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diretto da Romano Luperini

Vivere e riappropriarsi del territorio

–    Alla scoperta di un ex quartiere operaio: un progetto di ricerca azione

«Cari ragazzi, oggi parliamo di senso civico». Al suono di questa frase spunterebbero una serie di occhi a forma di punto interrogativo, in cerca di una qualche risposta (questo nella migliore delle ipotesi). Non posso partire così è chiaro. Come fare allora ad affrontare in classe un argomento tanto importante quanto spesso astratto, in modo che i ragazzi possano comprenderlo, porsi delle domande e ipotizzare soluzioni personali e fondate? Ho pensato di farli diventare protagonisti di uno spazio che conoscono, quello in cui ha sede il nostro liceo Paolo Giovio: Camerlata, un quartiere di periferia della città di Como. Per farli immergere nello spazio ho costruito un percorso, insieme alla docente di disegno e storia dell’arte, nell’ambito del Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO), che ponesse gli studenti e le studentesse a confronto con l’ambiente e il territorio, così da poterne sviluppare una piena consapevolezza e percezione, con l’obiettivo di insegnare loro un metodo di analisi e decodifica dei segni del territorio. Camerlata non é un quartiere con palazzi eleganti o con belle piazze arricchite da fontane decorate; Camerlata ha un florido passato industriale, con aziende e condomini per i lavoratori. Ha vissuto un periodo di declino alla fine del secolo scorso e negli ultimi anni si è trasformata in una zona ricca di centri commerciali, di uffici e di supermercati, molto frequentata e spesso trafficata. Non rispecchia il concetto canonico di bello, ma risponde alle nuove esigenze di una comunità che nel tempo è cambiata e far cogliere e apprezzare questo ai nostri alunni e alle nostre alunne è stata la sfida di questo progetto.

Un punto di partenza: la letteratura industriale

Primo passo: definire gli elementi che caratterizzano una zona industriale per far cogliere la bellezza di Camerlata, a cui gli abitanti storici (intervistati in seguito dalla classe) riservano sempre racconti pieni d’affetto. Fino agli anni ’90 questo quartiere era un polo industriale molto importante per Como, grazie alla presenza dell’azienda serica FISAC e delle Officine meccaniche Zocca. Piazzale Corsica (oggi piazza Camerlata) era il cuore del quartiere e rappresentava l’ingresso al centro della città di Como. Attorno alle aziende e al piazzale si è sviluppata nel tempo una comunità unita e vivace, che conserva il ricordo di una forte identità. I nostri alunni e le nostre alunne sono rimasti sorpresi che un quartiere come Camerlata potesse essere allo stesso tempo una zona industriale e un bel quartiere.

Per fornire loro tutti gli strumenti ho affrontato in classe il tema dell’industria e della società industriale a partire dagli anni Cinquanta attraverso alcuni brani di quella letteratura che ha indagato lo stretto rapporto fra l’uomo e l’industria, gli effetti della fabbrica sulla comunità circostante, che respira un’aria sempre più inquinata e svolge un lavoro il più delle volte alienante, il contesto attorno a cui si organizzano le comunità, riunite nelle periferie.

Questi alcuni passi letti:

Italo Calvino, La pioggia e le foglie, da “Marcovaldo”

Italo Calvino, il brano in cui per la prima volta il narratore e la sua amante Claudia vedono la nuvola di smog che impregna la città, daLa nuvola di Smog”

Pasolini, La scomparsa delle lucciole e la mutazione della società italiana, da “Scritti corsari”

Volponi, il brano in cui il protagonista Albino Saluggia entra per la prima volta in fabbrica e si stupisce del rumore, dell’isolamento degli operai, ciascuno lavora da sé, nessun lavoro può essere fatto in gruppo, tutti sono vestiti allo stesso modo e compiono gli stessi gesti, da “Memoriale”.

Dopo la lettura abbiamo cercato i punti di contatto tra questi testi: l’alienazione e la spersonalizzazione del lavoro, il venir meno del legame con la natura, l’uomo ridotto ad appendice della macchina, il corrodersi dei legami sociali.

Il percorso in breve

La prima tappa del percorso è stata una lezione storica introduttiva, necessaria per fornire gli strumenti di analisi del territorio: la parabola della FISAC, una delle più grandi seterie italiane fallita nel 2001, la crescita demografica, le pressioni migratorie degli anni settanta-ottanta, i cambiamenti del quartiere a seguito del venir meno dei poli industriali.

Abbiamo poi suddiviso la classe in cinque gruppi e individuato un referente di progetto, con il compito di sovraintendere allo svolgimento del lavoro e un responsabile delle pubbliche relazioni; si sono individuati dei luoghi simbolo del quartiere di Camerlata: la scuola, l’ospedale, l’ex asilo, il liceo e il supermercato Esselunga (che sorge sulle fondamenta dell’industria FISAC). Ciascun gruppo ha esplorato il luogo che gli è stato assegnato, con la finalità di raccogliere e individuare i segni materiali e immateriali. Nello specifico dovevano:

osservare, mappare e descrivere:

  • gli spazi di transito: strade, svincoli, incroci, parcheggi
  • gli spazi che hanno una funzione: camminare, entrare, uscire, abitare, lavorare, aspettare ecc.
  • gli spazi che non hanno una funzione: quelli nascosti, quelli tra uno spazio e l’altro, quelli incompleti

scoprire, individuare e descrivere:

  • i segni del quartiere: insegne, oggetti, scritte e graffiti, arredi e il verde (spontaneo o voluto), i nomi delle vie e delle piazze
  • le voci, i rumori, l’atteggiamento delle persone: i loro volti e i loro gesti,

porre queste possibili domande ai passanti:

  • Abitate qui? Se no, quale motivo vi spinge qui?
  • Cosa vi piace del vostro quartiere?
  • Cosa NON vi piace?
  • Cosa cambiereste?
  • Con quale colore definireste il vostro quartiere?
  • (Se si tratta di una persona che ha vissuto per tanti anni a Camerlata) Cosa si ricorda di Camerlata? Le manca qualcosa in particolare che ora non c’è più? Quali sono i suoi luoghi del cuore? Quali i luoghi segreti?
  • (Rivolta a persone arrivate da poco a Camerlata) Che cosa associa d’istinto a Camerlata? Cosa la colpisce di questo luogo? Cosa vorrebbe cambiare?
  • Quale potrebbe essere il nucleo che riunisce e in cui si riconoscono gli abitanti di Camerlata?

L’analisi dei luoghi e delle risposte sono stati il punto di partenza per una discussione in classe sulla nostra percezione del quartiere.

La seconda tappa di questo progetto é stata l’esperienza di ricerca all’archivio storico del Seminario arcivescovile di Como, che conserva molti documenti relativi a Camerlata e dintorni. Gli studenti sono rimasti stupiti per la quantità di informazioni e documenti su Camerlata e i suoi luoghi principali. Molti si sono incuriositi e hanno approfondito, cercando notizie online o appuntandosi delle domande per le interviste agli abitanti storici del luogo. Dopo aver inquadrato la storia del quartiere e aver avuto un riscontro bibliografico, si è lavorato per realizzare i “Tavoli di partecipazione”: una serie di incontri aperti alla comunità locale in cui, a gruppi, gli studenti hanno intervistato (dopo aver stilato in classe una lista di domande) gli abitanti di Camerlata, che hanno partecipato agli incontri portando oggetti, foto e storie personali.

Tutte queste preziose informazioni sono state poi trasferite su una mappa digitale, un vero e proprio tesoro cartografico che raccoglie i ricordi e le esperienze di una comunità in continua evoluzione.

Conclusioni

Camerlata non è più un quartiere industriale: delle circa 140 attività commerciali degli anni Settanta ora ne restano in piedi una manciata, fagocitate anche dalla nuova realtà dei centri commerciali, che sono sorti sulle ceneri dei padiglioni industriali. Non è più quartiere operaio ma una periferia multietnica: è una zona abitata da anziani che hanno vissuto qui da sempre e persone straniere che trovano un alloggio, popolata da giovani che vengono a studiare nel nostro Istituto e dai clienti e impiegati dei negozi, supermercati e uffici che qui sono sorti. Il lavoro degli studenti e delle studentesse ha permesso loro di fotografare l’esistente, ma anche di non disperdere la memoria del passato e imparare a raccontarla. È stata un’occasione di osservare, porsi domande, ascoltare, discutere, mettere in relazione e provare a trarre delle conclusioni usando le competenze acquisite.

L’esito del progetto è stato la realizzazione di una mappa digitale dei luoghi e delle memorie, che mostra come Camerlata non sia solo un luogo di passaggio nel tempo, ma un crocevia di storie, esperienze e identità.

Dai racconti e dalle testimonianze di abitanti del quartiere ed ex operai delle fabbriche di Camerlata, è emerso un quadro vivo del passato di questo quartiere: luoghi di ritrovo, storie di vita quotidiana, ma anche i problemi e le sfide che la comunità ha dovuto affrontare nel corso degli anni.

Le parole degli abitanti appaiono piuttosto distanti dalle visioni diffidenti e critiche nei confronti della realtà della fabbrica descritte nei brani esaminati. Complice il fatto che le interviste sono successive e risentono dell’effetto nostalgia, le risposte degli intervistati, più che denunciare la situazione sociale, sottolineano una comunità coesa e positiva e il profondo legame tra operai e quartiere. L’affetto per il proprio quartiere sembra riconducibile a quel filone letterario più recente, che guarda alle periferie industriali come a dei luoghi di interesse, basti pensare alle iniziative culturali, che vogliono rilanciare i villaggi industriali, come Crespi d’Adda.

Questa intensa, a volte commovente, dimostrazione d’affetto ha colpito molti dei nostri studenti e delle nostre studentesse, che hanno iniziato a intuire che un quartiere può essere bello perché adatto a una particolare comunità. Bello non è un concetto assoluto ma relativo a chi vive lo spazio. Esiste il bello funzionale tanto in un supermercato vicino casa quanto in un asilo per i figli degli operai; esiste il bello conviviale tanto in una piazza che riunisce gli abitanti del quartiere quanto in un multisala per giovani e famiglie; esiste il bello dei ricordi, sfumati dalla memoria e il bello di chi oggi vive il quartiere.

Insegnare ai nostri studenti e alle nostre studentesse che esiste un bello pratico è stato il risultato più soddisfacente. Camerlata é un mix di bellezza e utilità che la rende luogo del cuore per gli abitanti di ieri e di oggi. Sarebbe bello che progetti di questo tipo, magari integrati con le politiche sociali del Comune, venissero estesi a molte altre zone della città di Como che vivono situazioni simili (si pensi ad esempio al quartiere di San Rocco e limitrofi o alla via Milano alta). Non disperdere la memoria sviluppa nelle persone un senso di radicamento e di appartenenza che aiuta ad accrescere quel senso di coesione e solidarietà che sta alla base di una comunità e che potrebbe portare molti benefici alla nostra città.

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