Letteratura per ragazzi e un tesoro dimenticato
Leggere e cercare letteratura per ragazzi
Credo davvero che chi si interessi di letteratura e abbia la pretesa di insegnare non possa esimersi dal leggere, leggere e ancora leggere, per scoprire testi che siano in grado di parlare ai bambini e ai ragazzi, e quindi anche a noi. Come scrive Giorgia Grilli nel bel libro Libri nella giungla, orientarsi nell’editoria per ragazzi: “Dagli albi illustrati ai romanzi per giovani adulti, la letteratura miglioreè quella che ha qualcosa da dire sia a noi che a loro, quella che colpisce i lettori di qualsiasi età e fornisce loro un altro punto di vista sulla vita e sul mondo, contenendo comunque temi, argomenti, situazioni che sembrano fatte apposta per interessare i più giovani. Se un libro per bambini si presenta come noioso, troppo semplice, didascalico, superficiale o insignificante da leggere per un adulto, quello è un libro per bambini non riuscito.”
La difficoltà più grande per un adulto che legge libri per ragazzi è sospendere il pregiudizio e abbandonarsi al cortocircuito che gli provocheranno: da una parte sarà tentato di lasciarsi trasportare dallo sguardo epico, aperto e immaginifico, proprio di quel periodo della suavita, ormai lontano; dall’altro sarà frenato dalla razionalità adulta, disincantata e cinica, per la quale una bambina che fa saltare in aria una direttrice troppo cattiva è semplicemente un assurdo, una cosa da piccoli e anche un po’ politicamente scorretta. Può darsi chefarà un sorriso sornione ricordando la sua stagione di letture per ragazzi, oppure salverà il testo cercando di interpretare, di scavare la dimensione simbolica, di individuare i temiper affrontarli in classe.
Ma noi non vogliamo trovare il libro per parlare di pena di morte, di Unità d’Italia, di lotta tra bene e male, di questione di genere: noi vogliamo un libro che dimostri ai nostri ragazzi perché leggere, perché impegnarsi in questa fatica (sì leggere è faticoso e la lettura ha una concorrenza agguerrita); cerchiamo libri intensi, ben scritti e ben progettati che ci spingano a riflettere sull’infanzia, l’adolescenza, la vita, la crescita, i possibili modi di stare al mondo. Perché la letteratura a questo serve: a portare la vita dentro un libro e a farci fermare a riflettere.
E quindi? Quali libri?
Dobbiamo presentare ai nostri giovani lettori libri audaci, non finta trasgressione che cavalcatematiche di moda, come troppi libri creati a tavolino per vendere fanno. Bambini e ragazzi sono portatori di un’audacia tutta particolare, quella dello sguardo che brucia di vita e che sa trasformare il dolore in altro, in possibilità, anche attraverso gesti che sono per noi incomprensibili: penso a Danza sulla mia tomba di Aidan Chambers, straordinario romanzo su quanto l’amore possa essere distruttivo ma necessario per conoscere noi stessi, in cui il protagonista danza sulla tomba dell’amato;oppure al protagonista de Le streghe di Roal Dahl che, trasformato in topo, chiede alla nonna quanto gli resta da vivere ed è felice di scoprire che si tratta di circa 8-9 anni, perché così potrà morire con lei; o a Coraline, la coraggiosa bambina dell’omonimo libro di Neil Gaiman che attraversa la porta e va in un altrove in cui trova finalmente genitori presenti e dolci, ma di cui smaschera l’inganno.Leggere libri per ragazzi ci permette, dunque, di sospendere il nostro cinismo di adulti e di esplorare con occhi diversiquel mondo epico pieno di speranza, in cui poter credere che i mostri esistono ma si possono sconfiggere: per questo vedo con grande preoccupazione l’aumento del cinismo e dell’ironia in alcuni prodotti per l’infanzia. Permettetemi una digressione personale: sabato mattina, cucina, colazione e puntata di Gumball, cartone che si inserisce nel filone inaugurato dai Simpson, basato su nonsense, ironia, doppi sensi e cinismo.Gumball riesce, a prezzo di mille fatiche, a far vincere al Signor Fitzgerald la partita di golf contro il proprietario della fabbrica da cui era stato licenziato: la vittoria avrebbe segnato la sua riassunzione con uno stipendio più alto. Nella scena finale Gumball riesce a deviare la pallina con la testa, sancendo la definitiva vittoria del signor Fitzgerald che festeggia e lo ringrazia per il sacrificio. Come nella più classica delle storie per ragazzi, l’eroe ha sofferto ma ha vinto ed è stato in grado di cambiare il corso degli eventi.E invece no. Arriva l’ambulanza, carica Gumball e, dalle parole del proprietario della fabbrica “Mai mai un poveraccio potrà vincere contro di me, che sono il padrone di tutto”, capiamo che la vittoria del Signor Fitzgerald era stata solo un sogno del Gumball esanime.
