
Alcune poesie da Ex-voto
Cari lettori e lettrici, la redazione di LN si prende una pausa estiva per tutto il mese di agosto. Durante questo mese, ripubblicheremo alcuni articoli già usciti nel corso dell’anno. Ci rivediamo a settembre.
a cura di Marianna Marrucci
A pochi mesi di distanza dal notevole Primine, punto d’arrivo importante della sua ricerca, nell’ultimissimo scorcio del 2017 Alessandra Carnaroli ha dato alle stampe ancora un nuovo libro, Ex-voto (Oèdipus edizioni). Per gentile concessione dell’autrice, ne pubblichiamo alcune parti: tre testi della serie intitolata Gavage e la parte conclusiva dell’opera. Al centro di questo nuovo lavoro di Carnaroli è la resa mimetica di una percezione straniata della malattia, della morte e della nascita, in una realtà in cui una invadente medicalizzazione e una perpetua condivisione social violentano le relazioni umane e svuotano il loro portato emotivo e intellettuale, generando analfabetismi sentimentali e paradossali forme di devozione religiosa.
1.
Mia madre ha la
testa piccolina
di pera angelica
caduta sul letto
una piaga raccoglie
quello che una volta
era il sedere
ora decolla
la pappa
nel sondino di plastica
inghiotte
ogni cosa
come kirby
la sua pancia:
io sono il rappresentante
che prenderà
solo qualche istante
del suo assoluto niente
4.
Vado a comprarti la pappa in farmacia
mammina
che sei tornata
bambina
dalla mia pancia
solo
uno sforzo
per girarti
sul fianco:
è una questione di
addominali
pure
l’amore
figliale
la camicia da notte
leggera
lascia vedere
quello che c’è sotto:
due tettine
secche
due ghiandoline
come giuggiole
potrei
trovarti
il cuore
ad occhio
nudo
ma farebbe troppo male
da guardare
tipo
eclissi
solare
6.
Ora leggo dell’alimentazione
forzata per discus
criceti
oche
bestie malate
o da ingrasso
si chiama “gavage”
questa somministrazione di bolo unico
come uccello con uccellino
ricordo quando
eri tu a farmi l’aereoplanino col
cucchiaio
a dirmi mangia che ingrandisci come
fossi sotto una lente
a raccontarmi dei bambini africani
ridotti a scheletro
gonfiati dai vermi intestinali
sei diventata tu
la mia piccola negretta
però albina
potrei finirti
a colpi di machete
usare le tue dita
come erbette
per scacciare il malocchio
trasformarti
nel nuovo ritrovato
scientifico
contro la peste del millennio:
ricevere il successo
che merito
per averti
ridotto all’osso
***
Mio figlio sepolto sotto
metri di neve
neppure il cane
migliore amico dell’uomo
Fedele
lo stana
si salverà con acqua lete
mangiando monoporzioni di nutella
fruttini e fette biscottate
Aspettiamo il miracolo
un angelo a forma di nuvola
sopra l’hotel rigopiano
un soccorritore
anche nigeriano
***
La sacra sindone
di placenta
e vernice caseosa
sul mio petto riconosco
labbra/ naso/spini
Dopo che ti hanno
tolto
come da regolamento
per lavarti
L’informe capezzolo
già rosso
per il tentativo
maldestro di attaccarti
nel modo giusto gli tenga bene premuta la testa
contro il seno
che non soffoca
e prevenire le ragadi
Devo mettergli
un dito in bocca
per distrarlo
così da evitare che mi risucchi
ha detto l’infermiera
esperta : basta un quarto
d’ora a boccia.
È quello che resta
del mio istinto
materno
oltre al bidone
dell’organico
tra le gambe
Domani
portiamo il ciondolo
unoaerre
alla madonna
a forma di bambino maschio
Vorrei adottarli
tutti questi bambini
infreddoliti
ai confini
Coi capelli uguali
al filo spinato
arrotolati
Dentro coperte
argentate
sembrano panini
Peccato solo
poi crescano
Come i cani
***
Piove
dove avevi
bagnato
E adesso siedi
accanto a dio nostro
padre
Doneremo il
respiratore
all’ospedale
I super pannoloni
agli anziani
Non ci resta che cambiare
la fiat doblò
per handicappati
con una mini
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