anni dalla sua morte, promuovendo e valorizzando la conoscenza e lo studio della sua opera e del suo pensiero in ambito nazionale e internazionale».
Quello di Matteotti è il delitto fascista più noto; esso trova ancora spazio nei manuali scolastici di ogni grado, che però raramente riprendono i tratti della sua complessa lotta antifascista, in genere ridotta al celebre discorso di denuncia del 30 maggio del 1924, quello delle irregolarità delle elezioni. Alla luce delle nuove linee guida per l’Educazione Civica, invece, una proposta didattica più articolata sulla sua figura può anche costituire un interessante momento di raccordo tra diverse discipline, con particolare riferimento alla formazione umanistica del politico socialista e ai suoi interessi culturali che restano ancora in ombra al di fuori dei circuiti specialistici. Attraverso i richiami all’arte e alla cultura espressi nell’attività politica, infatti, si potrebbe cogliere meglio il quadro della vicenda intellettuale ed umana di Matteotti, la quale, anche in questo campo, presenta tratti interessanti.
Il giovane Matteotti e la cultura: un intellettuale del Novecento
Già all’inizio della sua militanza, quando ancora è studente del Liceo “Celio” di Rovigo, Giacomo Matteotti compone articoli di propaganda sotto forma di simpatici dialoghi che hanno numerosi richiami alle Operette morali di Leopardi, mettendo spesso in scena uno scambio di battute tra Antonio (evidente alter ego dell’autore) e Carlo che sovente discutono delle miserie e delle ingiustizie sociali derivanti da una sbagliata e malvagia organizzazione sociale.
Matteotti dimostra fin da giovanissimo una forte sensibilità verso le arti e risulta ben convinto che attraverso le strade della cultura si potesse allora sostenere la democrazia in Europa e in Italia, radicando nell’azione riformatrice un costante riferimento all’arte, che non è concepita come un corollario secondario, ma come il pilastro principale per l’educazione del popolo.
Questa sensibilità, più avanti concretizzata dal suo forte impegno politico per la legislazione a favore delle attività scolastiche, sembra anticipare anche un assioma della nostra carta costituzionale, perché tocca la necessità della fruizione dei beni culturali e di un legame fra scuola e ricerca scientifica (per una diffusione civile, quindi politica, dei risultati) che verrà poi sancito dall’Articolo 9 della nostra Costituzione.
Egli dimostra sin dagli anni giovanili una particolare predisposizione alla letteratura contemporanea; aveva ad esempio letto nel 1908 il giallo dalle venature filosofiche di Bourget Il discepolo e altri romanzi francesi di fine secolo, conosceva l’opera di Fogazzaro, si avvicinava insomma, attraverso le strade della cultura, allo spirito europeo, interrogandosi sulla crisi di valori e sulla crescente sfiducia nel positivismo che si stavano diffondendo nel continente. Quindi legge con interesse le opere narrative di Panzini, Pirandello, i romanzi storici di Merežkovskij, del quale apprezza Giuliano l’apostata o la morte degli dei. Anche il rapporto con l’opera di Gabriele d’Annunzio è una tessera imprescindibile per la sua maturazione culturale, che lo rende testimone del suo tempo in maniera particolarmente significativa. Da un lato si accosta all’opera dello scrittore abruzzese per interesse letterario, dall’altra se ne allontana per motivazioni morali e politiche. A Roma, nel 1908, assiste al Teatro Argentina alla messa in scena dell’opera teatrale La Nave, la tragedia superomistica ambientata nella laguna veneziana. Non solo, Matteotti in una lettera alla moglie Velia Titta, con cui lui condividerà sempre la sua passione per la cultura, ci dice che vedrà, sempre a Roma, anche il film tratto da quella tragedia nel 1921.
Rispetto alle sue passioni culturali, peraltro, a Matteotti non mancava una certa autoironia; in una lettera giovanile alla futura moglie, ad esempio, scriveva: «Noi manchiamo delle fondamenta. Quando un giovanotto e una signorina s’incontrano, i primi discorsi obbligatori son quelli che riguardano la vita anteatta, e lei descrive il collegio e le compagne, e lui esagera le sue scapestrataggini di studente; poi s’attacca con i gusti musicali, ed essa sospira Fogazzaro, e l’altro D’Annunzio o Guido Gozzano e così via di seguito». Si ricordi, poi, che nell’ottobre 1920 aveva organizzato una visita culturale a Ferrara facendo anche da guida ai giovani socialisti di Polesella e di San Pietro in Valle per la conoscenza dei principali luoghi e monumenti della città, in particolare la pinacoteca e gli affreschi di Palazzo Schifanoia.