Il cinismo ha preso il sopravvento, qui non si tratta più di narrare da un punto di vista bambino, che è quello che fa la buona letteratura per l’infanzia: qui si tratta di addomesticare i bambini e far credere subito, fin da piccoli, che non ha senso combattere per cambiare le cose, i forti e i potenti vinceranno sempre. Tanto vale accettarlo da subito e non fare troppe storie.
Invece è fondamentale offrire ai ragazzi racconti che siano preziosi, complessi, raffinati e che suscitino sentimenti inediti, non scontati, persino utopici. E’ importante leggere libri contemporanei ma anche andare a riscoprire quelli dimenticati: certi testi non dovrebbero mai uscire dal catalogo, invece un altro errore che fa oggi il mercato editorialecon i bambini e con i ragazzi è imbottirli di novità, semplificare, titillare, togliere loro qualsiasi fatica. Ma i ragazzi e i bambini sono lettori naturalmente attirati dal bello, molto meno ingenui di quanto si pensi. Spesso quelli più paurosi e convenzionali siamo noi adulti.
Un esempio di libro dimenticato: Alle sette del mattino il mondo è ancora in ordine di Eric Malpass
Malpass scrisse questo romanzo nel 1965 col titolo Morning’s al seven:fu tradotto in Italia solo trent’anni dopo e ora è fuori catalogo, reperibile solo su e-book con la traduzione di Bruno Volli, ed è un gran peccato.
Siamo nella campagna inglese, durante i primi anni Sessanta: in una grande casa vive una famiglia allargata formata dal nonno, burbero procuratore legale in pensione, la prozia Marygold, sorda e svampita, le due sorelle Rose e Becky, l’una acida e austera, l’altra civettuola e bellissima, e infine Jocelyn, scrittore umoristico poco considerato dalla sua famiglia, la moglie May e Gaylord, il loro bambino di sette anni. Il mondo descritto è molto lontano dal nostro, alcuni personaggi possono sembrare un po’ stereotipati, ad esempio la zia Rose acida trentenne che teme di restare zitella e insegna alla scuola dell’infanzia, e la zia Becky, segretaria disinibita che attira uomini dalla belle macchine, eppure questo romanzo mostra chiaramente ai ragazzi come un narratore sa gestire il ritmo della narrazione: ciascun personaggio ha il suo, Gaylord corre e saltella, quando appare il nonno prevale la lentezza, le liti tra le sorelle agitano e rendono confusa la narrazione, esattamente come le loro discussioni. A condire il tutto l’humour inglese, quello sguardo distaccato sul mondo che impedisce di abbandonarsi alla tragedia e alleggerisce momenti imbarazzanti.
Il primo capitolo ci mostra già che siamo davanti a uno stile e un tono diverso da buona parte dei romanzi cui siamo abituati negli ultimi anni:
Alba, è un cielo di pappa d’avena fredda. Alcune placche di neve erano ancora lì, umide agli angoli del letto.
Nella grande casa la famiglia era immersa nel letargo della domenica mattina, raggomitolata contro il gelo e il giorno in arrivo.
Ma Gaylord era immune dal freddo.
Colpisconola scelta di un narratore in terza persona, così rara ormai nella narrativa contemporanea,che descrive con bonario distacco la vicenda e non esita ad assumere il punto di vista ora dell’uno ora dell’altro personaggio e le descrizioni con cui si apre ogni capitolo, che rendono concreto l’ambiente con la forza delle immagini e delle similitudini. “Ma” questa parolina ci prepara all’arrivo sulla scena di Gaylord l’eroe di questa storia, dallo sguardo puro e sagace di chi si trova a crescere da solo in un mondo di adulti incomprensibile ma tanto divertente. Gaylord, nei modi più disparati, sveglia tutti i membri della famiglia che reagiscono ciascuno a suo modo: il nonno lo cacciacon la scusa di preparare il tè, la zia Marigold resta immobile come una morta, la zia Rose, seria e triste,si inarca come un gatto in trappola, la zia Becky, tanto bella quanto civettuola e vacua, lo invita nel letto e spettegola con lui sulla sorella e infine Momma e Poppa, i genitori, riescono a fatica a contenere la sua gioia di vivere.
Gaylord non ha filtri, per lui tutto è scoperta: è padrone indiscusso della campagna e gode di una libertà inimmaginabile per i bambini di oggi.Qualsiasi avventura è per lui racconto, fiaba e mistero: mentre cammina nella nebbia,ad esempio, immagina i parenti che escono a cercarlo e trovano finalmente il suo piccolo corpo, freddo e rigido, a solo mezzo miglio da casa. Quasi quasi ci piangeva. La sua forza è far diventare ogni cosanarrazione: anche quando verrà picchiato selvaggiamente trasformerà quello che sarebbe potuto essere un trauma insormontabile in un’avventura da cavaliere errante.
L’effetto comico nasce dallo scontro tra il mondo rigido, morale e convenzionale degli adulti e lo sguardo libero e diverso del bambino, che segue una logica del tutto incomprensibile ai grandi.Gaylord dice sempre la verità, convinto che sia necessaria e sacra: eccolo dunque rivelare che Backy ha baciato l’innamorato di Rose e stupirsi dello scompiglio che ne segue. Entra in casa e trova tutti preoccupati per il mancato arrivo del signor Robs:”Gaylord era sempre felice di fare il rapportatore di buone novelle, di poter aiutare: Oh non’è motivo di preoccuparsi, il signor Robs è nel fienile con Becky”.
Non c’è malizia in Gaylord, vuole solo rassicurare, avere parte nel mondo degli adulti, aiutare ed essere considerato un pari. Il problema è che parlano lingue diverse: a Gaylord viene insegnato a non mentire, a essere onesto e compassionevole, a rispettare gli altri, ma poi, alla resa dei fatti, gli adulti mentono, ingannano ed è bene essere più prudenti che fiduciosi verso chi ci circonda.
Gaylord, come chiunque sia in formazione, deve scegliere: il narratore ci mostra le sue paure, i suoi dubbi, le sue ingenuità e furbizie, la sua audacia. L’amicizia con Willie che è più grande di lui,cuimanca qualche venerdì e che è espressamente vietata dalla mamma,è un banco di prova: Gaylord non capisce l’incoerenza della madre, che da un lato lo spinge a volere bene a tutti, ma dall’altro gli vieta di frequentare un ragazzo/bambinoche proviene da una famiglia povera e violenta. E lui sceglie l’amicizia, inganna i genitori e corre questo rischio,che si rivelerà una scelta sbagliata: Willie lo accuserà del furto di un fermacarte, a nulla varrà la generosità con cui gliene compra un altro.
Il cuore di Gaylord piombò negli abissi “E’ un fermacarte” disse. “Come quello che hai perso”
Gli occhi di Willie si fecero piccini. “Quello che tu mi fregato vuoi dire”
“non sono stato io, Willie. Ma te ne ho portato lo stesso un altro, per sostituirlo”.
Willie guardò l’oggetto quasi con disgusto.
“Questo non è mica buono.” […]
Ecco quello che ci guadagnavi a stare ad ascoltare la coscienza. Gaylord non si sentiva affatto come un dio. E non sembrava aver reso più buono Willie.
I fratelli di Willie lo picchieranno a sangue, lasciandolo in fin di vita e dandogli il suo secondo insegnamento verso l’età adulta: non tutte le azioni che noi crediamo buone hanno conseguenze buone e alcune persone sono semplicemente cattive.
Eppure è a partire da questo momento che la famiglia di Gaylord appare in una luce diversa, non più attraverso lo sguardo deformante e buffo di Gaylord, ma unita da quel comune sentire di precarietà proprio degli adulti, che si interrogano e non hanno certezze, né hanno più la possibilità di trasformare tutto in racconto e in avventura. Ogni personaggio di fronte alla violenza che li ha investiti prova a dare la sua risposta:
“forse ci stanno prendendo in giro, tutto qui” disse il vecchio patriarca
“prenderci in giro?” rispose Jocelyn
“Lo splendore del tramonto. Quando in realtà la sola realtà è tutto un brulicare di vermi e umida creta.”