Nell’aprile del 1922 al Teatro Argentina di Roma assiste alla rappresentazione degli Innamorati di Goldoni e nello stesso mese visita San Marino. Quando, invece, nel maggio del 1923 è a Berlino per affrontare il problema delle riparazioni di guerra, assiste alla messa in scena de La fidanzata dello zar di Riminskij Korsakow, l’adattamento teatrale dell’omonimo dramma di Lev Mej. Interessante, infine, riscontrare che un mese prima della morte abbia partecipato al funerale di Eleonora Duse svoltosi ad Asolo il 12 maggio del 1924 dove, secondo Carlo Rosselli, Matteotti «si reca nel pieno della lotta […] perché, così spiegò, gli pareva giusto che il proletariato italiano fosse rappresentato ai funerali della Duse».
Una mostra su Matteotti studente universitario
Il combattivo deputato socialista matura questi suoi interessi verso la cultura negli anni liceali e durante la stagione universitaria, e proprio questa fase della sua vita ha avuto una trattazione specifica nella mostra “Di intelligenza eletta e di animo buono” Giacomo Matteotti studente dell’Università di Bologna* organizzata presso il Museo Europeo degli Studenti del Sistema Museale di Ateneo bolognese (la mostra, curata da Patrizia Dogliani e da chi scrive, è aperta dal 7 novembre 2024 al 3 gennaio 2025). L’esposizione ripercorre quindi gli anni universitari, gli studi, le relazioni che il futuro antifascista intreccia a Bologna da quando è studente della facoltà di Giurisprudenza, dove si laureerà con lode nel 1907. L’ambiente universitario, le relazioni con docenti e compagni, la conoscenza della realtà cittadina ruotante attorno all’Università, sono stati determinanti per l’evoluzione delle sue idee e l’approfondimento delle tematiche inerenti alla cultura. La mostra espone carte e materiali del periodo universitario organizzate in due sezioni tematiche: Matteotti studente universitario e Maestri e amici del periodo bolognese. La parte finale della mostra richiama il contrasto tra Matteotti e Mussolini nel 1924 visto dalla prospettiva dell’Università di Bologna (dal cui Archivio Storico provengono principalmente i documenti).
La mostra aiuta a comprendere le radici e le convinzioni alla base della successiva opposizione radicale e senza alcun cedimento al fascismo, nonché
la predisposizione ad un’azione internazionalista ed europeista portata avanti dal dopoguerra. Questi strumenti culturali, infatti, gli permettono di cogliere da subito la deriva nazionalista di Mussolini, quando ancora è nel Partito Socialista, i tratti populisti della sua propaganda giornalistica, la natura reazionaria, violenta e illiberale del suo movimento, e tutti gli altri fattori che ne avrebbero determinato l’ascesa.
Fare didattica in Museo e per le vie della città
Nel tentativo di coinvolgere le scuole in un discorso didattico ed educativo aperto al territorio si è avvertita la necessità di progettare delle attività laboratoriali per studenti a conclusione del percorso di visita. In collaborazione con il personale del Sistema Museale di Ateneo sono stati elaborati due percorsi laboratoriali per le scuole secondarie di primo e secondo grado, con l’obiettivo di approfondire le conoscenze storiche, le competenze in materia di Educazione Civica, nonché di potenziare la capacità di osservazione, di analisi e di lavoro di gruppo degli studenti. A tal fine, ad esempio, gli studenti potranno costruire una “carta d’identità” che riporta i tratti caratteriali, le inclinazioni, le tendenze culturali del politico rodigino formatosi a Bologna, ampiamente documentate nel percorso espositivo, o partecipare a un gioco di immedesimazione nella vita di Giacomo Matteotti, arrivando a elaborare delle interviste immaginarie rivolte a Matteotti ancora studente o già parlamentare.
È interessante anche ricordare che nel centenario dell’uccisione la città di Bologna ha scelto di lasciare dei segni in alcuni luoghi significativi della sua permanenza nello spazio urbano. Tra questi, un murale che raffigura il volto di Matteotti sulla facciata del Liceo Copernico con a fianco la frase L’amore alla collettività deve diffondersi tra noi, una targa nella casa di via Fondazza 32, dove abitò da studente tra il 1903 e il 1907 (tra l’altro è la stessa strada dove al civico 36 visse e operò il grande pittore Morandi e dove si può visitare la sua casa-museo), e un’installazione luminosa sul ponte Matteotti con una delle sue espressioni più emblematiche: Noi siamo per la più intera ed assoluta libertà per tutti.
Concludendo, la proposta culturale e didattica della mostra, unitamente a queste significative iniziative celebrative, rappresenta un tentativo per svincolare Matteotti da quella manualistica cornice del martire, per riconoscergli invece un posto fra le grandi personalità politiche della storia italiana contemporanea, valorizzando i suoi legami con un territorio, un contesto preciso, un sistema di relazioni sociali e culturali.
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