May, mettendo a posto la scrivania di suo marito qualche settimana dopo, trovò il foglio di carta con le quattro righe scritte come una poesia nel bel mezzo
Oltre la luce, le stelle
Oltre il tramonto ali di serafini
Oltre il volto della violenza, il volto dell’amore.
Oltre il volto dell’amato il volto di Dio
In mezzo a questi adulti in conflitto si staglia sereno e felice Gaylord, che ha ancora l’infanzia davanti :
C’era la grossa soddisfazione che la polizia era accorsa alla vecchia cava […] I Foggerty avevano corso dei grossi guai con la giustizia, ed era precisa convinzione di Gaylord che sarebbero andati in prigione per anni, anni e anni. E poi c’era il fatto tremendamente eccitante che lo stivale di Bert gli aveva provocato una ferita così seria al braccio che era stato in pericolo di vita.
Gaylord ha ora una sorella, non è più il piccolo di casa, Forse Momma lo avrebbe trattato con un po’ di rispetto. Perché il problema con gli adulti è che non hanno rispetto dei piccoli, sono incoerenti e bugiardi, mentre Gaylord può permettersi il lusso di essere ancora la più soddisfatta di tutte le creature: un ragazzo, al sole, con una mela sotto il cielo inglese.
Articoli correlati
Nessun articolo correlato.
-
L’interpretazione e noi
-
Professori di desiderio. Seduzione e rovina nel romanzo del Novecento
-
La memoria familiare di Clara Sereni
-
Anatomia del personaggio romanzesco
-
La scomparsa di Frate Elia
-
-
La scrittura e noi
-
Antropologia del potere. Intervista a Daniela Ranieri
-
Abitanti di Neverland, in cerca di futuro: “La straniera” di Claudia Durastanti
-
Magnifico e tremendo stava l’amore. Intervista a Maria Grazia Calandrone
-
Cronache della Nakba: rileggere S. Yizhar
-
-
La scuola e noi
-
Contare le parole
-
Padri/padroni nella letteratura del primo Novecento
-
Dopo il convegno: le parole, le persone, le idee
-
I «tempi moderni» della Scuola tra economia della conoscenza e Confindustria
-
-
Il presente e noi
-
Il convegno di LN: le relazioni/1. I docenti di lettere e la didattica della letteratura
-
Ancora la pace subito: il multilateralismo conflittuale e la guerra
-
Il bisogno di un nuovo umanesimo
-
La letteratura e noi a convegno. Palermo 3 e 4 ottobre 2024
-
Commenti recenti
- Giuseppe Corlito su Ancora la pace subito: il multilateralismo conflittuale e la guerraD’accordo, Adelmo. Secondo “Il Manifesto” ieri in piazza ervamo in 80.000
- Ancora la pace subito: il multilateralismo conflittuale e la guerra – Per una Democrazia Costituzionale su Ancora la pace subito: il multilateralismo conflittuale e la guerra[…] OTTOBRE 2024 · BEPPE CORLITO · IL PRESENTE E NOI · 2 COMMENTISU ANCORA LA PACE SUBITO: IL MULTILATERALISMO CONFLITTUALE…
- Adelmo su Ancora la pace subito: il multilateralismo conflittuale e la guerraOttimo articolo, caro Beppe. Siamo diventati rane, dentro un pentolone che sta per bollire. Ci…
- Eros Barone su Ancora la pace subito: il multilateralismo conflittuale e la guerraPochi sanno che gli ebrei ucraini hanno fornito un contributo fondamentale allo Stato israeliano, come…
- PAOLO MAZZOCCHINI su Ancora sulla lezione frontaleCondivido in pieno. Con due considerazioni: 1) per quanto parziale e ristretta sia l’angolatura dalla…
Colophon
Direttore
Romano Luperini
Redazione
Antonella Amato, Emanuela Bandini, Alberto Bertino, Linda Cavadini, Gabriele Cingolani, Roberto Contu, Daniele Lo Vetere, Morena Marsilio, Luisa Mirone, Stefano Rossetti, Katia Trombetta, Emanuele Zinato
Caporedattore
Roberto Contu
Editore
G.B. Palumbo Editore
Lascia un commento